Salve avventori!
Eccoci giunti alla prima tappa del gruppo di
lettura che ci vede impegnati, in questi giorni che precedono le feste, con il
romanzo "12 giorni a Natale" di Trisha Ashley.
Abbiamo letto i primi 16 capitoli, e siamo
finalmente pronti per dire ciò che ne pensiamo.
Ma prima di tutto ricapitoliamo grossomodo cosa è
successo fino ad ora:
Holly Brown ha perso suo marito da otto anni, a
causa di un tragico incidente, e da quel momento non fa che lavorare, evitando
di ripensare alla vita da sposata.
In estate si occupa di ricevimenti privati, in
qualità di chef, mentre in inverno si sposta di luogo in luogo per alcuni
incarichi di house sitting, che prevedono essenzialmente che lei, per un
periodo limitato, si prenda cura delle abitazioni e degli animali domestici, in
assenza dei padroni di casa.
È quasi Natale e la nostra Holly accetta di
sostituire all'ultimo minuto Mo e Jim, due colleghi in difficoltà, e rifugiarsi
così al loro posto in una ricca dimora nell’East Lancashire, immersa nella
neve: Old Place.
Inizialmente i suoi compiti sono semplici:
controllare la casa e occuparsi di un vecchio levriero, Merlino, di una cavalla
ancora più anziana, Lady, e di una capra irrequieta, Billy.
Ben presto però a questi si aggiungeranno
incarichi ben più impegnativi, ovvero dedicarsi anima e corpo alla famiglia
Martland - i vecchi zii e la loquace nipotina del proprietario assente - in
quanto incapaci di sostentarsi autonomamente, ed aiutare anche gli anziani del
villaggio vicino, abbandonati a loro stessi.
In più la protagonista, pur non volendo, si vedrà
costretta ad organizzare per tutti il pranzo di Natale, proprio lei che, dalla
morte del marito si è sempre rifiutata di festeggiarlo.
Ciò naturalmente farà crescere in lei sentimenti
contrastanti: da una parte insofferenza per una situazione che le riporta alla
mente tanti ricordi dolorosi - ed un certo astio nei confronti di chi, per lei,
ne è la causa, ossia il proprietario di Old Place, Jude Martland - e d'altra
parte un senso di appartenenza verso quella comunità bisognosa d'affetto e
attenzioni.
Veniamo adesso alle mie impressioni.
Vorrei iniziare dai punti di forza del romanzo,
prima di tutto l'atmosfera magica ed invernale e l'ambientazione da sogno.
Old Place sarebbe il posto perfetto per
trascorrere delle vacanze in famiglia. Una grande casa riscaldata da un caldo
focolare, isolata quanto basta per rilassarsi in tutta tranquillità, ma
abbastanza vicina al villaggio per non sentirsi tagliati fuori dal mondo.
Il punto di partenza della storia ricalca
grossomodo la trama de "Il tredicesimo dono", con una sostanziale differenza la quale rende la storia di Holly Brown decisamente più credibile.
Holly ha perso il marito da molti anni, va avanti
con la sua vita (pur avendo scelto, da quel momento, di cambiare lavoro e
abitudini) ma si rifiuta di festeggiare il Natale.
Per motivi religiosi per lei le festività sono
sempre stati giorni come altri fino a quando, da sposata, non ha iniziato anche
lei a coltivare delle piccole tradizioni natalizie: fare l'albero, disseminare
addobbi per la casa, incartare regali, cucinare deliziosi manicaretti.
Lui amava gli addobbi, i pranzi natalizi e tutto il resto.
Così, preparavo stelle di pan di zenzero glassate da appendere all'albero, il più grande che riuscivamo a trascinare a casa dal vivaio, insieme ad allegri bastoncini di zucchero a righe bianche e rosse, minuscoli Christmas cracker argentati e file di lucine scintillanti. Insieme costruivamo chilometri di festoni di carta da appendere insieme al vischio (anche se non abbiamo mai avuto bisogno di scuse per baciarci) e ci regalavamo calze natalizie piene di sorprese.
Dopo il primo anno di matrimonio, decidemmo di rinunciare al tradizionale tacchino con i classici contorni in favore dell’anatra arrosto con la salsa di amarene fatta in casa, che sarebbe diventata il mio piatto forte (al tempo, ero aiuto-cuoca in un ristorante del posto). Davamo vita alle nostre tradizioni, fondendo il vecchio con il nuovo, come credo faccia la maggior parte delle famiglie…
Così, preparavo stelle di pan di zenzero glassate da appendere all'albero, il più grande che riuscivamo a trascinare a casa dal vivaio, insieme ad allegri bastoncini di zucchero a righe bianche e rosse, minuscoli Christmas cracker argentati e file di lucine scintillanti. Insieme costruivamo chilometri di festoni di carta da appendere insieme al vischio (anche se non abbiamo mai avuto bisogno di scuse per baciarci) e ci regalavamo calze natalizie piene di sorprese.
Dopo il primo anno di matrimonio, decidemmo di rinunciare al tradizionale tacchino con i classici contorni in favore dell’anatra arrosto con la salsa di amarene fatta in casa, che sarebbe diventata il mio piatto forte (al tempo, ero aiuto-cuoca in un ristorante del posto). Davamo vita alle nostre tradizioni, fondendo il vecchio con il nuovo, come credo faccia la maggior parte delle famiglie…
Al contrario del libro della Smith, è quindi qui
più che naturale il diniego della donna per tutto ciò che rappresentava un
qualcosa di speciale e unico, nato e morto con il defunto Alan.
Tutta la prima parte perciò, fino ai primi giorni
ad Old Place, risulta molto carina, piacevole da leggere e verosimile.
Purtroppo con l'andare avanti cominciano a
prendere piede alcuni cliché che rendono meno interessante la lettura.
Ad iniziare dai continui battibecchi, per via
telefonica, tra Holly Brown e Jude Martland, fuori luogo e anche poco
veritieri.
Quale persona sana di mente metterebbe a repentaglio la sua carriera, offendendo la persona che in teoria dovrebbe pagarla, e che neppure conosce personalmente?
Quale persona sana di mente metterebbe a repentaglio la sua carriera, offendendo la persona che in teoria dovrebbe pagarla, e che neppure conosce personalmente?
È vero che il datore è stato il primo ad attaccare
su due piedi la protagonista, mettendone in dubbio l'esperienza, ma il
comportamento successivo di lei diventa sempre più assurdo, oltre che poco
professionale.
«Ho appena parlato con Noël e Tilda: prima la linea era terribile e non si sentiva niente».
«Lo so, c’era vento».
«Mi sembra di capire che lei ha acconsentito alla mia richiesta e preparerà il pranzo di Natale per la famiglia».
«Sì, ma solo perché era una situazione inaccettabile. Comunque ci tengo a sottolineare che non avrei dovuto essere io a dover mettere una pezza ai guai che ha provocato lei svignandosela»
«Lo so, c’era vento».
«Mi sembra di capire che lei ha acconsentito alla mia richiesta e preparerà il pranzo di Natale per la famiglia».
«Sì, ma solo perché era una situazione inaccettabile. Comunque ci tengo a sottolineare che non avrei dovuto essere io a dover mettere una pezza ai guai che ha provocato lei svignandosela»
Per non parlare poi di tutti gli altri personaggi.
Continuano a ripetere ad oltranza le stesse battute, quasi fossero degli
automi, dando talvolta risposte che poco hanno a che fare con la domanda in sé,
ma che sembrano avere come obiettivo principale il suggerire a noi lettori
alcuni indizi.
Inoltre se da una parte abbiamo i Martland che
elemosinano aiuto e un invito per Natale, dall'altra abbiamo Holly che si
rifiuta in ogni modo, fino a quando non viene messa alle strette.
Questo dovrebbe essere un libro sullo spirito
natalizio che ci rende tutti più buoni e generosi, eppure qui sembra che i vari
attori non facciano altro che tirare l'acqua al proprio mulino, fregandosene
altamente delle condizioni del prossimo.
Mi aspettavo una storia più tenera con al centro
una famiglia simpatica e calorosa che, a poco a poco, avrebbe spinto Holly a
riabbracciare lo spirito natalizio e l'amore per la vita.
Invece nella storia immaginata dalla Ashley sembra
di assistere ad un braccio di ferro tra la cuoca e tutti i Martland.
Addirittura, verso la fine dell'ultimo capitolo,
anche il resto dei paesani inizia a pretendere dalla protagonista dei doveri
nei confronti del villaggio, dimenticando che lei è solo un impiegata assunta.
Insomma, il tutto era partito con delle buone
premesse: una bella ambientazione e alcune prelibatezze culinarie, e
soprattutto un dramma sentimentale in cui era facile riconoscersi.
Purtroppo con il prosieguo la storia si sta
perdendo in ripetizioni inutili (il rimarcare l'aspetto fisico della
protagonista, l'egoismo e il disinteresse di Jude nei confronti della sua
famiglia, o la descrizione delle mansioni quotidiane della donna) e in alcuni
atteggiamenti irritanti, oltre che inverosimili, da parte un po' di tutti.
«Lo so che la nonna dice che cucina lei, ma in realtà è Edwina che fa tutto», ha detto Jess.
«È per questo che vengono qui a Old Place quando lei torna a casa per Natale e Capodanno. Non oso immaginare come sarà il pranzo di Natale quest’anno!».
Ho sentito un’altra inopportuna fitta alla coscienza, anche se non ne vedevo il motivo, dato che avrebbe dovuto averle Jude Martland, non io!
«È per questo che vengono qui a Old Place quando lei torna a casa per Natale e Capodanno. Non oso immaginare come sarà il pranzo di Natale quest’anno!».
Ho sentito un’altra inopportuna fitta alla coscienza, anche se non ne vedevo il motivo, dato che avrebbe dovuto averle Jude Martland, non io!
Ero già pronta ad imbattermi in più di uno
stereotipo, trattandosi di una commedia romantica natalizia, e li avrei pure
giustificati se avessero avuto come fine un'atmosfera di convivialità e calore.
Ma purtroppo in questo caso mi sembra che l'obiettivo sia ben diverso o
perlomeno lontano.
Potrei dilungarmi, evidenziando tante piccole cose
che mi hanno infastidito o che non mi hanno convinto del tutto, ma ve lo
risparmio.
Vi lascio invece con una cosa che ho apprezzato e
che avrei voluto fosse sviluppata maggiormente.
La nostra Holly prima di partire per l'incarico
aveva ritrovato un vecchio diario della nonna, morta da poco, che ripercorreva
la sua giovinezza e l'amore per un uomo misterioso che, casualità, sembra
appartenere proprio alla famiglia Martland.
Nonostante l'assurdità della cosa, che mi ha fatto
storcere il naso non poco, ammetto che gli stralci delle confessioni della
nonna risultano molto più interessanti della solita routine della protagonista.
Peccato solo che essi siano così rari e dallo
sviluppo prevedibile. Sarebbe stato meglio saperne di più e sviluppare appieno
lo schema del romanzo nel romanzo, utilizzando non solo quel tanto che serve ad
inserire Holly nella vita dei Martland.
Ora, nei prossimi capitoli il Natale dovrebbe
essere davvero alle porte. Spero che almeno questo grande evento porti un po'
di amore e serenità ad Old Place, come è giusto che sia, e meno tira e molla.
E per ora è tutto. Vi ricordo che da oggi in poi
leggeremo tre capitoli al giorno per ritrovarci sempre qui il 21 dicembre per
la prossima tappa.
A presto!
Dai può darsi che andando avanti con la lettura possa migliorare, può darsi che la storia abbia preso questa piega proprio per arrivare ad un finale con il "botto"
RispondiEliminaL'ho preso proprio oggi in versione Kindle, insieme ad altri libri dello stesso genere che erano in offerta speciale. Non ho grandissime aspettative di solito, spero solo che siano abbastanza piacevoli e di compagnia per rilassarmi senza pensare troppo. Vedremo ^_^
RispondiEliminaA dir la verità sono rimasta un po' indietro a causa del lavoro, ma conto di recuperare nel weekend. Per ora lo trovo carino, soprattutto per la location invernale, in cui mi piacerebbe soggiornare per le vacanze (magari con il wi-fi).
RispondiEliminaHo notato anch'io parecchie ripetizioni, ad esempio quando Holly ripete quanto lei sia alta, ma per adesso non mi danno fastidio più di tanto, poi non so.
Come dici tu, mi aspettavo un po' più di calore familiare, e anche più ricette, essendo lei una cuoca. Per quanto riguarda i battibecchi tra Holly e Jude ritengo anch'io sia poco credibile la sua sfrontatezza, però capisco anche l'irritazione nel veder scombinare tutti i suoi piani da un momento all'altro.
Va beh, vedremo cosa succederà in futuro, spero però che i festeggiamenti natalizi diano alla storia un'atmosfera più intima e accogliente.