Salve avventori!
Oggi, in occasione del review party dedicato ad una delle ultime uscite targate Rizzoli, a cui ho il piacere di partecipare, vi lascio la recensione dell'attesissimo libro per ragazzi "Gli Inadottabili" di Hana Tooke.
Titolo: Gli Inadottabili
Autore: Hana Tooke
Illustratore: Ayesha L. Rubio
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 1 settembre 2020
Pagine: 416
Prezzo: 17,00 €
Trama:
Amsterdam, 1880. All’orfanotrofio del Piccolo Tulipano arrivano cinque neonati abbandonati nelle maniere più diverse, chi in una cesta a forma di bara, chi dentro un secchio per il carbone. Tutti modi comunque inaccettabili per la direttrice, l’arcigna e puntigliosa signora Gassbeek.
Milou, Dita, Oval, Finny e Sem diventano presto gli “inadottabili”, casi disperati di cui la direttrice non riesce a liberarsi. Loro, però, sono uniti come fratelli e hanno trovato nell’amicizia la forza di resistere.
Una speranza sembra profilarsi quando i ragazzi compiono dodici anni e un commerciante di zucchero, un certo signor Rotman, propone di prenderli con sé. Indossa abiti eleganti, ma ha baffi che fremono e un sorriso sbagliato.
Per i cinque amici è l’inizio di un’avventura che richiederà tanto ingegno quanto coraggio.
Recensione:
Il libro di Hana Tooke racconta la storia di cinque ragazzini molto diversi l'uno dall'altro, ma accomunati da un unico desiderio: diventare un giorno parte di una famiglia.
Sì perché i nostri protagonisti sono arrivati all'orfanotrofio del Piccolo Tulipano nei modi più disparati, ben dodici anni prima, eppure nessuno di loro ha ancora trovato una casa. Sarà per i lineamenti tipicamente orientali di Oval; per le incredibili mani a dodici dita di, appunto, Dita; per lo strano mutismo della dolce e rossiccia Finny, per la goffaggine di Sem o per l'aspetto gotico di Milou, fatto sta che per loro la grande occasione, o meglio la grande svolta, sembra essere destinata a non arrivare mai.
Almeno fino all'ingresso nell'elegante salone del misterioso signor Rotman, che stranamente decide di prendere con sé non uno, ma bensì tutta quella banda d'amici, ribattezzata nel tempo, dalla crudele direttrice Gassbeek, "Gli Inadottabili".
Per i magnifici cinque è un giorno di festa, finalmente lasceranno quel posto freddo ed inospitale, che ha donato loro solo lunghe ore di lavoro e fatica, tanto dolore e troppe delusioni. Un giorno di festa certo, per tutti tranne che per una, la fantasiosa Milou che, nonostante tutto, continua a sperare che la sua famiglia torni a prenderla prima o poi. Un cesto a forma di bara, una copertina di velluto nero con il suo nome, ed un gattino di pezza con su scritto Bram Poppenmaker: queste sono le uniche tracce del suo passato, questi i soli indizi alla base del suo Libro delle Teorie, come anche il più prezioso dei suoi tesori.
Milou, forse animata più dalla voglia di non perdere l'unica possibilità di riabbracciare i veri genitori che da un reale sospetto, vuole vederci chiaro sull'enigmatico Rotman e sarà proprio la sua diffidenza ad aprire nuovi scenari sul futuro di tutti loro.
Da questo momento in poi avrà inizio l'avventura, dapprima la fuga da quel luogo degli orrori, poi la costruzione, seppur difficile, di una vita lontano da lì.
La Amsterdam dei canali ghiacciati e delle strade innevate viene ben presto sostituita da quella dei campi ricchi di tulipani e possibilità. Un vecchio mulino sconquassato, intriso di storia e di misteri, diventa un rifugio per quelle anime perse, in cerca di un futuro e di un posto da chiamare casa.
Ognuno di loro troverà qualcosa che riteneva irrimediabilmente perduto: un indizio sulle proprie origini, delle risposte a lungo attese, una voce dimenticata, un nuovo amico ed un'aspettata alleata.
Non mancherà il rischio, la suspense ed i colpi di scena, così come anche il coinvolgimento emotivo. Impossibile non simpatizzare per quei poveri ragazzi rifiutati dal mondo che non chiedono nulla se non la possibilità di amare ed essere amati.
Riusciranno "Gli Inadottabili" a raggiungere ciò che hanno sempre desiderato, o la loro impresa è destinata al fallimento?
Scopriranno nuove strade e nuovi affetti o si renderanno conto che ciò di cui hanno più bisogno non è altro se non ciò che hanno sempre avuto?
Indipendentemente dal finale, ciò che conta è il messaggio che la lettura intende trasmettere, un concetto di famiglia che non si fonda sul legame di sangue, ma sui fili intrecciati che solo il tempo, le sofferenze e le gioie condivise sanno forgiare.
Perché come dice un celebre film di animazione, famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato.
Considerazioni:
Quando ho iniziato questo libro, ho subito colto una certa corrispondenza con "Sophie sui tetti di Parigi" di Katherine Rundell. Tuttavia, se il tipo di scrittura e la scelta dell'ambientazione richiamano parecchio le storie dell'autrice britannica, non si può dire lo stesso per la protagonista. Mentre infatti le eroine della Rundell sono impavide, selvagge e soprattutto ricche di sfumature, la Milou ritratta da Hana Tooke ha ben poca personalità.
Se infatti dovessi trovare un difetto a questo libro, sarebbe sicuramente il ridotto spessore conferito ai personaggi: Sem, Dita, Oval, Finny e Milou sono definiti da minimi tratti, una certa caratteristica fisica o una determinata abilità, ma nel corso della storia non si va molto oltre quelle nozioni di base che avevamo all'inizio.
Inoltre, un'altra delle cose che non mi ha molto convinto è stata la forte attenzione prestata a Milou e al suo passato. Il libro, in teoria, avrebbe dovuto essere incentrato sui cinque inadottabili (così sembrerebbe dal titolo), eppure la maggior parte delle pagine ruota attorno a lei e alla misteriosa famiglia Poppenmaker.
Ciononostante devo ammettere che tutta la parte ambientata nel mulino appartenuto al vecchio Bram, la ricerca di indizi ed il ritrovamento del racconto di Liesel - l'ipotetica sorella maggiore di Milou - mi hanno appassionato. Purtroppo invece ho trovato estremamente tediose le scene con protagonista il signor Rotman e la sua nave.
In generale tutta la storia ha dei momenti di forte impatto ma anche dei punti deboli che, soprattutto in un pubblico non più giovanissimo, tendono a far calare l'interesse.
La parte finale però mi ha stupito positivamente, non solo perché ha un paio di colpi di scena niente male, ma anche perché regala un epilogo agrodolce e non zuccheroso, come ci si poteva aspettare.
Inoltre, come accennavo prima, il romanzo diffonde un bel messaggio, un'immagine di affetto e fratellanza che riesce a superare le barriere, un'idea di famiglia che non si basa sui certificati di nascita o la corrispondenza somatica, ma che è fatta di ricordi, amore, sostegno, solidarietà e coesione. Perché una vera famiglia è quella che, anche se sbagli, non ti lascia mai solo, e che ti viene a cercare, se resti indietro.
Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi fornito una copia cartacea del romanzo
il mio voto per questo libro
Ciao! Sembra una storia carina e adatta a me che ho sempre amato questo genere di trama, il fatto che il finale poi sia agrodolce ancora meglio! Peccato per la caratterizzazione dei personaggi...
RispondiEliminaP.s. Sophie sui tetti di Parigi è nella mia wishlist da quando è uscito ^^"
Sì, anche a me piacciono questo genere di storie. "Sophie sui tetti di Parigi" ti consiglio di recuperarlo, è davvero un romanzo particolare. In realtà ho amato tutti i libri di Katherine Rundell, ma più di tutti "Capriole sotto il temporale".
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