lunedì 26 luglio 2021

Recensione: "Storie di fantasmi del Giappone" di Lafcadio Hearn e Benjamin Lacombe

Titolo: Storie di fantasmi del Giappone
Autore: Lafcadio Hearn
Illustrazioni: Benjamin Lacombe 
Editore:  L'Ippocampo
Data di pubblicazione: 9 aprile 2021
Pagine: 208
Prezzo: 25,00 € 


Trama:
Illustrando il celebre compendio del folklore giapponese, Benjamin Lacombe offre un tributo al lavoro di Lafcadio Hearn. 
All’inizio del Novecento, lo scrittore irlandese fu uno dei primi occidentali a ottenere la cittadinanza giapponese: l’amore per la cultura della sua nuova patria lo portò a percorrere le varie province del Paese, al fine di trascrivere le storie di fantasmi e le leggende tramandate di generazione in generazione. 
In "Storie di fantasmi del Giappone", Benjamin Lacombe sceglie lo stile adatto a ogni racconto, reinterpretando l’ampia gamma del bestiario tradizionale con la sua inimitabile arte. 
In appendice al volume, alcuni giochi ispirati a quelli tradizionali permettono d’inventare la propria leggenda di yōkai. 

La raccolta comprende i seguenti titoli:

  Sogno di un giorno d'estate 
  Il ragazzo che dipingeva gatti
  Il mangiatore di sogni 
  Ikiryō 
  Sulla montagna di crani umani
  Yuki-Onna 
  Mujina 
  Rokuro-Kubi 
  La storia di Itō Norisuké 
  Storia di una mosca

Recensione:
Quando si parla di fantasmi, non si può fare a meno di pensare a qualcosa di sovrannaturale ed inquietante, un essere incorporeo ritornato dall'aldilà, il più delle volte animato da cattive intenzioni, oppure una presenza rimasta intrappolata a metà strada tra il mondo dei vivi o quello dei morti, a causa di un conto in sospeso.
In un modo o nell'altro, la figura del fantasma, genera solitamente paura e smarrimento, quasi fosse una rottura del naturale equilibrio quotidiano, qualcosa di sbagliato che non dovrebbe esistere.
Nella cultura giapponese - ed in generale in quella orientale - però, la concezione dello spettro è abbastanza diversa da quella cui siamo abituati, in quanto il mondo paranormale e quello terreno convivono come due metà della stessa mela. Non c'è un divario netto tra vita e morte, un velo sottile le separa e non è inconsueto riuscire ad attraversare quella flebile barriera.
Lafcadio Hearn, dopo aver vissuto per anni nel Paese del Sol Levante, decide, con i suoi scritti, di offrire a noi occidentali uno spaccato del folklore giapponese, di quelle tradizioni, leggende e superstizioni, insite nel linguaggio comune di quel popolo.
La raccolta "Storie di fantasmi del Giappone", a cura di Ottavio Fatica, ed illustrata da Benjamin Lacombe, si muove proprio in tal senso, e riprende alcuni racconti di una precedente opera dell'autore irlandese, "Ombre giapponesi", più altri scritti inediti, tradotti e pubblicati qui per la prima volta.
In generale il contenuto di questo meraviglioso libro illustrato è variegato: pur essendo la figura del fantasma il fulcro di ogni storia, la percezione che si ha di lui e la sensazione che offre la lettura è sempre differente.
Se ad esempio in "Sogno di un giorno d'estate" e in "La storia di Itō Norisuké", il racconto ha tinte nostalgiche, melanconiche e persino romantiche, in "Ikiryō", "Il ragazzo che dipingeva gatti" e "Rokuro-Kubi" ciò che non è umano arriva, talvolta celando il suo vero aspetto, con il solo intento di torturare, infliggere dolore e persino uccidere. 
Nella maggior parte dei casi lo spettro ha le sembianze di una donna giovane e bellissima, una specie di sirena al cui incanto è difficile resistere, tuttavia altre volte la minaccia arriva da un folletto, da un animale, dal proprio passato o persino dal proprio io. Insomma, ce n'è per tutti i gusti. 
Cosa molto importante è la ripresa nella raccolta di alcune tradizionali credenze e superstizioni del popolo giapponese, ad esempio quella del Baku, il cosiddetto "divoratore di sogni", una creatura leggendaria a cui ci si rivolge al risveglio da un terribile incubo, oppure quella del Ikiryō, il fantasma vivente che, secondo i racconti popolari, starebbe ad impersonificare il rancore e il desiderio di vendetta che, mediante lo spirito di una persona ancora in vita, giunge a perseguitare l'uomo oggetto di tale avversione, fino a condurlo persino alla morte.
Impossibile dimenticare poi la figura della Yuki-Onna, la donna delle nevi, colei che con la sua seducente e diafana bellezza attira i poveri malcapitati, per farli poi morire assiderati in una tempesta, o per sottrarre loro la linfa vitale con un solo respiro.
Nel compendio però si fa anche riferimento ad altre creature mistiche, riportate stranamente dallo scrittore naturalizzato con un nome errato.
Mi riferisco ai demoni dal collo staccabile Nukekubi - qui scambiati con i più benevoli Rokuro-Kubi - che amano amalgamarsi tra la folla in cerca di prede, e ai Noppera-bō - definiti invece da Lafcadio Hearn con il termine "Mujina", fantasmi senza volto ma apparentemente innocui, che si divertono, con il loro sconvolgente aspetto, a terrorizzare gli umani.
Altra cosa che mi ha piacevolmente stupito è stato il riuscire a cogliere alcuni elementi in comune con il retaggio culturale di noi occidentali.
Ad esempio "Sogno di un giorno d'estate", una di quelle che ho preferito, mi ha ricordato molto la mitologia greco-latina, ed in particolare l'amore ultraterreno tra Orfeo e la sua Euridice.
Al termine dei racconti troviamo le note bibliografiche, in buona parte ad opera di Hearn, e alcuni antichi disegni di Yōkai (letteralmente "apparizioni/spettri), che si credeva avessero funzione apotropaica, una sorta di portafortuna. 
Infine, non posso parlarvi di questo libro, senza spendere due parole anche sulle splendide illustrazioni realizzate da Benjamin Lacombe, che ricreano magnificamente il fascino del mondo giapponese. 
Con stili diversi - più lineare, stilizzato e simile agli ukiyo-e (le antiche stampe tradizionali) quello utilizzato per "Il ragazzo che disegnava i gatti", "Rokuro-Kubi" e "Storia di una mosca"; sognante, e ricco di dettagli quello che ritrae le donne di "Sogno di un giorno d'estate", "Yuki-Onna" e "La storia di Itō Norisuké", mentre ugualmente ben definito, ma dalle tinte fosche e oscure quello che riguarda "Ikiryō" e "Sulla montagna di crani umani" - l'artista francese riesce a tenere i nostri occhi incollati alle pagine, rapiti dalla bellezza dei colori brillanti delle tipiche vesti nipponiche, dei lussureggianti paesaggi e giardini, ma anche dal magnetismo degli occhi spenti e angosciati, dei volti malinconici, dell'incanto suadente di quelle creature senza riposo.

Ringrazio la casa editrice Ippocampo Edizioni per avermi fornito una copia cartacea di questo albo

il mio voto per questo libro

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