Rieccoci con un nuovo appuntamento della rubrica "Chi ben comincia".
Quello che vi propongo oggi è l'incipit del libro "La mia amica ebrea" di Rebecca Domino, che sto leggendo attualmente.
Come si evince dal titolo, questo romanzo racconta il tema della Shoah, vista attraverso gli occhi di Josepha, una quindicenne che vive Amburgo.
Già da queste poche righe iniziali possiamo intuire come la sua vita, nei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale, sia cambiata. Di come le priorità siano diventate altre, e quelle che fino a poco tempo prima erano ricorrenze, ora non sono altro che giorni come tutti gli altri.
Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti
"La mia amica ebrea" di Rebecca Domino
Ho capito che le cose sono peggiorate – peggiorate davvero – quando mia madre mi ha detto che quest’anno non possiamo festeggiare il mio compleanno.
Oggi, 10 maggio 1943, compio quindici anni.
Non abbiamo mai festeggiato in modo speciale, soprattutto da quando è scoppiata la guerra, ma la sola idea di non festeggiare affatto mi rende triste.
Quando sento bussare e poi odo la voce di Anja che parla con la mamma, sorrido e mi sento subito meglio.
Chiudo il libro che sto leggendo e mi affretto a raggiungere la porta. Anja, Trudi e Jutte sono sull’uscio.
- Seffi, Seffi! – esclama Anja, non appena mi vede – andiamo, andiamo! -
- Dove avete intenzione di andare? – le chiede mia madre, con aria confusa.
È stanca. La mamma è sempre stanca, e pensare che fino a non troppo tempo fa era lei a mandare avanti la baracca, com'era solita dire la signora Beckenbauer.
Mio padre era al fronte, allora, lo avevano mandato in Unione Sovietica: non so dove si trovi precisamente, ma quando papà ne parla abbassa il tono di voce, incupisce lo sguardo e dice che si trova “lontano, molto lontano, dove l’arancione del tramonto sembra il fuoco dell’Inferno”.
- Ti prego, mamma – dico, voltandomi verso di lei.
Mia madre si gratta un sopracciglio, a forza di farlo sta perdendo peluria.
- Purché non andiate troppo lontano e tu sia a casa prima dell’oscuramento, Josepha -
- Sono sempre a casa prima dell’oscuramento, lo sai -
Mia madre si limita ad annuire, poi mi unisco alle mie amiche e usciamo.
Ti sta piacendo??
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