Titolo: Il mago di Oz
Autore: L. Frank Baum
Editore: BUR
Data di Pubblicazione: Ottobre 2010
Pagine: 208
Prezzo: 8,90 €
Trama:
Dorothy vive in una fattoria nel Kansas assieme a zio Hanry e zia Emmy.
Quella che sembra una giornata come tante viene stravolta dall'improvviso arrivo di un ciclone.
La piccola Dorothy, e il suo cagnolino Toto non fanno in tempo a raggiungere il rifugio anti tornado e vengono trascinati via dal ciclone, con tutta la loro casetta a seguito, in un paese lontano e misterioso: Il magico regno di Oz.
Per tornare a casa Dorothy intraprende un lungo viaggio alla ricerca del grande e terribile mago di Oz, unico a detta di tutti, capace di poteri tanto magnifici da poterla riportare a casa.
Recensione:
Chi non conosce la fiaba che ha come protagonista Dorothy e la sua stramba compagnia di amici costituita da uno spaventapasseri, un taglialegna di latta e un leone codardo?
E chi non conosce le magiche scarpette di rubini, prese dalla perfida strega dell'Est che, magicamente, con tre colpi di tacco, la riporteranno a casa?
Alt! Fermi qui, perché le scarpette non sono affatto di rubini, ma di argento e questa è una delle tante piccole cose che differenziano il racconto originale dalla versione cinematografica nota a tutti.
Il libro è, come si può supporre, più particolareggiato, della classica storia a cui siamo abituati.
Attraverso le pagine conosciamo le storie dei vari personaggi, così veniamo a conoscenza della vita, in realtà molto breve, dello spaventapasseri, che è stato costruito solo il giorno prima e di come il taglialegna, immobile da un intero anno a causa della ruggine, si sia trasformato, dall'uomo perfettamente normale che era, in un omino di latta.
Una storia, questa, con non pochi particolari macabri e oserei dire anche di cattivo gusto.
Il viaggio compiuto da Dorothy è molto lungo, e i paesaggi e i personaggi in cui si imbatte sono molti, forse anche troppi.
Se inizialmente la storia e i vari incontri vengono descritti in maniera approfondita, con l'andare avanti delle pagine, questi si risolvono sempre più in fretta tanto da mettere di fronte a questa domanda: era davvero necessario allungare tanto il brodo, con passaggi evidentemente inutili ai fini della storia?
In alcuni punti pare quasi che Baum avesse l'obiettivo di raggiungere un numero preciso di caratteri, tanto continua ad aggiungere eventi non necessari.
Nonostante questo, e nonostante la versione cinematografica sia più esaustiva e, in alcune soluzioni narrative, decisamente più brillante, la storia si legge bene e rappresenta senza dubbio uno di quei classici che almeno una volta nella vita si dovrebbero leggere.
La morale di questa favola è nota a tutti, semplicemente ci dice di credere in se stessi, perché dentro, tutti abbiamo le capacità necessarie per farcela, anche se non ce ne rendiamo conto.
Come lo spaventapasseri che è tra tutti il più acuto, ma desidera un cervello, il taglialegna che, pur essendo tra tutti il più sensibile, desidera un cuore, e il leone che, nonostante la paura, è tanto coraggioso da non tirarsi mai indietro dal difendere i suoi amici.
Tutti questi personaggi hanno in sé ciò che cercano, ma non credendoci hanno bisogno che un mago regali loro quei doni così tanto ambiti.
In realtà lo sappiamo tutti, il mago nient'altro è che un ciarlatano, ma il dono più prezioso che fa ai suoi amici, come un bravo omeopata, è una buona dose di fiducia.
Considerazioni:
Leggere per la prima volta qualcosa che si suppone di conoscere bene è sempre un'esperienza un po' traumatica.
Mi era già successo altre volte, esempio più eclatante è stato quello della volta in cui lessi la fiaba originale de "La Sirenetta", sono ancora traumatizzata da quel finale, a cui ancora adesso stento a credere.
Leggere un originale comunque è interessante perché, per quanto la storia possa piacerci di più nella versione rivisitata, è sempre bene sapere come invece l'autore dell'opera l'avesse intesa originariamente.
Quindi sappiate che Baum, quando si immaginava la piccola Dorothy saltellante sulla via di mattoni gialli, nella sua fantasia le faceva calzare scarpette argentate e non rosse.
Vai a capire poi perché in tutte le illustrazioni e nei film abbiano voluto modificare un particolare così insignificante... mah!
Come ho detto nella recensione mi è parso che la storia andando avanti perdesse originalità e consistenza, arrivando al mero desiderio di voler a tutti i costi riempire pagine su pagine di situazioni di cui si sarebbe potuto fare benissimo a meno.
Mi riferisco al passaggio nelle paludi che viene solo accennato e che comunque si risolve molto in fretta, o allo scontro con le teste martello sulla montagna.
Erano necessari?
Per non parlare di tutto il cammino inutile dal regno di Oz al regno della strega buona del Sud, Glinda, signora del popolo dei Quadling.
Insomma se le scimmie volanti potevano raggiungere quel regno, come poi capiamo dagli stessi desideri che la strega esprime, perché Dorothy e i suoi amici non si sono fatti dare un passaggio direttamente sino a quel punto anziché giungerci a piedi?
Per la serie: la semplicità paga e il troppo stroppia sempre, avrei preferito una storia con meno fantasia e più sostanza, o almeno meno storie, ma descritte meglio.
Breve confronto con il film:
Dopo aver letto il libro posso dire di restare una fedele fan del film, di cui comunque alcune cose non mi sono mai particolarmente andate a genio, vedi le canzoncine cantate dai Munchkin.
Comunque, tirando le somme, posso dire che la storia rivisitata dal regista ha più senso dell'originale già a partire dal principio.
Nel film, quando ancora il ciclone deve abbattersi sulla fattoria degli zii di Dorothy, vediamo i personaggi che si muovono nel Kansas avere le stesse sembianze di quelli che ritroviamo nel magico regno di Oz.
La vicina acida che mal sopporta Toto diventa poi, nella fantasia di Dorothy, la perfida strega dell'ovest e i suoi zii e vicini, i suoi compagni di viaggio.
Nel film a fine racconto Dorothy non sembra mai essersi mossa dal suo Kansas, ma ha solo battuto la testa, si è addormentata e ha sognato tutto.
Nel film inoltre ho trovato una maggiore eleganza e genialità di alcune scene.
È il caso ad esempio della distesa di papaveri soporiferi: nella versione cinematografica era una delicata neve, fatta cadere per magia dalla strega buona Glinda, a metter fine al loro effetto, nel libro invece c'è una lunga storia fatta di topini e carretti che seppur carina è a mio parere di meno effetto.
La neve era un tocco di classe!
Anche la scena epica della strega dell'ovest, che a cavallo della scopa mette terrore agli abitanti di Oz scrivendo minacce di fumo nel cielo, nella versione originale non esiste :(
Ho trovato, in poche parole, la versione cinematografica più incisiva, senza troppi giri di parole, ci dice tutto e forse lo fa anche con un po' più di sentimento.
Il mio voto per questo libro
Ahahaahh non ci credo!!!L'ho recensito pure io oggi Il mago di Oz!!!
RispondiEliminaCoincidenza della vita.... ^^
Lo ho letto molto tempo fa, mi era piaciuto!
RispondiEliminaRi-Ciao!! ^^
RispondiEliminaMi scuso per non aver risposto ieri ma ho solo visto di sfuggita la tua recensione, ora che me la sono letta tutta ti posso dire che in realtà io no ho mai visto il film e sapevo a mala pena la storia di Dorothy quindi il fatto delle scarpette rosse non mi ha sconvolto, anzi non ci ho proprio fatto caso. (sarebbe stato diverso se avessi visto il film??Questo non lo so... ^^)
Per quanto riguarda il libro: più che sulla storia, ho da ridire sui personaggi che risultano un po' piatti, e sui dialoghi che sono veramente banali... O.O
La storia piena di avventure anche stupidotte qualche volta l'ho apprezzata proprio pensando al pubblico a cui è rivolto il libro, alla fine tolto qualche piccolo diffettucio mi è piaciuto proprio tanto!! ^^
Divertente e con un messaggio importante...
Be' si, per chi conosce la storia l'accostamento, Dorothy - scarpette rosse, credo sia spontaneo. Anche se fai una ricerca su google ogni illustrazione vede la ragazzina calzarle, credo siano diventate una specie di simbolo XD
EliminaGrazie per il tuo commento!