giovedì 2 ottobre 2014

Recensione: "I pupazzi di neve di Kingston Lodge" di Mike Lanzetta

Titolo: I pupazzi di neve di Kingston Lodge
Autore: Mike Lanzetta
Data di pubblicazione: 11 Maggio 2014
Pagine: 270
Prezzo: 9,93 € (cartaceo);  2,68 € (ebook)

Trama:
La cittadina di Sarzana è sconvolta da un orribile omicidio. Un cadavere di un uomo sfigurato e irriconoscibile trovato sulla neve, nei pressi di una piccola legnaia vicino al castello di Fosdinovo.
Toccherà a Chiara Rodriguez barcamenarsi nei fitti misteri che avvolgono questo caso.
Chi è la vittima? E soprattutto chi è il colpevole?

Recensione:
Anche se titolo e copertina potrebbero far pensare più ad un horror, quello che leggiamo in queste pagine è, o meglio vorrebbe essere, un misto tra un giallo e un thriller.
Un thriller perché si ha a che fare con un killer misterioso, e un giallo perché durante le pagine assistiamo, anche se in modo confusionario e saltuario, allo svolgimento delle indagini.
Chiara Rodriguez, il dirigente del commissariato di città, è a capo delle indagini e con Stefania Parodi, il suo braccio destro, cercherà di risolvere il caso.
Un cadavere misterioso viene ritrovato tra la neve, nella cittadina di Sarzana, nei pressi del castello di Fosdinovo. Il volto dell'uomo è irriconoscibile, perciò compito delle due donne sarà, sia quello di scoprire l'identità della vittima, che quella del suo assassino.
Il racconto, e dunque le indagini, si svolgono in 11 giorni, in luoghi diversi, principalmente a Sarzana e Londra.
Compito di un thriller è quello di avvolgere il racconto nel mistero e far chiarezza alla fine di questo, compito in cui questo racconto riesce malissimo, e non credo che questo sia stato totalmente voluto dall'autore.
Sicuramente Mike Lanzetta non voleva chiudere totalmente il caso, ma immagino che il suo intento fosse anche quello di dare una certa credibilità al lavoro svolto dalle sue protagoniste.
Il risultato che si ottiene dalla lettura è quello di una totale confusione, alla quale contribuiscono moltissimo i numerosi errori di descrizione, di formulazione di alcune frasi e degli orari in cui avvengono determinati fatti.
Un esempio esplicativo di quello che voglio dire lo troviamo in questa frase, che per quante volte la si legga o la si cerchi di comprendere, continua a non avere alcun senso logico.

“La prova sulla vera identità di quest’ultima non può basarsi unicamente sull’analisi morfologica della foto, questione presentasse la malformazione all’orecchio dal quale.”

Il che è particolarmente grave se si considera che si tratta di un momento saliente delle indagini, una frase che avrebbe dovuto dire tutto, spiegare molte cose e che finisce solo per confondere ulteriormente il lettore. 
Ma non sono solo i sopracitati errori a rendere poco gradevole la lettura, ma tutto l'insieme.
Ogni capitolo è suddiviso in sottocapitoli, ognuno dei quali descrive momenti differenti, focalizzandosi su personaggi diversi.
Il desiderio di voler lasciare l'alone di mistero in questo caso non fa altro che confondere troppo la storia e mettere nebbia su nebbia.
Infatti spesso solo alla fine di un sottocapitolo si capisce di chi si stava parlando, e questo sistema andrebbe anche bene se fatto di tanto in tanto, o se la capacità dello scrittore fosse tale da rendere (almeno alla fine) chiaro anche ciò che durante la lettura non lo era.
Per dirla in parole povere, puoi avvolgere il tuo racconto in tutta la nebbia che vuoi, ma devi anche essere capace, ad un certo punto, di far luce nei misteri che hai creato, altrimenti ha ben poco senso.
In questo, dunque, l'autore ha peccato di presunzione, facendo come si suol dire il passo più lungo della gamba.
Per quanto riguarda i personaggi, questi sono tanti e poco approfonditi, alcuni sembrano aggiunti giusto per allungare e complicare ulteriormente la trama.
Le indagini, le supposizioni di Chiara e Stefania, sono il più delle volte assurde e insensate.
Muovono accuse e sospetti, senza senso, di contro spesso arrivano in ritardo a deduzioni elementari.
Le indagini qui sono la perfetta rappresentazione della "giustizia all'italiana", ovvero quando si trova un responsabile giusto per dare un'identità al colpevole, e non per la sete di giustizia, se pur Chiara si riempia più volte la bocca con queste parole, ma nei fatti faccia esattamente l'opposto.
Alla fine della fiera nulla è chiaro. Persino il titolo del racconto non ha nessun senso, sebbene si voglia far credere che ne abbia uno.
Assolutamente deludente.

Considerazioni
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Mi spiace davvero essere critica con i racconti degli autori esordienti, ma credetemi questa volta non posso proprio farne a meno.
Ho preso questo libro quando era disponibile gratuitamente nello store di iBooks, attirata dalla trama e dalla copertina. Non mi aspettavo un capolavoro, ma una lettura piacevole.
Un vero peccato perché i presupposti erano buoni, e la storia, almeno da principio, prometteva bene.
Mi è piaciuta l'atmosfera in cui è descritto il racconto, alcune ambientazioni, e alcune descrizioni, come ad esempio quella del locale di Margharet “A Study in Scarlet”. 

“Il pezzo forte del locale era senza dubbio la libreria, sistemata in fondo alla sala, ricavata, apparentemente, da un vecchio armadio di stile inglese, che custodiva circa trecento libri, un’accurata selezione della migliore produzione giallistica di tutti i tempi a disposizione dei clienti, che potevano prendere un libro e leggerlo al tavolo rimanendo seduti per ore senza che nessuno venisse a sollecitare anche solo una seconda consumazione.”

La parte iniziale lasciava presagire un racconto abbastanza avvincente: la storia di Maddalene e il modo in cui Il Dr Watson (Alessio) e Aloisa (Margharet) si sono dati appuntamento al castello per quello che pareva essere un primo incontro segreto, ma poi...
Lasciando perdere gli errori di battitura, le parole errate tipo "timore referenziale", o le frasi che sembrano non essere state nemmeno rilette come questa:

“Uno delle sue ultime soffiate, risalente all’inizio dell’estate, aveva consentito il sequestro di un container a metà pieno di armi: ”

È lo svolgimento della storia quello che mi ha lasciato più perplessa, come l'autore ha costruito i personaggi, pensato al crimine e giustificato le congetture assurde delle due detective, Chiara e Stefania.
Ad esempio, perché Chiara continuava a tirare in ballo Libero Carlini, il proprietario della legnaia dove era stato commesso l'omicidio?
La sua versione era accettabile, non era necessario che fosse a conoscenza dei fatti, era ampiamente plausibile che un luogo abbandonato, come una piccola legnaia, potesse essere utilizzato senza la consapevolezza del suo custode.
Ho trovato perciò assurda e poco reale la "sensazione" che ha condotto Chiara a capire che lui c'entrasse qualcosa, come se l'autore abbia voluto, con questo colpo di genio, rendere brillante un personaggio che di brillante aveva poco o nulla.
Ho trovato infatti, sia Chiara che Stefania, non all'altezza della situazione, superficiali e pressappochiste nelle indagini e "lente" nei ragionamenti.
Per quanto riguarda la loro versione di come siano andati i fatti, sinceramente ho capito ben poco, e su quello che ho capito posso dire di non essere d'accordo praticamente su niente! 
Perché John Scaramella avrebbe dovuto macchiarsi dell'omicidio di un uomo che nemmeno conosceva?
Lo stesso ragionamento vale per Alessio Biondi, davvero dobbiamo credere che una semplice simpatia si sia trasformata in un'ossessione, tale da far scaturire in lui il desiderio di ammazzare il marito della donna con cui si intratteneva nel sito di incontri?
Alessio non mi è mai parso tanto sconsiderato da compiere un gesto simile, neppure quando leggevo di lui nei capitoli che avevano la sua storia come protagonista.
Nessuno si è poi chiesto di chi fosse il cadavere ritrovato vent'anni prima nel Tamigi e chi avesse ucciso quella donna?
E ancora perché accusare Margareth Davidson di essere coinvolta nell'omicidio del marito?
In base a cosa sono arrivate a questa conclusione? Giusto per il gusto di mettere una persona in più dietro le sbarre?
E perché dubitare della legittima difesa durante lo scontro con Alessandra Rodi?
Io non lo avrei fatto, d'altronde sapevano che Alessandra non era semplicemente una tassista come diceva di essere, poteva dunque aver compiuto lei stessa l'omicidio alla legnaia e poi aver cercato di concludere il tutto cercando di uccidere Margharet, questo per impossessarsi del libro che, come scopriamo alla fine. era sempre stato di sua proprietà.
Come ho detto non credo nella versione dei fatti data dalla polizia, perché a mio pare non ha nessun senso.
Non posso dire però di averne una mia, seppur durante la lettura abbia fatto varie ipotesi, in quanto la parte finale del racconto è così incomprensibile, da non permettere di farsi un'idea precisa su niente e su nessuno. 
Né sinceramente ho capito se lo scrittore avesse o meno l'intenzione di farci capire qualcosa di più, come può essere, ad esempio, una realtà diversa da quella svelata dalle poliziotte.
La frase rivelazione che invia per email Max Cortese prima di essere ucciso dice “Due volte in vent’anni”, dovrebbe farci capire qualcosa?
O l'allusione finale al pupazzo di neve fatta da Alastair Kingston vuole svelarci qualcosa di più del semplice fatto (a cui io sono arrivata dall'inizio del libro) che Maddalene avesse finto il suo suicidio per sfuggire al controllo paterno? 
Insomma che un giallo non sia perfettamente chiaro ci sta tutto, perché è anche questa la forza del genere (si chiamano gialli appunto per questo), ma a mio parere almeno una cosa dovrebbe essere chiara, ovvero le intenzioni dello scrittore e il modo in cui questo vuole farci percepire i suoi personaggi, l'idea che vuole dare di essi al lettore.
In questo caso però mi viene da pensare che lo stesso autore non avesse poi le idee così chiare sulla direzione da prendere e che il suo libro sia un mistero anche per lui.

il mio voto per questo libro


2 commenti:

  1. Ciao!
    Purtroppo con gli autori esordienti è un po' un terno al lotto. Io sono rimasta delusa tante e tante volte, nonostante la trama fosse intrigante.
    Un vero peccato, perché anche qui la storia sembrava interessante! Certo, poi se ha scritto frasi così: “La prova sulla vera identità di quest’ultima non può basarsi unicamente sull’analisi morfologica della foto, questione presentasse la malformazione all’orecchio dal quale.”
    AIUTO!!!
    Ciao e buon weekend

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  2. Oh cielo, direi che la tua frase finale riassume tutto.... O.o già i gialli mi piacciono poco, se poi son così mal fatti.... grazie del suggerimento, lo evito volentieri!!!


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