giovedì 25 giugno 2015

Recensione: "Bunker diary" di Kevin Brooks

Titolo: Bunker diary
Autore: Kevin Brooks
Editore: Piemme
Data di pubblicazione: maggio 2015
Pagine: 300
Prezzo: 15,00 € 


Trama:
Linus, sedici anni, insieme a quattro adulti e una ragazzina di nove anni, si trova intrappolato in un bunker, uno spazio claustrofobico da cui nessuno può fuggire.
Sono stati rapiti da qualcuno che si è presentato loro ogni volta in modo diverso e non sanno perché sono stati scelti. Spiati da decine di telecamere e microfoni perfino in bagno, dovranno trovare un modo per sopravvivere.
"Bunker Diary" è un incubo da vivere sulla propria pelle attraverso le pagine del diario di Linus, in un’escalation di umiliazioni, meccanismi perversi e violenza fisica e psicologica innescati “dall’uomo di sopra”…

Recensione:
Immaginate di essere al buio, in un posto che non avete mai visto prima.
Non sapete dove siete né perché vi troviate lì.
Solo una cosa è chiara: siete in trappola, e non sarà facile uscirne.

Un musicante di strada di appena sedici anni, un consulente finanziario borioso e pieno di sé, una donna che crede di poter comprare il mondo con la sua scintillante carta di credito, un uomo forte dall'oscuro passato, un filosofo naturale già in là negli anni, ed un'innocente bambina.
Vi chiederete cos'hanno in comune queste sei persone.
Nulla, se non un piccolo particolare: sono tutte inconsapevoli prede di un gioco perverso che non conosce tregue, tutte vittime di un uomo che non sa cos'è la pietà.
Tutto inizia per caso, un giorno, un giorno come tanti altri.
Niente di speciale, ti trovi per strada e decidi di aiutare un pover uomo che ha bisogno d'aiuto.
Sei in un bar a far due chiacchiere con lo sconosciuto di turno.
O stai tranquillamente svolgendo il tuo lavoro.
Oppure stai andando a scuola, quando improvvisamente un uomo in divisa si avvicina a te.
Situazioni normali che tutti noi abbiamo vissuto chissà quante volte, eventi accidentali che mai penseresti ti cambino la vita.
Eppure per i nostri sei protagonisti è proprio un incontro fortuito la causa del loro peggior incubo.
Questo costituisce uno dei fattori più agghiaccianti di tutta la vicenda narrata.
Nessun criterio nella scelta di quelle che a tutti gli effetti potremmo chiamare cavie. Persone anonime che hanno come unica colpa di essersi trovate al momento sbagliato nel posto sbagliato. Persone comuni, come potrei essere io, come potreste essere voi.
E soprattutto un aguzzino senza scrupoli, che arriva a rapire una povera bambina, e che non vede alcuna differenza tra lei e gli altri. Sono tutti uguali, solo pedine asservite al suo squallido gioco.
Nessuno può fare nulla, se non sottostare alle sue regole.
Telecamere ovunque, pronte a spiare ogni mossa e rivelare ogni passo falso.
Sei stanze da letto (una per ogni "ospite"), una cucina e un bagno.
E poi l'ascensore, unica via di comunicazione con "l'uomo di sopra".
Nessuna porta, nessuna finestra, nessuna via d'uscita. O almeno così sembra.
Queste sono le prime informazioni che Linus ci dà, le prime cose che scrive sul taccuino che il suo aggressore ha predisposto per lui. Il ragazzo non ha ben chiaro perché ognuno ne abbia uno. Ma a lui non importa, non in quel momento.
Ha bisogno di scrivere quello che pensa, di raccontare a qualcuno le sue pene, di raccontare a noi. Ed è qui che entra in gioco il lettore, a volte solo una valvola di sfogo, altre un confidente, talvolta un testimone inconsapevole o persino un complice delle angherie subite.
In ogni caso noi ci siamo, con lui, ogni giorno.
Possiamo leggere le sue parole, percepire la sua pena. Ed è attraverso gli occhi di Linus che conosciamo anche gli altri personaggi, di cui ce ne descrive aspetto ed atteggiamenti. Momento per momento assistiamo alla loro prigionia, li sentiamo sperare, abbattersi, pregare, tentare, scoraggiarsi e provare di nuovo.
E soprattutto grazie al taccuino osserviamo il gioco macabro che l'ignoto carnefice ha allestito per loro. Un ponderato connubio di violenze fisiche e psicologiche, un alternarsi di modeste ricompense e di tremendi castighi.
Una tortura, sotto forma di tira e molla. Un giorno il gigante buono che ti rimpinza di cibo, ed il giorno dopo l'orco malvagio che ti priva di qualsiasi cosa.
In ogni caso un mostro che non fa che architettare trappole e seminare distruzione.
Unica soluzione è scappare, ma come?
Questa è la domanda che gli involontari protagonisti non smetteranno di farsi, questo il loro unico obiettivo, fuggire di lì in un modo o nell'altro.

Considerazioni:
Come avrete intuito "Bunker diary" non è di certo una lettura facile.
Quella racchiusa in queste pagine è decisamente una lotta al massacro, che non conosce vincitori. Perché, indipendentemente dall'esito finale, e quindi dall'ottenimento o meno dell'agognata libertà, il prezzo da pagare sarà sempre troppo alto.
Un prezzo che possiamo vedere nel decadimento fisico dei personaggi, nella volontà di sopravvivere che progressivamente viene meno, negli istinti primordiali che prendono il sopravvento.
Se dovessi dire una delle cose che mi ha turbata di più direi proprio questo, l'assistere all'inesorabile spegnersi di ogni individuo, ricordare le prime descrizioni che Linus dà di tutti loro, e poi vederli decisamente diversi, decisamente meno umani.
Così se Anja ci era parsa la tipica donna artefatta, abituata ad avere tutto ciò che desidera, con il passare del tempo ci mostra le sue fragilità, mentre Russell, il fisico teorico, dopo mesi di prigionia, riesce a fatica ad elaborare un pensiero compiuto.
In realtà tutti non sono che l'ombra di ciò che erano inizialmente, un mucchio di ossa, delle anime cenciose che vagano senza scopo da una stanza all'altra.
E se tutto questo pare orribile e crudele, lo è ancora di più se consideriamo la presenza di Jenny, l'innocente bambina che non riesce a comprendere la cattiveria umana, che continua a sperare che un po' di gentilezza possa risanare il cuore spietato di chi li tiene in ostaggio.
La sua ingenuità commuove, il suo patire ci fa rabbrividire.
Nonostante Linus sia la voce narrante ed il vero protagonista, è lei il reale catalizzatore delle nostre attenzioni. È la purezza da salvaguardare in un posto che di puro non ha più niente.
Lo stesso Linus non esita a sacrificare se stesso pur di dare alla piccola qualche possibilità di sopravvivenza. Lui, abituato a stare da solo, a vivere per strada, badando solo a se stesso, si assume l'arduo compito di occuparsi di Jenny, rassicurandola quando piange, mentendole quando la verità è troppo dura da affrontare.
Il rapporto che si viene a creare fra i due è descritto con pagine di profonda tenerezza: si prendono cura l'uno dell'altro, usando le parole giuste al momento opportuno o facendosi compagnia in silenzio, quando è invece il caso di tacere.
Linus, che non ha mai trovato il suo posto nel mondo, sente finalmente di aver trovato nei suoi compagni di sventura (Jenny, ma anche Fred e Russell) la famiglia che ha sempre cercato.
È paradossale come in una situazione del genere si possano creare rapporti sinceri, nonostante "l'uomo di sopra" non rinunci a seminare discordie e dissapori.
Ma tornando alle considerazioni generali, posso solo fare i complimenti all'autore, per aver avuto il coraggio di scrivere una storia così intensa, senza filtri e censure.
"Bunker diary" è decisamente un libro crudele, che non risparmia particolari raccapriccianti, e non conosce tabù, che siano descrizioni di bisogni fisiologici o di argomenti forti come crisi di astinenza, aggressioni fisiche, o sevizie brutali e disumane.
Kevin Brooks è capace di rendere il tempo che non passa mai, la fame e la sete che non danno respiro, o la disperazione negli occhi delle persone.
Nonostante ciò è un romanzo ben calibrato, che non eccede.
Fino ad un certo punto la lettura procede in modo lineare, senza troppi scossoni.
Pur essendo in una situazione disperata, i prigionieri riescono a ritrovare una parvenza di normalità.
Sveglia alle otto, ascensore che arriva alle nove, luci che si spengono a mezzanotte. Quasi una seconda vita racchiusa in quelle quattro pareti.
Difatti, per quanto tutto sia squallido e privo di senso, quelle poche certezze li rassicurano.
Ma quando vengono a mancare anche questi unici appigli, lì inizia davvero l'incubo.
Cosa succede se l'ascensore non arriva o se le luci non si accendono?
E soprattutto cosa significa? Che non ci sono più regole? Che può succedere di tutto?
Qualcuno potrebbe dire che è questa seconda parte la più coinvolgente, in cui non si ha idea di quello che accadrà, e che la prima era solo una fase di preparazione, un mero riempitivo.
Ma non è così che la vedo io. Anzi trovo davvero affascinante che Brooks sia riuscito a rendere normale una situazione così atipica, con ritmi scanditi e abitudini stabilite, come turni per le pulizie o per la spesa. 
È in questa parte che possiamo studiare i personaggi, li vediamo agire e li osserviamo decidere. Incominciamo a capire chi e cosa saranno disposti a fare per sopravvivere, chi e cosa saranno disposti a sacrificare.
Inoltre, la narrazione non risulta mai noiosa, e non era cosa facile, considerando che l'ambientazione e i personaggi sono sempre gli stessi. Sarebbe stato semplice cadere nella ripetizione, eppure ciò non accade, anche grazie ai flashback che ci raccontano la vecchia vita di Linus, che ci aiutano in questo modo a conoscerlo e a capirlo.
Ho apprezzato davvero la misura con cui è stata gestita tutta la storia, con una prima parte più lenta, ed una seconda più imprevedibile.
Se tutto il romanzo fosse stato solo un susseguirsi di artifici macabri, volti a coinvolgere il più possibile i lettori (come è tipico del genere splatter) si sarebbe persa l'intensità delle emozioni sul finale. Naturalmente non vi rivelerò cosa succede alla fine, posso però confessarvi che ho provato una sensazione di vuoto e rassegnazione quando ho terminato la lettura.
Come vi avevo detto prima "Bunker diary" è un libro amaro, in cui nessuno vince.
Non c'è vittoria perché tutti hanno perso molto, e sofferto altrettanto. Hanno visto cose che non avrebbero mai voluto vedere, e fatto cose che la ragione e il senso morale vieterebbero di fare.
Ma in un mondo che non ha regole e in cui non c'è giustizia, che posto può avere la decenza o la dignità? Rimane ancora qualcosa in cui credere? E soprattutto come si può gioire dopo tanto orrore?

Ringrazio la casa editrice Piemme per avermi inviato una copia cartacea del romanzo.

il mio voto per questo libro

6 commenti:

  1. Addirittura 5 biscotti!!! *^* Sì, questo libro mi attira più che mai. Avevo letto l'anno scorso il primo libro di Brooks e mi era piaciuto molto, anche se non gli avevo dato un voto altissimo, però a distanza di 1 anno riesco a ricordare la trama e le emozioni che mi aveva suscitato (una cosa non da poco!). Non vedo l'ora di riceverlo, l'ho richiesto anch'io alla Piemme e dovrebbe arrivare presto. Poi ero super convinta che il soggetto sulla cover fosse un cover e invece ho scoperto solo dopo essere un ragazzo! xD La mia miopia aggrava ogni giorno di più!
    Grazie mille per la recensione, se già prima fremevo per leggerlo adesso non sto più nella pelle! *__*

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  2. Ho letto anch'io Bunker Diary da poco e ho apprezzato la storia dalla prima all'ultima pagina. Non conoscevo ancora questo autore ma dopo l'ottimo lavoro che ha fatto con questo romanzo mi butterò in picchiata su "L'estate del coniglio nero" che è lì ad attender il suo turno da parecchio tempo! ;)

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  3. Mi fa molto piacere leggere il tuo entusiasmo per questo libro che devo, assolutamente devo, leggere. Complimenti per la recensione :)

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  4. che bello leggerti tra i miei commenti, nel mio blog. Spero di non perderti ... Grazie ti aspetto ancora!

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  5. Lo voglio leggere assolutamente *_______*
    Mi ispira tantissimo! Con la tua recensione mi hai assolutamente convinta *^*

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  6. Questo mi ispira davvero tantissimo! :)

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