martedì 15 novembre 2016

Recensione: "Un figlio" di Alejandro Palomas

Titolo: Un figlio 
Autore: Alejandro Palomas
Editore: Neri Pozza
Data di pubblicazione: 22 settembre 2016
Pagine: 192
Prezzo: 16,00 €

Trama:
Guille non ha niente in comune con i suoi compagni di quarta elementare: è taciturno, non ama il calcio e ha sempre la testa tra le nuvole. Sarà perché non si è ancora ambientato nella nuova scuola, dice suo padre, Manuel Antúnez, quando la maestra Sonia lo convoca d’urgenza in aula docenti. Sonia, però, scuote la testa. Quella mattina, prima dell’intervallo, ha chiesto agli alunni che cosa avrebbero voluto fare da grandi. C’è chi ha risposto il veterinario, chi Beyoncé, chi ancora l’astronauta, Rafael Nadal o la vincitrice di The Voice. Guille ha risposto... Mary Poppins. E ha anche motivato la sua scelta: vuole essere Mary Poppins perché è una signora simpatica che sa volare, ama gli animali e, quando non lavora, può nuotare nel mare insieme ai pesci e ai polipi.
Sonia consiglia a Manuel di affiancare al bambino una psicologa scolastica che lo aiuti ad aprirsi con i compagni e a non rifugiarsi in un mondo immaginario e strampalato, e il padre si dice d’accordo.
Nessuno dei due adulti ha, però, intuito il vero motivo della risposta di Guille. Avere i poteri magici di Mary Poppins significa per il bambino risolvere d’incanto tutti i suoi problemi. Gli basterebbe, infatti, cantare Supercalifragilistichespiralidoso e sua madre tornerebbe a casa, suo padre smetterebbe di passare le sere a piangere e la sua amica Nazia non sarebbe costretta ad andare in Pakistan a sposare un signore anziano che neppure conosce...
Guille è stufo che tutto il mondo continui a ripetergli che è soltanto un bambino e che i bambini non possono capire certe cose. Lui, invece, le capisce benissimo. Sa perfettamente che suo padre lo mette a letto e poi va a rimestare in una vecchia scatola nascosta sull’ultimo ripiano dell’armadio. Sa, soprattutto, che è un vero mistero che sua madre sia andata a lavorare a Dubai come hostess di volo e non sia ancora tornata…

Recensione:
Il romanzo di Palomas conta poco meno di duecento pagine, eppure racchiude al suo interno una storia intima e profonda.
Protagonista è una famiglia distrutta, che fatica a rimanere in piedi e a nascondere al resto del mondo le fragilità che la contraddistinguono.
Protagonista è un padre, incapace di capire la natura del suo bambino e di offrirgli quell'amore e quell'attenzione che potrebbero salvarlo. E protagonista è il bimbo stesso, Guille, che a sua volta tenta di rimettere insieme i pezzi di un vaso ormai in frantumi.
A soli nove anni si mostra molto più maturo di quanto dovrebbe. Custodisce i segreti di casa, finge di non vedere e soprattutto di non sapere, nasconde il dolore sotto strati di magia e buone intenzioni. 
Sogna di riuscire a riportare tutto a posto: di rivedere il suo papà felice, di salvare l'amica del cuore, e poi sogna la sua mamma, ovunque ella sia.
Questo libro non ci parla di loro, ma lascia che siano gli stessi personaggi a raccontarsi, capitolo dopo capitolo. Questi ultimi sono difatti suddivisi tra le varie voci narrative, Guille e suo padre Manuel, ma anche la maestra Sonia e la psicologa Maria che cercheranno di far luce nei meandri familiari degli Antúnez. 
Trovo questa tecnica molto utile, perché ci fa percepire i diversi punti di vista. Inoltre il romanzo non contiene ripetizioni, in quanto il capitolo che dà la parola ad un determinato protagonista prosegue dagli eventi raccontati dal precedente narratore. Lo stratagemma adottato ci consente quindi di avere accesso ai pensieri più intimi dei vari attori, facendo sì che la narrazione non risulti tediosa.
Anzi una delle caratteristiche di questo romanzo è quella di favorire la curiosità man mano che si procede con la lettura. Più si va avanti con le pagine, più si vuole sapere delle gioie e dei dolori del piccolo Guille, del mistero che avvolge la figura di Amanda, la madre del bambino, e delle cose che Manuel vuole assolutamente tenere nascoste.
Altra cosa che predomina è il forte impatto emotivo, soprattutto per quanto riguarda i capitoli incentrati su Guille. Non si può non affezionarsi a lui, non si può non guardare con tenerezza al suo fantasioso progetto di diventare Mary Poppins.
Se le parti di Guille sono quelle più coinvolgenti e sentimentali, non meno importanti sono quelle dedicate a Sonia e Maria, che con le loro riflessioni e azioni ci illustrano il difficile compito degli educatori e degli psicologi infantili. Con e tramite loro, vivremo i dubbi e le incertezze, ed infine le ardue e sofferte decisioni. Per di più proprio questi capitoli saranno quelli che ci aiuteranno a scoprire la verità su Guille e la sua famiglia.
In generale tutto l'impianto narrativo è improntato come un progressivo cammino verso la realtà delle cose, e il dissolvimento delle bugie e dei segreti orditi negli anni.
Un'ultima cosa fondamentale di cui vorrei parlarvi sono i temi affrontati. Come è ovvio, la trama principale ruota attorno al dolore per la perdita di un genitore (per Guille) e di un coniuge (per Manuel), e dei segnali d'allarme che non devono essere sottovalutati.
Oltre a questo ve ne sono molti altri che, dapprima in sordina, prendono piede con l'andare delle pagine. Mi riferisco ad esempio al dramma delle spose bambine, come la piccola Nazia, costrette a subire le costrizioni dei loro padri-padroni, o alla difficoltà nell'accettare la diversità nei figli e un'eventuale transessualità, prendendo ad esempio l'atteggiamento oppositivo di Manuel nei confronti del suo bambino. 
Questi punti caratterizzano la lettura in modo fortemente educativo, salvaguardandone il piacere e la scorrevolezza, e rendendola adatta a persone di tutte le età.

Considerazioni:
Dicono ci sia un momento giusto per ogni cosa, e che il più delle volte sono i libri a scegliere noi e non il contrario.
Questo romanzo ne è l'esempio lampante.
Se l'avessi letto in qualsiasi altro momento, non sarei stata capace di apprezzarlo fino in fondo.
Mi spiego meglio.
Nell'ultimo anno ho avuto la possibilità, e ad oggi direi la fortuna, di dedicarmi, tramite attività di volontariato, all'educazione di bambini e ragazzi in situazioni di disagio.
Leggendo questo libro mi è capitato più di una volta di rivedere me stessa: nelle preoccupazioni della maestra Sonia, nella comprensione della psicologa Maria, nella capacità di entrambe di cogliere i segnali d'aiuto.
Ho riconosciuto nel piccolo Guille le paure e la forza di alcuni "miei bambini": dalla voglia, o dalla necessità, di dimostrarsi già grandi e maturi, al timore di non essere meritevoli di amore, alla capacità di fuggire con la fantasia quando la realtà diventa troppo cupa.
Infine ho ritrovato in Manuel e nella sua diffidenza, quella di molti genitori che fanno fatica a trovare la strada giusta, e ancora di più a lasciarsi aiutare.
Vi dico questo non solo per raccontarvi delle mie impressioni, e di come il mio vissuto possa aver in parte influenzato il giudizio in merito alla lettura, ma anche perché ci tengo a suggerire l'acquisto di questo libro a quanti sono soliti lavorare nell'ambito della formazione.
Che siate educatori, insegnanti o genitori, non bisogna mai dimenticare l'importanza di ascoltare chi non trova il coraggio di chiedere aiuto. Questo libro, pur non essendo un testo specialistico, contiene informazioni utili per chi si affaccia al mondo dell'infanzia per la prima volta.
Ora, dopo avervi elencato i punti di forza, trovo opportuno parlarvi anche dei punti deboli dell'opera di Palomas.
Uno di questi è il finale che, senza scendere nei dettagli, si conclude alla "tarallucci e vino".
Dopo l'approfondita analisi psicologica disegnata precedentemente, mi è parso poco credibile che il dissidio interiore di anni, che attanagliava Manuel, si risolva in poche ore. Come anche il fatto che il piccolo Guille, che nel corso di tutti i colloqui con la psicologa, dimostrava timore nel raccontare i suoi segreti, decida infine di spiattellarli pubblicamente nel corso della recita scolastica.
Mi sono sembrati due comportamenti fuori luogo e poco coerenti con la storia e, a parer mio, volti esclusivamente a garantire un lieto fine.
Tralasciando però queste ultime pagine, che non mi hanno convinto dal punto di vista della verosimiglianza, ma che ho comunque apprezzato dal punto di vista letterario, ribadisco il mio giudizio pienamente positivo per un libro che sa parlare sia alla mente che al cuore. 

Ringrazio la casa editrice per avermi fornito una copia cartacea di questo romanzo

il mio voto per questo libro

6 commenti:

  1. Questo libro sembra molto belle ed in più ha una cover stupenda. Non vedo l'ora di poterlo leggere!

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    1. Ho dimenticato di scriverlo ma la copertina è opera dell'illustratrice Catrin Welz-Stein. E hai ragione, è molto bella.

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  2. che belli i libri che raccontano il mondo attraverso gli occhi dei bambini :-) .. tra i titoli che in assoluto mi hanno emozionato di più negli ultimi anni ci sono In fondo alla Palude di Joe R Landsdale e L'amico immaginario di Matthew Dicks, entrambi affrontano temi "duri" (la violenza del razzismo il primo, l'autismo il secondo) attraverso il velo di delicatezza che solo lo sguardo puro dell'infanzia può dare.
    Inutile dire che anche questo libro mi incuriosisce da morire.
    E poi, concordo pienamente con te: non sempre siamo noi che scegliamo i libri, spesso sono loro che scelgono noi. Ci capitano fra le mani proprio nel momento migliore per assaporarli, talvolta.. mentre altre volte riscopriamo noi, a distanza di anni, nuove sfaccettature di un libro che in primis avevamo accantonato..

    Brava, complimenti per averlo proposto!

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    1. Ti ringrazio per i consigli di lettura, li accetto volentieri! A presto ^^

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  3. La tua recensione mi ha colpito molto, voglio proprio leggerlo questo libro!

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  4. Un libro che ho amato moltissimo! Ora sono curiosa di scoprire gli altri titoli dell'autore :) A presto!

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