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"Stanza, letto, armadio, specchio" di Emma Donoghue
Salve avventori!
Oggi vi propongo l'incipit del romanzo che sto leggendo attualmente, ovvero “Stanza, Letto, Armadio, Specchio” di Emma Donoghue, meglio conosciuto con il titolo di "Room".
Come potete vedere da questo piccolo estratto, il libro è raccontato dal punto di vista del piccolo Jack, abituato da sempre a vivere in "Stanza" con la propria madre, e senza la piena consapevolezza di cosa c'è fuori.
Per il momento sono ancora alle prime pagine, quindi non so ancora formulare un giudizio, ma c'è già la curiosità di sapere cosa succederà nei prossimi capitoli.
E voi l'avete letto? Cosa ve n'è parso?
E in caso contrario, questo incipit vi ha fatto venire voglia di saperne di più?
Come potete vedere da questo piccolo estratto, il libro è raccontato dal punto di vista del piccolo Jack, abituato da sempre a vivere in "Stanza" con la propria madre, e senza la piena consapevolezza di cosa c'è fuori.
Per il momento sono ancora alle prime pagine, quindi non so ancora formulare un giudizio, ma c'è già la curiosità di sapere cosa succederà nei prossimi capitoli.
E voi l'avete letto? Cosa ve n'è parso?
E in caso contrario, questo incipit vi ha fatto venire voglia di saperne di più?
Oggi ho cinque anni. Ieri sera quando sono andato a dormire dentro Armadio ne avevo quattro, ma adesso che mi sono svegliato su Letto, al buio, abracadabra: ne ho compiuti cinque. Prima ancora ne avevo tre, poi due, poi uno, poi zero. «Sono mai andato sotto zero?»
«Eh?» Ma’ si stiracchia tutta.
«Lassù in Cielo avevo meno un anno, meno due, meno tre?»
«No, no, il conto è cominciato solo quando sei atterrato qui.»
«Da Lucernario. Eri tanto triste fino a quando sono capitato nella tua pancia.»
«Proprio così.» Ma’ si sporge da Letto per accendere Lampada, che in un attimo, ssh, illumina tutto.
Chiudo gli occhi giusto in tempo, poi ne apro uno, solo un pochino, poi l’altro.
«Piangevo fino a non avere più lacrime» mi dice. «Stavo sdraiata a contare i secondi.»
«Quanti secondi?» le chiedo.
«Milioni e milioni.»
«Quanti, esattamente?»
“«Ho perso il conto» dice Ma’.
«Poi hai desiderato tanto di far crescere il tuo ovetto e alla fine sei diventata grassa.»
Sorride. «Ti sentivo scalciare.»
«E a chi li davo i calci?»
«A me, naturalmente.»
Rido sempre a questo punto della storia.
«Da dentro, tum, tum.» Ma’ si tira su la maglietta da notte e fa muovere la pancia. «Ho pensato: Jack sta arrivando. E la mattina presto sei scivolato fuori sul tappeto, con gli occhi spalancati.»
Guardo Tappeto, con i suoi ghirigori rossi, marroni e neri. C’è la macchia che ho fatto per sbaglio quando sono nato. «Hai tagliato il cordone e mi hai liberato» dico a Ma’. «Poi sono diventato un maschietto.»
«A dire il vero lo eri già.» Si alza da Letto e si avvicina a Termostato per riscaldare l’aria.
Mi sa che ieri sera, dopo le nove, lui non è venuto: c’è sempre un’aria diversa quando viene. Non chiedo, perché so che non le va di parlarne.
«Allora, Mister Cinque, vuoi il tuo regalo adesso o dopo colazione?»
«Eh?» Ma’ si stiracchia tutta.
«Lassù in Cielo avevo meno un anno, meno due, meno tre?»
«No, no, il conto è cominciato solo quando sei atterrato qui.»
«Da Lucernario. Eri tanto triste fino a quando sono capitato nella tua pancia.»
«Proprio così.» Ma’ si sporge da Letto per accendere Lampada, che in un attimo, ssh, illumina tutto.
Chiudo gli occhi giusto in tempo, poi ne apro uno, solo un pochino, poi l’altro.
«Piangevo fino a non avere più lacrime» mi dice. «Stavo sdraiata a contare i secondi.»
«Quanti secondi?» le chiedo.
«Milioni e milioni.»
«Quanti, esattamente?»
“«Ho perso il conto» dice Ma’.
«Poi hai desiderato tanto di far crescere il tuo ovetto e alla fine sei diventata grassa.»
Sorride. «Ti sentivo scalciare.»
«E a chi li davo i calci?»
«A me, naturalmente.»
Rido sempre a questo punto della storia.
«Da dentro, tum, tum.» Ma’ si tira su la maglietta da notte e fa muovere la pancia. «Ho pensato: Jack sta arrivando. E la mattina presto sei scivolato fuori sul tappeto, con gli occhi spalancati.»
Guardo Tappeto, con i suoi ghirigori rossi, marroni e neri. C’è la macchia che ho fatto per sbaglio quando sono nato. «Hai tagliato il cordone e mi hai liberato» dico a Ma’. «Poi sono diventato un maschietto.»
«A dire il vero lo eri già.» Si alza da Letto e si avvicina a Termostato per riscaldare l’aria.
Mi sa che ieri sera, dopo le nove, lui non è venuto: c’è sempre un’aria diversa quando viene. Non chiedo, perché so che non le va di parlarne.
«Allora, Mister Cinque, vuoi il tuo regalo adesso o dopo colazione?»
Non lo conoscevo questo romanzo. Ho letto la sinossi, e sembra davvero molto carino ☺
RispondiEliminaUn incipit intrigante, fa sorridere ma si percepisce un'inquietudine pronta a colpire :)
RispondiEliminaHo visto il film, che ho apprezzato molto, e prima o poi mi piacerebbe leggere anche il libro :)
RispondiEliminaMai sentito nè visto. Non conoscevo proprio questo libro nè il film
RispondiEliminaStrano, se n'è parlato tanto, è stato anche candidato agli Oscar e, tra le varie nomine, c'era quella per miglior film.
Eliminamai sentito, devo recuperarlo
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