martedì 4 settembre 2018

Recensione: "Un pezzo di terra tutto per me" di Lorenza Zambon

Titolo: Un pezzo di terra tutto per me
Autore: Lorenza Zambon
Editore: Ponte Alle Grazie
Data di pubblicazione: 22 febbraio 2018
Pagine: 96
Prezzo: 10,00 €



Trama:
In cima a una collina nel Monferrato c'è il pezzo di terra dove, un giorno, è approdata Lorenza Zambon con un piccolo gruppo di artisti, «in cerca di casa e di teatro». 
La casa c'era, anche se diroccata; gli alberi avevano quasi cento anni, il pozzo e la cisterna molti di più, ma in decenni di abbandono tutto era stato invaso e ricoperto da un intrico di vegetazione. 
Il primo gesto dei nuovi arrivati, dettato dalla paura di quella natura primordiale, fu ripulire, ridisegnare, svuotare. In quel vuoto prese forma il teatro; il pezzo di terra divenne, come avrebbe detto Hermann Hesse, una creazione. Un giardino. 
Nel suo microcosmo «lungo novantaquattro passi» incontriamo stagioni e personaggi, umani, animali e naturalmente vegetali, i loro colori, forme, profumi. Cose buffe e cose misteriose, come i vermi, la luna, l'aria; come la bellezza, il tempo, la storia e il mistero dell'appartenenza al nostro essere qui, e ora. 

Recensione: 
Lorenza Zambon ci guida alla scoperta della Casa degli alfieri, l'antica dimora sulla collina che da più di vent'anni condivide con un gruppo di artisti. Ci parla della casa, ma soprattutto del giardino che, giorno dopo giorno, le fa compagnia e cresce con lei. Un posto incantevole, dominato dalla natura incontaminata e selvaggia, che cambia con il mutare delle stagioni e che rivela nuove sorprese con gli anni che passano.
Un giardino che racchiude ricordi, invita agli incontri, conserva emozioni e pensieri. Ed un libro che, invece, è quasi un diario, in cui appuntare riflessioni e sensazioni. Una sfilza di immagini le quali, quasi come fotogrammi, raccontano una storia, anzi più storie.
Le storie delle persone che abitano lì, e degli animali che arrivano di tanto in tanto.
Degli alberi che muovono i loro rami al vento, e che crescono con il sole, dei sentieri selvatici che prendono forma con i passi dei visitatori, delle notti stellate che fanno da cornice ai sogni, dei risvegli pieni di torpore, rugiada e aria pura.

Più divento grande più voglio «celebrare» tutte le lune piene perché ognuna che passa è una di meno e non sarà più. 
La celebrazione è semplice: mi basta ricordarmi che quella sera c'è luna piena e, ovunque io sia, mi basta uscire fuori un poco nella notte per guardarla. Così non la spreco, la festeggio.

Più si prosegue con la lettura, più si entra a far parte di quel posto incantevole. Si impara a conoscerlo e ad amarlo. 
L'autrice, con le sue splendide descrizioni, riesce a catapultarci nella natura incontaminata di Monferrato, a farci vivere sulla nostra pelle le emozioni, a farcele assaporare pagina dopo pagina.

Ecco che gli alberi mi mostrano l'invisibile. Vedo l'aria che sommerge la collina e poi prende quota, verso il sole. Vedo l'aria, che è ovunque, che si muove incessante, che è il nostro elemento, che è il pianeta che ci entra dentro, una volta ogni cinque battiti del cuore. 
E' proprio vero, siamo creature degli abissi, viviamo sul fondo di un profondissimo oceano d'aria.

In questo libro si respira libertà e spensieratezza, amore per il creato, e per la vita in generale. Per quei piccoli momenti insignificanti e perfetti come una colazione all'aperto, un tramonto visto dalla collina, un teatro fabbricato con un po' di terra e tanti amici.
Poche pagine che fanno la differenza, che invitano a riflettere, sognare, respirare e che risvegliano i cuori intorpiditi. 

Ringrazio la casa editrice Ponte Alle Grazie per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

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