sabato 30 gennaio 2016

Presentazione: "Le anime bianche" di Frances Hodgson Burnett

Salve avventori!
Oggi voglio parlarvi di una nuova uscita che mi ha entusiasmato moltissimo.
Qualche giorno fa mi ha contattato Annarita Tranfici proponendomi di presentare qui sul blog l'uscita della prima traduzione italiana di uno tra gli scritti meno conosciuti di F. H. Burnett, "The White People", da lei tradotto, e pubblicato dalla Panesi Edizioni con il titolo "Le anime bianche".
Come forse sapete, perché lo ripeto molto spesso, io adoro questa scrittrice, e il suo romanzo "Il giardino segreto" resta per me uno dei grandi capolavori da leggere assolutamente.
Quindi sono stata molto contenta nel sapere che una sua opera ancora inedita in Italia fosse finalmente disponibile.
Ci tengo quindi a ringraziare sia la Panesi Edizioni che Annarita Tranfici, per aver dato a noi lettori, avidi di belle letture, questa opportunità.


Titolo: Le anime bianche
Titolo originale: The White People
Autore: F. H. Burnett
Editore: Panesi Edizioni
Data di pubblicazione: 23 dicembre 2015
Pagine: 79
Prezzo: 1,99  (ebook)

Trama:

Ysobel è una ragazzina timida e minuta che non ha mai conosciuto i genitori e vive, assieme ai tutori Jean Braidfute e Angus Macayre, in un castello dall’aspetto austero immerso nella desolata brughiera scozzese. Fin dall’infanzia, la bambina mostra di essere dotata di un particolare “dono” che la rende diversa da tutti gli altri bambini; ella ha il “potere di vedere oltre le cose” e di entrare in contatto con le anime dei defunti, ormai libere dalle sofferenze e dalle paure dell’esistenza. “Le anime bianche” (“The White People” nella versione originale) è un romanzo breve in cui la celebre autrice dei ben più conosciuti “Il piccolo Lord” (1886) e “Il giardino segreto” (1911) presenta, attraverso gli occhi della propria protagonista, le sue personali considerazioni circa ciò che attende l’uomo dopo la morte. Si tratta di un racconto carico di motivi gotici, di verità e saggezza, in cui emergono non soltanto il talento narrativo dell’autrice ma anche alcuni dettagli che rimandano al personale rapporto con il suo primogenito e con la religione.

Biografia della traduttrice (Annarita Tranfici):
Napoletana di nascita, Londinese d’adozione, è laureata in Lingue e letterature
moderne. Lavora come editor e traduttrice freelance, in particolar modo di testi letterari. Collabora in veste di copywriter a vari magazine online e nel tempo libero si dedica ad attività di blogging e alla stesura di romanzi e racconti brevi.

Potete ordinare il romanzo su Amazon e in tutti gli store online che trovate in elenco qui.

giovedì 28 gennaio 2016

Recensione: "Le avventure di Jacques Papier" di Michelle Cuevas.

Titolo: Le avventure di Jacques Papier. Storia vera di un amico immaginario
Titolo originale: Confessions of an Imaginary Friend
Autore:  Michelle Cuevas
Illustrazioni: Michelle Cuevas
Copertina: Ilaria Urbinati
Editore: De Agostini
Data di pubblicazione: 19 gennaio 2016
Pagine: 192
Prezzo: 12,90 € (cartaceo) 5,99 € (ebook)

Trama:
Da un po’ di tempo a questa parte, il piccolo Jacques Papier ha il terribile sospetto che tutti lo odino. Tutti eccetto la sorellina Fleur. A scuola i professori lo ignorano ogni volta che alza la mano, in cortile i compagni non vogliono mai giocare con lui e a casa i genitori si dimenticano persino di aspettarlo per cena. Ma la verità è ancora più sconvolgente di quanto possa sembrare… perché il piccolo Jacques non è che l’amico immaginario di Fleur! E quando troverà il coraggio di chiedere alla sorellina di recidere i fili della fantasia che li legano, per Jacques inizierà un travolgente, poetico – e a tratti esilarante – viaggio alla ricerca di se stesso. Chi è veramente Jacques Papier? Qual è il suo posto nel mondo? 

Recensione:
Jacques Papier è un ragazzino di otto anni molto arguto e riflessivo, ed è fermamente convinto che tutti lo odino, tutti fatta eccezione della sua mamma, il suo papà e la sorellina gemella Fleur.
Anche François, il suo cane bassotto, non fa altro che ringhiargli contro dal loro primo incontro, dalla prima volta che ha rivolto il suo musetto peloso verso di lui. 
La verità però non è esattamente questa, si sa, quando si guardano le cose secondo un unico punto di vista è difficile essere oggettivi. 
Jacques non viene deriso, denigrato e insultato. Non viene ferito o maltrattato, nessuno nuoce alla sua salute. Egli è semplicemente ignorato.
E finalmente, un giorno, il ragazzino si rende conto del perché di questo atteggiamento.
In verità nessuno odia Jacques, perché nessuno lo conosce, nessuno a parte Fleur, la sua sorellina e creatrice. Jacques non è altri che il suo amico immaginario!
La realtà arriva come una secchiata di acqua gelida in pieno viso, ed è dolorosa, così dolorosa da far male.
Può un amico immaginario soffrire? Com'è il cuore di un bambino immaginario quando si frantuma in mille pezzi?
Da qui ha inizio la crisi esistenziale del nostro protagonista che, comprensibilmente, vede tutte le sue certezze andare in pezzi.
Comprende di essere solo il frutto della fantasia di sua sorella, e di essere quindi non altro che il risultato delle scelte che lei ha preso per lui. Allora chi è Jacques in realtà?
Ora che ha compreso la sua natura, il ragazzino non desidera altro che scoprire cosa significhi essere liberi, e non solo l'amico immaginario di qualcun altro.
Così, pur volendo molto bene alla sua sorellina, Jacques decide di chiederle di essere liberato.
Inizia così il viaggio del ragazzo immaginario che si ritroverà a vagare, di luogo in luogo, facendo la conoscenza di altre famiglie e di altri bambini bisognosi di aiuto, affetto e fiducia.
Un viaggio alla scoperta di se stesso, in cui apprenderà che non è l'aspetto la cosa più importante, non è quello ciò che ci caratterizza per ciò che siamo, ma le nostre azioni, come facciamo sentire chi amiamo e come loro ci fanno sentire.
Ed è un bambino immaginario a darci questa e tante altre piccole, grandi, lezioni di vita, lui assieme a tutti i bambini che gli danno vita nel corso della storia: Fleur, Pierre, Merla e Bernard.
"Le avventure di Jacques Papier" è un racconto narrato con estrema simpatia e sensibilità.
Michelle Cuevas dà vita e corpo non solo alla fantasia, ma anche a tutte le piccole paure che si annidano dentro di noi. La paura di non essere abbastanza, il terrore di essere invisibili, lo sconforto di non trovare il luogo adatto a noi, di non avere nessuno che ci comprenda per quello che siamo, o ancor peggio di essere noi stessi a non comprenderlo pienamente.
L'autrice racconta questa storia combinando perfettamente momenti divertenti a momenti drammatici, momenti comici a momenti molto commoventi, lasciando a noi lettori numerosissimi spunti di riflessione. Riuscendo a farci provare pena e tristezza anche per la triste condizione di qualcuno che sappiamo chiaramente non essere reale.
Una lettura che consiglio fortemente ai lettori di tutte le età, un grande conforto per i bambini, una dolce carezza per gli adulti, perché per quanto si è grandi il mondo fa sempre un po' paura.

Considerazioni:
Con "Le avventure di Jacques Papier" ho scoperto una storia deliziosa, che nella sua semplicità mi ha fatto provare una vasta gamma di emozioni, mi ha divertito, mi ha intristito, mi ha commosso ed emozionato.
Ho sempre pensato che le storie per ragazzi fossero le più belle, difatti molti tra i miei libri preferiti sono considerati letture per ragazzi, ma questo non significa affatto che siano infantili o sciocche, tutt'altro...
È proprio in quelle letture che sono segnati i messaggi più profondi, più belli ed intensi. Le parole più toccanti, più vere, quelle che chiunque sente il bisogno di sentirsi dire, quelle che solo leggendole fanno bene al cuore.
Messaggi e insegnamenti che non è mai troppo tardi per apprendere e che non ci si dovrebbe stancare mai di ricordare.
Jacques Papier è un protagonista estremamente simpatico e ironico, molto divertente, intelligente e mai banale.
Mentre leggevo di lui sapevo di leggere di un essere non reale - e non intendo non reale come può essere irreale qualsiasi protagonista di un libro, Jacques è doppiamente irreale, perché non esiste né nella nostra realtà né nella sua storia - (è un bambino immaginario, il frutto dell'immaginazione di qualcun altro, perciò le sue parole non sono le sue, così come i suoi gusti, i suoi gesti e le sue azioni),
eppure, nonostante fossi a conoscenza di tutto ciò, non ho potuto fare a meno di affezionarmi a lui, immedesimarmi, sentire la sua sofferenza e percepire il suo dramma nel vedere il suo mondo andare in pezzi.
Cosa si può provare realizzando improvvisamente di non esistere?
Deve essere terribile immaginare che tutto ciò che abbiamo fatto, le persone che crediamo ci vogliano bene, siano solo un inganno della nostra percezione.
Provate ad immaginarlo, chiunque resterebbe atterrito da una scoperta simile, penserebbe che nulla nella sua vita ha mai avuto un senso e probabilmente arriverebbe ad agognarne le fine.
Invece, nonostante la rivelazione e la sofferenza terribile, Jacques non si dà per vinto e inizia ad bramare la libertà.
Nel suo viaggio incontra vari bambini, ciascuno dei quali gli darà un aspetto diverso:
per Pierre prenderà la forma di vari personaggi, tra cui anche una principessa in pericolo e per Merla sarà addirittura un cagnolino.
Con Bernard, invece, Jacques non scoprirà mai la natura della sua identità e non gli interesserà nemmeno conoscerla perché a quel punto del suo viaggio sarà già arrivato ad una grande consapevolezza: non è l'aspetto che definisce ciò che siamo, ed esso non descrive la personalità di nessuno.
Ad esempio, dentro ad una cosa piccola ed effimera come un granello di sabbia, possono essere nascosti sogni grandiosi e idee sconfinate.
Jacques, dalla sua straordinaria avventura, non arriverà a conquistare la libertà, almeno non come lui la intendeva inizialmente.
Imparerà però ad amare se stesso, e di conseguenza insegnerà ai suoi bambini ad amarsi, ad avere fiducia nelle proprie capacità. Aiutandoli a farsi strada nel mondo e a smettere di nascondersi, dimostrando loro che si è invisibili solo nella misura in cui si sente di esserlo.

“La verità è che questo è quello che vogliono tutti: qualcuno che ci conosca in questo modo, che ci capisca. Non parlo di gusti o di taglio di capelli, ma di qualcuno che veda quel che siamo in realtà. 
Vogliamo tutti trovare la persona che sa chi siamo, realmente, con tutte le nostre stramberie, e che ci accetta così. Vi è mai successo che qualcuno riuscisse davvero a vedervi? Che sapesse cogliere sul serio la parte più profonda di voi, invisibile al resto del mondo? 
Spero di sì. 
A me è successo. 
Io ho sempre avuto Fleur.”

Il viaggio di Jacques Papier, la sua caparbietà e il coraggio nel perseguire il suo sogno, il suo obiettivo, mi hanno ricordato quelli di altri due protagonisti incontrati nei miei viaggi all'interno dei libri, ovvero quello di Edward Tulane, un orgoglioso coniglio di porcellana, e quello Olga, un'esile bambina di carta.
Entrambi, come Jacques, vagano, di luogo in luogo, alla ricerca di un qualcosa che, alla fine, li condurrà principalmente alla scoperta di se stessi
Edward Tulane, come Jacques, durante il suo straordinario viaggio si trova a conoscere persone differenti, ad affezionarsi e ad apprendere moltissimo dai loro insegnamenti.
A ognuno di loro lascia un pezzo di sé e da ogni incontro esce cambiato, migliorato, più umano. Come Jacques, sul più bello, si vede costretto ad abbandonare gli amici, dire addio a quei legami e lasciar loro un pezzetto del suo cuore. (Anche se per Jacques quella di lasciare i suoi bambini è più una scelta. che una costrizione). 
Olga di carta, invece, come il nostro amico immaginario cova il sogno di diventare una bambina vera, in carne ed ossa e come lui è alla ricerca delle sue doti, delle sue capacità, perché erroneamente crede di non averne alcuna.
Ho amato tantissimo questi tre romanzi. Ho adorato i loro protagonisti, ho sofferto e gioito con un amico immaginario, un coniglio di porcellana e una bambina di carta.
Tutti, nella loro genuina semplicità, mi hanno ricordato cose a cui fa sempre bene pensare. 
Con gentilezza, delicatezza e tanta ironia, Jacques dà tenerezza e consolazione, offre quelle piccole pacche sulle spalle di cui tutti abbiamo bisogno, perché a tutti capita di sentirsi invisibili a volte, ma non occorre essere visibili agli occhi del mondo intero, l'importante è essere visibili per chi è il nostro mondo.

il mio voto per questo libro


Ringrazio la casa editrice De Agostini per avermi fornito una copia di questo libro 

mercoledì 27 gennaio 2016

E adesso cosa leggo? #5



Buonasera avventori!
Cosa state leggendo in questi giorni?
Io ho terminato da pochi giorni "Le avventure di Jacques Papier" di Michelle Cuevas un libro delizioso di cui vi parlerò meglio domani.
Ed ecco la fatidica domanda: e adesso cosa leggo?

Ecco i titoli candidati come prossima lettura

"3000 modi per dire ti amo" di Marie-Aude Murail
Il nuovo libro della Murail! Dopo aver letto "Miss Charity", ed essermene innamorata, voglio leggere tutto ciò che quest'autrice ha scritto *-*

"La stanza delle serpi - Una serie di sfortunati eventi" di Lemony Snicket
Il secondo capitolo della saga dedicata agli sfortunati orfani Baudelaire. Ho letto e apprezzato moltissimo il primo capitolo (dovete scusarmi! La recensione è pronta ma ancora in attesa di essere pubblicata) e non voglio far passare troppo tempo prima di cominciare il secondo.

"Foulsham" di Edward Carey 
Secondo capitolo della saga dedicata agli Iremonger e alla loro stramba esistenza immersa tra cumuli di sporcizia e rifiuti.
Anche in questo caso ho letto il primo capitolo della saga, ovvero "I segreti di Heap House", e sono ansiosa di conoscere il seguito delle vicende che hanno protagonisti Clod Iremonger e la domestica Lucy Pennant.

Su qualsiasi titolo, tra questi, verterà la mia scelta, credo proprio gli altri due lo seguiranno a ruota. 

Voi cosa mi dite? Avete letto qualcuno di questi libri?

lunedì 25 gennaio 2016

Recensione: "Tutta la magia dei sogni" di Cassie Beasley

Titolo: Tutta la magia dei sogni
Titolo originale: Circus Mirandus
Autore: Cassie Beasley
Copertina: Diana Sudyka
Editore: De Agostini
Data di pubblicazione: settembre 2015
Pagine: 314
Prezzo: 14,90 €

Trama:
Una vita senza magia vale la pena di essere vissuta? Micah Tuttle, undici anni e una fantasia sconfinata, crede di no. Per questo ha sempre amato le vecchie storie di nonno Ephraim. Le storie sul Circus Mirandus, un luogo pieno di magia, di animali portentosi e di personaggi indimenticabili. Ma ora nonno Ephraim sta morendo, e la terribile zia Gertrude è arrivata da lontano per prendersi cura di tutti e due. In un attimo la magia dei sogni di Micah sembra svanire, finché il nonno decide di dirgli la verità: il Circus Mirandus esiste veramente e il Mago delle Luci, il più potente illusionista di tutti i tempi, è in debito di un miracolo con lui per via di una promessa fatta molti, molti anni prima. Micah non se lo fa ripetere due volte e con l'aiuto di Jenny, la sua amica del cuore, si mette sulle tracce del circo e dell'uomo che potrebbe salvare la vita di nonno Ephraim. C'è un problema, però: il Mago delle Luci non vuole mantenere la promessa, e tocca a Micah fargli cambiare idea. Ma per riuscirci, lui stesso dovrà convincersi di una cosa riguardo alla magia: solo se ci credi, esiste per davvero.

Recensione:
Un posto magico e suggestivo, dove tutto sembra possibile e i confini sembrano non esistere. Almeno per quei pochi fortunati che hanno il privilegio di poter entrare, e poter sognare ad occhi aperti. Tra questi il povero Ephraim che, in una delle tante lunghe giornate trascorse in attesa del ritorno del papà dalla guerra, inizia a percepire una stravagante melodia.
Proprio come il richiamo di una sirena o del più famoso flauto magico, per lui quel suono di tamburo diventa più attraente di qualsiasi altra sinfonia. Tutto quello che può fare è seguirlo, ovunque lo condurrà.
Ed è così che Ephraim si troverà ad intraprendere un viaggio del tutto inaspettato, dall'incontro con il bizzarro bigliettaio Geoffrey, che, al contrario di quanto possiate immaginare, non vende biglietti, sino a quello ben più importante con l'illustre e misterioso Mago delle Luci.
Lui, più di chiunque altro, sembra conoscere il cuore del ragazzo, carpirne i segreti e le speranze più profonde. Il Lightbender, così ribattezzato da Ephraim, gli farà il regalo più prezioso, un miracolo a sua scelta, da utilizzare come e quando vorrà.
Ed è proprio a causa di questo miracolo che, anche il nipote di Ephraim, Micah, inizierà a rincorrere a tutti i costi il sogno di raggiungere il Circus Mirandus.
Iniziata come una spedizione di emergenza, questa impresa rischiosa saprà regalare all'amorevole nipotino e alla sua amica Jenny, molte più emozioni di quante potessero immaginare. 
E, grazie al coraggio dei due sprovveduti avventurieri, anche noi lettori avremo il privilegio di osservare mirabolanti creature dai talenti più straordinari: dalla tigre invisibile all'elefante onnisciente, sino all'affascinante ed enigmatica donna uccello d'Amazzonia.
Tutti loro, ed altri ancora, contribuiscono a creare per chi legge uno spettacolo sempre emozionante.
Ma ciò che rende questo romanzo davvero coinvolgente è il fatto che non si limita a regalare assurde fantasie. È vero, si parla di uomini forzuti e messaggeri volanti, ma anche di bambini che farebbero di tutto per i loro nonni, di ragazzine sveglie e intraprendenti, di cocenti delusioni, sogni di gloria, speranze distrutte e soprattutto di amore. Che sia quello che lega due familiari, che unisce due compagni di scuola, oppure quello che fa incontrare un uomo e una donna, è in ogni caso questo il vero protagonista della storia.
I personaggi e i loro legami rendono il romanzo, non solo un bellissimo libro di magia adatto ai ragazzi, ma un'opera interessante per i lettori di qualsiasi età.
Inoltre "Tutta la magia dei sogni" è scritto in maniera impeccabile, cosa non usuale per gli autori alla loro prima esperienza di scrittura.
Purtroppo, e mi spiace molto muovere questa critica, non posso dire lo stesso per chi ha curato l'edizione editoriale italiana che "vanta" un bel po' di errori di battitura (e talvolta persino grammaticali) che un miglior lavoro di revisione (o semplicemente una lettura più attenta) avrebbero potuto di certo evitare. 
Ed è davvero un peccato che un bestseller internazionale debba poi essere sminuito da una traduzione non accurata. Inoltre ho anche poco digerito la mancanza delle illustrazioni nella nostra edizione che, per un libro del genere, credo fossero essenziali.
Mi auguro che una futura ristampa possa rimediare a queste lacune.
In compenso faccio i miei complimenti alla casa editrice per aver conservato e rispettato in ogni sua parte la copertina originale che, devo ammettere, è una più belle che abbia mai visto.
È stata in effetti questa splendida cover ad attrarmi in principio e, se non fosse stato per lei, non avrei mai conosciuto la storia di Micah, di Ephraim e degli abitanti del circo.
La bellissima illustrazione, firmata Diana Sudyka, è stata la musica che mi ha condotto da Geoffrey, il mio lasciapassare per la meraviglia.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Avete presente quando, dopo aver terminato un libro, avete gli occhi lucidi e non sapete neanche il perché?
Vi è mai successo? A me pochissime volte, l'ultima pochi giorni fa, dopo aver salutato il Circus Mirandus. 
Non so se è stato il finale, che si conclude con una frase straordinariamente vera, se l'effetto dei ringraziamenti finali dell'autrice (tenerissimi), o se la consapevolezza di dover dire addio a tanti amici.
Forse un po' tutto questo e forse anche il rassicurante pensiero che il piccolo Micah, dopo tante sventure, ha finalmente trovato il suo miracolo. Probabilmente non quello che sperava, ma spesso le cose inaspettate sono quelle di cui abbiamo più bisogno.
Chiudendo questo libro ho avuto l'impressione di aver appena concluso un bellissimo viaggio, che mi ha portato a conoscere tanti personaggi dall'aspetto bizzarro e il cuore nobile.
Tra questi sicuramente un posto d'onore lo merita il Lightbender, la cui sensibilità e l'animo gentile lo rendono non solo un maestro nel creare illusioni ma anche, e soprattutto, nel regalare sogni.
Ho ammirato i suoi buoni propositi e gli ideali che muovono il suo agire.
Ma se c'è un personaggio che ho davvero amato quello è Chintzy.
Ebbene sì, l'uccello messaggero dalla battuta sempre pronta e dal sarcasmo pungente, mi ha conquistato dal primo istante. 
Sincera e battagliera, non usa mezzi termini per dire la sua.
Stessa cosa si potrebbe dire per Victoria, la seducente donna-uccello d'Amazzonia, che, consapevole della sua eleganza e bellezza, sa di riuscire ad ottenere sempre ciò che vuole.
Per lei la magia è potere, fama e successo. La possibilità di mostrare agli altri quanto si è speciali e meravigliosi. 
Forte e decisa come la mia amica Chintzy, lei è al contrario quella che, fra tutti i circensi, ha attirato meno la mia simpatia. Devo ammettere però che la svolta dark che la sua gelida figura conferisce al libro è una delle cose che ho apprezzato di più.
La sconvolgente esibizione che vede Victoria per protagonista lascia il lettore spiazzato ed incredulo.
E se persiste ancora qualche dubbio sull'indole perversa della bella ragazza volante, ecco che lei dipana la questione poche pagine dopo, giocando con la vita della piccola Gertie.
E a proposito di quest'ultima vorrei fare una riflessione.
L'abbiamo conosciuta in veste di acida zia, sempre attenta a tenere Micah lontano dal nonno e dalle sue storie fantasiose. La rivediamo poi come la fragile bimba che avrebbe creduto a qualsiasi parola uscita dalla bocca del suo fratellone.
In lei scorgiamo la speranza e la delusione, il peso di chi diventa grande e non crede più nei sogni. 
Ho detestato Gertrude per quasi tutta la lettura ma alla fine ho avuto pena per lei.
Cosa sarebbe successo se Ephraim avesse rifiutato la proposta di Victoria e avesse effettivamente raggiunto il circo?
Molto probabilmente Gertrude avrebbe conservato il suo animo spensierato e innocente. Avrebbe assaporato il circo e l'avrebbe amato. 
Victoria l'ha ferita, ma ancora di più Ephraim, che, troppo preso dal suo amore per la donna di ghiaccio, ha dimenticato di proteggerla.
Lei è la prima vittima di tutto questo, quella che ha subito le scelte degli altri, e pagato per colpe non sue. Ecco perché, dopo le rivelazioni sul passato di Ephraim, Gertrude e Victoria, ero convinta che il miracolo più giusto non potesse essere altro che la possibilità per il nonno di Micah di rimediare al passato.
Non dico che il finale stabilito dalla Beasley abbia incontrato la mia delusione, ma devo ammettere che quello da me immaginato sarebbe stato, secondo la mia modesta opinione, più appropriato.
Portare il circo da Gertie, farle capire che era tutto vero e che c'è ancora qualcosa in cui credere. Che la magia esiste, non solo nelle storie di un vecchio pazzo o nelle fantasie di un ragazzino credulone, ma per tutti, anche per chi, come lei, ha smesso di cercare.

Curiosità:
Questo libro mi ha subito richiamato alla mente il film "Big fish" e la pellicola meno nota "Il lago dei sogni", che aveva per protagonista una giovanissima Hayden Panettiere.
Molte sono poi le assonanze con un altro libro, "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" di Ransom Riggs, presto al cinema per la regia di Tim Burton.
Ebbene è con grande gioia che vi comunico che i diritti della storia di Cassie Beasley sono stati acquistati dalla Stone Village, che molto presto ne curerà la trasposizione cinematografica.
Non ci resta che aspettare e augurarci che facciano un ottimo lavoro!

Ringrazio la casa editrice De Agostini per avermi fornito una copia cartacea del romanzo

il mio voto per questo libro

venerdì 22 gennaio 2016

Recensione: "La fata dei ghiacci" di Maxence Fermine

Titolo: La fata dei ghiacci
Titolo originale: La fée des glaces
Autore: Maxence Fermine
Copertina: Louise Robinson
Illustrazioni: Louise Robinson
Editore: Bompiani
Data di pubblicazione: 17 settembre 2015
Pagine: 176
Prezzo: 12,00 €

Trama: 
Durante il primo giorno delle sue vacanze sulla neve, Malo si trova coinvolto in una strana tempesta di neve. Appena recuperati i sensi, l’adolescente si ritrova faccia a faccia con una bella e misteriosa ragazza, che vive in un castello di ghiaccio. Il suo nome? La fata dei ghiacci. La sua missione? Accogliere i viaggiatori diretti al Regno delle ombre durante l’inverno. Malo si ritrova dunque per la terza volta nel Regno delle ombre, verso il quale prova attrazione e terrore. E se questa avventura non fosse casuale, ma l’occasione per lui di rispondere alle domande che si pone? Aiutato dalla fata dei ghiacci, dovrà affrontare molti pericoli prima di ritrovare la strada per tornare a casa. 

Recensione:
A un anno di distanza dalla sua ultima avventura nel Regno delle Ombre, Malo vi fa inaspettatamente ritorno.
Il giorno del suo tredicesimo compleanno si avvicina, e i suoi genitori - che nonostante abbiano rischiato di perderlo in un incidente due anni prima, non sembrano aver imparato la lezione - anziché cercare di godere il più possibile del tempo con lui, preferiscono mandarlo a "festeggiare" da solo in montagna, dove il ragazzino avrà come unica compagnia la zia Orticaria, che non sembra andargli troppo a genio.
Ed è durante la sua prima lezione di sci che il ragazzo cade in un dirupo e trova "casualmente" la strada per raggiungere una nuova porzione di quel mondo sconosciuto, ovvero il Regno delle Ombre d'inverno.
Lo spettacolo che si troverà davanti agli occhi è spettacolare e forse il più incantevole che questi viaggi surreali gli hanno mai regalato.
Un mondo abbagliante e luccicante di neve candida, fresca e splendente, e straordinarie costruzioni impalpabili e magnifiche, trasparenti e cristalline, fatte di ghiaccio.
Ad attenderlo un'esile creatura, candida come tutto ciò che la circonda e vestita di soffice neve.
Lea, la fata dei ghiacci, sarà la sua guida in questo mondo e lo condurrà verso ostacoli e pericoli alla ricerca del magico fiore di neve, unico e solo mezzo per poter far finalmente ritorno a casa.
Sicuramente tra i tre capitoli di questa trilogia questo è quello con l'ambientazione più affascinante e incantata.
Anche le illustrazioni, questa volta tutte ad opera di Louise Robinson (l'artista che ha curato le tre meravigliose illustrazioni di copertina della saga), sono più ricercate ed eleganti di quelle dei volumi precedenti (soprattutto de "La piccola mercante di sogni", realizzate da artisti amatoriali).
Fermine, nella sua trilogia, ci racconta tre mondi bizzarri e imprevedibili, ricchi di personaggi stravaganti e di ambientazioni fantasiose, che mancano però di una cosa importante: un messaggio univoco e diretto.
La mancanza di questo, e la conclusione di tutto sospesa tra sogno e realtà senza che vengano date troppe spiegazioni a riguardo, relega tutto ad una storia piacevole in un mondo surreale e nulla più.

Considerazioni:
Tra i tre capitoli della saga del Regno delle Ombre questo è quello che ho preferito per atmosfera, ambientazione e illustrazioni.
Ho apprezzato molto i nuovi personaggi che appaiono in queste pagine, in primis la fata Lea, il fotografo Pierre e il pastore filosofo che abita in cima alle montagne. Quest'ultimo, in particolare, mi ha ricordato il barone celeste incontrato ne "La piccola mercante di sogni".
Il pastore trasmette il messaggio più bello che si trova in questa lettura, imparare ad apprezzare ciò che si ha, e a godere delle gioie che abbiamo, senza ricercarne di continuo di nuove e di superflue.

"Scendere da quest'angolo di paradiso, per me, sarebbe peggio che scendere dall'Annapurna. Per cui resto qui e mi accontento di quanto mi offre la natura. Ho foraggio in abbondanza, legna per scaldarmi, acqua limpida che sgorga dalle vette, latte e formaggio, e una vista incomparabile delle montagne. 
Lavoro riposandomi, e mi sento utile, dato che mi occupo di più di mille pecore. Le nutro, le curo, le proteggo dai lupi. Insomma, è come se fossero la mia famiglia. Sono felice così. Cosa dovrei andare a cercare altrove?"

Tuttavia, nonostante queste note positive, ancora una volta non riesco ad apprezzare totalmente questa storia.
A cominciare dalla frase d'apertura di questa trilogia, che compare in ogni suo capitolo, e che riporto di seguito:

“Quando si scompare per la prima
volta, lo si fa in sogno.
La seconda volta, non si sogna più.
La terza volta, non si vive
più che nei sogni delle persone
che si sono conosciute.”

Per quanto sia bella e poetica, continuo a ribadire di non comprenderne il senso, o meglio lo avrei compreso se, come credevo, l'ultima frase fosse riferita alla conclusione della vita, in quanto, effettivamente, se una persona viene a mancare, continua a vivere solo nei sogni di chi resta, ma in questo caso si riferisce soltanto all'eventualità che Malo non riesca più ad essere capace di sognare. Quindi perché avrebbe smesso di esistere? Mah! Non me lo spiego...
Per quanto riguarda la trama, e quindi il succo della storia, mi duole dire che manca di un messaggio forte e preciso, della classica "morale della favola".
La domanda che mi pongo è: cosa ha appreso Malo dai suoi viaggi?
I genitori di Malo avrebbero dovuto imparare la lezione già dalla prima disavventura che li ha visti coinvolti, ma così non è stato. Cosa ci dice che questa volta lo faranno?
Per quanto riguarda il piccolo protagonista, invece, ci viene detto che ha imparato ad affrontare le sue paure, vengono citati gli innumerevoli ostacoli che ha dovuto superare, ma mai come in questo capitolo questa affermazione è più lontana dalla realtà. 
Difatti in "La fata dei ghiacci" Malo non si salva mai da solo, ma in suo soccorso arriva sempre qualcun altro a tirarlo via dai pasticci. Dapprima viene messo in salvo dalla fata dei ghiacci, poi dal mago Septimus che ricorre in suo aiuto. In quale occasione ha quindi avuto modo di dimostrare la sua crescita? A mio parere il suo personaggio ha dimostrato più intraprendenza e coraggio nei libri precedenti, che in questo.
Anche il finale mi ha lasciato insoddisfatta, Malo viene recuperato e tutto sembra essere finito e tornato alla normalità, eppure, nel mondo reale, qualcosa del Regno delle Ombre sembra averlo raggiunto. 
La presenza in ospedale di tre ragazze che ricordano fortemente Lili (la piccola mercante di sogni), Louison (la bambola di porcellana) e Lea (la fata dei ghiacci) è bizzarra e ingiustificata, ci lascia presupporre che tutto ciò che Malo ha vissuto sia reale, ok, ma perché loro sono lì?
Forse sarò pignola, ma per me anche nelle favole le cose devono avere un senso, altrimenti - scusate la ripetizione - che senso hanno?

Ringrazio la casa editrice Bompiani per avermi inviato una copia di questo libro

il mio voto per questo libro

giovedì 21 gennaio 2016

Estratto: "Coraline" di Neil Gaiman

Salve avventori!
Oggi ho selezionato per voi un passo estrapolato da "Coraline", celebre racconto di Neil Gaiman, la mia ultima lettura.
Ho scelto questo estratto perché è qui che è rinchiusa la morale della favola, che non è proprio quella che avevo immaginato fosse, dopo aver visto il film d'animazione.
Se il messaggio che passa dal film è essenzialmente: "Be careful what you wish for", "Sta attento a ciò che desideri", nel libro l'insegnamento più importante che resta dopo la lettura è tutt'altro.
La Coraline descritta nelle pagine di Gaiman, infatti, non arriva mai a desiderare apertamente dei genitori e una vita diversi da quelli che ha.
Desidera invece di non avere paura, vorrebbe avere abbastanza coraggio da affrontare il mostro che tiene prigioniera lei e i suoi cari.
Nel passo qui sotto, la piccola Coraline racconta, al gatto parlante, un grande insegnamento che ha appreso da suo padre:
Essere coraggiosi non significa affatto non avere paura. 
Essere coraggiosi significa proprio avere paura, molta paura, una paura da matti e, ciò nonostante, fare la cosa giusta...

“«E poco dopo tornò a casa con gli occhiali sul naso. Disse che non aveva avuto paura, mentre era fermo lì con le vespe che lo pungevano e gli facevano male, mentre mi guardava correre via. Perché sapeva che doveva darmi il tempo di scappare, altrimenti le vespe avrebbero inseguito tutti e due.» 
Coraline girò la chiave nella toppa, che scattò con un sonoro clangore. 
La porta si spalancò. 
Dall'altra parte non c’era nessun muro di mattoni: solo il buio. Dal corridoio soffiava un gelido vento. 
Coraline rimase ferma dov'era. 
«E mi disse che non era stato coraggioso, restando lì fermo a farsi pungere — disse Coraline al gatto. — Non era stato coraggioso perché non aveva avuto paura: quella era l’unica cosa che potesse fare. Ma quando era tornato a riprendersi gli occhiali, sapendo che lì c’erano le vespe, aveva veramente paura. Quello era stato vero coraggio.» 
Mosse il primo passo lungo il corridoio. 
Sentiva odore di chiuso, di polvere e di umidità. 
Il gatto avanzava lentamente accanto a lei. 
«E perché mai? » le domandò il gatto, con un tono che rivelava scarso interesse. 
«Perché — disse Coraline — quando hai paura di qualcosa, ma la fai comunque, quello è coraggio.»

lunedì 18 gennaio 2016

Recensione: "Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà" di Luis Sepúlveda

Titolo: Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà
Autore: Luis Sepúlveda 
Illustratore: Simona Mulazzani
Editore: Guanda
Data di pubblicazione: 22 ottobre 2015
Pagine: 112
Prezzo: 10,00 €

Trama:
È dura per un cane lupo vivere alla catena, nel rimpianto della felice libertà conosciuta da cucciolo e nella nostalgia per tutto quel che ha perduto. Uomini spregevoli lo hanno separato dal suo compagno Aukaman, il bambino indio che è stato per lui come un fratello. Per un cane cresciuto insieme ai mapuche, la Gente della Terra, è odioso il comportamento di chi non rispetta la natura e tutte le sue creature. Ora la sua missione - quella che gli hanno assegnato gli uomini del branco - è dare la caccia a un misterioso fuggitivo, che si nasconde al di là del fiume. Dove lo porterà la caccia? Il destino è scritto nel nome, e questo cane ha un nome importante, che significa fedeltà: alla vita che non si può mai tradire e anche ai legami d'affetto che il tempo non può spezzare.

Recensione:
Sepúlveda, con questo suo ultimo racconto, ci trasporta nelle vivide atmosfere del sud del Cile, dove la natura incontaminata fa da cornice a pasti frugali e antiche tradizioni.
Lo scrittore ci fa dono di questo viaggio, tornando egli stesso indietro nella memoria, ai tempi in cui era solo un bambino intento ad ascoltare ogni sera le storie che i nonni e l'anziano prozio inventavano per lui e per tutti i bambini mapuche.
È da questo ricordo che il romanzo prende vita. Da una promessa che Sepúlveda fa a se stesso e ai piccoli indios: di continuare la vecchia usanza, di conservare la memoria, di ricordare, nel miglior modo possibile, la terra che porta nel cuore.
E quale miglior storia da narrare ai bambini se non una che parla di amicizia, amore e fedeltà?
Quale, se non una che racconta di come un cucciolo di cane e un cucciolo d'uomo divennero fratelli?
Poche pagine, ma abbastanza per indirizzare il lettore lontano, in un posto dove l'onestà è ancora un valore, e dove il rispetto per la natura alberga nei cuori di tutti i puri di cuore.
Ed è così che, nella verdeggiante e profumosa araucaria, conosciamo il saggio Wenchulaf e la sua famiglia. Lui insegna al piccolo Aukaman ad amare il prossimo, a ringraziare per ogni pasto consumato, a condividere con gli altri ogni bene e ogni male.
Se con il nonno Aukaman apprende cosa significa essere saggi, con il tenero Aufman impara invece il significato della parola "amore".
Cresciuti insieme, divengono inseparabili fino a quando una forza estranea non li costringe a vivere lontani: il ragazzo come un fuggiasco ed il cane sotto tortura, nelle mani del nemico.
Ma ciò che si nasconde nel cuore neanche il più crudele degli uomini può portartelo via, e così anche Aufman non smette di pensare all'amico lontano, e alla felicità perduta.
A quel profumo di miele e farina che è l'odore di casa. Agli abbracci e alle carezze impossibili da dimenticare.
Leggendo i pensieri di Aufman, il lettore non può che provare pena per quel povero cane in trappola, intenzionato a sacrificare ogni cosa pur di proteggere i mapuche. La cui ferrea lealtà non vacilla neppure davanti alle frustate e all'inedia.
Credo che questo sia uno dei punti fondamentali che fa di "Storia di un cane che insegnò all'uomo la fedeltà" una lettura perfetta per un pubblico giovane.
I valori di cui la vicenda è intrisa sono semplici eppure importanti: dall'amore per la terra e i suoi frutti, al rispetto per ogni essere vivente, all'importanza della memoria e delle radici, fino all'amicizia che non si corrode col passare del tempo.
In più il romanzo è arricchito dall'inserimento di vocaboli in lingua mapuche, tradotti volta per volta, ma anche riportati a fine libro in un breve dizionario. Ciò contribuisce a rendere la narrazione ancora più suggestiva, guidando chi legge in quel mondo incontaminato che un tempo era il Cile.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, o hai intenzione di farlo, fermati qui!
Come dicevo poc'anzi ho apprezzato molto questo libro sia per gli essenziali insegnamenti che impartisce ai lettori, sia per l'atmosfera idilliaca che descrive.
Tutto lì sembra perfetto e puro, con gli animali in armonia tra loro e con gli uomini. Un luogo in cui chiunque vorrebbe abitare. Un posto dove la pace regna sovrana sopra ogni cosa.
Almeno fino all'arrivo della gente civilizzata che non conosce nulla se non il denaro e la conquista. Questo conflitto tra culture non fa che mettere in luce come le persone più modeste siano anche quelle più sagge, le uniche in grado di riconoscere cosa è giusto e cosa non lo è.
Proprio per questo consiglierei questa lettura ai più piccoli, non ancora in grado di distinguere il bene e il male. Sepúlveda è, come sempre, abile a insegnare, con aneddoti semplici, argomenti molto più complessi e profondi.
Ciononostante il libro presenta anche delle mancanze, o perlomeno alcuni aspetti che non mi sono piaciuti.
In primo luogo la brevità. La storia è coinvolgente ma dura troppo poco. Non abbiamo abbastanza tempo per affezionarci davvero ad Aufman o per bramare l'atteso incontro con suo "fratello". L'unica cosa che siamo spinti a fare è provare pena per le sue sofferenze, ed essere felici nel rivivere con lui i momenti lieti.
Ma anche questi, se consideriamo i nove anni che i due hanno trascorso assieme, sono assai rari. In un lampo vediamo Aufman e Aukaman cresciuti, e un secondo dopo assistiamo alla loro separazione.
Altra cosa che mi ha lasciata perplessa è il finale che vuole il povero cane sacrificarsi per il ragazzo e tentare il tutto per tutto pur di salvarlo.
Mentre assistiamo all'eroico gesto d'altruismo di Aufman, constatiamo invece che tale generosità non è contraccambiata. Non ci viene descritto alcun dolore da parte di Aukaman nel ritrovarsi tra le braccia il corpo esanime dell'animale. Anzi, non perde tempo nel prestare tempo e attenzioni per il cucciolo, troppo impegnato a fasciare la propria di ferita.
Il fatto che Aufman abbia dato la sua vita in cambio di quella di Aukaman ci viene palesato come un atto dovuto, quasi come se l'esistenza umana avesse di per sé più valore di quella di qualsiasi altra specie.
Concludendo il libro mi sono chiesta "dov'era l'amicizia tanto decantata? E dove il rispetto per ogni vita?"
È come se il bellissimo messaggio profuso in ogni pagina non fosse stato accompagnato e suggellato da un epilogo di altrettanto spessore.
Tutto termina in modo troppo affrettato, prevedibile, senza emozione e senza pathos.
Sembra quasi dire che il cane ha davvero insegnato all'uomo la fedeltà, ma che questi non è stato talmente bravo da impararla.

Ringrazio la casa editrice Guanda per avermi inviato una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

sabato 16 gennaio 2016

Chi ben comincia... #26

Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti

La casa dei fantasmi di John Boyne

Buon sabato avventori!
Prima di lasciarvi al vostro fine settimana voglio condividere con voi l'incipit della lettura che mi sta tenendo compagnia in questi giorni, trattasi de "La casa dei fantasmi" di John Boyne.
Non l'ho ancora terminato, e non so se alla fine mi deluderà, i libri di fantasmi spesso mancano le aspettative, però per ora mi sta piacendo davvero moltissimo.
Adoro il periodo in cui ambientato, il luogo (Londra e alcuni freddi e nebbiosi paesi nei dintorni), l'atmosfera in cui è immerso, l'ambientazione (una vecchia e maestosa villa inglese), lo stile narrativo e discorsivo, e il fatto che si faccia spesso riferimento ai libri.
Spero di potervene parlare presto, e più dettagliatamente, in una recensione.
L'avete letto? Non ditemi se vi ha deluso però... non potrei ancora sopportarlo XD
“Londra, 1867 
 Se mio padre è morto la colpa è di Charles Dickens. 
 Quando torno al momento in cui la mia vita passò dalla serenità all’orrore, e ciò che è naturale divenne abominevole, mi ritrovo seduta nel salotto della nostra modesta casetta vicino a Hyde Park, a studiare i bordi sfilacciati del tappeto davanti al focolare, a chiedermi se fosse giunto il momento di comprarne uno nuovo o se cercare di aggiustarlo da me. Semplici pensieri domestici. Quella mattina pioveva, uno scroscio titubante ma ininterrotto, e quando spostai lo sguardo dalla finestra colsi il mio riflesso nello specchio sopra il camino, e il mio aspetto mi lasciò avvilita. Non ero mai stata attraente, ma la mia pelle era più pallida del solito, i capelli scuri erano crespi e trasandati. Le mie spalle erano ricurve mentre sedevo coi gomiti puntati sul tavolo, una tazza tra le mani, e mi allungavo nel tentativo di correggere la postura. 
Allora feci una cosa sciocca: mi sorrisi, nella speranza che un’espressione soddisfatta migliorasse l’effetto, e trasalii quando vidi un secondo volto, molto più piccolo del mio, restituirmi lo sguardo dall'angolo in basso dello specchio.”

giovedì 14 gennaio 2016

Recensione: "Le ragazze della rosa" di Arianna Leoni

Titolo: Le ragazze della rosa
Autore: Arianna Leoni
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 13 Novembre 2015
Pagine: 250
Prezzo: 11,00 € (cartaceo) 3,99 € (e-book)

Trama: 
A tredici anni Alice vorrebbe poter andare a scuola da sola, nonostante una madre iperansiosa, e non perdere le sue inseparabili amiche quando l'anno prossimo andranno alle superiori. Ognuna di loro ha un sogno nel cassetto: Selene vorrebbe recitare nel musical della scuola, Daria entrare all'accademia di danza, Roberta essere apprezzata per quello che è, Milena diventare giocatrice di pallavolo professionista e... conquistare il ragazzo di cui è innamorata.
Quando la nonna di Alice trova in un mercatino i magici Anelli della Rosa , che hanno il potere di realizzare i desideri delle ragazze che li indossano, la vita delle cinque amiche potrebbe finalmente cambiare... 

Recensione:
Una storia semplice e graziosa rivolta ad un pubblico adolescenziale come lo sono le sue cinque protagoniste. 
Alice, Daria, Selene e Milena si apprestano a vivere il loro ultimo anno alle scuole medie, consce che l'anno successivo molte cose cambieranno nelle loro vite, prima fra tutte non saranno più compagne di classe.
La loro amicizia sopravviverà alla lontananza? O si perderanno di vista? 
È soprattutto Alice quella che è maggiormente angustiata da questo pensiero.
Così un giorno, per rincuorarla, la sua meravigliosa nonna che le è amica e confidente, le farà un prezioso regalo, ovvero la capacità di credere che qualsiasi cosa sia possibile se la si desidera, e di credere persino che nella vita esista un pizzico di magia. 
Questo è il dono più importante che la donna fa alle quattro amiche. La speranza di confidare in un sogno, che offrirà loro sotto forma di cinque carinissimi anelli a forma di rosa.
Un oggetto semplice che attua la sua prima, piccola magia, unendo le quattro ragazzine per sempre, o almeno con la promessa di riuscire a farlo. In modo che, se un giorno fossero state lontane, sarebbe bastato uno sguardo all'anello per ritrovarsi a pensare l'une alle altre.
La seconda magia che compie l'anello è quella di offrire alle ragazze l'opportunità di rivalutare una persona che non avevano mai preso in considerazione. La timida Roberta, bistrattata e ignorata dall'intera classe, diventerà in poco tempo un membro del loro ristretto club della rosa.
"Le ragazze della rosa" ora al completo, sono pronte per realizzare i loro sogni o, almeno, per provarci.
Ed è questa la terza e ultima magia che gli anelli compiono. Danno alle cinque amiche la spinta per tentare, provare in ogni modo a realizzare il loro desiderio.
Un libro dai presupposti davvero carini, che purtroppo ogni tanto inciampa nelle piccole banalità tipiche dei romanzi rivolti a questa fascia d'età.
Mi riferisco al voler inserire la storia d'amore a tutti i costi, perché pare che nessun libro sia degno di essere definito tale, senza.
Eppure questo ne avrebbe giovato. Poteva essere semplicemente una bella storia d'amicizia e di sogni. Perché dai! I sogni non devono avere per forza a che fare con l'amore e soprattutto non a questa giovane età.
A tredici anni, sprecare un desiderio per la prima storiella da bambini non è solo da pazzi, ma è un abominio!

Considerazioni:
È stata un'amica a parlarmi di questo libro e, quando ne ho letto la trama, mi è sembrata una lettura graziosa e piacevole per concludere l'anno in allegria.
Le poche righe con cui si presenta mi hanno subito fatto pensare alla serie "Quattro amiche e un paio di jeans" di cui però, premetto, non ho letto i libri, ma solo visto i film che ne sono stati tratti. Un paio di jeans, in quel caso, erano l'oggetto che univa le quattro amiche, e che era da loro visto con una sorta di valenza magica. Come gli anelli de "Le ragazze della rosa" i jeans sono da loro considerati, un po' per gioco, capaci di esaudire il desiderio di chi li indossi. 
Sinceramente non ricordo come e perché quel determinato paio di jeans fosse diventato per loro così importante, mentre qui, l'idea degli anelli, è un dolce suggerimento che proviene dalla saggia nonna di una delle protagoniste.
Anelli identici da condividere con le amiche del cuore per restare sempre unite, anche se si è distanti. Pensare di guardarli, anche a distanza di molti anni, e tornare con la mente, e con il cuore, ai ricordi condivisi insieme, è un'idea talmente carina che avrei voluto che qualcuno me l'avesse suggerita ai tempi, ormai lontani, della scuola...
Purtroppo per me non ho avuto una nonna sagace come quella di Alice che, lo dico a gran voce, mi è piaciuta moltissimo! La scrittrice ha costruito il suo personaggio in modo tale che non ho potuto fare a meno che apprezzarlo, partendo dalla sua iniziale idea di aprire un neko café e aver poi invece costruito una sorta di café letterario che, come avrete capito, è quello che piacerebbe fare anche a me!
Tra l'altro, oltre alla passione per i libri e i gatti, io e la nonna di Alice abbiamo in comune anche lo stesso anello a serpentino! Se non è una coincidenza questa!
Gentile, combattiva, divertente, sempre pronta a elargire utili consigli e pazza quanto basta da tingersi un ciuffo di blu, l'ho trovata adorabile.
Per quanto riguarda le cinque protagoniste, le ho trovate tutte abbastanza carine, la mia preferita però è da subito stata Roberta in cui mi sono un po' riconosciuta, soprattutto all'inizio, per il suo carattere riservato. (Per il resto no, io non avrei mai fatto il provino per la parte teatrale, e sicuramente non sarei mai riuscita a salire su un palco, a prescindere da qualunque anello magico).
Inutile quindi aggiungere che ho trovato poco credibile il modo istantaneo in cui Roberta vince la sua timidezza. Fatevelo dire da una timida, il comportamento di Roberta è pura fantascienza U_U
Se Selene è quella in cui mi sono riconosciuta meno, Milena è invece quella che ho meno apprezzato. 
Svende il suo desiderio, anzi lo butta via desiderando cosa? Di conquistare il ragazzo di cui è innamorata! Andiamo! Hai tredici anni e un desiderio dovresti usarlo per te stessa non per una cotta passeggera! Non per un sentimento che ancora non sai nemmeno cosa sia!!!
Non te lo meriti nemmeno un desidero se lo devi sprecare così! Agognando di conquistare l'amore di un ragazzo di cui, tra qualche mese, non ricorderai nemmeno il nome! 
Per di più manda all'aria una partita importante, la possibilità di un avanzamento nella sua carriera sportiva, perché vede lui mano nella mano con un'altra! 
E a questo come reagisce? 
Anziché frantumare l'idea che si era fatta di lui, pronuncia le parole che mai una donna, o in questo vaso una ragazzina, dovrebbe pronunciare: "perché non ha scelto me?" -__-
E allora basta Milena! Non sei nemmeno degna della mia attenzione.
Per quanto riguarda i genitori invece, fatta eccezione per quelli di Daria, gli altri sono tutti perfetti esemplari di persone a cui dovrebbe essere impedito di procreare.
Quando non sono menefreghisti come quelli di Selene sono testardi, egoisti e dispettosi come quelli di Roberta e Alice.
Persone che trattano i figli come oggetti pretendendo che facciano come gli viene ordinato senza dare loro una motivazione, una spiegazione o un perché. 
Li ho trovati più infantili e cocciuti delle loro figlie.
Nonostante queste critiche ho trovato "Le ragazze della rosa" una lettura carina che però manca di alcune situazioni e descrizioni che l'avrebbero resa più credibile e piacevole.

il mio voto per questo libro