venerdì 22 gennaio 2016

Recensione: "La fata dei ghiacci" di Maxence Fermine

Titolo: La fata dei ghiacci
Titolo originale: La fée des glaces
Autore: Maxence Fermine
Copertina: Louise Robinson
Illustrazioni: Louise Robinson
Editore: Bompiani
Data di pubblicazione: 17 settembre 2015
Pagine: 176
Prezzo: 12,00 €

Trama: 
Durante il primo giorno delle sue vacanze sulla neve, Malo si trova coinvolto in una strana tempesta di neve. Appena recuperati i sensi, l’adolescente si ritrova faccia a faccia con una bella e misteriosa ragazza, che vive in un castello di ghiaccio. Il suo nome? La fata dei ghiacci. La sua missione? Accogliere i viaggiatori diretti al Regno delle ombre durante l’inverno. Malo si ritrova dunque per la terza volta nel Regno delle ombre, verso il quale prova attrazione e terrore. E se questa avventura non fosse casuale, ma l’occasione per lui di rispondere alle domande che si pone? Aiutato dalla fata dei ghiacci, dovrà affrontare molti pericoli prima di ritrovare la strada per tornare a casa. 

Recensione:
A un anno di distanza dalla sua ultima avventura nel Regno delle Ombre, Malo vi fa inaspettatamente ritorno.
Il giorno del suo tredicesimo compleanno si avvicina, e i suoi genitori - che nonostante abbiano rischiato di perderlo in un incidente due anni prima, non sembrano aver imparato la lezione - anziché cercare di godere il più possibile del tempo con lui, preferiscono mandarlo a "festeggiare" da solo in montagna, dove il ragazzino avrà come unica compagnia la zia Orticaria, che non sembra andargli troppo a genio.
Ed è durante la sua prima lezione di sci che il ragazzo cade in un dirupo e trova "casualmente" la strada per raggiungere una nuova porzione di quel mondo sconosciuto, ovvero il Regno delle Ombre d'inverno.
Lo spettacolo che si troverà davanti agli occhi è spettacolare e forse il più incantevole che questi viaggi surreali gli hanno mai regalato.
Un mondo abbagliante e luccicante di neve candida, fresca e splendente, e straordinarie costruzioni impalpabili e magnifiche, trasparenti e cristalline, fatte di ghiaccio.
Ad attenderlo un'esile creatura, candida come tutto ciò che la circonda e vestita di soffice neve.
Lea, la fata dei ghiacci, sarà la sua guida in questo mondo e lo condurrà verso ostacoli e pericoli alla ricerca del magico fiore di neve, unico e solo mezzo per poter far finalmente ritorno a casa.
Sicuramente tra i tre capitoli di questa trilogia questo è quello con l'ambientazione più affascinante e incantata.
Anche le illustrazioni, questa volta tutte ad opera di Louise Robinson (l'artista che ha curato le tre meravigliose illustrazioni di copertina della saga), sono più ricercate ed eleganti di quelle dei volumi precedenti (soprattutto de "La piccola mercante di sogni", realizzate da artisti amatoriali).
Fermine, nella sua trilogia, ci racconta tre mondi bizzarri e imprevedibili, ricchi di personaggi stravaganti e di ambientazioni fantasiose, che mancano però di una cosa importante: un messaggio univoco e diretto.
La mancanza di questo, e la conclusione di tutto sospesa tra sogno e realtà senza che vengano date troppe spiegazioni a riguardo, relega tutto ad una storia piacevole in un mondo surreale e nulla più.

Considerazioni:
Tra i tre capitoli della saga del Regno delle Ombre questo è quello che ho preferito per atmosfera, ambientazione e illustrazioni.
Ho apprezzato molto i nuovi personaggi che appaiono in queste pagine, in primis la fata Lea, il fotografo Pierre e il pastore filosofo che abita in cima alle montagne. Quest'ultimo, in particolare, mi ha ricordato il barone celeste incontrato ne "La piccola mercante di sogni".
Il pastore trasmette il messaggio più bello che si trova in questa lettura, imparare ad apprezzare ciò che si ha, e a godere delle gioie che abbiamo, senza ricercarne di continuo di nuove e di superflue.

"Scendere da quest'angolo di paradiso, per me, sarebbe peggio che scendere dall'Annapurna. Per cui resto qui e mi accontento di quanto mi offre la natura. Ho foraggio in abbondanza, legna per scaldarmi, acqua limpida che sgorga dalle vette, latte e formaggio, e una vista incomparabile delle montagne. 
Lavoro riposandomi, e mi sento utile, dato che mi occupo di più di mille pecore. Le nutro, le curo, le proteggo dai lupi. Insomma, è come se fossero la mia famiglia. Sono felice così. Cosa dovrei andare a cercare altrove?"

Tuttavia, nonostante queste note positive, ancora una volta non riesco ad apprezzare totalmente questa storia.
A cominciare dalla frase d'apertura di questa trilogia, che compare in ogni suo capitolo, e che riporto di seguito:

“Quando si scompare per la prima
volta, lo si fa in sogno.
La seconda volta, non si sogna più.
La terza volta, non si vive
più che nei sogni delle persone
che si sono conosciute.”

Per quanto sia bella e poetica, continuo a ribadire di non comprenderne il senso, o meglio lo avrei compreso se, come credevo, l'ultima frase fosse riferita alla conclusione della vita, in quanto, effettivamente, se una persona viene a mancare, continua a vivere solo nei sogni di chi resta, ma in questo caso si riferisce soltanto all'eventualità che Malo non riesca più ad essere capace di sognare. Quindi perché avrebbe smesso di esistere? Mah! Non me lo spiego...
Per quanto riguarda la trama, e quindi il succo della storia, mi duole dire che manca di un messaggio forte e preciso, della classica "morale della favola".
La domanda che mi pongo è: cosa ha appreso Malo dai suoi viaggi?
I genitori di Malo avrebbero dovuto imparare la lezione già dalla prima disavventura che li ha visti coinvolti, ma così non è stato. Cosa ci dice che questa volta lo faranno?
Per quanto riguarda il piccolo protagonista, invece, ci viene detto che ha imparato ad affrontare le sue paure, vengono citati gli innumerevoli ostacoli che ha dovuto superare, ma mai come in questo capitolo questa affermazione è più lontana dalla realtà. 
Difatti in "La fata dei ghiacci" Malo non si salva mai da solo, ma in suo soccorso arriva sempre qualcun altro a tirarlo via dai pasticci. Dapprima viene messo in salvo dalla fata dei ghiacci, poi dal mago Septimus che ricorre in suo aiuto. In quale occasione ha quindi avuto modo di dimostrare la sua crescita? A mio parere il suo personaggio ha dimostrato più intraprendenza e coraggio nei libri precedenti, che in questo.
Anche il finale mi ha lasciato insoddisfatta, Malo viene recuperato e tutto sembra essere finito e tornato alla normalità, eppure, nel mondo reale, qualcosa del Regno delle Ombre sembra averlo raggiunto. 
La presenza in ospedale di tre ragazze che ricordano fortemente Lili (la piccola mercante di sogni), Louison (la bambola di porcellana) e Lea (la fata dei ghiacci) è bizzarra e ingiustificata, ci lascia presupporre che tutto ciò che Malo ha vissuto sia reale, ok, ma perché loro sono lì?
Forse sarò pignola, ma per me anche nelle favole le cose devono avere un senso, altrimenti - scusate la ripetizione - che senso hanno?

Ringrazio la casa editrice Bompiani per avermi inviato una copia di questo libro

il mio voto per questo libro

2 commenti:

  1. Ho letto prima delle vacanze Natalizie il primo volume della serie e non mi ha convinta. Ho già il secondo e il terzo, quindi spero che mi prenderanno di più!

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    1. Lo stesso vale per me, soprattutto nel primo, l'autore ha voluto dare vita troppi personaggi, ma ha dedicato loro poco tempo. Non ha dato al lettore il tempo di affezionarsi a nessuno di loro. La quantità a scapito della qualità

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