martedì 16 febbraio 2016

I luoghi dei libri #5

Poche e semplici le regole:
♥ Postare la foto di un luogo   
♥ Riportare l'estratto del libro in cui il luogo è descritto
♥ Spiegare il perché di questa associazione
♥ Aspettate i commenti


Salve avventori!
Rieccoci con un nuovo appuntamento di questa rubrica che ha per protagonisti i luoghi letterari che più abbiamo amato.
In questo caso voglio parlarvi del castello di Muircarrie, che fa da ambientazione alla storia narrata ne "Le anime bianche" di Frances Hodgson Burnett.
Del libro vi parlerò meglio nella recensione, posso però dirvi che tra le tante cose che mi hanno letteralmente conquistata meritano sicuramente un posto d'onore le descrizioni suggestive e dettagliate, redatte nell'inconfondibile stile della celebre autrice inglese.
Ne ho scelte per voi due, che ritraggono una brughiera immersa nella nebbia.
In particolare in questa scena si evince il forte legame creatosi tra Ysobel e il paesaggio scozzese che è sempre stato la sua casa.

Passò parecchio tempo prima che fossi abbastanza grande da conoscere ogni dettaglio. Cominciai a capire che la brughiera era diventata in segreto mia compagna e mia amica, che per me non era semplicemente la brughiera ma qualcosa di più. 
Era come una cosa viva - un gigante che giaceva al sole che lo riscaldava, o che si ricopriva di strati spessi e bianchi di nebbiolina, la quale a sua volta di tanto in tanto si contorceva e attorcigliava in spettri. 
All'inizio lo notai e in alcuni giorni mi piaceva anche, forse di più quando era purpurea e gialla, ricolma di ginestre spinose, erica e altri fiori, e il profumo di miele attraeva le api, le farfalle e gli uccelli. Ma ben presto iniziai a vedere e fui attratta da ben altra cosa. 
Non ricordo quanti anni avessi quel pomeriggio quando mi sedetti sul largo davanzale della finestra e intravidi un basso, soffice candore strisciare fuori e librarsi sopra l'erica, quasi come se la brughiera lo avesse respirato. In un primo momento mi parve simile a nebbia bassa; strisciava e avanzava lentamente fino a quando si trasformò in qualcosa di più denso e più bianco, e incominciò a nascondere l'erica, il ginestrone e la ginestra spinosa prima, e poi anche i giovani abeti bassi. Salì ancora e ancora, e, in alcuni frangenti, un alito di vento lo piegava in strane forme, quasi dall'aspetto simile a creature umane. Si aprì e si richiuse, poi si trascinò, strisciò e divenne ancora più spesso. E quando premetti il viso contro il vetro della finestra, salì ancora più in alto, si impadronì della brughiera e la nascose, sospeso, in tutta la sua pesantezza e il suo pallore, come fosse in attesa. 
Questo è ciò che mi venne in mente da bambina: che aveva fatto ciò che la brughiera gli aveva detto di fare; aveva nascosto tutto ciò che voleva essere celato, restando poi in attesa.

In questo secondo passaggio la brughiera diventa invece una pittoresca cornice per una gradevole passeggiata a due, quasi un segreto da condividere solo con chi sa vedere oltre le apparenze. 

La brughiera esibiva il suo lato più misterioso quando mi svegliai l'indomani mattina. 
Era molto presto, e si era nascosta nelle sue più soffici nevi di bianca e avvolgente foschia. Solo qua e là la cima di qualche scuro abete faceva capolino sopra di essa, e di tanto in tanto il candore si diradava, fluttuando altrove. Era come avrei voluto che la vedesse, esattamente come desideravo apparisse mentre vi camminavo con lui. 
Ci eravamo incontrati all'ingresso come avevamo programmato, e, avvolti nelle nostre mantelle perché l'aria del primo mattino era piuttosto fredda, uscimmo a passeggiare insieme. Non avrei mai immaginato potesse esistere un tale sentimento di amicizia e affetto nel mondo. Non sarebbe stato necessario per noi parlare se avessimo voluto rimanere in silenzio. Avremmo potuto farlo anche senza parole. Ma abbiamo conversato durante la nostra escursione, a voce bassa - una voce che sembrava resa ancor più smorzata dalla nebbia - di cose silenziose a cui tali voci sembravano appartenere. 
Attraversammo il parco fino a raggiungere una scaletta utile a superare la muraglia, lungo un sentiero che conduceva subito alla brughiera. Una zona del parco stesso un tempo faceva parte della brughiera, ombrosa con abeti sottili e spessi cresciuti assieme all'erica e alla ginestra. Nella brughiera la nebbia era diventata più spessa, e se non avessi imparato così bene il percorso, sicuramente avremmo finito per perderci. 
Conoscevo a memoria alcuni piccoli corsi d'acqua che gorgogliavano emettendo suoni che ci facevano da guida, e che erano talvolta rumorosi sussurri, talvolta balbettii canterini. 
L'umido, dolce profumo delle felci e dell'erica ci penetrava nelle narici; mentre ci arrampicavamo, riuscivamo a respirarne la freschezza. 
«V'è una sorta di bellezza ultraterrena in tutto questo», disse Hector MacNairn. 
La sua voce assomigliava un po' a quella di sua madre. Sembrava sempre dire molto di più di ciò che le parole esprimevano. 
«Potremmo essere fantasmi», risposi. «Potremmo essere tra quelli che la nebbia nasconde perché a loro piace essere nascosti.»

2 commenti:

  1. Bellissime queste ambientazioni e ottima scelta fotografica ^^

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  2. Ciao Muriomu!
    Meravigliose le foto che hai postato... io ADORO la Scozia, e queste immagini sono semplicemente stupende!
    Molto belli anche i pezzi di testo riportati dal libro.. hai avuto una bellissima idea!
    Ora aspetto la recensione! ;)

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