mercoledì 24 febbraio 2016

Recensione in anteprima: "Segreto di famiglia" di Mikaela Bley

Titolo: Segreto di famiglia
Titolo originale: Lycke
Autore: Mikaela Bley
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: 3 Marzo 2016
Pagine: 334
Prezzo: 12.00 € (cartaceo) 2,99 (ebook)


Trama:
A Stoccolma è un freddo e piovoso venerdì di maggio, quando la piccola Lycke, di soli otto anni, scompare improvvisamente nel centro della città.
La rete televisiva nazionale si lancia subito sulla notizia e manda sul campo un’inviata specializzata in cronaca nera, Ellen Tamm. Chi ha visto Lycke per l’ultima volta? Chi sono i suoi genitori? 
Il padre e la madre di Lycke sono separati ed è stata la nuova moglie del padre ad accompagnare la bambina al centro sportivo, dove se ne sono perse le tracce. La donna, madre a sua volta da poco, racconta la sua versione dei fatti, ma ci sono delle zone d’ombra nella testimonianza. 
La tata che ha cresciuto la bambina è chiusa nel dolore. La madre di Lycke invece è imperscrutabile, soffre ancora il peso del divorzio e di una depressione post partum mai affrontata. Il padre, dal canto suo, non si dà pace. Nel frattempo Ellen si impegna in una ricerca spasmodica, nonostante la corruzione della polizia, i sempre più strani comportamenti dei genitori di Lycke e le frecciate velenose dei colleghi. Ma ha deciso di fare il possibile per fronteggiare la situazione da vera professionista, perché questo caso le ricorda da vicino ciò che conosce sin troppo bene: segreti di famiglia, bugie, inganni che la obbligheranno a confrontarsi con il proprio doloroso passato, mentre le speranze di ritrovare la bambina scomparsa si assottigliano… 

Recensione:
Mikaela Bley, nel suo romanzo d'esordio, sceglie di raccontare una storia in perenne bilico tra un thriller psicologico e un giallo investigativo. 
È un freddo e piovoso venerdì di fine maggio quando alla giornalista di cronaca nera Ellen Tamm viene affidato il compito di seguire il caso della scomparsa della piccola Lycke.
Il solo sentire, nella stessa frase, le parole "bambina"-"otto anni"-"scomparsa", porteranno a galla nella mente della nostra protagonista sentimenti mai risolti. Un passato doloroso che ha invano cercato di dimenticare e lasciarsi alle spalle.
Ed è proprio per riabilitare se stessa, dagli eventi di cui si colpevolizza, che la donna cerca di impiegare tutte le sue energie per risolvere questo caso. Ritrovare la piccola Lycke, e riportarla sana e salva all'affetto dei suoi cari, diviene il suo obiettivo principe.
Ma Ellen ben presto si rende conto che tutti, nella famiglia della bambina, hanno qualcosa da nascondere e che nessuno sembra avere la coscienza totalmente a posto. 
I genitori, separati ormai da tempo, hanno atteggiamenti strani e nessuno dei due sembra conoscere realmente la personalità e i sentimenti della bambina. Non sanno dire se era o meno felice, se aveva o meno problemi a scuola, o se avesse mai avuto degli amici.
Chloé, la nuova moglie del padre, sembra aver visto sempre Lycke come un ostacolo, un ospite indesiderato, un impiccio, più che come un membro della famiglia.
Mona, la tata, è l'unica persona che si è mai interessata della piccola e l'unica ha sofferto vedendola trascurata da due genitori troppo presi da se stessi per assolvere dignitosamente al loro ruolo.
Questi sono i personaggi principali attorno a cui ruota la vicenda, persone che possiamo conoscere sia osservandole da un punto di vista esterno: quello di Ellen e di chi assieme a lei ne commenta gli atteggiamenti, che dalla mente stessa dei diretti interessati. Infatti il racconto avviene in maniera analitica, come se fosse un breve resoconto delle varie ore e giornate che scandiscono le fasi della ricerca, e si sposta da un narratore all'altro, permettendoci di cambiare punto di vista.
Così oltre ad Ellen, siamo invitati ad entrare nei pensieri di tutte le altre protagoniste femminili che hanno popolato la vita di Lycke.
La narrazione, per una buona parte del libro (oltre metà) risulta avvincente e affascinante, spinge il lettore a interrogarsi e porsi domande. Incuriosisce e invita ad andare avanti con la lettura, perché si è interessati a volerne sapere sempre di più.
Ma, perché purtroppo c'è un ma, nella seconda metà della lettura, tutto sembra spegnersi e congelarsi. Il caso appare quasi completamente chiuso, restano solo da mettere i puntini sulle i (puntini anche troppo prevedibili), perciò, per la buona metà che resta e che separa il lettore dall'epilogo, l'autrice (non so bene per quale motivo) sceglie di trasformare il suo thriller/giallo in un romanzo rosa O.O
Così siamo obbligati a subirci le paturnie sentimentali della giornalista e a leggere qualcosa a cui non siamo interessati. 
Perché regola numero uno, che dovrebbe conoscere chiunque voglia cimentarsi in questo genere, è: non rompere il ritmo, non distruggere il pathos quando si è nella parte in cui tutto dovrebbe succedere. Invece qui, quando dovrebbe succedere tutto, non succede più nulla. 
Il caso è risolto con quello che, molto probabilmente, la Bley ha considerato un gran colpo di scena, ma che (almeno per quanto mi riguarda) non lo è stato affatto.
Una buona partenza, un bell'andamento calzante che purtroppo, sul più bello, subisce gli effetti devastanti di una frenata decisamente troppo brusca, dalla quale non riparte più. 

Considerazioni:
Se non hai letto questo libro e hai intenzione di farlo fermati qui! 
Ho ricevuto questo libro a sorpresa dalla casa editrice ed essendo abbastanza appassionata del genere ne sono stata contenta.
In questi giorni sto affrontando una lettura - "La ricetta segreta per un sogno" di Valentina Cebeni - che non mi sta entusiasmando particolarmente, e di cui avrò modo di parlarvi in seguito, un libro ben scritto, ma che non mi suscita nessuna emozione né voglia di proseguirlo... eppure piano piano sto portando a termine anche quello.
Così ho deciso di alternare a quella lettura poco emozionante una che probabilmente lo sarebbe stata di più... e quale scelta migliore se non un thriller?
Ed è così che ho cominciato a leggere "Segreto di famiglia", e devo ammettere che fino a ben oltre metà lettura ero più che soddisfatta della mia scelta.
Il romanzo è ben scritto e la storia risulta accattivante anche per il modo in cui è narrata: un resoconto dettagliato che scandisce le varie fasi della ricerca dal momento della scomparsa di Lycke, fino all'epilogo della vicenda.
La scelta di avere come protagonista una giornalista televisiva, anziché un agente della polizia, l'ho trovata originale e perfettamente in linea con i tempi attuali dove, lo vediamo ogni giorno, le indagini sui casi di cronaca nera sembrano effettivamente portate avanti più dai giornalisti che dagli organi di competenza.
Tra i componenti della categoria giornalistica poi, ovviamente, si possono trovare sia persone come la nostra protagonista Ellen Tamm, realmente interessata alle sorti della vittima, ma anche squallidi avvoltoi come il suo capo ed ex fidanzato Jimmy, esclusivamente interessato al profitto mediatico della notizia.
Come dicevo poco fa, la storia mi ha appassionata per gran parte del suo svolgimento ma, poco oltre metà volume, si è spenta e non si è più riaccesa.
Il rammarico più grande, e ciò che rimprovero maggiormente all'autrice, è sostanzialmente il fatto di aver relegato la piccola Lycke nello sfondo.
Non ci ha mai dato modo di conoscerla, non ci ha mai parlato davvero di lei, delle sue emozioni e dei suoi pensieri.
La sua tata Mona ci parla di lei come una bambina speciale, dolce, ma avvolta da un lato oscuro, però tutte queste definizioni che le vengono affibbiate non sono mai giustificate da fatti concreti.
Lycke era triste perché poco considerata dai genitori, ma perché non aveva amici? Perché a nessuno pareva importare davvero di lei? L'autrice non ce lo dice.
Povera piccola, ho provato una gran pena per lei, una bambina invisibile a cui nessuno ha prestato troppa attenzione, scrittrice compresa.
Penso che la storia sarebbe stata migliore se la Bley avesse dato più importanza alla piccola e a chi le gravitava attorno.
Difatti i capitoli che ho preferito non sono stati quelli che avevano come narratrice Ellen - delle sue opinioni e vicende francamente me ne importava poco - ero più interessata a leggere quelli in cui erano le altre protagoniste a parlare: mamma, matrigna e tata di Lycke, le persone che avevano davvero avuto a che fare con lei.
Purtroppo però i capitoli dedicati a loro sono scarsi di numero e avari di informazioni.
Non sarebbe stato meglio approfondire queste personalità anziché concentrare tutta la seconda parte del romanzo sulla story-line della coppia Ellen-Jimmy?
A mio parere sì, e di gran lunga.
Probabilmente l'autrice aveva più l'intento di dare forma al personaggio della giornalista televisiva (che da quanto ho letto, potrebbe essere protagonista di nuovi romanzi e anche di una serie televisiva), che di dare sostanza e sviluppo al caso.
Dei genitori della vittima, Harald e Helena, sappiamo poco o nulla. Hanno divorziato per incomprensioni, probabilmente lui non l'ha mai amata davvero, ma sposata solo per assolvere ad un dovere, e l'ha mollata pochi anni dopo, in seguito ad una sbandata per Chloé poi diventata la sua seconda moglie.
Helena, dalle poche informazioni che ci vengono fornite, non sembra aver mai superato la cosa, e probabilmente ha sempre continuato a rimpiangere il suo matrimonio prematuramente concluso.
È rimasta insoddisfatta e depressa, pertanto poco incline a dedicarsi completamente alla sua bambina. 
Harald, dal canto suo, si è innamorato nuovamente e ha costruito una nuova famiglia. Come un fedele cagnolino si fa comandare a bacchetta dalla moglie che mal sopporta la sua prima figlia, figlia di cui non prende mai le parti. 
Harald non lotta mai per lei, non la difende, non la protegge dai capricci infantili di quella ragazza viziata che si è preso in moglie.
Entrambi i genitori, come potete vedere, sono criticabili e disprezzabili, soprattutto il padre che ho trovato vergognoso ma, nonostante questo, non ho mai sospettato di loro. 
Chloé è una donna imbarazzante. Viziata, stupida, infantile, dispettosa come lo sono i bambini quando sono colpiti dall'invidia.
Mi ha fatto veramente ribrezzo leggere della gelosia di questa donna per la figlia di suo marito, leggere la differenza di trattamento con la quale si approcciava a suo figlio e a Lycke, ma soprattutto leggere delle parole pronunciate (rivolte al marito, quindi al padre della piccola!) quando vengono a sapere della morte della bambina: "Che impressione sapere che è morta una persona che conosciamo".
Sono rimasta impietrita a sentire definire la sua figlioccia - quel tesoro di bambina bisognosa d'affetto - solo come "una persona che conosceva".
Come può una madre essere tanto insensibile e stupida?
E come può un uomo amare una donna del genere? Amare una donna che ha sempre considerato sua figlia meno che niente.
Non amava la bambina, non la voleva in casa, non la sopportava per il solo fatto che esistesse. 
Solo perché, quella bambina, le ricordava costantemente che il marito aveva avuto una vita e una relazione (un matrimonio a dirla tutta) precedente.
"Be' cara mia è qualcosa che succede se hai una relazione con un uomo sposato! Magari il fatto che avesse già una moglie e una figlia avresti dovuto metterlo in conto prima di diventare la sua amante! Prima di intrufolarti nel suo matrimonio."
Che squallore di donna, davvero. Una perfetta matrigna in stile Cenerentola.
Ho sospettato di lei giusto per pochi secondi, ma la sua colpevolezza sarebbe stata troppo scontata e banale. Quindi ho subito accantonato quest'ipotesi.
Mona è colei che si è presa cura di Lycke dal divorzio dei genitori sino alla sua scomparsa, forse la sola che lo abbia fatto. L'unica che durante le indagini ha confermato di provare un dolore autentico e inconsolabile, l'unica che conoscesse davvero i sentimenti della bimba e quanto si sentisse sola, incompresa e indesiderata.
Così per la regola del "vuoi vedere che il meno sospettabile è il colpevole!?" ho subito dubitato di lei e la comparsa del plaid, a coprire il corpicino della bimba, ha solo confermato i miei sospetti.
E devo dire che ho azzeccato in pieno sia colpevole che movente, ma non per questo ho ritenuto la cosa più sensata.
Innanzitutto ho trovato questa scelta di voler spiazzare a tutti i costi, prevedibile e banale. 
Ebbene sì, perché se la Bley aveva idea di scrivere questo epilogo così drammatico e devastante con l'intento di dare vita al "finale col botto" a mio parere non c'è riuscita, perché come ho sospettato io della dolce tata, credo che lo abbiano fatto e lo faranno in tanti.
Poi non ho per niente apprezzato le motivazioni al gesto, le ho trovate tristi e folli.
Mi è dispiaciuto tantissimo, alla fine, constatare la sfortuna della povera Lycke. Amata da un'unica persona e da quella stessa persona uccisa. 
Può essere dunque considerato amore questo? O solo pura e semplice follia?
Davvero per Mona non esistevano soluzioni alternative all'omicidio?
Che tristezza e che desolazione :(
E desolante è stato anche affrontate tutta le seconda metà della lettura, che come dicevo poco fa, non è più incentrata sul caso, ma sui trascorsi - non del tutto trascorsi - tra Ellen e il suo capo, Jimmy...
E, dato che la storiella, per quanto patetica, occupa gran parte del romanzo non posso esimermi dal parlarvene.
Ellen è reduce dalla scomparsa della sua gemella che ha perso quando aveva otto anni. Esattamente come Lycke. Ed è perciò molto sensibile all'argomento e ancora fortemente turbata da qualsiasi cosa abbia a che fare con la morte.
Jimmy invece è uno sciacallo spietato il cui unico pensiero è rivolto ad innalzare i dati d'ascolto.
Mi chiedo dunque come la scrittrice può aver creato un amore tra due persone che vedono la vita, la morte, e la tragedia in modo tanto differente, e come può anche solo immaginare che sia realistico agli occhi di chi legge.
Come può Ellen, con il peso del suo dolore alle spalle, essere innamorata di un uomo tanto meschino? Dovrebbe provare disgusto per chiunque veda nel dramma della scomparsa di una bambina solo un modo per fare audience e soldi.
Jimmy inoltre era perfettamente a conoscenza del passato di Ellen e non può dunque essere giustificabile l'insensibilità che dimostra nei suoi riguardi. 
Davvero l'autrice pensava che questo millantato amore (assolutamente non manifestato con i fatti) , potesse essere credibile? 
Ho trovato tutta questa storia talmente forzata, da chiedermi se fosse poi così utile ai fini della narrazione. E mi sono risposta di no! Non era affatto necessario inserire una love story in questa lettura, era bensì superfluo e inappropriato.
Come era inutile "impreziosire" la letteratura dell'ennesimo personaggio femminile che si fa sedurre da un emerito idiota.
Sottolineo che l'autrice cerca di salvare in corner la figura di quest'uomo facendogli vestire i panni del povero angioletto, senza macchia, tenuto in ostaggio dalla donna cattiva, che ha ingravidato. 
Ma non ci riesce, anzi! A mio parere lo ha reso solo più vile e codardo (per non dire di peggio).
Per non parlare di Ellen! Mioddiooo l'avrei presa a schiaffi quando, quasi supplicandolo, gli dice "allora non c'è proprio niente che posso fare per salvarti?".
"Ma cretina! Quello ha tradito la sua fidanzata con te! L'ha messa incinta mentre intanto usciva con te, e poi sta a vedere che la cattiva è pure la fidanzata cornuta!"
Ma avrà forse qualche ragione per essere un po' incazzata? O avrebbe dovuto fare come Ellen? La signorina scaricata di punto in bianco che ha avuto talmente tanta paura di chiedere spiegazioni da non essere, dopo un anno, ancora conoscenza delle motivazioni di quella rotura.
Perché? Perché le scrittrici dipingono le loro donne sempre come emerite idiote, quando si tratta di questioni di cuore? Quando cambierà questa tendenza?
Io aspetto...

Ringrazio la casa editrice Newton Compton per avermi inviato una copia cartacea del libro

il mio voto per questo libro 

9 commenti:

  1. Noto che questo romanzo non sta ricevendo molte recensioni positive tra i blogger... mi attirava ma a questo punto mi sa che posso anche evitarlo.

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    1. Non ho letto ancora nulla a riguardo. Quindi non sono l'unica a non averlo apprezzato tanto.

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  2. Ho scritto un papiro lo so, me ne sono resa conto io stessa XDD

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  3. Ciao Moriumu!
    La trama mi sembrava molto buona... poi ho letto la tua recensione e mi sono cadute le braccia.. ma che thriller è? mah..
    lo terrò per i momenti in cui avrò voglia di suspance e una buona dose di sentimenti ;)

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    1. Se vuoi leggere un libro ricco di suspance e sentimenti ti consiglio "Terrified" di Kevin O'Brian. Quello è un thriller scritto veramente bene.

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  4. L'ho ricevuto anch'io e speravo in qualcosa di meglio :/ Adesso non ho tutta questa voglia di iniziarlo >.<

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  5. Peccato sembrava carino :-(
    passata per un salutoCiao. Vengo dal Link Party Disney's Lottery del Blog All I need is a charming
    http://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/ - Ho altri due blog che puoi trovare qui http://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/p/i-miei-blog.html

    Un saluto grande e Buon Fine Settimana

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  6. Un Thriller che mi aveva incuriosita ora, dopo aver letto la tua esauriente e precisa recensione, non credo proprio che lo leggerò :)

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