giovedì 22 giugno 2017

Recensione: "Fiabe islandesi" selezionate e tradotte da Silvia Cosimini

Titolo: Fiabe Islandesi
Autore: Silvia Cosimini
Editore: Iperborea
Data di pubblicazione: 2016
Pagine: 224
Prezzo: 16,00 €


Trama:
Terra di miti e leggende che sembrano riecheggiare ancora nei suoi paesaggi lunari, l'Islanda ha dato voce alla sua creatività anche in un originale patrimonio di fiabe, qui raccolte in un'antologia inedita. Un mondo di castelli stregati, lotte in sella ai draghi e viaggi per mare con le barche di pietra dei troll, popolato da bellissime regine che si rivelano orchesse, elfi dispettosi che è bene farsi amici, giganti a tre teste che escono dalle grotte di lava, e una natura "vivente" piena di misteri, dove ogni roccia, animale o corso d'acqua può nascondere un'insidia o una presenza fatata. Storie che raccontano l'eterna lotta tra il bene e il male a colpi di magie, metamorfosi e prove di astuzia e di coraggio. 
Storie in cui i motivi di Biancaneve o della Bella addormentata hanno risvolti per noi inaspettati, e se la giustizia trionfa sempre come vuole la tradizione, punendo i malvagi e dando felicità e ricchezza ai probi, ogni fiaba ci sorprende con uno humour irriverente, un'inedita sensualità o una crudezza che ricorda le saghe. Pagina dopo pagina ci avviciniamo all'anima di un popolo che nelle solitudini boreali ha sempre viaggiato con la parola, l'immaginazione, la poesia.

Recensione:
Fiabe Islandesi fa parte della serie delle fiabe nordiche curata da Bruno Berni, che, come lo stesso libro ci tiene a precisare, racchiude quelle storie, fiabe e leggende, che un tempo venivano tramandate solo oralmente.
Facile, dunque, immaginare come passando di bocca in bocca, di paese in paese, esse mutassero in particolari, alcune volte trascurabili, altre volte più importanti, fino a generare addirittura nuovi finali, nuove morali e quindi versioni del tutto diverse. 
A Silvia Cosimini, che le ha tradotte dall'islandese, è andato anche il difficile compito selezionare quelle da inserire in questo libriccino, poiché, per quanto detto poc'anzi, dato il loro grande numero, inserirle tutte sarebbe stato impossibile.
La selezione ha richiesto un importante lavoro di cernita, per la quale la Cosimini ha scelto di prediligere, tra tutte le varianti, quelle in cui l'origine islandese fosse più forte e marcata. 
Per quanto riguarda i temi, sono presenti tutti quelli più ricorrenti nelle storie, che il popolo islandese, si tramandava a voce: fiabe che narrano degli abitanti del popolo nascosto; altre con protagoniste matrigne, orchi ed orchesse; fiabe che vedono narrate le avventure o le sventure di figli prediletti o ripudiati da Re e contadini; fiabe che raccontano di ricompense o di punizioni; e fiabe comiche. Prediligendo, per numero, quelle dai risvolti umoristici e buffi.
Tra le varie storie narrate spiccano alcune, inserite proprio per la loro originalità tematica: racconti in cui, sorprendentemente, sono le fanciulle a salvare gli uomini dalle avversità, o come avviene in "Fiaba del Re Oddur", in cui il protagonista è, per la prima volta, un personaggio dalla sessualità ambigua.
Le fiabe, oltre che per i temi, si differenziano per quello che vogliono raccontare, e spesso, e qui sta la loro bellezza e importanza dal punto di vista storico e culturale, spiegano l'origine di credenze popolari, detti e tradizioni. O, come nel caso de "La vecchia vuole qualcosa in cambio della sua fusarola", danno, attraverso la storia dei due contadini protagonisti, una spiegazione originale, seppur macabra, della presenza, così diffusa, di un fiore (i licheni) sul suolo islandese.
La scena mi ha fatto figurare in mente un'immagine graziosa e tenera, ovvero quella di un nonno che, mediante la narrazione di quella storia, spiega al suo nipotino perché quel determinato fiore sia presente, in un così gran numero, sui loro prati.
Eppure, come capita anche con le fiabe a cui noi siamo abituati, e con le quali siamo cresciuti, non tutte sembrano avere un senso logico, un insegnamento, o celare una morale. Molto spesso sono assurde e spietate, abitate da personaggi inutilmente crudeli, fastidiosamente ingenui, terribilmente sciocchi o tremendamente furbi.
La cosa che salta più all'occhio leggendole, è che non necessariamente si vede trionfare il bene inteso come la rivalsa dell'animo più buono, ingenuo e gentile. 
Molto spesso ad avere la meglio sono la furbizia e l'astuzia.
E se alcune sembrano dare un insegnamento o almeno far intendere ciò che vogliono raccontare e il perché della loro esistenza, altre lasciano semplicemente ammutoliti.
In generale quasi tutte strappano un sorriso, rivelando finali talmente strambi e buffi da lasciare attoniti e divertiti al tempo stesso.

Considerazioni:
Ciò che mi ha maggiormente colpito di questa raccolta è la stravaganza delle storie narrate. Le fiabe sono assurde e bislacche per natura, ma in questo libriccino ho letto storie dai risvolti grotteschi e strampalati e di personaggi davvero bizzarri.
Dalle fiabe in generale, soprattutto da quelle così antiche, non bisogna necessariamente aspettarsi di apprendere qualcosa. Ciò che dicono e il modo in cui lo fanno, appaiono, difatti, troppo distanti dal nostro mondo e dai nostri tempi, per cercare davvero di trarne qualche insegnamento o morale.
Lo stesso modo in cui la donna viene vista e trattata, nella maggior parte dei racconti, fa ribrezzo. In molti dei titoli presentati, colei che non fa figli o che per sventura o inganno li mette al mondo malati, viene, non solo ripudiata dal suo sposo, ma anche condannata a morte o costretta a perire rinchiusa in una prigione.
Tuttavia quando alla fine, lo sposo si rende conto che quella che dava per certa non era la realtà, ma il frutto di un inganno tramato da terzi, egli immancabilmente torna dalla moglie che, puntualmente, lo riaccoglie tra le sue braccia senza esitazione.
Evidente manifestazione di quanto, un tempo, la donna fosse vista più come oggetto di sollazzo per lo sposo che come un essere umano degno di rispetto.
Al giorno d'oggi ci aspetteremmo di leggere ben altro epilogo al posto della serena riconciliazione.
Ma, come dicevo, non bisogna cercare a tutti i costi di apprendere qualcosa dalle favole del passato. Esse servono a conoscere. Miti, tradizioni, credenze e folklore. Il fascino di ciò che è stato, il passato di un popolo, perché non c'è futuro senza radici.

Ringrazio la casa editrice Iperborea per averci fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro


1 commento:

  1. Sembra proprio una bella raccolta, la cultura islandese poi mi ha sempre affascinato *__*

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