Titolo: L'altra metà delle fiabe
Autore: Antonella Castello
Illustrazioni: Arthur Rackham
Illustrazioni: Arthur Rackham
Editore: ABEditore
Data di pubblicazione: 1 agosto 2016
Pagine: 120
Prezzo: 6,90 €
Trama:
Quali sono le origini delle fiabe che abbiamo ascoltato da bambini mentre, sognando ad occhi aperti, fantasticavamo di principi, scarpette di cristallo e gatti parlanti dai poteri magici?
In quest'opera si mettono confronto tre fiabe di Charles Perrault (La bella addormentata nel bosco, Il gatto con gli stivali e Cenerentola) con le loro controparti italiane, quelle di Giambattista Basile, tratte da Lo cunto del li cunti. Per scoprire che anche le fiabe, in realtà, hanno il loro "lato oscuro".
Recensione:
Antonella Castello nella sua piccola raccolta "L'altra metà delle fiabe" si propone di mettere a confronto tre tra le più celebri fiabe della nostra tradizione: La bella addormentata nel bosco; Il gatto con gli stivali e Cenerentola, affiancando alle versioni più note al grande pubblico - ovvero quelle trascritte da Charles Perrault - quelle dalle quali sono state tratte o da cui hanno trovato ispirazione - ovvero quelle del napoletano Giambattista Basile.
In realtà leggendolo, lo scoprirete da voi, la versione che conoscete di queste storie (e probabilmente quella che più vi è cara), non è attribuibile a nessuno dei due autori, bensì ai film della Disney!
Quale occasione migliore, quindi, per conoscere le versioni originali di quelle storie con cui siamo cresciuti, se non quella di prendere tra le mani questo libriccino e scoprirle?
Queste versioni sono sicuramente meno disincantate e sognanti, più dure e pungenti e, soprattutto negli scritti di Basile, caratterizzate da personaggi più crudeli e spietati.
Anche le interpretazioni e le morali con cui Antonella Castello trae le conclusioni delle fiabe di Perrault hanno un senso indiscutibilmente diverso negli epiloghi che Basile dà alle sue novelle. Ne è evidente esempio la fiaba de "Il gatto con gli stivali" - "Cagliuso" nella versione del napoletano.
Se nella versione dello scrittore francese, il gatto viene giustamente ricompensato per tutti i favori elargiti al suo padrone, nella versione di Basile l'insegnamento finale è decisamente più aspro e disilluso.
Il ragazzo, che tanto ha ricevuto dal suo amico a quattro zampe, una volta salito al trono e ottenutone i benefici, rinnega l'amico trattandolo come se non gli fosse mai stato nemmeno un po' caro.
"Dio ti guardi dal ricco impoverito e dal pezzente quando è arricchito."
Con questa affermazione, un po' cinica, Basile tira le fila della sua storia, mettendo evidentemente in dubbio la fiducia e l'onestà dei rapporti umani.
Probabilmente una visione un po' severa da servire ad uno stuolo di giovani lettori, ma le fiabe scritte da Basile non erano destinate ai fanciulli, come ad oggi ci si aspetterebbe. Esse erano scritte e pensate per intrattenere e compiacere le corti e i loro ospiti durante cerimonie e banchetti, va da sé, quindi, immaginare come i toni e i temi siano più liberi da remore, più coloriti, perfino più spinti.
Ne è un esempio esplicito la versione de "La bella addormenta" che, seppur nella versione di Perrault risulta ben diversa da quella che tutti conosciamo - con orchesse pronte a mangiare i loro stessi nipotini pur di rispondere al loro bieco istinto - in "Sole, Luna e Talia", la versione di Basile, il racconto si fa ancora più macabro e raccapricciante... il perché ve lo racconterò più tardi, nelle considerazioni.
"L'altra metà delle fiabe" ci mostra che, anche le fiabe hanno un lato oscuro, peccaminoso e crudele, e che non sempre la storia è quella che pensiamo di conoscere.
La verità è che, le storie di Basile, raccontano di circostanze e personaggi molto più reali rispetto a quelli narrati nelle rivisitazioni che tanto ci hanno fatto sognare da bambine. Lo scrittore napoletano nelle sue storie ritrae i vizi, i peccati e le incoerenze che albergano nell'animo umano. Una visione sicuramente meno rosea del mondo, ma innegabilmente più reale.
La verità è che, le storie di Basile, raccontano di circostanze e personaggi molto più reali rispetto a quelli narrati nelle rivisitazioni che tanto ci hanno fatto sognare da bambine. Lo scrittore napoletano nelle sue storie ritrae i vizi, i peccati e le incoerenze che albergano nell'animo umano. Una visione sicuramente meno rosea del mondo, ma innegabilmente più reale.
Perché leggerlo? Innanzitutto perché, per quanto piccino, questo libro è un vero gioiellino. Come tutti i lavori sfornati dalla ABEeditore è curato nei minimi particolari, dalla bellissima copertina, all'attenzione riservata al testo, fino alle bellissime ed eleganti illustrazioni interne.
Ma soprattutto ne consiglio la lettura per cultura personale, perché è sempre bello conoscere l'origine delle cose... del resto ogni storia, prima del suo lieto fine, ha un inizio che vale la pena conoscere.
Considerazioni:
Avevo già letto delle versioni originali delle favole più note, alcune anche più raccapriccianti di queste. Ricordo, ad esempio, la versione di Cenerentola dei fratelli Grimm, in cui le sorellastre, alla famosa prova della scarpetta, giungono addirittura a mozzarsi i piedi pur di superarla.
Avevo, poi, erroneamente pensato che, dopo aver letto Barbablù, nessuna fiaba mi avrebbe sconvolto di più... ebbene mi sbagliavo! Non avevo ancora letto "Sole, Luna e Talia" di Basile.
Già, perché quando sono i cattivi, gli antagonisti, i personaggi privi di senno e scrupoli, a compiere azioni malvagie e abiette, te lo aspetti. Fa parte del gioco.
Se c'è un buono o un eroe è perché dall'altra parte c'è il suo contrapposto.
Ma qui l'azione più viscida, disgustosa e ignobile la compie il Re, quello che nella versione più nota sarebbe "il principe azzurro".
Be' il Re - che è già sposato, ma queste sono quisquilie - trova per caso Talia (alias la bella addormentata) assopita nel suo sonno profondo e senza risveglio e, non potendo resistere alle sue grazie, abusa di lei. Sì, avete capito bene. La violenta!!! O come direbbe l'autore "prende possesso del suo paesino" -.-
Poi, come se nulla fosse, l'uomo abbandona la bella al suo giaciglio, e torna al suo regno dimenticandosi dell'accaduto.
Il "bello" è che tutto passa in sordina, anche dopo, quando al risveglio della ragazza, il Re le racconta l'accaduto, e la principessa non ne resta affatto turbata. Anzi! Reagisce come se essere abusate nel sonno fosse la prassi, come se, anziché lo stupro, il Re le avesse confessato una sciocchezza tipo:
"Cara, forse dovrei dirvi che mentre dormivate mi sono permesso di farvi le treccine."
E lei "Oh avete fatto bene! Erano cent'anni che che non cambiavo acconciatura."
Ma il colmo non è questo! Quello arriva alla fine della storia, quando l'autore conclude la narrazione con la sua massima che dice esattamente:
"Chi ha fortuna anche quando dorme gli piove in testa il bene."
╯°□°)╯︵ ┻━┻
Cioè, capito? Proprio a voler dire: che immensa fortuna quella di essere stuprate nel sonno da un Re!
Posso anche concepire che Basile abbia pensato che un uomo, trovandosi una donna inerme si potesse comportare come ha fatto il suo Re. Del resto, con tutte le cose che si sentono in giro al giorno d'oggi (e suppongo anche peggiori ai tempi dell'autore, dato che sembra trovare normale il tutto), purtroppo non appare impensabile immaginare che, nella sua immensa sfortuna, alla poverina sia capitato il Re pervertito.
Però non concepisco il fatto che, alla fine, ce la descriva come "una fortuna". E ancor più non mi capacito di come la ragazza non mostri il minimo spavento/orrore/disgusto nell'apprendere ciò che le veniva fatto mentre giaceva indifesa.
Ma questa, ci tengo a specificarlo, è una critica alla fiaba, al suo autore, ai tempi andati (in cui la donna era evidentemente considerata non più che un oggetto), ma non al libro, che con grande eleganza e raffinatezza raggiunge perfettamente il suo scopo, quello di far conoscere l'altra metà delle favole, l'altra versione della storia, e anche far sorridere, riflettere e indignare.
Ringrazio ABEditore per avermi fornito una copia cartacea di questo libro
il mio voto per questo libro
Wow che libro pieno di sorprese! Diciamo che non si può far proprio una colpa a Basile di ciò che scriveva e come metteva in scena le storie. Il tempo in cui scriveva era davvero troppo diverso dal nostro, non credo che potremo mai capirlo noi del XXI secolo anche se sentiamo in giro oscenità anche peggiori :/
RispondiEliminaE poi vogliamo pensare all'empatia di un uomo (del '600) nei confronti della psiche femminile?!?! Per carità! Però dev'essere sicuramente un libricino interessante da leggere! Me lo voglio segnare perchè come dici tu è bello conoscere l'origine delle cose! :)
Già, anche se i nostri tempi non possono in tutto e per tutto definirsi migliori, almeno la donna ora (a suon di battaglie) si è guadagnata il rispetto che merita.
EliminaSì in effetti Basile e le sue storie non sono molto belle e fanno venire l'orticaria in effetti ma per l'epoca erano situazioni quasi normali anche se non condivisibili
RispondiEliminaNon conoscevo questo libro ma sembra davvero molto interessante! Grazie per avermelo fatto scoprire! :)
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