Titolo: Lo zio del barbiere e la tigre che gli mangiò la testa
Autore: William Saroyan
Illustrazioni: Fabian Negrin
Illustrazioni: Fabian Negrin
Editore: Orecchio acerbo editore
Collana: Pulci nell'orecchio
Collana: Pulci nell'orecchio
Data di pubblicazione: 16 Marzo 2017
Pagine: 40
Prezzo: 8,50 € (cartaceo)
Trama:
La bottega di un barbiere armeno e un ragazzino che ha i capelli così lunghi che gli uccellini ci hanno fatto il nido dentro. Giunto nella bottega di quello strano personaggio - che forse come barbiere non vale nulla ma come narratore nessuno lo batte - quel ragazzino sognatore ascolta la triste storia di un uomo che lavorava in un circo. Ogni giorno metteva la testa nella bocca di una tigre. Ogni giorno lo stesso numero. Ogni giorno l’applauso finale che accresceva la sua fiducia nel destino. Finché una sera la tigre chiuse la bocca e non la riaprì. Così va il mondo degli adulti.
Recensione:
Protagonista di questo terzo ed ultimo (almeno per ora) racconto della collana "Pulci nell'orecchio" è un ragazzino dalla chioma folta e indisciplinata. Tutti lo prendono in giro per quella massa informe che ha sulla testa, tutti lo deridono e invitano a darci letteralmente un taglio, ma al nostro protagonista importa davvero poco di quello che la gente ha da ridire su lui e sui suoi capelli.
Infatti, mentre il mondo è intento a guardare la sua capigliatura lui è, invece, occupato a guardare il mondo.
Quel grande mondo così vasto, tutto ancora da scoprire, tutto ancora da vedere, ma ricco anche di cose che sa non potrà vedere e conoscere mai.
"Era strano e miracoloso esser vivo in un qualche punto del mondo. Vivo, capace di muoversi attraverso il tempo e lo spazio, mattina, meriggio e notte; e respirare, mangiare e ridere; parlare, dormire e crescere. E vedere, udire, toccare. Camminare per i luoghi del mondo, sotto il sole. Essere al mondo. Nel mondo.
Ero contento che il mondo esistesse, e che potessi, così, esistere anch'io.
Ero solo, ed ero triste per ogni cosa, ma ero contento pure. Ossia, ero tanto contento per ogni cosa che mi sentivo triste. E tanto triste e contento insieme che volevo sognare, pensare ai luoghi che non avevo mai visto. Le magiche città del mondo: New York, Londra, Parigi, Berlino, Vienna, Costantinopoli, Roma, Cairo. Le strade, le case, e la gente viva ovunque. Le porte e le finestre ovunque. E i treni, nella notte, e nella notte i piroscafi per il mare. Il malinconico mare oscuro. E i momenti luminosi di tutti gli anni morti, le città sepolte sotto gli anni, i luoghi che non esistevano più: tutto quello ch'era stato vivo e ch'era morto e che per sempre era vivo perché il vivo viveva in eterno sulla terra."
Ma, mentre è disteso sull'erba a filosofeggiare sulla vita e sull'esistenza, un uccello manifesta la viva intenzione di costruirsi una casa nel confortante cespuglio che ha sulla testa.
Da qui la decisione di tagliarli davvero quei capelli.
Ma dal barbiere, più che un ottimo taglio, ricaverà una storia. La storia di un uomo che ha vagato per il mondo, in lungo e largo non sentendosi mai a casa, non sentendosi mai accolto, se non dal circo che diventerà la sua casa, ma dove troverà anche la sua fine.
William Saroyan racconta una storia sulla solitudine, sull'indifferenza e sulla disperazione che ne derivano.
Per quanto il mondo sia vasto, pieno di persone, case e porte, raramente queste si aprono. Molto più spesso quelle restano chiuse o in casi ancora peggiori vengono socchiuse con diffidenza per poi richiudersi ancora più in fretta.
Così, quando finalmente si trova qualcuno che ci invita ad entrare, facciamo di tutto per non uscire più, di tutto per non tornare fuori a vivere l'indifferenza.
Allo stesso modo lo zio del barbiere è disposto ad affrontare le fauci della tigre anche dieci volte al giorno pur di non tornare fuori a bussare a mille altre porte che, lo sa bene, resteranno chiuse.
Allo stesso modo lo zio del barbiere è disposto ad affrontare le fauci della tigre anche dieci volte al giorno pur di non tornare fuori a bussare a mille altre porte che, lo sa bene, resteranno chiuse.
Un racconto pieno di malinconica poesia che ci regala un'altra lezione per un altro piccolo protagonista: ci si può sentire immensamente soli anche in un posto così infinitamente grande.
Ringrazio la Orecchio Acerbo Editore per avermi fornito una copia di questo libro
Saroyan, che ricordi!!!
RispondiEliminaDi quest'autore lessi un solo libro e facevo la prima media: "La commedia umana" e ne ho un ricordo molto bello, c'erano passaggi molto intensi, ne trascrissi tanti su un diario *_*
mi hai fatti venir voglia di ricercare questo autore :-D
Ciao Angela! Tu, invece, mi hai fatto venir voglia di cercare e leggere "La commedia umana" XD
EliminaCi invogliamo a vicenda XDDD