Titolo: Dieci piccoli indiani
Autore: Agatha Christie
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 27 febbraio 2017
Pagine: 208
Prezzo: 12,00 €
Dieci persone estranee l'una all'altra sono state
invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island, senza sapere il
nome del generoso ospite.
Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi
per opportunità, hanno accettato l'invito. E ora sono lì, su quell'isola che
sorge dal mare, simile a una gigantesca testa, che fa rabbrividire soltanto a
vederla. Non hanno trovato il padrone di casa ad aspettarli. Ma hanno trovato
una poesia incorniciata e appesa sopra il caminetto di ciascuna camera. E una
voce inumana e penetrante che li accusa di essere tutti assassini.
Per gli ospiti intrappolati è l'inizio di un
interminabile incubo.
Recensione:
Un'isola deserta, circondata dal mare burrascoso,
e dieci sconosciuti che, allettati da un invito esclusivo e misterioso, si
ritrovano in trappola proprio in quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini,
per chissà quanto tempo.
E poi una voce sconosciuta che, poco dopo l'arrivo
degli spensierati ospiti, li avverte che è arrivato per loro il momento di fare
i conti con il passato, di pagare le conseguenze per le loro colpe, per i loro
peccati.
Converrete con me che, come premessa per un
giallo, questa non è niente male.
Già l'ambientazione, una villa lussuosa a picco
sulla scogliera, irraggiungibile se non da marinai esperti, trasmette l'idea di
isolamento, di condanna imminente, senza via d'uscita.
Per la prima volta, videro Nigger Island, che emergeva dal mare verso sud ed era illuminata dal sole al tramonto.
Vera osservò, sorpresa: «Ma è molto lontana dalla terraferma».
Se l'era immaginata diversa: un'isola vicino alla terraferma, coronata da una bella casa bianca. Ma non si vedeva la casa: solo le rocce che componevano un disegno vagamente simile a una gigantesca testa di negro.
C'era qualcosa di sinistro in quell'isola, che la fece rabbrividire leggermente.
Vera osservò, sorpresa: «Ma è molto lontana dalla terraferma».
Se l'era immaginata diversa: un'isola vicino alla terraferma, coronata da una bella casa bianca. Ma non si vedeva la casa: solo le rocce che componevano un disegno vagamente simile a una gigantesca testa di negro.
C'era qualcosa di sinistro in quell'isola, che la fece rabbrividire leggermente.
Se a ciò ci aggiungiamo i dieci partecipanti che,
uno alla volta, cominciano a cadere come pedine, il gioco è fatto.
Se infatti inizialmente la narrazione ha un taglio
un po' lento e anche vagamente confuso, in quanto incentrata essenzialmente
sulla presentazione dei vari protagonisti, con il primo omicidio il ritmo
diventa decisamente più veloce.
Da quel momento in poi il lettore viene
letteralmente rapito dallo scorrere delle pagine, intenzionato a sapere cosa
accadrà in seguito, e soprattutto a scoprire chi c'è dietro quella serie di
assassinii.
Sull'isola privata non c'è nessuno se non gli
invitati stessi ed è tra loro che si nasconde l'efferato omicida. Ognuno è
sospettabile, ragion per cui, per chi legge, non resta che studiare ogni
espressione e reazione, alla ricerca del minimo passo falso e di qualche misero
indizio.
Credo che Agatha Christie abbia architettato il
mistero in modo perfetto, facendo suo il cosiddetto "enigma della camera chiusa", lasciando sempre alta la suspense e non rivelando mai
troppo.
Il suo colpo da maestro è stato poi l'inserimento nella storia della filastrocca de "I piccoli negretti", una spaventosa guida che annuncia, seppur in maniera velata, ciò che starà per succedere di lì a poco, se non si riuscirà ad impedirlo.
Il suo colpo da maestro è stato poi l'inserimento nella storia della filastrocca de "I piccoli negretti", una spaventosa guida che annuncia, seppur in maniera velata, ciò che starà per succedere di lì a poco, se non si riuscirà ad impedirlo.
Il libro ha indubbiamente molti pregi: la scelta
dello scenario, le diverse personalità in azione, i continui punti di domanda,
il colpo di scena finale e soprattutto la scrittura analitica e distaccata,
tipica di questo genere.
Eppure presenta anche alcuni inevitabili difetti.
Ad esempio, il fatto di lasciare sempre il dubbio su chi possa essere
l'assassino non permette di approfondire psicologicamente i vari personaggi.
Nonostante la situazione estrema ed il pericolo di
morte imminente, tutti gli invitati mantengono un imperturbabile, e poco
credibile, self-control. Ad eccezione degli sporadici attacchi di isteria di
Vera Claythorne, gli altri non fanno che analizzare gli eventi in maniera
critica e razionale, quasi fossero i detective sulla scena del crimine e non le
prossime vittime.
Capisco che mantenere questo distanza fosse
essenziale per non sbilanciare mai troppo i sospetti su uno o sull'altro, ma
avrei preferito un maggior sentimentalismo.
Anche la narrazione, per quanto coinvolgente, a
partire dal primo omicidio diventa un po' troppo veloce. I delitti si compiono
nel giro di una settimana-dieci giorni, quando, a mio parere, sarebbe stata preferibile una
tempistica più ampia, un ritmo leggermente più lento e un clima più teso.
Il finale è verosimile anche se non pienamente
convincente, in quanto manchevole di una forte motivazione alla base di tutto
il piano.
In conclusione ritengo che il romanzo, nonostante
le piccole pecche e le possibili migliorie, riesca appieno nel duplice intento
di tenere i lettori incollati alle pagine, e lasciare ogni porta aperta fino
alle ultime pagine. Ed essendo un giallo, credo che nulla conti più di questo.
Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di
farlo, fermati qui!
Da tanto tempo desideravo leggere un romanzo di
Agatha Christie, e più di una volta mi erano stati consigliati i suoi libri. In
particolare "Dieci piccoli indiani" che, a detta di molti, sarebbe il
suo capolavoro, di gran lunga migliore del più celebre "Assassinio
sull'Orient Express".
Non so se sia effettivamente il suo lavoro più
riuscito, ma non posso che dirmi soddisfatta dalla lettura. Ammetto che
inizialmente ho dubitato, in quanto l'arrivo simultaneo su Nigger Island di
tutti i personaggi aveva generato in me un po' di confusione, e temevo non
sarebbe stato facile nel prosieguo tenere a mente i diversi attori in scena.
Li esaminò di nuovo, spassionatamente.
Una vecchia zitella acida come ne aveva conosciute parecchie. Bisbetica, senza dubbio. Un vecchio militare, ex ufficiale dell'esercito, a giudicare dall'aspetto. Una ragazza graziosa, ma non vistosa, niente stile Hollywood.
Poi, quel tipo chiassoso e piuttosto grossolano: no, quello non era davvero un signore. Un commerciante in pensione, ecco quello che doveva essere.
Quell'altro giovane, magro, dall'aria avida, con occhi vivi e mobili, era il tipo più strano di tutti. Lui, forse, avrebbe potuto aver qualcosa a che fare col cinema.
C'era solo un passeggero che lo soddisfaceva, nella barca: quello che era arrivato in automobile. E che automobile. Una macchina simile non la si era mai vista, a Sticklehaven. Doveva essere costata parecchie centinaia di sterline. Quello era un tipo come si deve. Pareva molto ricco. Se tutti gli altri fossero stati come lui, allora avrebbe capito...
Una vecchia zitella acida come ne aveva conosciute parecchie. Bisbetica, senza dubbio. Un vecchio militare, ex ufficiale dell'esercito, a giudicare dall'aspetto. Una ragazza graziosa, ma non vistosa, niente stile Hollywood.
Poi, quel tipo chiassoso e piuttosto grossolano: no, quello non era davvero un signore. Un commerciante in pensione, ecco quello che doveva essere.
Quell'altro giovane, magro, dall'aria avida, con occhi vivi e mobili, era il tipo più strano di tutti. Lui, forse, avrebbe potuto aver qualcosa a che fare col cinema.
C'era solo un passeggero che lo soddisfaceva, nella barca: quello che era arrivato in automobile. E che automobile. Una macchina simile non la si era mai vista, a Sticklehaven. Doveva essere costata parecchie centinaia di sterline. Quello era un tipo come si deve. Pareva molto ricco. Se tutti gli altri fossero stati come lui, allora avrebbe capito...
Ma man mano questa difficoltà è andata scemando,
sostituita gradualmente dalla curiosità di sapere e dalla voglia di individuare
l'assassino.
Come dicevo prima mi è mancato un po' il
coinvolgimento emotivo, avrei preferito delle reazioni più forti, una
frustrazione sempre maggiore, invece da questo punto di vista il tono rimane
sempre più o meno lineare, senza alcun crescendo psicologico.
E ora parliamo del finale e della rivelazione del
colpevole.
La bravura della Christie è stata anche nel non
indirizzare mai i sospetti su uno solo, in modo da non dare mai nulla per
scontato.
Personalmente sono sempre stata convinta che i
responsabili della strage fossero almeno due. Al principio credevo fossero
Philip Lombard e Vera Claythorne, per l'evidente, istantanea (e altrimenti non spiegabile) complicità tra
loro, e soprattutto a causa degli episodici sfoghi di paura di lei, non
supportati da una costante personalità sensibile.
Mi spiego meglio: abbiamo già sperimentato la
freddezza della donna, nel passato capace persino di lasciar morire un bambino
innocente pur di ottenere il suo tornaconto, e poi la vediamo terrorizzata ogni
qual volta ci si riunisce per individuare i possibili indiziati.
Sembra quasi che, quando i riflettori sono puntati
su di lei, la donna agisca fingendosi un'umile donna spaventata da tutto ed
incredula di tanta malvagità.
Poi una volta conclusa la riunione, ridiventa
l'essere cinico e distante di sempre. A differenza degli altri, lei è sempre
stata l'unica a cambiare in base alla situazione, ragion per cui la mia
attenzione non poteva che essere puntata su di lei.
Negli ultimi capitoli però, ed in particolare con
la morte del giudice Wargrave, ho capito che la realtà era necessariamente
un'altra.
Una delle vittime non era morta per davvero e si
muoveva nell'ombra. Chi però?
Curiosi di sapere la mia teoria?
Ebbene, di sicuro uno dei due doveva essere il
dottor Armstrong, colui che aveva dichiarato deceduti tutti gli invitati, e
quindi l'unico in grado di convincere gli altri di qualcosa di non reale.
L'altro, a mio parere, sarebbe dovuto essere
Anthony Marston, che era apparso parecchio divertito udendo la voce misteriosa
e che, per di più, essendo fuorigioco dal principio, avrebbe sempre avuto mano
libera sul da farsi.
Avevo anche ipotizzato un movente, magari una
stretta parentela con Edward Seton - l'uomo ingiustamente condannato a morte
dal giudice Wargrave - e di conseguenza una voglia di vendetta nei confronti di
coloro che, al contrario, pur essendo colpevoli, erano riusciti a sfuggire alla giustizia,
incastrando dei poveri innocenti al loro posto.
Se proprio devo dirvi la verità, avrei preferito
la mia ipotesi, più che altro perché quella ideata dall'autrice non nasconde
una forte spinta emotiva, ma solo un piano razionalmente orchestrato, un'uscita
di scena con effetti speciali.
Ora, nonostante le critiche che mi sono sentita in
dovere di evidenziare, ho davvero apprezzato questo libro e, sicuramente, in
futuro, non mancherò di leggere altro della Christie.
il mio voto per questo
Ciao :-)
RispondiEliminaIo adoro Agatha Christie, ho letto molti suoi libri, il mio personaggio preferito in assoluto è Miss Marple. Ho letto anche "Dieci piccoli indiani", ma non è il mio preferito, anche se mi è piaciuto. Considera che i romanzi della Christie sono caratterizzati da una sorta di immobilità, c'è poca azione e i protagonisti in generale sembrano tutti molto padroni di sé, ti deve piacere il genere. Comunque ti consiglio di continuare a leggerla, ti conquisterà!
Ciao, "Dieci piccoli indiani" è il mio romanzo preferito della Christie. Anch'io all'inizio avevo i tuoi stessi sospetti, infatti poi mi sono sorpresa del finale. Nonostante la passione per questo romanzo, però, concordo con alcune tue osservazioni critiche, come l'incredibile aplomb dei protagonisti!
RispondiEliminaÈ un giallo molto bello e godibile, come tanti altri della christie :)
RispondiEliminaQuesto lo divorai tutto tutto d'un fiato!