martedì 23 ottobre 2018

Recensione: "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie

Titolo: Dieci piccoli indiani
Autore: Agatha Christie
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 27 febbraio 2017
Pagine: 208
Prezzo: 12,00 €


Trama:
Dieci persone estranee l'una all'altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island, senza sapere il nome del generoso ospite.
Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi per opportunità, hanno accettato l'invito. E ora sono lì, su quell'isola che sorge dal mare, simile a una gigantesca testa, che fa rabbrividire soltanto a vederla. Non hanno trovato il padrone di casa ad aspettarli. Ma hanno trovato una poesia incorniciata e appesa sopra il caminetto di ciascuna camera. E una voce inumana e penetrante che li accusa di essere tutti assassini.
Per gli ospiti intrappolati è l'inizio di un interminabile incubo.
  
Recensione:
Un'isola deserta, circondata dal mare burrascoso, e dieci sconosciuti che, allettati da un invito esclusivo e misterioso, si ritrovano in trappola proprio in quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini, per chissà quanto tempo.
E poi una voce sconosciuta che, poco dopo l'arrivo degli spensierati ospiti, li avverte che è arrivato per loro il momento di fare i conti con il passato, di pagare le conseguenze per le loro colpe, per i loro peccati.
Converrete con me che, come premessa per un giallo, questa non è niente male.
Già l'ambientazione, una villa lussuosa a picco sulla scogliera, irraggiungibile se non da marinai esperti, trasmette l'idea di isolamento, di condanna imminente, senza via d'uscita.

Per la prima volta, videro Nigger Island, che emergeva dal mare verso sud ed era illuminata dal sole al tramonto. 
Vera osservò, sorpresa: «Ma è molto lontana dalla terraferma». 
Se l'era immaginata diversa: un'isola vicino alla terraferma, coronata da una bella casa bianca. Ma non si vedeva la casa: solo le rocce che componevano un disegno vagamente simile a una gigantesca testa di negro. 
C'era qualcosa di sinistro in quell'isola, che la fece rabbrividire leggermente.

Se a ciò ci aggiungiamo i dieci partecipanti che, uno alla volta, cominciano a cadere come pedine, il gioco è fatto.
Se infatti inizialmente la narrazione ha un taglio un po' lento e anche vagamente confuso, in quanto incentrata essenzialmente sulla presentazione dei vari protagonisti, con il primo omicidio il ritmo diventa decisamente più veloce.
Da quel momento in poi il lettore viene letteralmente rapito dallo scorrere delle pagine, intenzionato a sapere cosa accadrà in seguito, e soprattutto a scoprire chi c'è dietro quella serie di assassinii.
Sull'isola privata non c'è nessuno se non gli invitati stessi ed è tra loro che si nasconde l'efferato omicida. Ognuno è sospettabile, ragion per cui, per chi legge, non resta che studiare ogni espressione e reazione, alla ricerca del minimo passo falso e di qualche misero indizio.
Credo che Agatha Christie abbia architettato il mistero in modo perfetto, facendo suo il cosiddetto "enigma della camera chiusa", lasciando sempre alta la suspense e non rivelando mai troppo.
Il suo colpo da maestro è stato poi l'inserimento nella storia della filastrocca de "I piccoli negretti", una spaventosa guida che annuncia, seppur in maniera velata, ciò che starà per succedere di lì a poco, se non si riuscirà ad impedirlo.
Il libro ha indubbiamente molti pregi: la scelta dello scenario, le diverse personalità in azione, i continui punti di domanda, il colpo di scena finale e soprattutto la scrittura analitica e distaccata, tipica di questo genere.
Eppure presenta anche alcuni inevitabili difetti. Ad esempio, il fatto di lasciare sempre il dubbio su chi possa essere l'assassino non permette di approfondire psicologicamente i vari personaggi.
Nonostante la situazione estrema ed il pericolo di morte imminente, tutti gli invitati mantengono un imperturbabile, e poco credibile, self-control. Ad eccezione degli sporadici attacchi di isteria di Vera Claythorne, gli altri non fanno che analizzare gli eventi in maniera critica e razionale, quasi fossero i detective sulla scena del crimine e non le prossime vittime.
Capisco che mantenere questo distanza fosse essenziale per non sbilanciare mai troppo i sospetti su uno o sull'altro, ma avrei preferito un maggior sentimentalismo.
Anche la narrazione, per quanto coinvolgente, a partire dal primo omicidio diventa un po' troppo veloce. I delitti si compiono nel giro di una settimana-dieci giorni, quando, a mio parere, sarebbe stata preferibile una tempistica più ampia, un ritmo leggermente più lento e un clima più teso.
Il finale è verosimile anche se non pienamente convincente, in quanto manchevole di una forte motivazione alla base di tutto il piano.
In conclusione ritengo che il romanzo, nonostante le piccole pecche e le possibili migliorie, riesca appieno nel duplice intento di tenere i lettori incollati alle pagine, e lasciare ogni porta aperta fino alle ultime pagine. Ed essendo un giallo, credo che nulla conti più di questo.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Da tanto tempo desideravo leggere un romanzo di Agatha Christie, e più di una volta mi erano stati consigliati i suoi libri. In particolare "Dieci piccoli indiani" che, a detta di molti, sarebbe il suo capolavoro, di gran lunga migliore del più celebre "Assassinio sull'Orient Express". 
Non so se sia effettivamente il suo lavoro più riuscito, ma non posso che dirmi soddisfatta dalla lettura. Ammetto che inizialmente ho dubitato, in quanto l'arrivo simultaneo su Nigger Island di tutti i personaggi aveva generato in me un po' di confusione, e temevo non sarebbe stato facile nel prosieguo tenere a mente i diversi attori in scena.

Li esaminò di nuovo, spassionatamente. 
Una vecchia zitella acida come ne aveva conosciute parecchie. Bisbetica, senza dubbio. Un vecchio militare, ex ufficiale dell'esercito, a giudicare dall'aspetto. Una ragazza graziosa, ma non vistosa, niente stile Hollywood. 
Poi, quel tipo chiassoso e piuttosto grossolano: no, quello non era davvero un signore. Un commerciante in pensione, ecco quello che doveva essere. 
Quell'altro giovane, magro, dall'aria avida, con occhi vivi e mobili, era il tipo più strano di tutti. Lui, forse, avrebbe potuto aver qualcosa a che fare col cinema. 
C'era solo un passeggero che lo soddisfaceva, nella barca: quello che era arrivato in automobile. E che automobile. Una macchina simile non la si era mai vista, a Sticklehaven. Doveva essere costata parecchie centinaia di sterline. Quello era un tipo come si deve. Pareva molto ricco. Se tutti gli altri fossero stati come lui, allora avrebbe capito...

Ma man mano questa difficoltà è andata scemando, sostituita gradualmente dalla curiosità di sapere e dalla voglia di individuare l'assassino.
Come dicevo prima mi è mancato un po' il coinvolgimento emotivo, avrei preferito delle reazioni più forti, una frustrazione sempre maggiore, invece da questo punto di vista il tono rimane sempre più o meno lineare, senza alcun crescendo psicologico.
E ora parliamo del finale e della rivelazione del colpevole.
La bravura della Christie è stata anche nel non indirizzare mai i sospetti su uno solo, in modo da non dare mai nulla per scontato.
Personalmente sono sempre stata convinta che i responsabili della strage fossero almeno due. Al principio credevo fossero Philip Lombard e Vera Claythorne, per l'evidente, istantanea (e altrimenti non spiegabile) complicità tra loro, e soprattutto a causa degli episodici sfoghi di paura di lei, non supportati da una costante personalità sensibile.
Mi spiego meglio: abbiamo già sperimentato la freddezza della donna, nel passato capace persino di lasciar morire un bambino innocente pur di ottenere il suo tornaconto, e poi la vediamo terrorizzata ogni qual volta ci si riunisce per individuare i possibili indiziati.
Sembra quasi che, quando i riflettori sono puntati su di lei, la donna agisca fingendosi un'umile donna spaventata da tutto ed incredula di tanta malvagità.
Poi una volta conclusa la riunione, ridiventa l'essere cinico e distante di sempre. A differenza degli altri, lei è sempre stata l'unica a cambiare in base alla situazione, ragion per cui la mia attenzione non poteva che essere puntata su di lei.
Negli ultimi capitoli però, ed in particolare con la morte del giudice Wargrave, ho capito che la realtà era necessariamente un'altra.
Una delle vittime non era morta per davvero e si muoveva nell'ombra. Chi però?
Curiosi di sapere la mia teoria?
Ebbene, di sicuro uno dei due doveva essere il dottor Armstrong, colui che aveva dichiarato deceduti tutti gli invitati, e quindi l'unico in grado di convincere gli altri di qualcosa di non reale.
L'altro, a mio parere, sarebbe dovuto essere Anthony Marston, che era apparso parecchio divertito udendo la voce misteriosa e che, per di più, essendo fuorigioco dal principio, avrebbe sempre avuto mano libera sul da farsi.
Avevo anche ipotizzato un movente, magari una stretta parentela con Edward Seton - l'uomo ingiustamente condannato a morte dal giudice Wargrave - e di conseguenza una voglia di vendetta nei confronti di coloro che, al contrario, pur essendo colpevoli, erano  riusciti a sfuggire alla giustizia, incastrando dei poveri innocenti al loro posto.
Se proprio devo dirvi la verità, avrei preferito la mia ipotesi, più che altro perché quella ideata dall'autrice non nasconde una forte spinta emotiva, ma solo un piano razionalmente orchestrato, un'uscita di scena con effetti speciali.
Ora, nonostante le critiche che mi sono sentita in dovere di evidenziare, ho davvero apprezzato questo libro e, sicuramente, in futuro, non mancherò di leggere altro della Christie.

il mio voto per questo

3 commenti:

  1. Ciao :-)
    Io adoro Agatha Christie, ho letto molti suoi libri, il mio personaggio preferito in assoluto è Miss Marple. Ho letto anche "Dieci piccoli indiani", ma non è il mio preferito, anche se mi è piaciuto. Considera che i romanzi della Christie sono caratterizzati da una sorta di immobilità, c'è poca azione e i protagonisti in generale sembrano tutti molto padroni di sé, ti deve piacere il genere. Comunque ti consiglio di continuare a leggerla, ti conquisterà!

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  2. Ciao, "Dieci piccoli indiani" è il mio romanzo preferito della Christie. Anch'io all'inizio avevo i tuoi stessi sospetti, infatti poi mi sono sorpresa del finale. Nonostante la passione per questo romanzo, però, concordo con alcune tue osservazioni critiche, come l'incredibile aplomb dei protagonisti!

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  3. È un giallo molto bello e godibile, come tanti altri della christie :)
    Questo lo divorai tutto tutto d'un fiato!

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