giovedì 26 novembre 2020

Alice, Dorothy & Wendy Blogtour: L'importanza del viaggio per la crescita del personaggio



Salve avventori! 
Con sommo piacere oggi ospito la nona tappa del fantastico Blogtour dedicato a questo bellissimo volume che racchiude in sé le grandi storie senza tempo, i classici per ragazzi, scritti dalle penne di Lewis Carroll, J.M Barrie, L. Frank Baum.

♥ Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie
♥ Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò
♥ Il Meraviglioso Mago di Oz
♥ Peter Pan nei Giardini di Kensington
♥ Peter e Wendy
La raccolta prende il nome dalle tre grandi personalità femminili di queste storie Alice, Dorothy & Wendy.
Alice e le sue avventure nel favoloso Paese delle Meraviglie, di là e di qua dallo specchio. 
Dorothy, la piccola protagonista portata da un tornado nel fantastico mondo di Oz.
Infine Wendy, l’amica di Peter Pan che per molti lettori è la vera eroina dei romanzi con il bambino che non vuole crescere. Tre ragazzine curiose e audaci, al centro di tre grandi classici che, ciascuno a suo modo, hanno saputo celare, sotto le spoglie del racconto di fantasia, messaggi e metafore della vita.

Il mio compito per questo Blogtour è analizzare l'importanza che il viaggio ha avuto per le tre piccole protagoniste di queste mirabolanti avventure.
Come sono maturate le tre eroine nel corso dei loro romanzi?


Vorrei iniziare questo post con alcuni versi della poesia che Costantino Kavafis ha scritto nel 1911, in cui spiega quanto sia importante il viaggio per l’essere umano.

Sempre devi avere in mente Itaca
raggiungerla sia il pensiero costante. 
Soprattutto, non affrettare il viaggio; 
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio 
metta piede sull'isola, tu, ricco 
dei tesori accumulati per strada 
senza aspettarti ricchezze da Itaca. 
Itaca ti ha dato il bel viaggio, 
senza di lei mai ti saresti messo 
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. 
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso 
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Itaca, in questo caso, potrebbe essere una meta come un'altra, perché attraverso qualsiasi esperienza l'essere umano evolve, apprende qualcosa, si migliora, si confronta con cose, persone e culture lontane dalla propria.
Il viaggio è il miglior antidoto contro l'ignoranza e la chiusura mentale. La migliore medicina per apprezzare sia ciò che c'è fuori dal proprio orto, ma anche ciò che c'è al suo interno.
Quanto è bello tornare a casa, e farvi ritorno con il bagaglio ricco di ricordi, esperienze, nozioni, ed emozioni?

E non esistono solo i viaggi con biglietto e passaporto, noi lettori lo sappiamo bene, ci basta prendere un libro, aprirlo e ritrovarci catapultati in mondi fantastici e immaginari, e anche questi ci aiutano a crescere, a immedesimarci nei protagonisti e nelle loro vicissitudini, a sviluppare empatia nei confronti degli altri e verso situazioni che non abbiamo mai vissuto (e spesso non potremo mai vivere), in prima persona. 

A metà del diciannovesimo secolo la carta divenne più economica e alla letteratura per l’infanzia veniva riconosciuto un valore sempre maggiore.
È da qui che le storie che hanno come protagonisti i ragazzi e le loro avventure e/o disavventure iniziano a spopolare e ammaliare un pubblico sempre maggiore.
Storie nuove e diverse che distorcono un po’ sia l’immaginario collettivo della figura del bambino - che non è più solo un piccolo monello da educare - sia il fulcro della storia stessa, che appunto non ha più come scopo solo quello educativo (non c’è nessun pulpito su cui l’autore si erge a giudice o maestro di vita), ma si trasforma in una grande avventura, in cui il piccolo protagonista si forma da solo, durante il viaggio che percorre e tramite l’esperienza vissuta.

Lewis Carroll, J.M Barrie, L. Frank Baum, scrivono di bambini che si avventurano in mondi sconosciuti e surreali; che abbandonano senza troppi ripensamenti i genitori, per volare su isole sperdute, dove trovano altri bambini che si comportano come spietati assassini senza rimorsi; e di bambini pronti a affrontare mille insidie, pur di fare ritorno a casa.

Il viaggio di Alice

In un pigro e torrido pomeriggio di maggio, la piccola Alice, per sfuggire alla noia, si mette sulle tracce di un buffo coniglietto bianco, che sembra essere diretto in un luogo specifico.
Dove va di tutta fretta? Deve sicuramente avere un appuntamento importante!
È questa curiosità che spinge la bimba, di circa sette anni, a seguirlo e precipitare letteralmente in un mondo assurdo e surreale.
Dove tutto è il contrario di tutto, e nulla sembra avere un senso.

«Alice cominciava a non poterne più di stare seduta sull'erba accanto alla sorella, senza far niente; una volta o due aveva provato a sbirciare il libro che la sorella leggeva, ma non c’erano figure né dialoghi, “e a che serve un libro” aveva pensato Alice “senza figure e senza dialoghi?” 
Ragion per cui stava cercando di decidere fra sé (meglio che poteva, perché il caldo della giornata la faceva sentire torpida e istupidita) se il piacere di confezionare una collana di margherite sarebbe valso la pena di alzarsi e cogliere i fiori, quand'ecco che d’un tratto le passò accanto di corsa un coniglio bianco dagli occhi rosa. 
In questo non c’era niente di tanto notevole; né ad Alice parve dopotutto così straordinario sentire il Coniglio dire fra sé: «Povero me! Povero me! Sto facendo tardi!» (ripensandoci in seguito, le venne in mente che avrebbe dovuto meravigliarsi, ma lì per lì la cosa le sembrò assolutamente naturale); ma quando il Coniglio estrasse veramente un orologio dal taschino del panciotto, lo guardò e affrettò il passo, Alice saltò in piedi, perché le balenò nella mente di non avere mai visto prima di allora un coniglio fornito di panciotto e di taschino, per non parlare di orologi; e, bruciando di curiosità, lo inseguì di corsa per il campo, dove fece appena in tempo a vederlo sparire in una gran buca sotto la siepe. 
Un attimo dopo Alice si era infilata dietro a lui, senza minimamente riflettere su come avrebbe poi fatto per uscire» .

Alice nel Paese delle Meraviglie non trova amici o alleati con i quali condividere un’avventura e superare le difficoltà. Tutt'altro! I personaggi con i quali la piccola si confronta sono capricciosi, volubili e testardi.
Le pongono indovinelli senza soluzione, le fanno domande che non hanno alcuna risposta possibile, e rispondono ai quesiti della malcapitata con affermazioni assai lontane da ciò che è stato loro richiesto.
Nel Paese delle Meraviglie non c'è logica e non c'è regola.
Il tempo scorre diversamente, gli animali parlano, indossano vestiti e anche orologi da taschino. I gatti sogghignano maliziosamente e spariscono all'improvviso, neonati brutti si trasformano in porcellini e può capitare di trovare bruchi fumatori e carte da gioco che si credono re e regine, con la mania di mozzare teste...
Gli incontri che la bimba fa durante il suo viaggio non sono quasi mai piacevoli: chi la ignora, chi a mala pena le rivolge la parola, chi si dimentica di invitarla a prendere posto alla tavola da tè...

Un viaggio nell'assurdo, un mondo dal quale, comprensibilmente, la piccola Alice non vede l’ora di venire via, ma di cui continua, imperterrita e ostinatamente, a cercare di farne parte.

Alice, infatti, non si comporta in maniera più coerente dei personaggi che incontra.
È spaventata eppure continua a voler entrare nelle case di perfetti sconosciuti, vuole tornare alla sua statura normale e, dopo esserci finalmente riuscita in seguito a mille peripezie, torna a mangiare e bere cose che la fanno nuovamente mutare, pur di poter entrare in un tal posto o vedere una tal cosa.
Si offende quando un personaggio le risponde male, ma non si esime da continuare ad esigere risposte o richiedere la loro attenzione.

Il suo non è un viaggio di crescita, il suo comportamento non cambia e non muta durante il percorso, il suo carattere non evolve, e infatti la piccola protagonista continua immancabilmente a commettere gli stessi errori e a rituffarsi nelle stesse strampalate situazioni.

Il suo cambiamento avviene successivamente, con il risveglio da quel sonno febbrile che l’aveva avvinta.
Alice riemerge dal suo sogno rivalutando in modo positivo la coerente monotonia dei pomeriggi primaverili, dei personaggi a lei familiari, dietro le cui richieste c’è semplicemente affetto sincero e non il desiderio di metterla continuamente in difficoltà con indovinelli senza soluzione e infidi trabocchetti.

Il viaggio di Dorothy

Passa qualche decennio, agli albori del nuovo secolo, e nel torrido Kansas, un’orfanella americana di nome Dorothy Gale e il suo fedele cagnolino Toto, vengono catturati dalla furia di un tremendo tornado, e trasportati in un regno lontano e meraviglioso: Il Paese di Oz!

Il viaggio di Dorothy è molto diverso da quello di Alice, innanzitutto perché Dorothy non sceglie di fuggire via, ma viene scaraventata altrove contro la sua volontà.
E sebbene anche lei incontri, nel suo cammino, diverse difficoltà e avversità da superare, avrà sempre dei compagni e degli amici che lotteranno al suo fianco.
Tutti remano nella stessa direzione, e uniti, affrontano il loro viaggio alla ricerca della risposta ai loro desideri.

Dorothy desidera tornare nel Kansas e ricongiungersi con zia Em e con lo zio Henry.
Lo Spaventapasseri desidera un cervello.
L’Uomo di Latta un cuore.
E il Leone desidera avere coraggio.

Il viaggio per tutti loro è importante, in quanto, proprio nel tragitto che li condurrà dal Mago di Oz, daranno più volte prova, senza neanche rendersene conto, di avere già dentro di sé quelle doti che andavano cercando altrove.

Lo Spaventapasseri dimostra più volte di essere tra tutti il più acuto, il Taglialegna di essere tra tutti il più sensibile, e il Leone che, nonostante la paura, è tanto coraggioso da non tirarsi mai indietro dal difendere i suoi amici.

Tutti questi personaggi hanno in sé ciò che cercano, ma non credendoci, hanno bisogno che un mago regali loro quei doni così tanto ambiti.
In realtà lo sappiamo tutti, il Mago nient'altro è che un ciarlatano, ma il dono più prezioso che fa ai suoi amici, come un bravo omeopata, è una buona dose di fiducia.

Ed è questo il messaggio finale che Dorothy porta con sé al suo ritorno a casa.
Comprende, e ci fa comprendere, quanto sia necessario credere in se stessi, perché dentro, tutti abbiamo le capacità necessarie per farcela, anche se non ce ne rendiamo conto.
La stessa Dorothy, pur non essendone consapevole, ha sempre avuto sotto gli occhi, anzi ai piedi, il modo per tornare a casa.

«Le scarpe d’argento» disse la Strega Buona «hanno poteri meravigliosi. E una delle loro caratteristiche più curiose è che possono portarti in qualsiasi posto al mondo in tre passi, e ogni passo avrà la durata di un batter d’occhio. Non devi fare altro che battere i tacchi tre volte e ordinare alle scarpe di portarti dovunque tu voglia andare.» 
«Se è così» disse felice la bambina «chiederò subito di riportarmi nel Kansas.» 
Circondò con le braccia il collo del Leone e lo baciò, accarezzandogli teneramente il testone. Poi baciò il Boscaiolo di Latta, che piangeva in modo rischiosissimo per le sue giunture. Ma invece di baciare il viso dipinto dello Spaventapasseri si limitò a stringere il suo morbido corpo imbottito fra le braccia, e si sorprese a piangere lei stessa per questo doloroso commiato dai suoi amati compagni.


Il viaggio di Wendy

Da questa parte dell’oceano, a Londra, troviamo Wendy Darling, e i suoi fratelli John e Michael.
Vivono con i loro genitori Mr e Mrs Darling, la tata Nana (un cagnolone materno e abbastanza apprensivo) e la domestica Lisa.
La loro vita svolge serena, ma come resistere alla tentazione che il piccolo e arrogante Peter Pan gli propone?
Volare verso l’Isolachenoncè, conoscere le Fate e le Sirene, combattere i pirati, vivere meravigliose avventure.
Così i tre, senza farsi troppi scrupoli nei riguardi dei loro amorevoli genitori, prendono il volo, seconda a destra e poi dritto fino al mattino...

A differenza di Alice che segue un coniglio senza sapere dove la porterà, e di Dorothy che si ritrova lontana da casa per caso, Wendy sceglie di fuggire via e lo fa senza pensarci due volte.
Così, dopo diversi giorni di volo, approda all’Isolachenoncé, e mi piacerebbe dirvi che qui si scopre un’eroina pronta a mettere in riga i capricci di Peter e dei Bambini Sperduti, e a combattere valorosamente al loro fianco ma, ahimè, il suo “viaggio” la vedrà relegata al ruolo di mamma premurosa e casalinga disperata.

Eppure, nonostante la ragazzina non viva sull’isola una vita particolarmente emozionante e avventurosa, né è comunque inebriata, anche lei offuscata da quel mondo così selvaggio e inospitale.
Eppure sarà l’unica a mantenere vivo il ricordo di casa, a svegliarsi improvvisamente dal “sogno” e desiderare di farvi ritorno.

Wendy e i suoi fratelli non maturano molto con la loro avventura.
Tornano a casa, restando i bambini di sempre “spensierati, innocenti e senza cuore”, come Barrie definisce essere tutti i ragazzini.

E infatti, non mostrano nessun rimorso per il dolore che hanno fatto patire ai genitori, non sentono di aver sbagliato recando loro un’enorme sofferenza.
Si sarebbero soffermati sull'isola ancora e ancora, se Peter non li avesse turbati con il suo racconto.

«Molti e molti anni fa» raccontò «credetti anch'io come voi che mia madre avrebbe sempre tenuto aperta la finestra per me; perciò rimasi via lune e lune, poi volai a casa, ma la finestra era chiusa da una inferriata, perché la mamma si era dimenticata del tutto di me e c’era un altro piccino addormentato nel mio letto.»

Ci si allontana, come le persone più senza cuore al mondo, ovvero i bambini, e tuttavia tanto care. 
Viviamo un certo periodo di tempo interamente chiusi nel nostro egoismo, poi, quando sentiamo il bisogno di cure particolari, torniamo dignitosamente a richiederle, sicuri di essere abbracciati anziché presi a scapaccioni. 
La fiducia dei nostri ragazzi nell'amore della mamma era infatti così grande che ritenevano di potersi concedere di essere senza cuore ancora un po’.

Così i tre piccoli monelli tornano a casa, dove la vita, quella vera, li porterà a crescere e maturare, e invece Peter sceglierà di non intraprendere quel viaggio, di restare l’eterno bambino che tutti conosciamo, senza responsabilità e senza doveri, rifiutando con essi, però, anche la vita dei suoi amici che, di fatto, va avanti senza di lui.
Quella vita che lui, di tanto in tanto, sarebbe rimasto a guardare attraverso i vetri di una finestra, nella silenziosa contemplazione di quella gioia dalla quale sarebbe stato escluso per sempre.


Questi sono i tre viaggi che hanno vissuto le tre protagoniste.
Avventure straordinarie, insidie pericolose, nemici da cui scappare o da sconfiggere, amici da salutare per sempre o portare via con sé.
Viaggoi di crescita ed evoluzione.
Chi cresce durante il viaggio, chi lo fa in modo inconsapevole e chi lo fa al suo ritorno.

Quale tra queste tre indimenticabili storie vi è rimasta più nel cuore?
Alice, Dorothy o Wendy, in quale delle tre eroine vi siete maggiormente immedesimate e quale dei tre viaggi avreste voluto vivere?

Prima di salutarvi vi ricordo l'appuntamento di domani... tutti da Librintavola per l'ultima tappa, noi invece vi aspettiamo il 30 novembre con la recensione di Peter Pan .

1 commento:

  1. bellissima tappa ma domani se sei curiosa ti mostrerò durante la mia che in realtà alice un amico o due li ha trovati, non sembra ma visto che questo romanzo è puro nonsense alcune cose possono scappare!;)

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