Titolo: Momenti di trascurabile felicità
Autore: Francesco Piccolo
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 2010
Pagine: 134
Prezzo: 12,50 €
Trama:
Possono esistere felicità trascurabili? Come chiamare quei piaceri intensi e volatili che punteggiano le nostre giornate, accendendone i minuti come fiammiferi nel buio?
Sei in coda al supermercato in attesa del tuo turno, magari sei bloccato nel traffico, oppure aspetti che la tua ragazza esca dal camerino di un negozio d'abbigliamento. Quando all'improvviso la realtà intorno a te sembra convergere in un solo punto, e lo fa brillare. E allora capisci di averne appena incontrato uno. I momenti di trascurabile felicità funzionano così: possono annidarsi ovunque, pronti a pioverti in testa e farti aprire gli occhi su qualcosa che fino a un attimo prima non avevi considerato.
Recensione:
“Non sopporto più le persone che mi annoiano anche pochissimo e mi fanno perdere anche un solo secondo di vita.”
Con questa citazione di Goffredo Parise si apre il libro di Francesco Piccolo, una frase che ad una prima lettura inconsapevole può apparire semplicemente simpatica e condivisibile.
Con la consapevolezza di chi ha, invece, letto tutto il libro, ci si rende conto che probabilmente la citazione non era che un'avvertenza! Un moderno "lasciate ogni speranza voi che entrate".
Piccolo forse voleva avvertirci e, con una simpatica frase ad effetto, tirarsi fuori da ogni responsabilità, come a dire: "State scegliendo voi, di vostra spontanea iniziativa, di leggere questo libro. Io ho cercato di dirvelo che sarebbe stato uno spreco di tempo".
Definire con il termine "libro" "Momenti di trascurabile felicità" è puramente una questione formale, come si potrebbe definire "libro" un vocabolario o un elenco telefonico.
Sono libri certo, perché per la loro costituzione possono essere definiti tali, in quanto hanno tutti una copertina, delle pagine e sono fatti di carta, ma chi li leggerebbe da cima a fondo? Chi se ne appassionerebbe?
In un determinato momento ci può tornare utile conoscere un determinato vocabolo, un determinato indirizzo o numero di telefono, ma è impossibile che in quello stesso momento ci possa interessare leggere ogni voce di quegli interminabili elenchi.
E questo libro non è altro che questo, un elenco di situazioni, di momenti che non possono, in verità, nemmeno essere accomunati dal titolo stesso del libro.
I veri momenti di trascurabile felicità elencati sono pochi, per tutto il resto del tempo vengono citati, uno dopo l'altro, avvenimenti a caso o aneddoti più o meno simpatici, e più o meno comprensibili, dello scrittore.
Soprattutto sono elencati momenti vari, "normali", che non suscitano alcun pensiero felice nell'immaginarsi di poterli vivere.
“Quando va via la luce, e poi torna, tutti gli orologi digitali della casa lampeggiano e segnalano zero punto zero (00:00).
Perdersi un concerto jazz.
Quando viene la febbre.
Lasciare per un sacco di tempo le lattine di CocaCola aperte e mezze piene nel frigorifero, senza berle e senza buttarle.”
Perdersi un concerto jazz.
Quando viene la febbre.
Lasciare per un sacco di tempo le lattine di CocaCola aperte e mezze piene nel frigorifero, senza berle e senza buttarle.”
E via dicendo...
I racconti carini, quelli che strappano un sorriso, ci sono, ma sono troppo pochi, e il sorriso che portano è troppo leggero e sfuggevole per poter alleviare la noia che regna sovrana durante tutto il resto della lettura.
Considerazioni:
Ennesima grandissima delusione!
E dire che mi aspettavo di leggere qualcosa che mi avrebbe emozionato.
Ma le liste non possono emozionare, ma solo infastidire.
Già vi dissi, in occasione della recensione di "Olivia: Ovvero la lista dei sogni possibili" di Paola Calvetti che le liste erano state la cosa che mi era piaciuta meno, quella che avrei evitato perché, appunto, le liste sono utili, ma non si può definirle letture appassionanti.
Figurarsi un libro che non è altro che questo! Un elenco senza capo né coda, senza storia e spesso anche senza senso.
Questo libro non doveva chiamarsi "Momenti di trascurabile felicità" ma "Vaneggiamenti vari ed eventuali".
Carine sono la storia della bottiglia di vino, quella del film "Insonnia d'amore" e poche altre, ma non bastano per fare di un libro un buon libro, né tanto meno uno leggibile.
“In Insonnia d'amore, Tom Hanks e il figlio sono sull'Empire State Building e aspettano una
donna sconosciuta, che noi sappiamo che è Meg Ryan.
Dopo aver aspettato a lungo, Tom Hanks dice: vabbe', scendiamo. Si avviano verso l'uscita e Meg Ryan continua a fare tardi, sembra davvero che non faccia in tempo, e sembra che faccia talmente tardi che ogni volta che vedo il film comincio a pensare sul serio che stavolta lo ritrasmettono in un'altra versione in cui davvero non ce la farà. Non li incontrerà più, stavolta.
E succede davvero così: quando Meg Ryan arriva in cima al grattacielo, non c'è più nessuno. Non si sono incontrati.
E io dico: ma non è possibile, mi ricordo che finiva bene.
Eppure davanti a me c'è Meg Ryan tutta sola, e loro ormai se ne sono andati. Il fatto che non si sono incontrati è evidente, lei è arrivata troppo tardi e forse sono io che ricostruisco il film secondo i miei desideri. Mi agito sulla sedia, mi alzo, mi risiedo, fino a quando Meg Ryan abbassa lo sguardo e trova lo zaino del bambino, e appena dopo appaiono davanti a lei Tom Hanks e il figlio - che sono tornati a recuperarlo.
E si incontrano, finalmente. Sono così felice ogni volta, così felice. Comincio a piangere per la commozione, si, ma anche per il fatto che il film è sempre uguale ogni volta che lo vedo.”
Dopo aver aspettato a lungo, Tom Hanks dice: vabbe', scendiamo. Si avviano verso l'uscita e Meg Ryan continua a fare tardi, sembra davvero che non faccia in tempo, e sembra che faccia talmente tardi che ogni volta che vedo il film comincio a pensare sul serio che stavolta lo ritrasmettono in un'altra versione in cui davvero non ce la farà. Non li incontrerà più, stavolta.
E succede davvero così: quando Meg Ryan arriva in cima al grattacielo, non c'è più nessuno. Non si sono incontrati.
E io dico: ma non è possibile, mi ricordo che finiva bene.
Eppure davanti a me c'è Meg Ryan tutta sola, e loro ormai se ne sono andati. Il fatto che non si sono incontrati è evidente, lei è arrivata troppo tardi e forse sono io che ricostruisco il film secondo i miei desideri. Mi agito sulla sedia, mi alzo, mi risiedo, fino a quando Meg Ryan abbassa lo sguardo e trova lo zaino del bambino, e appena dopo appaiono davanti a lei Tom Hanks e il figlio - che sono tornati a recuperarlo.
E si incontrano, finalmente. Sono così felice ogni volta, così felice. Comincio a piangere per la commozione, si, ma anche per il fatto che il film è sempre uguale ogni volta che lo vedo.”
L'idea di raccontare i propri momenti di trascurabile felicità è una cosa che ancora apprezzo, ma non avrei mai fatto un libro solo su questo! Avrei inserito i momenti in una storia, in una trama che non riducesse il tutto ad un mero elenco!
Che diamine, a fare un libro così siamo capaci tutti!
Una lettura noiosa e frustrante che, col senno di poi, mi sarei risparmiata volentieri. Decisamente trascurabile come i momenti di felicità di cui si fa portavoce.
P.S: Un mio momento di trascurabile felicità:
Quando ho chiuso l'ultima pagina di questo libro e ho realizzato che non avrei dovuto leggerne più nemmeno una riga. Mai più. *-*