martedì 5 gennaio 2016

Recensione: "Let it snow, innamorarsi sotto la neve" di Maureen Johnson, John Green e Lauren Myracle

Titolo:  Let it snow, innamorarsi sotto la neve
Autori: Maureen Johnson, John Green e Lauren Myracle
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 12 novembre 2015
Pagine: 373
Prezzo: 16,50 €

Trama:
È la Vigilia di Natale a Gracetown. Scende la neve, i regali sono già sotto l’albero e le luci brillano per le strade. Sembra tutto pronto per la festa, ma una tormenta arriva a sparigliare le carte. Così si può rimanere bloccati su un treno in mezzo al nulla e vagare per la città fino a incontrare un intrigante sconosciuto. Oppure prendere la macchina per raggiungere una festa che promette di essere memorabile, per scoprire che l’amore è più vicino di quanto pensassimo. O ancora ritrovare qualcuno che si credeva perduto, ma solo dopo una giornata piena di imprevisti e di… maiali. La magia delle vacanze splende su questi tre racconti d’amore, che s’intrecciano tra loro mettendo in scena baci appassionati e avventure esilaranti. 

Recensione:
"Let it snow" è una raccolta di tre racconti brevi, le cui vicende sono collegate fra loro, scritti dalla mano di tre scrittori più o meno noti del genere Young Adult.
Personalmente tra questi conoscevo solo John Green, di cui avevo precedentemente letto "Colpa delle stelle".
Seppur divisa in mini storie separate, con protagonisti differenti, la trama è unica.
Il racconto si svolge tra la vigilia di Natale e i due giorni successivi, ed è ambientata prevalentemente a Gracetown e nei piccoli paesini vicini.
Ogni racconto aggiunge informazioni e tessere al puzzle che va pian piano ricomponendosi finché ogni tessera non trova la sua esatta collocazione.

"Jubilee Express" di Maureen Johnson 

Richmond, Virginia. È la vigilia di Natate e i genitori di Jubilee, come ogni anno, si sono recati a Flobie, per accaparrarsi qualche pezzo in edizione limitata del Villaggio di Natale di Flobie - piccole e graziose miniature in ceramica che compongono un complesso villaggio natalizio - di cui sono patiti ai limiti della follia.
Ed è proprio in quell'occasione che vengono coinvolti in una rissa e condotti in prigione.
Jubilee, la loro unica figlia, è per questo obbligata sotto loro richiesta a raggiungere i nonni e mettersi in viaggio per la Florida, nonostante il meteo preveda la più terribile tempesta di neve degli ultimi anni...
Prevedibilmente il treno non arriverà mai a destinazione, ma bloccato nella tormenta darà modo alla protagonista di trovarsi coinvolta in una mirandola di situazioni impreviste: una banda di Cheerleader ululanti, una Waffle House come unico rifugio, l'uomo stagnola e Stuart...
Un racconto grazioso, che riesce a far percepire la magia del Natale e del calore familiare. Una storia dai risvolti prevedibili, ma narrata in modo simpatico e accattivante.

"Un cheertastico miracolo di Natale" di John Green 

Altro scenario, altri protagonisti. È la vigilia di Natale e Tobin è in casa con due amici, Il Duca (Angie) e JP. I tre sono intenti a rivedere per l'ennesima volta il film "Il padrino", mentre fuori imperversa la bufera.
Il telefono squilla e dall'altra parte c'è Keun, amico e compagno di classe che, in quel momento sta svolgendo il suo turno di lavoro alla Waffle House di Gracetown.
Alla Waffle House ha fatto ingresso un gruppo scoppiettante di Cheerleader, e Kaun ha pensato bene di condividere la sua "fortuna" con gli amici di sempre invitandoli a raggiungerlo immediatamente.
Da qui ha inizio l'estenuante racconto che vedrà i tre ragazzi fare di tutto per raggiungere la meta.
John Green scrive un racconto insensato come i discorsi e le decisioni dei suoi protagonisti. Un ammasso di scempiaggini, di dialoghi sciocchi e maschilisti, infarciti qua e là da qualche frase ad effetto alla Green:

“Ho sempre pensato che non si deve rinunciare a un lieto durante nella speranza di un lieto fine perché il lieto fine non esiste”

Le solite frasi da baci perugina che non significano niente, o meglio, questa frase in particolare potrà anche significare qualcosa, ma che non c'entra assolutamente nulla nel contesto in cui è inserita.
Il finale assolutamente prevedibile - oltre che decisamente poco credibile - vuole dare dignità e spessore morale (la vittoria del sentimento sull'esuberanza giovanile) ad un racconto che ne è totalmente privo. 
Una storia di cui se ne sarebbe potuto fare volentieri a meno.

“Il santo patrono dei maiali" di Lauren Myracle 

Natale è passato e Addie ha rotto da poco con il suo fidanzato con cui avrebbe festeggiato il primo anniversario proprio a Natale.
Addie vorrebbe tanto mettere le cose a posto, ma non riesce a rintracciare Jeb in nessun modo.
Troppo presa da se stessa, dalla sua vita e dai suoi problemi, la ragazza dimentica la promessa fatta all'amica: ritirare Gabriel, il maialino nano dal negozio di animali.
Ma tra un frappuccino al caramello, le poltrone viola dello Starbucks in cui lavora, e i dolci grugniti di un maialino assetato di coccole, tutto evolverà per il meglio.
I protagonisti delle tre storie si incontrano tutti lì. Tre coppie, tre amori nati, scoperti o riappacificati durante una tormenta di neve.
È tra i tre racconti quello che mi ha lasciato più indifferente: ho trovato carino "Jubilee Express", demenziale quello di Green e insulso questo.
Nel racconto vengono più volte citati gli angeli e anche il ritrovamento del piccolo maialino, viene in un certo senso ricondotto a loro, ma questi riferimenti sono del tutto estranei alla vicenda. Per dirla in poche parole le figure alate e celesti vengono solo nominate, ma non hanno nessun ruolo nella storia, né c'è motivo per cui lo debbano avere.
Un racconto che alla fine della fiera non lascia nulla e appare esclusivamente come il pretesto per far incontrare, in un unico luogo, le tre storie. L'ambientazione giusta per ricomporre i pezzi del puzzle.

Considerazioni:
Non mi aspettavo molto da questo libro, in genere dalle raccolte di racconti brevi non mi aspetto mai più di tanto, ma non per questo significa che partissi prevenuta.
Mi sono accostata alla lettura senza aspettative di sorta, solo con il desiderio di leggere storie in cui fosse presente la magica atmosfera natalizia.
Purtroppo questa è quasi totalmente assente, e ci sarei volentieri passata sopra se fossero subentrati dei bei contenuti, ma no... anche quelli non sono reperibili in queste pagine.
In generale si tratta di tre raccontini banali, che non hanno un granché da dire e che spingono a partorire pensieri tipo: "cavolo, se certi racconti sono pubblicati, allora potrei scrivere anch'io".
Quindi se c'è una cosa che danno di buono è: la speranza. XD
Ora, scherzi a parte (anche se io sono stata serissima) c'è un racconto che è meno peggio rispetto agli altri, si tratta di "Jubilee Express" che, pur non essendo originale e avendo un finale piuttosto prevedibile (tutte e tre lo sono), risulta simpatica ed è l'unica in cui si riesce a percepire un po' la magia del Natale.
Inoltre la nota originale del racconto sta nell'aver creato la storia attorno a questa eccentrica mania, dei genitori di Jubilee, del collezionismo.
I due puntano ad avere più pezzi possibili, meglio se a edizione limitata, del "Villaggio di Natale di Flobie".
E, vi dirò, che a leggere di quelle piccole costruzioni in ceramica dai nomi tanto golosi, la curiosità è venuta anche a me, tanto che ho cercato se esistessero davvero... e no, non esistono T_T
Un'altra nota positiva di questo racconto sta nel personaggio di Debbie, la mamma di Stuart, l'ho trovata adorabile nella sua assurdità e assoluta indiscrezione.
E poi, nonostante sia ebrea, a casa sua si respira l'atmosfera natalizia al 100%.
Avrei voluto esserci io al posto di Jubilee ed essere ospitata dalla premurosa signora, pronta a rimpinzarmi di manicaretti e dolci e ad offrirmi tazze di cioccolata calda ogni due per tre *-* 
Passando al secondo racconto "Un cheertastico miracolo di Natale" di John Green, pur sforzandomi non riesco a trovare nulla di positivo da dirvi a riguardo.
La trama è sciocca che più sciocca non si può, i dialoghi tra i protagonisti demenziali. 
Leggerlo è stato tedioso, e la fine sembrava essere sempre troppo lontana.
Quello che ho capito da questa mia seconda lettura di Green è che non c'è nulla da fare, il ragazzo non sa proprio descrivere! 
Già in "Colpa delle stelle" avevo criticato il fatto che parlasse con troppa superficialità di cose che probabilmente (fortuna per lui) non ha mai conosciuto.
In quel caso non era riuscito a rendere il dolore e la sofferenza della malattia, che ok può essere difficile da rendere se non si è vissuto.
Ma in queste pagine mi sono chiesta "è mai possibile che Green non abbia mai sentito freddo in vita sua?"... (beato lui!).
Maureen Johnson, ad esempio, quando in "Jubilee Express" descrive la scena in cui Stuart e Jubille marciano nella neve e poi cadono nel fiume ghiacciato, è riuscita a trasmettermi la sensazione del freddo e del dolore.
I protagonisti di Green, sebbene camminino per ore nelle stesse condizioni, non trasmettono nulla di tutto questo, sembra che niente li scalfisca.
Da qui la mia ovvia conclusione, Green non è capace a trasmettere nulla in generale, ma soprattutto le sensazioni di disagio e dolore.
Ottimo per uno scrittore, direi -__-"
Ah, un attimo sono ingiusta, una cosa l'ha saputa descrivere bene, ovvero la bontà delle crocchette e dei Waffle al formaggio! (Difatti ne avrei voluta una porzione anch'io). Si vede che quelli li conosce bene. XD
Infine, per quanto riguarda il racconto di Lauren Myracle, "Il santo patrono dei maiali" posso dire di averlo trovato abbastanza insapore. 
La trama non mi è piaciuta, però la presenza del dolcissimo maialino Gabriel è stata la cosa più dolce di tutto il libro. In generale l'ho trovato non carino come il primo, ma nemmeno orripilante come quello di Green.
Una cosa però mi ha fatto storcere parecchio il naso e che non posso esimermi dal riportarla.
I libri hanno il potere di far evadere, sognare, istruire e acculturare. Non devono mai, neanche se si tratta di un raccontino per le feste, disinformare.
E qui la Myracle non dà molte nozioni e l'unica che dà la dà errata.

“Ma poi un giorno Tegan aveva scoperto… rullo di tamburi… l’esistenza dei maialini nani. Che sono carinissimi. Il mese precedente Tegan ce li aveva fatti vedere su un sito, e ci eravamo sdilinquite di fronte a quei piccini che stavano letteralmente dentro una tazza di tè. A quanto pare, arrivano a pesare un massimo di tre chili, che sarebbe poco più di un ventesimo del peso di Tegan: una proporzione di gran lunga più accettabile rispetto a quella con un suino di tre quintali.

All'inizio avevo pensato che ci fosse un errore di battitura e anziché scrivere trenta chili avessero riportato tre, ma la precisazione ulteriore sulla differenza di peso tra Tegan e il maialino mi hanno tolto ogni dubbio.
Bene, per chi non lo sapesse un maialino nano, anche se in forma, raggiunge una stazza notevole che va dai 30 ai 70 Kg.
Che sono sempre meno di 300, ma molti più di 3!!!

In conclusione, come avrete capito, "Let it snow" non mi ha entusiasmato.
Le storie non devono necessariamente essere serie, pesanti e complicate, possono anche essere leggere, spensierate e frivole, ma in questo caso pretendo che siano almeno divertenti, credibili e ben scritte, altrimenti è solo uno spreco di carta.

Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi inviato una copia di questo libro.

il mio voto per questo libro

6 commenti:

  1. Sto leggendo le peggiori cose riguardo a questo libro, penso lo eviterò del tutto.

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    1. Ogni giudizio va preso con le pinze perchè resta un parere personale. Però, almeno per quanto mi riguarda, sono tre storielle senza alcun spessore :/

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  2. Bellissima recensione, minuziosa, precisa e giustificata. Complimenti davvero per la spiegazione di ogni voto ed ogni critica.
    Detto ciò, sono felice di non averlo regalato a una mia amica per Natale. XD

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    1. Grazie! Cerco sempre di spiegare le mie critiche, sia quando sono positive che quando sono negative.

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  3. Avevo letto molte segnalazioni di questo libro prima del periodo natalizio. Siccome c'era di mezzo Green e l'apparente tema del Natale, in molti avevano alte aspettative. Da quanto vedo, aspettative riposte proprio male! Neanche a me piacciono troppo le storie brevi ma essendo tutti e tre scrittori riconosciuti pensavo che un minimo di decenza ci fosse...come dici tu almeno ci resta la speranza di poter scrivere qualcosa di meglio noi un giorno ;)

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    1. Non so davvero cosa ci trovino in questo Green! Ho letto due cose di lui ed entrambe le volte l'ho trovato mediocre.

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