Titolo: Orgoglio e pregiudizio
Autore: Jane Austen
Editore: RBA Italia
Collana: Cranford Collection
Data di pubblicazione: 18 gennaio 2020
Pagine: 311
Prezzo: 2,99 €
Trama:
I Bennet sono una famiglia rispettabile, ma non agiata, che vive nell'Hertfordshire, composta dai genitori e da cinque sorelle: Jane, Elizabeth, Mary, Catherine e Lydia. La signora Bennet è una donna frivola, il cui unico scopo nella vita è quello di trovare un buon marito alle proprie figlie.
Quando il ricco Charles Bingley si trasferisce vicino alla tenuta dei Bennet con le due sorelle e l'amico Darcy, si verificano cambiamenti importanti. Jane infatti si innamora, ricambiata, di Bingley, mentre tra Mr Darcy ed Elizabeth si crea subito una forte antipatia.
Ma i sentimenti che gli uni e gli altri provano, finiranno per essere messi a dura prova nel corso dei mesi, fin forse a mutare.
Recensione:
Quello che sto per confessarvi forse vi sconvolgerà ma, fino a poco fa, non avevo mai letto il più famoso libro di Jane Austen, di cui tutti parlano e che tanto idolatrano. Né tantomeno ho mai visto le varie trasposizioni cinematografiche che si sono succedute nel corso degli anni, proprio perché avevo intenzione di approcciarmi al romanzo, prima o poi, senza preconcetti, e soprattutto con la mente aperta.
Ma ora veniamo al dunque: "Orgoglio e pregiudizio" è sicuramente un libro figlio del suo tempo, che ritrae perfettamente la società borghese inglese di fine Settecento-inizio Ottocento, periodo in cui alle donne non era richiesto molto, se non affinare le proprie doti (fisiche e non), per cercare di far bella mostra di sé e, magari, così facendo, accaparrarsi il miglior partito in circolazione.
Siamo nello Hertfordshire, e Mrs Bennet cerca, tramite balli, visite a domicilio, inviti a pranzi, e cerimonie di vario genere, di far incontrare le giovani figlie e altrettanti affascinanti cavalieri, in modo che tra loro possa scoccare la scintilla.
La madre sa che, a causa di un vecchio vincolo, le cinque donne della famiglia Bennet non potranno mai ereditare la casa in cui abitano, per cui appena se ne presenta l'occasione, non si fa scrupoli a combinare incontri, sperando possano sfociare in un rispettabile e conveniente matrimonio.
Durante uno dei tanti balli, la maggiore delle figlie, Jane, incontra il benestante Bingley, da poco trasferitosi nel circondario, e tra i due nasce subito un'affinità. Nella medesima serata la secondogenita Elizabeth ha modo di osservare per la prima volta l'amico di lui, Mr Darcy, un tipo poco affabile e fiero del suo status di uomo estremamente facoltoso e colto. Tra i due affiora immediatamente una diffidenza, presto tramutatasi in silente astio ed antipatia.
Man mano che aumentano le occasioni di incontro, Lizzie e Darcy, i due veri protagonisti della storia, avranno modo di formalizzare l'opinione l'uno dell'altra, anche se in modo diametralmente opposto. Infatti se lui, studiando il carattere sfrontato ed insolente di lei, comincia ad apprezzarlo al punto da provare un certo interesse, per la ragazza invece l'uomo resta solo arrogante e superbo. Fino a quando il corso degli eventi non li costringerà a vedere le cose in un'altra maniera.
Questa è grossomodo la trama del romanzo, ovviamente molto snellita, che mi è sembrato giusto richiamare alla memoria, per poter delineare meglio i punti che non mi hanno convinta del tutto. Ebbene sì perché, per quanto io abbia apprezzato parte di questa lettura, non posso dire di aver visto in essa il capolavoro che tanti decantano. Vi spiego perché.
Prima di tutto non ho molto gradito la visione della donna che vien fuori da questo libro. E non perché le ragazze siano state rappresentate il più delle volte interessate solo a balli, conoscenze e ogni altra occasione di socialità, bensì per l'opposto. Ai tempi di Jane Austen le donne stavano pian piano acquisendo la libertà di esprimere loro stesse al di là del ruolo familiare, tuttavia la maggior parte delle signore era comunque relegata all'immagine di angeli del focolare, esattamente come nei secoli passati.
Era questo che ci si aspettava da loro, con queste idee erano cresciute, e questo credevano fosse il loro destino o il loro dovere.
Ciononostante nel libro, ogniqualvolta si fa riferimento ad una ragazza intenta a conoscere un gentiluomo, o interessata all'abbigliamento o ad una qualche forma di intrattenimento, quindi alla normalità del tempo, la si definisce come "stupida, ignorante, frivola e meschina" o peggio ancora come grande fonte di imbarazzo. Come se fosse solo il frutto della loro scelta, e non del retaggio culturale o delle aspettative altrui.
Lo stesso severo trattamento non viene però riservato agli uomini che, esattamente come la controparte femminile, partecipano ai medesimi eventi per divertirsi e, nel migliore dei casi, individuare una prescelta cui chiedere la mano. Loro non vengono giudicati come stolti o poco seri, anzi se ne loda le buone maniere, il garbo, l'eleganza, l'intelligenza e chi più ne ha, più ne metta.
La cosa non mi stupisce dato che ancora oggi vengono usati due pesi e due misure per valutare i comportamenti di uomini e donne, tuttavia mi lascia sconcertata il fatto che molti, prendendo ad esempio l'audacia di Elizabeth, abbiano fatto di "Orgoglio e pregiudizio" quasi un manifesto di femminismo, quando di questo non ve ne è traccia, semmai il contrario.
Basti pensare a come sono continuamente descritti i coniugi Bennet.
La moglie, giustamente preoccupata per se stessa e le figlie, che rimarrebbero senza un tetto sulla testa alla morte del marito, tenta di accasarle, prima che sia troppo tardi. La sua caparbietà e lungimiranza, tra l'altro per nulla diversa da quella di tante altre madri nominate nello stesso romanzo, viene definita con insistenza come un imbarazzante segno di stupidità, tale da gettare ombre sull'immagine di tutta la famiglia.
Di contro lui, Mr Bennet, il quale - pur sapendo del vincolo della casa e delle inevitabili conseguenze, sceglie di non fare nulla, né per risolvere quella incresciosa situazione (che dovendo aver luogo solo dopo la sua dipartita, sembra non interessargli minimamente) né per assicurare una buona educazione alle figlie - viene ritratto come un uomo colto, saggio ed intelligente. La stessa persona che non fa che denigrare e ridicolizzare moglie e figlie, esclusa la sua preferita (Lizzie, ovviamente), per poi rintanarsi in biblioteca.
Come potete vedere non parliamo di un signore tutto dedito al lavoro contro una signora votata al divertimento, ma di due persone che, vivendo di rendita, dedicano il proprio tempo a diversi passatempi. Perché uno sarebbe sbagliato ed indegno, e l'altro da santificare?
Altra cosa che non mi ha convinto è il personaggio di Elizabeth ed il suo repentino cambiamento d'opinione su Darcy. Inizialmente ne avevo apprezzato la spontaneità, lo spirito critico e l'assenza di riverenza, tuttavia la mia stima è andata progressivamente a scemare. Il giorno prima trova l'erede di Pemberley detestabile, quasi fosse la persona peggiore sulla faccia della terra, e letteralmente quello dopo, ne tesse le lodi a tutto spiano, e si rammarica della sua severità di giudizio.
Era giusto che la ragazza si ricredesse, almeno in parte, ma un po' più di calma, no?
Era necessario accelerare i tempi, e non permettere così a noi lettori di assistere ad un cambiamento più graduale e soprattutto più credibile?
Soprattutto se consideriamo che la narrazione in generale non è poi così veloce, tende spesso a fermarsi sulle stesse situazioni, o a creare punti morti.
Per quanto riguarda Mr Darcy invece, per quanto io non straveda per lui, devo riconoscere che il suo personaggio è molto più riuscito e più verosimile.
Ci sta che lui, nel corso dei mesi, abbia maturato un interesse per quella giovane che non si relazionava a lui con tante cerimonie, come altre nobili dame erano solite fare, ma che, al contrario, riservava a lui solo battute al vetriolo.
Ci sta anche che, nonostante il rifiuto, continui a provare dei sentimenti, ad aiutare l'amata nel momento del bisogno, o a tentare di farla ricredere.
Detto ciò, come dicevo, non posso dire di aver amato Mr Darcy, per la sua boria e la supponenza, per l'atteggiamento di superiorità che, fino alla fine, conserva nei riguardi della famiglia Bennet, rea di non avere il suo elevato lignaggio, e soprattutto per la sua ingerenza nel rapporto tra Jane e Bingley.
E parlando di questi ultimi - soprannominati da me i Jingley - loro sono stati una delle note positive: due personaggi comprensivi, modesti ed indulgenti che, dal primo giorno, riscoprono nell'altro gli stessi pregi e quindi una certa affinità. Due personaggi, il cui legame viene messo a dura prova dalle macchinazioni di altri (Darcy in prima persona) e che, nonostante tutto, resiste e sopravvive.
Un amore vero che cresce di giorno in giorno, nella vicinanza, ma ancora di più nella mancanza e nella lontananza. Al contrario di quello dei Darbeth (Darcy ed Elizabeth), che invece sorge dall'alba al tramonto.
Altro aspetto che non posso non nominare è l'ambientazione, che fa da sfondo alla storia. Ho apprezzato i grandi giardini o le case eleganti, al punto che mentre leggevo, non potevo non pensare di volermi trovare lì, tuttavia le descrizioni non sono mai approfondite e particolareggiate. Si parla ed esempio di un enorme giardino con boschetto e torrente, ma non si delineano né i dettagli della scena né, cosa peggiore, l'emozione che si prova nell'attraversarli o nel trascorrerci le ore.
Non c'è trasporto, ma solo un resoconto delle azioni dei personaggi in quei luoghi e dei loro dialoghi.
In conclusione si tratta di una lettura che non mi ha deluso né annoiato, ma che neanche mi ha coinvolto come avrei pensato.
Una storia non così originale, e dall'andamento abbastanza prevedibile, che avrebbe potuto dare molto di più, se avesse sfruttato seriamente la personalità dei personaggi, conferendo loro miriadi di sfumature.
Invece la Austen, al posto di cavalcare la fantasia, si è limitata ad offrire ai lettori, o forse più alle lettrici, la storia d'amore che sapeva avrebbero desiderato leggere, ovvero quella della donna povera e ribelle che, pur non volendo, riesce ad accalappiare uno dei scapoli più ambiti e facoltosi.
E quella dell'uomo ricco, colto e ben educato che, con nonchalance, incassa il rifiuto della donna che ama, non si arrende, e fa di tutto per conquistare il suo cuore.
Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Desidero iniziare citando Joe Fox delle Megalibrerie Fox, protagonista maschile del film "C'è posta per te", il quale affermava "Lui è orgoglio e lei pregiudizio? Non l'ho mai capito".
Anch'io mentre leggevo, mi ponevo la stessa domanda. Darcy in effetti sembra molto orgoglioso e fiero di sé, e pare avere parecchi pregiudizi sulle donne e sulle classi inferiori al suo rango, tuttavia, nel corso delle pagine, almeno l'orgoglio lo mette da parte, pur di ottenere la mano dell'amata.
Elizabeth invece ad un certo punto si pente di essersi lasciata trasportare dai pregiudizi, e di aver formulato delle opinioni sull'uomo basandosi solo sulle prime impressioni, tuttavia, dal mio punto di vista, il parere della donna vien fuori non tanto da un preconcetto, ma piuttosto dall'insieme di più atteggiamenti scortesi, che trovano riscontro in varie occasioni, non solo nell'incontro iniziale. Quindi non credo che la parola "pregiudizio" possa realmente riferirsi a lei.
E proprio per questo motivo che non ho potuto apprezzare il repentino cambio di opinione della donna nei confronti del proprietario di Pemberley. La sera della proposta di matrimonio, lei lo rifiuta in malo modo, definendolo l'ultimo uomo sulla terra che avrebbe sposato. Del resto, per quello che aveva saputo e visto, non avrebbe potuto fare altrimenti.
Esattamente la mattina dopo però riceve una lettera, tramite la quale Mr Darcy non si scusa affatto delle sue azioni, ma le rivendica con fierezza, sebbene giustificandole in qualche modo.
Si vanta di aver impedito il matrimonio tra Charles e Jane, la più grande delle Bennet, perché un'unione del genere avrebbe portato solo disonore al suo amico, a causa del rango inferiore dei parenti di lei, della loro maleducazione, e del marcato, a suo dire, disinteresse da parte della promessa sposa. In parole povere continua a disprezzare la famiglia di Elizabeth.
Inoltre fornisce la sua versione dell'alterco con il generale Wickham, per far capire alla ragazza che l'uomo che tanto stima, in realtà non è altri se non un disonesto, interessato solo al proprio tornaconto.
Per quanto riguarda quest'ultimo punto, sarebbe stato plausibile se la donna, dopo aver letto la lettera, avesse dubitato della sincerità del generale e avesse deciso di indagare più a fondo. Ma invece questo non avviene: lei che pendeva dalle labbra di Wickham, da questo momento in poi non fa che lodare Darcy, dando per scontato che la sua versione sia quella vera.
Quindi se ha peccato di ingenuità inizialmente, prendendo per oro colato le dichiarazioni del primo, di nuovo pecca di ingenuità credendo ciecamente al rivale. Per la seconda volta, non decide di arrivare autonomamente alla verità, ma si limita a fidarsi di ciò che si dice in giro.
Per non parlare poi della questione Jane-Bingley, a cui non si può proprio trovare giustificazioni. Darcy si intromette, senza averne diritto, in rapporti che non lo riguardano, e per di più giudica la famiglia Bennet con supponenza. Ed Elizabeth, che proprio per questo motivo, aveva rifiutato la mano dell'uomo il giorno precedente, cosa fa dopo la lettera?
Lo comprende, e colpevolizza, di contro, l'atteggiamento poco chiaro del sorella che, essendo amabile con tutti, ha portato Darcy a trarre conclusioni errate, ed anche tutta la sua famiglia, rea di aver creato situazioni di imbarazzo.
Quindi nel giro di ventiquattr'ore il caro Darcy è passato da essere la persona più arrogante, sgradevole e meschina, a diventare quasi un santo sceso in terra che, se pure avesse sbagliato, non avrebbe potuto fare altrimenti. Ma per favore!
Stessa visione sessista la possiamo riscontrare, come dicevo prima, con Mr Bennet.
Lui, dall'alto del suo scranno, biasima le donne della sua famiglia, definendole ignoranti, civette, stupide e sciocche, facendo riferimento non solo alle minori, effettivamente poco serie, ma anche all'assennata Jane e alla studiosa Mary.
Neanche quest'ultima si salva dai suoi severi giudizi, anzi la sua passione per lo studio viene motivata come un vano tentativo di colmare un'assenza di talento.
E avrei anche potuto capire se il rigore e la fermezza del capofamiglia fossero derivati da una qualche delusione. Se lui avesse fatto di tutto per impartire un'istruzione ed un'educazione rigorosa, e i suoi intenti si fossero rivelati nulli, ma non è questo il caso.
Per ammissione sua e di Elizabeth, lui si è limitato a passare il tempo da solo in biblioteca, senza prendersi neanche la briga di assumere un'istitutrice, e senza interessarsi minimamente delle abitudini o della moralità delle figlie. Beh, chi è causa del suo mal, pianga se stesso U_U
Lo stesso vale per il disprezzo che riserva alla moglie: l'ha scelta, dopo essere rimasto abbagliato dalla sua giovinezza, bellezza ed allegria, e solo dopo il matrimonio, si rende conto di quanto poco cervello la donna abbia, al punto da perdere tutto l'affetto per lei. Quindi lui la sposa su due piedi, senza nemmeno conoscerla o scambiarci due chiacchiere, e poi quella frivola sarebbe lei?
E con ciò non voglio dire che il personaggio di Mr Bennet risulti detestabile, perché così non è, anzi grazie alla sua ironia, riesce anche a strappare qualche sorriso. Tuttavia mi sono chiesta, se fosse stata una persona reale a comportarsi così, mi sarebbe piaciuta?
Se avessi visto un padre insultare continuamente le sue stesse figlie, definendole stupide e ignoranti, lo avrei apprezzato?
Se avessi visto un uomo disdegnare sua moglie, e criticarla per ogni cosa, lo avrei forse stimato?
Se lo avessi visto passare tutto il tempo da solo, senza curarsi minimamente del futuro della propria famiglia, avrei approvato il suo comportamento?
Beh, ovviamente la risposta, a tutte le domande, è no.
E nel libro il concetto di "due pesi e due misure" viene applicato spesso e volentieri, non solo nel contrasto tra uomini e donne, di cui dicevo prima, ma anche tra famiglie agiate e borghesi.
Ad esempio il comportamento delle donne Bennet viene tacciato come imbarazzante e disonorevole, eppure quando sono i componenti della famiglia di Darcy o dei Bingley a fare le stesse cose, non vi è nulla da recriminare.
Se la madre di Jane cerca di far in modo che la figlia convoli a giuste nozze, è una sfacciata, ma se lo fa la nobile Lady Catherine con la sua amata Miss De Bourgh, tentando di fare di lei la sposa di Darcy, è solo cosa buona e giusta.
Se poi la sorella di Bingley cerca di attirare l'attenzione di Darcy, non c'è da stupirsene, ma se lo fanno le giovani Lydia e Catherine/Kitty con i generali, allora sono delle spudorate civette.
O ancora se Georgiana Darcy accetta di scappare con Wickham, è solo una povera ingenua raggirata, ma comunque sempre piena di valori, ma quando lo fa Lydia, lei diventa una stupida oca, immagine dello scandalo e della vergogna.
Notate l'incoerenza?
Tornando invece al personaggio di Elizabeth, non posso nascondere la mia delusione. Se prima era una che non temeva le conseguenze delle sue opinioni, e che non nascondeva il suo disappunto, dopo la famosa lettera e la successiva visita alla sconfinata tenuta di Pemberley, si dimostra totalmente priva di carattere, quasi alla stregua di una banderuola al vento. Non fa altro che cantare le lodi di Mr Darcy, la sua eleganza, il suo garbo, la sua educazione e così via, dimenticandosi completamente dei pregressi che l'avevano portata a pensare tutt'altro.
Ma il problema non è solo lei, perché da questo momento in poi il libro si sarebbe anche potuto tranquillamente rinominare "quanto è amabile Mr Darcy".
Incontrano la governante che subito comincia a decantare quanto il suo padrone sia buono, giusto e generoso. Poi viene il turno degli zii di Lizzie, che lo trovano gentile ed educato, in seguito veniamo a conoscenza del suo affetto sconfinato per la sorella Georgiana e dell'amore infinito per la protagonista, grazie ai quali, ancora una volta, l'uomo dà sfoggio della sua magnanimità, diventando il deus ex machina di tutta storia.
Non si capisce proprio dove l'autrice volesse andare a parare, vero?
Mai una metamorfosi fu meno spontanea.
E poi veniamo al finale, che non è altro che la diretta conseguenza del decorso degli eventi. Tutto giunge subito alla risoluzione, con Darcy che, grazie alle sue ritrovate qualità, ha l'approvazione di tutti, e Lizzie che, sebbene vituperata dalla nobile Lady Catherine, almeno in un primo momento, viene accolta a braccia aperte dal resto dei familiari, nonostante il suo umile rango. E così vissero per sempre, nella loro immensa magione, felici, ricchi e contenti.
In conclusione, un libro che è sicuramente ben scritto e che forse, a quei tempi, poteva anche risultare moderno. Ma che, tuttavia, leggendolo oggi pare, mi spiace dirlo, fin troppo ricco di cliché. E una storia d'amore che, a causa dei personaggi stereotipati, non riesce ad essere credibile e perciò non coinvolge pienamente.
In poche parole un romanzo scritto per i romantici, che sognano una favola d'amore in cui ogni cosa scorre liscia come l'olio, ed anche le persone insospettabili ed irreprensibili finiscono per rivelare un cuore tenero ed un animo nobile.
Curiosità:
"Orgoglio e pregiudizio" rappresenta la prima uscita della collana "Cranford Collection", le cui copertine riprendono gli splendidi motivi naturalistici e le lussuose stampe oro di fine XIX secolo, periodo in cui la casa editrice britannica Macmillan ideò una serie di libri splendidamente rilegati, concepiti per la prima volta come oggetto da regalare. Le copertine furono commissionate ad alcuni dei migliori illustratori dell'epoca, quella in questione all'irlandese Hugh Thomson.
il mio voto per questo libro