martedì 21 luglio 2015

Recensione: "Il confine del silenzio" di C.L. Taylor

Titolo: Il confine del silenzio
Titolo originale: The Accident
Autore: C.L. Taylor
Editore: Longanesi
Data di pubblicazione: 28 Maggio 2015
Pagine: 320
Prezzo: 16,40 € (cartaceo); 9,99 € (ebook)

Trama:
Sue Jackson è una donna realizzata: ha una famiglia felice, un marito con una solida carriera politica, una bella casa a Brighton, in Inghilterra. Ma quando la figlia quindicenne Charlotte entra in coma dopo essere stata investita da un autobus, tutta la sua felicità va in pezzi. 
Eppure, se possibile, il ricovero della ragazzina in terapia intensiva non è l’incubo peggiore che Sue deve affrontare. Cresce, infatti, dentro di lei il terribile sospetto che non si tratti di un incidente, ma di un tentativo di suicidio. Sue allora fa quello che solo una madre disperata può fare: apre il diario di Charlotte.
«Nascondere questo segreto mi sta uccidendo», è la terribile sentenza che spunta dai meandri della vita di una ragazza inquieta. Ed è solo la prima di una serie di rivelazioni che porteranno Sue a scoprire aspetti insospettati della vita di sua figlia, ma anche episodi del proprio passato che aveva faticosamente cercato di rimuovere. 
Inizia così una discesa agli inferi che coincide con la scoperta di un male sempre più oscuro, sempre più difficile da arginare, e che sta per travolgere la vita di tutti.

Recensione:
Un thriller forse, ma soprattutto un giallo mal riuscito.
Charlotte e il suo incidente che avrebbero dovuto essere, almeno così mi era sembrato di capire, il fulcro della storia non sono altro che il pretesto per raccontarci vita, morte e miracoli della vera protagonista, Sue Jackson, sua madre. 
Ogni capitolo è diviso in due parti, una prima parte in cui Sue ci racconta il presente, e l'altra in cui possiamo leggere pagine del suo diario, scritte da lei vent'anni prima.
Nella prima parte, quindi, Sue ci rivela, man mano, qualche particolare della sua vita: ci descrive le condizioni in cui versa sua figlia Charlotte, e la stanza d'ospedale in cui si trova, ci parla inoltre del rapporto, sempre più freddo e distante, che la lega a Brian, suo marito. 
Si lascia andare, come è ovvio che sia in momenti di sconforto e disperazione, e si tormenta con una domanda: "Perché Charlotte ha tentato di uccidersi?"
Nella seconda parte, invece, attraverso le pagine del suo diario la vediamo innamorarsi di James Evans, un tipo che, sin dalla prima apparizione, pare tutt'altro che raccomandabile.
A questo punto, ovvero già dal primo capitolo, il mistero va a farsi benedire.
Per quale motivo l'autrice avrebbe dovuto raccontarci del passato di Sue se non c'entrasse nulla con il presente?
E siccome due più due fa sempre quattro, chiunque finito il primo capitolo penserebbe, a ragione, che le due cose siano correlate.
Una volta capito che il motivo per cui Charlotte si è andata a schiantare contro un autobus in corsa è James, un ex fidanzato della madre, non ci resta che capirne il motivo.
Tutto il resto del libro non è altro che questo. 
Leggere del rapporto ossessivo e malato che lega sempre di più James a Sue e che la vede sempre più sottomessa e umiliata al volere di lui.
Sempre di più si delinea, dai racconti del passato, l'immagine di James come quella di uno psicopatico che farebbe di tutto per tenere Sue legata a sé e che, nel momento in cui la perde, è alimentato esclusivamente dal desiderio di ferirla.
Nel presente vediamo invece una Sue caparbia e combattiva, che entra nei panni di un investigatore per ricercare la verità e delle prove che avvalorino la sua tesi.
Il romanzo non è noioso, ma nemmeno avvincente quanto ci di aspetterebbe da un thriller.
Come dicevo all'inizio della recensione, è costruito più come un giallo dove, la protagonista agisce sola (spesso combinando più guai che altro) contro il parere di tutti per svelare il mistero che l'attanaglia. 
L'aspetto angosciante, tipico dei thriller, è affidato solo a questo suo essere sola contro il mondo. Non viene creduta da nessuno ma, d'altronde, nemmeno fa o dice qualcosa per far valere le sue ragioni.
È fin troppo evidente che si tratta di un romanzo d'esordio, sia per la prevedibilità di molte situazioni, che per i risvolti fin troppo banali. Inoltre anche il linguaggio utilizzato presenta le tipiche espressioni che fin troppo spesso mi è capitato di trovare nei romanzi degli autori emergenti. 

Considerazioni:
Questo libro per quanto mi riguarda è stato abbastanza deludente. 
Mi aspettavo di leggere un thriller incentrato sull'incidente che aveva coinvolto Charlotte e sui suoi pregressi, invece mi sono ritrovata a leggere capitoli, su capitoli in cui la vera protagonista è Sue, sua madre, e il suo passato tormentato.
Dire che è stato irritante e snervante leggere di una donna tanto debole e con poca stima di se stessa è dire poco.
In questo, credo che la scrittrice abbia fatto centro, perché dubito che con le sue parole volesse scaturire, nel lettore, emozioni diverse da quelle che ho provato io.
Si potrebbero aprire pagine e pagine di discussione sull'argomento "violenza sulle donne", ma c'è sempre da fare un po' di distinzione, perché anche le donne non possono sempre giustificare il loro restare assieme a dei mostri accampando le solite scuse.
James praticava su Sue due tipi di violenza: in primis quella psicologica, in seguito quella fisica, ma c'è da dire che non si può liquidare il comportamento di Sue (che lo giustifica continuamente e gli resta accanto), definendolo "debolezza". No, lei è proprio stupida.
James si è sempre rivelato, sin dal primo incontro, un tipo strano e poco equilibrato.
E se io, da lettrice, lo trovavo viscido e disgustoso in ogni gesto e azione, Sue lo trovava invece adorabile e perfetto.
Più il racconto prosegue, più le azioni di James diventano spregevoli e ingiustificabili. Al punto che la stessa Sue si sveglia dallo stato di ipnosi che l'ha condizionata e decide, finalmente, di lasciarlo. Poco dopo però ci torna insieme. 
Allora, a mia volta, smetto di giustificarla e la marchio come "caso cronico di idiozia irrecuperabile senza appello".
Per quanto riguarda il resto della vicenda ho trovato il tutto o poco realistico e credibile.
Faccio l'esempio del comportamento inconcepibile degli amici e conoscenti di Charlotte a cui sua madre si rivolge in cerca di aiuto e risposte.
La ex migliore amica di Charlotte, Ella e sua madre Judy, non hanno il minimo di empatia nei confronti di una madre che vive nel terrore di perdere sua figlia.
Judy, da madre, avrebbe dovuto mettere da parte gli antichi e sciocchi rancori e lo stesso avrebbe dovuto fare sua figlia. 
Un'amicizia decennale non può essere messa a repentaglio da un litigio infantile e, anche se lo fosse, di fronte ad una situazione tanto tragica, qualsiasi persona con un minimo di cuore metterebbe l'orgoglio da parte. Ma ciò non avviene.
Altra situazione assurda e decisamente poco credibile è la presenza, stranamente casuale, nella scuola di Charlotte, di un'insegnate che, guarda caso, si chiama esattamente come l'ex fidanzato psicotico di Sue. Roba che solo nei film, o nei libri dei principianti... e, purtroppo, "Il confine del silenzio" ha in sé molti dei difetti tipici dei romanzi d'esordio.


Ringrazio la casa editrice Longanesi per avermi inviato una copia del romanzo.

il mio voto in biscotti 
 

2 commenti:

  1. Ho fatto bene a leggere questa recensione ;) mia mamma è un'appassionata di gialli/thriller e a prima vista mi dava l'idea potesse essere nelle sue corde! No, decisamente no, me l'avrebbe bocciato in pieno XD

    RispondiElimina
  2. Una lettura da sotto ombrellone. Poco impegnativo (ed è peccato, visto argomenti che tratta).

    RispondiElimina

♥ Dimmi la tua ♥
Accetto volentieri saluti e commenti relativi all'argomento del post. Evitate i commenti volti esclusivamente a pubblicizzare i vostri blog. Grazie!