giovedì 23 gennaio 2014

Estratto: "La casa d'inferno" di Richard Matheson

Quello che ho scelto per voi è un passo tratto da "La casa d'inferno" di Richard Matheson, che ho recensito qui.
Di seguito potrete leggere il primo incontro tra i quattro protagonisti, ossia il dottor Lionel Barret e sua moglie Edith, la medium spirituale Florence Tanner e il medium fisico Ben Fischer, e la dimora Belasco, famosa casa infestata, già in passato teatro di enormi tragedie.
Detto questo vi lascio all'estratto.
Buona lettura!

Fischer si incamminò. Percorsi pochi metri, raggiunsero un ponticello in muratura. L’attraversarono. Edith guardò oltre il parapetto. Se c'era dell’acqua, non la si vedeva a causa della nebbia. Questa aveva già inghiottito la limousine. 
«Attenti a non cadere nello stagno» li avvertì Fischer, in avanguardia. 
Edith distinse infatti uno specchio d’acqua, sulla destra d’un sentiero ghiaiato che lo costeggiava. La superficie dello stagno era immota e pareva gelatinosa, sotto la nebbia che la lambiva, ed era cosparsa di foglie morte e altri sottili detriti. Ne emanava un odore di cose putride e le pietre che ne delimitavano il bordo erano verdi, viscide. 
«È di qui che provengono i miasmi» disse Barrett. Scosse la testa. «Come poteva mancare uno stagno puzzolente nella proprietà di Belasco?» 
«È la Palude dei Bastardi» disse Fischer. 
«Perché è chiamata così?» 
Fischer non rispose. Dopo un po’ disse: «Poi ve lo dirò». 
Procedettero in silenzio, la ghiaia scricchiolava sotto i loro passi. Il freddo era intenso, penetrante, e pareva insinuarsi nel midollo delle ossa. Edith rialzò il bavero, si fece più accosto a Lionel, cui dava il braccio, badando dove mettesse i piedi. Florence Tanner li seguiva davvicino. 
Quando Lionel si fermò, alla fine, Edith rialzò la testa. 
Di fronte a loro, avvolta dalla nebbia, c’era il massiccio torvo spettro di una casa. 
«Orrenda» disse Florence, con una punta di rabbia nella voce. Edith la guardò. E Barrett disse: «Non siamo ancora neanche entrati, Miss Tanner». 
«Non c’è bisogno di entrare.» Florence si rivolse a Fischer, che fissava la casa. 
D’un tratto l’uomo rabbrividì. Florence gli posò una mano sull’avambraccio. Lui gliela prese e la strinse, così forte da procurarle una smorfia. 
Barrett e Edith seguitavano a esaminare l’edificio ammantato di nebbia. Sembrava una muraglia spettrale che sbarrasse loro la strada. Edith esclamò: «Ma non ha finestre!». 
«Le hanno fatte murare» disse Barrett. 
«Perché?» 
«Non lo so. Forse…» 
«Stiamo perdendo tempo» l’interruppe Fischer. Lasciò la mano di Florence e si mosse, vacillando. Percorsero gli ultimi metri del sentiero ghiaiato e salirono i gradini del portico. Gli ampi scalini erano pieni di crepacci, da cui spuntavano muffe ed erbacce giallastre. Si fermarono davanti al portone d’ingresso a doppio battente. 
«Se si apre da sé, io torno a casa» disse Edith, cercando di apparire spiritosa. Barrett spinse la maniglia e cercò di aprire la porta, che però resistette. 


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