venerdì 10 gennaio 2014

Recensione: "Un canto di Natale" di Charles Dickens

Titolo: Un canto di Natale
Autore: Charles Dickens
Illustrazioni: Roberto Innocenti
Editore: Margherita Edizioni
Pagine: 152
Prezzo: 19,00 €

Trama:
E' la vigilia di Natale e in una piccola cittadina di Londra il vecchio Ebenezer Scrooge sta rinchiuso nel suo freddo studio a rivedere conti e contratti.
Con lui, nel suo gelido sgabuzzino, il suo unico collaboratore Bob Cratchit.
Nella serata una visita distoglie Scrooge dagli affari, è suo nipote Fred, giunto fin lì per invitare lo zio al pranzo di Natale del giorno seguente.
L'avaro zio che non pensa a niente e a nessuno, tranne che ad accumulare denari, rifiuta l'invito sgarbatamente, per lui il Natale è solo una festa per gli scansafatiche, un pretesto per evitare il lavoro.
Nella tarda serata, quando Scrooge è ormai solo a casa, riceve la visita del suo ex socio, l'ormai defunto Jacob Marley, venuto a mancare sette anni prima.
Il fantasma di Marley, intrappolato in un groviglio di catene e pesi, lo mette in guardia: durante i tre giorni che seguiranno, a mezzanotte Scrooge riceverà la visita di altri tre spiriti, e se non seguirà la retta via anch'egli un giorno finirà come lui.

Recensione:
Il racconto di Charles Dickens é diviso in cinque parti.
Nella prima parte ci viene descritta la personalità di Ebenezer Scrooge, un uomo freddo, severo, avaro che non prova compassione per nulla, e non concede nulla né agli altri né a sé.
In questa prima parte Scrooge vede lo spirito del suo ex collega Jacob Marley e ha un breve dialogo con lui.
Le tre parti successive sono dedicate ognuna ad uno spirito: quello del passato, del presente e del futuro.
La parte conclusiva è quella della rinascita.
Scrooge capisce i suoi errori, si sveglia la mattina di Natale come un uomo nuovo, pronto a rimediare ad anni di chiusura verso il mondo esterno.
Il linguaggio utilizzato é ovviamente obsoleto se rapportato a quello attuale.
Molti concetti vengono ribaditi fino alla noia e altri spesso sono espressi in maniera troppo intricata.
Credo che se non avessi già conosciuto la storia ci avrei capito poco o niente, e sicuramente mi sarebbe piaciuto ancora meno.
Non ho saputo ritrovare in queste righe la magia del Natale.
Uno dei rari esempi in cui la trasposizione cinematografica supera il libro.

Considerazioni:
Una storia nota a tutti, chi non ha mai letto il libro ne avrà sicuramente visto una delle tante trasposizioni cinematografiche realizzate negli anni.
Io sono particolarmente legata al cartone animato con protagonista un perfetto Zio Paperone nei panni dell'avaro signor Scrooge, e forse mi aspettavo di leggere in queste pagine, la stessa magia che mi spinge a voler rivedere il cartone animato, ogni qual volta lo trasmettano in TV.
Purtroppo per quanto mi riguarda, si è rivelata una delusione.
Sapevo di leggere un libro scritto nel 1843, ma non è stato il linguaggio utilizzato ciò che mi ha deluso.
La verità é che ho trovato il modo di raccontare la storia ripetitivo, intricato e noioso, in più non ho letto in queste pagine il sentimento che invece ho visto nel cartone animato.
Ho scoperto invece che le scene più belle e toccanti, quelle che preferivo, non esistono affatto.
Qui ad esempio, quando Scrooge assiste alla scena in cui gli viene rivelato che il piccolo Tim é morto, non chiede nulla di lui, non si rattrista, non si dispera, non chiede mai allo spirito se si può fare qualcosa per impedire la morte del piccolino, no, anzi, la prima cosa che dice riguarda come sempre se stesso e i propri interessi.

La moglie lo baciò e così fecero le figliuole e i due ragazzi. Con Pietro si dettero una forte stretta di mano. Anima di Tiny Tim, la tua essenza infantile veniva da Dio! 
- Spirito - disse Scrooge, - sento non so come, che il momento della nostra separazione è prossimo. Dimmi, chi era quell'uomo che abbiamo visto disteso sul letto di morte? -

Anche la scena finale (presente nel cartone animato) in cui Scrooge va dalla famiglia Cratchit a portare i doni e il tacchino (un'altra delle scene a mio parere più belle), non esiste.
In più, nel libro, il cambiamento dell'animo del protagonista non appare del tutto sincero, ma sempre più rivolto ad un proprio tornaconto che ad un vero pentimento.
Una lettura che non credo avrò mai il desiderio di rileggere un prossimo Natale, preferisco restare fedele ai personaggi Disney che con la loro semplicità sono riusciti ad emozionarmi più di queste pagine.


il mio voto per questo libro

5 commenti:

  1. A me invece è piaciuto, anche se preferisco i romanzi «lunghi» di Dickens, che reputo un assoluto genio: pochissimi autori hanno saputo scavare come lui la psiche umana, tanto più se si pensa che molti dei suoi libri più riusciti li ha scritti quando era poco più che trentenne. Ma certo, come dimenticare il cartone animato della Disney? Era bellissimo!!! Ciao.

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    1. Certamente non metterò da parte Dickens per questa delusione, voglio leggere ancora altro di lui, magari qualcosa in cui, come dici tu, ha davvero espresso tutta la sua genialità :)

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  2. A me piace molto il libro, invece. Naturalmente adoro anche il cartone animato di Disney, film must di Natale!!

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  3. Quando l'ho letto per la prima volta anch'io ci sono rimasta male per l'assenza delle scene toccanti presenti nel cartoon, però nel complesso mi è piaciuto lo stesso.
    Comunque è vero, Scrooge pur avendo acquisito più consapevolezza circa l'aridità della sua vita e l'egoismo delle sue azioni è rimasto, in parte, coerente con se stesso. Del resto non si può cambiare totalmente dall'oggi al domani no? Forse Dickens voleva mantenere un po' di realismo.

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    1. Si, probabilmente la mia delusione nasce soprattutto dal confronto con la storia che già conoscevo, continuo a credere però che se non avessi conosciuto affatto la storia avrei giudicato il libro in maniera anche peggiore :/

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