Titolo: Reykjavík Café
Titolo originale: Korter
Autore: Sólveig Jónsdóttir
Editore: Sonzogno
Data di pubblicazione: 2015
Pagine: 320
Prezzo: 17,50 € (cartaceo); 9,99 € (ebook)
Trama:
Per una donna i trent'anni sono un'età meravigliosa, si comincia a fare sul serio e ad assaporare il bello della vita. Peccato che non sia quasi mai veramente così.
Hervör, Karen, Silja e Mía, ad esempio, sono tutte alle prese con situazioni sentimentali caotiche e insoddisfacenti. C'è quella che si accontenta di saltuarie notti di sesso con l'ex professore di università, chi vive dai nonni, trascorrendo i weekend in discoteca e svegliandosi ogni volta in un letto diverso. Oppure quella che, essendo medico, è spesso costretta a turni fuori casa e, guarda un po', la volta che rientra senza avvisare sorprende il neo marito con una biondina. E poi c'è la più scombinata di tutte: è stata lasciata dal fidanzato, un avvocato benestante, e ora vive in una mansarda in mezzo agli scatoloni del trasloco, faticando a trovare un lavoro e una direzione nella vita.
Le quattro giovani donne non si conoscono né sembrano avere molti punti in comune. A unirle è la pausa obbligata al Reykjavík Café dove, nel buio gennaio islandese, vanno a cercare un po' di calore e dove le loro storie finiranno per intrecciarsi. Finché, fra un latte macchiato e un cocktail di troppo, rovesci del destino e risate condite da improbabili consigli, ognuna troverà il modo di raggiungere la propria felicità, o qualcosa di molto vicino.
Recensione:
Reykjavík, la capitale della fredda Islanda, ospita questo romanzo e le sue quattro scombinate protagoniste.
La vita di Hervör, Mía, Silja e Karen prosegue invariata come sempre. Ognuna va avanti con la propria esistenza, più o meno equilibrata, fino a quando arriva per loro il giorno in cui tutto viene messo in discussione.
Esiste per tutti quel giorno, quello in cui avviene qualcosa di talmente inaspettato e sconvolgente da rappresentare un punto di rottura.
Il momento in cui si comprende che tutto sarà diverso e dal quale si inizia a classificare ogni giorno come "prima di" e "dopo di".
È questo che succede alle quattro donne protagoniste di questo romanzo.
Hervör è laureata, ma nell'attesa di trovare la sua strada lavora come cameriera al Reykjavík Café. La vita lavorativa non la soddisfa e quella sentimentale non procede certo meglio.
La relazione saltuaria con il suo ex professore è solo un passatempo, un modo come un altro per far fronte alla solitudine, tenersi occupata e smettere di pensare.
Mía convive da anni con il suo compagno, un avvocato in carriera. Insoddisfatta dalla sua vita lavorativa, dopo aver preso una laurea che reputa inutile, non riesce a trovare lavoro se non come segretaria o commessa in un negozio per taglie forti.
In compenso mette tutta se stessa nel rapporto di coppia, cerando di prendersi cura e di incoraggiare il suo fidanzato in tutte le sue scelte.
Silja è una dottoressa e come tale è costretta ad orari di lavoro massacranti.
È sposata da un anno e mezzo, ma fidanzata da un decennio. Il suo rapporto, sebbene duraturo non è stato sempre rose e fiori. Baldur, suo marito, l'ha tradita in passato, quando erano ancora fidanzati. Silja lo ha perdonato, ma non riesce a fidarsi del tutto di lui. Una parte di lei continua a chiedersi se lui lo farà ancora e la voce di sua madre, sempre nella testa, è pronta a darle la risposta: "se lo ha fatto una volta stai pur certa che lo rifarà".
Karen è fra le quattro la più scombussolata. Vive con i nonni, trascorre le sue giornate spostandosi dal letto al divano, e le serate ubriacandosi e passando da un letto all'altro, nel vano tentativo di placare un dolore troppo forte per essere dimenticato.
Il suo unico scopo è quello di non sentire. Anestetizzare mente e corpo per evitare di ricordare l'unica persona che ha davvero amato e che ha perso per sempre: suo fratello Einar.
Le vite delle quattro donne procedono dunque per inerzia.
Nessuna di loro è soddisfatta completamente dalla propria vita, ma allo stesso tempo nessuna di loro fa qualcosa per cambiarla.
Sarà il destino (o chi per lui), a mettere fine alle loro labili certezze, smuovendo le acque e mettendole di fronte a situazioni che, fino a quel momento, accettavano controvoglia.
Nel caso di Hervör è Tryggvi, il suo professore e amante, a dare in taglio alla relazione senza prospettive che li vedeva coinvolti. Un legame che non avrebbe condotto nessuno dei due da nessuna parte.
Per Mia il punto di svolta avviene da una decisione del suo compagno, Daníel, che innamoratosi di un'altra la abbandona nella più totale disperazione.
A Silja le cose non vanno certo meglio, tornata da lavoro, alle prime ore del mattino, sorprende suo marito a letto con un'altra. E anche per lei la vita per cui aveva lottato, faticato e sognato si dissolve come fumo nella nebbia.
Per Karen lo scossone arriva in maniera un po' diversa.
Viene, infatti, sorpresa da una donna, presumibilmente la moglie dell'uomo con cui è stata a letto la notte prima (chi potrà mai essere? XD), mentre sgattaiola via alle prime luci dell'alba.
L'incontro è particolarmente sconvolgente e imbarazzante per entrambe le parti. Karen non sapeva che l'uomo con cui aveva fatto baldoria la notte precedente fosse sposato. Un semplice "scusami", detto sottovoce. e poi via.
Questo incontro porta Karen a chiedersi cos'è diventata e cosa sta facendo della sua esistenza. Ma sarà l'incontro con Þráinn ad essere davvero decisivo per lei.
Questo libro dunque parla essenzialmente della vita, con i suoi incontri e scontri, illusioni e delusioni.
Parla di quattro donne insoddisfatte che si sono semplicemente accontentate di ciò che avevano, senza mai cercare una soluzione o una via d'uscita.
Anche la svolta che le vede protagoniste non proviene mai da una loro scelta, ma gli è imposta, e loro, ancora una volta, sono lì, pronte a subire i danni per gli errori causati da altri. Pronte a rimettere insieme i cocci di un'illusione spezzata.
Hervör, Mia, Silja e Karen non si conoscono, i loro incontri sono sporadici e casuali (anche se questa casualità appare sempre molto forzata e poco autentica), interagiscono poche volte tra loro, e qualche volta si osservano di sfuggita facendo un paragone superficiale (ed erroneo) tra la loro vita e quella (ipotetica) dell'altra, da cui escono, ovviamente, sempre sconfitte.
Ogni capitolo è, infatti, dedicato ad una protagonista che racconta se stessa e la propria vita (come capita a tutti di fare in momenti di profondo sconforto), commiserandosi e sminuendosi.
Nessuna di loro si sente adeguata, e tutte addossano a se stesse i loro fallimenti.
È quindi normale, in questi momenti, vedersi dal proprio punto di vista come le uniche persone sbagliate, le uniche persone a cui vada tutto storto e vedere, di contro, gli altri sempre più sicuri, adeguati, felici e soddisfatti di quanto lo siamo noi.
Ma se si va oltre alla storia delle quattro donne narrata in queste pagine si capisce che, se c'è una cosa che questo libro insegna, è proprio questa: mai giudicare le persone dalla "copertina" e mai soffermarsi all'apparenza delle cose. Sembrerà un messaggio banale, ma è proprio vero.
Dietro ad un sorriso, ad una ostentata sicurezza e ad un aspetto appariscente, può nascondersi altrettanto dolore.
Considerazioni:
Reykjavík Café non è sicuramente una lettura da ombrellone! E non solo per la sua ambientazione. Quella scritta in queste pagine è una storia, anzi dovrei dire sono delle storie, tormentate e tristi. Non c'è spensieratezza, brio o allegria nelle vite raccontate, ma solo delusione, tristezza e sofferenza.
A rendere più complessa e pesante la lettura, l'intreccio delle storie, non certo facilitato, dai nomi di persona e luoghi difficilmente memorizzabili.
Leggendo Reykjavík Café ho avuto l'impressione di leggere quattro libri compressi in uno, perché effettivamente di questo si tratta, dato che le storie hanno poco o nulla a che fare l'una con l'altra. Queste vengono collegate unicamente attraverso sporadici e casuali incontri tra le protagoniste (per la maggior parte superflui ai fini della storia), e che non hanno nemmeno la parvenza di essere così tanto casuali.
Si intuiscono fin troppo spesso (per non dire sempre) gli intrecci previsti, e se un incontro imprevisto è così facilmente prevedibile è perché è poco spontaneo. Sta alla bravura dell'autore fare apparire spontaneo un quadro che ha già ben impresso in mente. E questa è, a mio parere, una delle grandi pecche di questo romanzo.
Tuttavia non tutti i mali vengono per nuocere, perché un'utilità, quegli incontri apparentemente senza significato ce l'hanno, ed è stato questo che, da un certo punto di vista, mi ha spinto a vedere sotto una luce positiva questa lettura.
Come ho già detto nella recensione, è stato interessante osservare i personaggi per come ci vengono raccontati durante il capitolo a loro dedicato e poi rivederli, anche se solo per brevi attimi, attraverso gli occhi delle altre protagoniste, in un incontro fortuito al café piuttosto che in un altro locale.
Ed è proprio in questi incontri che si può riscontrare un comportamento molto comune tra tutti gli individui, ovvero quello di mettersi a paragone con gli altri.
Confrontare la propria esistenza e i propri fallimenti con quelli di un estraneo che, da un'occhiata superficiale, appare molto più soddisfatto di noi.
Anche nel libro accade questo.
Vediamo come, la vita di ogni protagonista costellata, come sappiamo, dai mille problemi che l'affliggono, appaia sempre più rosea se vista dall'esterno.
Così, ad esempio, Mia che passa le sue giornate a bere e a piangere per dimenticare, appare, agli occhi di Karen, come una donna forte e sicura di sé che ha, sicuramente, pochi motivi per piangere. E così via...
Tuttavia mi sarei aspettata più diversificazione tra i caratteri delle protagoniste.
La scrittrice sceglie (non ho capito per quale motivo) di presentarci quattro giovani donne fin troppo simili, sia per le sventure che le vedono coinvolte, che per il modo in cui reagiscono a queste.
Quindi è come se ci presentasse, in definitiva, per quattro volte la stessa storia con piccole varianti.
Più o meno tutte sono state abbandonate, più o meno tutte reagiscono piangendo e affogando i loro dispiaceri nell'alcool.
E nessuna, alla fine del romanzo ha vero e proprio riscatto.
Hervör, ad esempio, da sempre alla ricerca della sua strada, sia lavorativa che sentimentale, si accontenta di fare un semplice viaggio di tre mesi in Inghilterra.
Mia, è fra tutte la più sfigata. Piena di debiti e distrutta psicologicamente dopo aver visto il suo ex compagno rifarsi una vita con la sua "sostituta", trova il suo lieto fine andando a lavorare come cameriera al Reykjavík Café. Per la serie: #MaiUnaGioia
Silja, dopo il tradimento del marito, si infatua di uno straniero che, proprio sul più bello, è costretto a partire per cause di forza maggiore.
Karen è l'unica tra le quattro ad intraprendere la strada per "la guarigione". Sembra infatti pronta a farsi coinvolgere in una relazione a lungo termine, pronta ad innamorarsi e a mettere da parte la sua paura di legarsi a qualcuno.
In tutto ciò, la nota positiva di questo libro è stata sicuramente la storia d'amore di Marinò, l'anziano signore che passa le sue giornate al Reykjavík Café a giocare, da solo, a scacchi.
I suoi ricordi mi hanno commossa :')
Anche la sua purtroppo non è una storia allegra, ma sicuramente la più emozionate tra quelle narrate in queste pagine :'(
“«Così è andata» disse Marinó infine. «Ho imparato a non dare mai per scontato la presenza delle persone amate. Se potessi rivivere di nuovo quel poco tempo che abbiamo trascorso insieme, la bacerei più spesso. L’abbraccerei più spesso. Non andrei sempre via. Non vale la pena rimandare. Il tempo può essere tiranno, la vita ti può essere tolta quando meno te l’aspetti.»”
Ringrazio la casa editrice Sonzogno per avermi inviato una copia del romanzo.
il mio voto per questo libro