lunedì 30 gennaio 2012

Estratto: "L'ultimo giorno" di Richard Matheson

Rieccomi dopo un po' di tempo a riaprirvi le porte del Café. Primo giorno di apertura del nuovo anno, questo perché cercavo per voi un racconto specifico, che finalmente sono riuscita a procurarmi.
Si tratta di un racconto breve di Richard Matheson, uno dei pochi autori di fantascienza universalmente conosciuti, questo anche grazie alla trasposizione cinematografica di alcune sue opere com'è il caso di "I am a Legend" e "The Shrinking Man" (Tre millimetri al giorno)
Scelgo di proporvi questo racconto, poiché siamo nel tanto atteso e da qualcuno temuto 2012 e questo racconto è ambientato giusto in un panorama apocalittico.
La fine è vicina, quello che ci viene raccontato è proprio l'ultimo giorno dell'umanità, l'intero mondo sul punto di sparire. Un meteorite fiammeggiante che colora il cielo di un rosso sangue, un calore soffocante, e tutto che finirà così, nel giro di sole 24 ore.
Il passo che ho scelto di raccontarvi è forse uno dei più commoventi del racconto, (da pelle d'oca secondo me).
E' il momento in cui il protagonista Richard si reca a casa di sua madre, per cenare con lei, sua sorella (Grace),  il marito di questa (Ray), e la loro bambina (Doris), per quella che sarà l'ultima volta.
Non resteranno lì svegli e coscienti ad aspettare di bruciare con tutto il resto. Prenderanno dei barbiturici.
E qui viene appunto descritto il momento in cui si cerca un espediente per convincere la piccola Doris a prenderli.
Ma non voglio dirvi altro, vi lascio al passo che è sicuramente più emozionante della mia descrizione.


*   *   *    *   *


Verso la fine del pasto Grace andò di là e tornò con una scatola che aprì, dopo essersi rimessa a sedere. Prese dalla scatola delle pillole bianche. 
Doris la guardava, i grandi occhi attenti,interrogativi.
- Queste sono caramelle, - le spiegò Grace. - Ora mangeremo tutti un po' di queste caramelline bianche, come dolce.
- Sono mentine? - domandò tranquillamente Doris.
- Si, - disse Grace. Sono proprio mentine.
Richard si sentì rizzare i capelli mentre Grace le metteva davanti a Doris. Davanti a Ray.
- Non ne abbiamo a sufficenza per tutti, - disse poi, rivolta a Richard.
- Ho le mie, - rispose lui.
- Basteranno anche per mamma?
- Io non ne prendo, - disse la madre.
In tensione com'era, Richard per poco non inveì contro di lei, non le urlò di smetterla di mostrarsi così maledettamente eroica e altruista. Ma si trattenne. Fissava inorridito e affascinato, Doris che teneva le pillole nella manina.
- Queste non sono mentine, mamma, - disse la piccola - Non sono mentine...
- Si che lo so. - Grace prese un profondo respiro. - Mangiale tesoro.
Doris ne mise una in bocca. Fece una smorfia, poi la sputò nel palmo. - Non sanno di menta, - disse sconvolta.
Grace si portò la mano alla bocca, addentandosi le nocche. I suoi occhi cercarono dsisperatamente Ray.
- Mangiale, Doris, - disse Ray. - Mangiale, su, sono buone. 
Doris cominciò a piangere. - No, non mi piacciono.
- Mangiale!.
Bruscamente Ray si girò in là, tremando da capo a piedi.
Richard tentava di immaginare un modo per indurre la bambina a mandar giù le pillole, ma non ci riusciva.
Poi, sua madre parlò.- Ora facciamo un gioco, Doris, - disse. - Vediamo se sai mandar giù tutte le caramelline prima cghe io conti fino a dieci. Se ci riesci, ti darò un dollaro.
Doris tirò su col nasino. - Un dollaro? - disse.
La madre di Richard assentì - Uno, - cominciò a contare.
Doris non si mosse.
- Due, - disse la madre di Richard. - Un dollaro...
Doris si asciugò una lacrima. - Un... dollaro, nonna?
- Si cara. Tre, quattro, sbrigati.
Doris allungò la manina verso le pillole.
- Cinque... sei... sette...
Grace sedeva immobile, a occhi chiusi. era pallidissima.
- Nove... dieci...
La mamma di Richard sorrideva, ma le labbra tremavano e c'era un luccichio nei suoi occhi. - Là, - disse, allegramente. - Hai vinto tu, brava Doris!