sabato 29 settembre 2018

I love this cover... #20

Salve avventori!
Rieccoci con un nuovo appuntamento di questa rubrica! 
So che è passato poco tempo dallo scorso post, ma non è colpa mia se le belle copertine non finiscono mai XD
Oggi vi parlerò della cover di "The Bear and The Nightingale", il primo romanzo della trilogia "Winternight" di Katherine Arden.
Una copertina affascinante che sa di inverno, pericoli e mistero.






Ai margini del deserto russo, l'inverno dura la maggior parte dell'anno e i cumuli di neve crescono più alti delle case. Ma a Vasilisa non importa: trascorre le notti d'inverno rannicchiata assieme ai suoi bellissimi fratelli, ascoltando le fiabe della sua tata. 
Più di tutte, ama la storia agghiacciante di Frost, il demone invernale dagli occhi blu, che appare nella notte gelida per reclamare. I saggi russi lo temono, dice la sua tata, e onorano gli spiriti domestici che proteggono le loro case dal male.
Dopo che la madre di Vasilisa muore, suo padre va a Mosca e torna a casa con una nuova moglie. Ferventemente devota, e allevata in città, la nuova matrigna di Vasilisa proibisce alla sua famiglia di onorare gli spiriti domestici. 
La famiglia acconsente, ma Vasilisa ha paura, sentendo che da quei rituali dipendano più cose di quanto gli altri immaginino. 
E infatti, i raccolti cominciano a scarseggiare e la sfortuna insegue il villaggio. Per tutto il tempo, la matrigna di Vasilisa diventa sempre più severa nella sua determinazione a domare la figliastra ribelle.
Al fine di proteggere la sua famiglia da una malattia che sembra essere uscita dai racconti più spaventosi della sua tata, Vasilisa dovrà sfidare anche le persone che ama e invocare i doni pericolosi che ha a lungo nascosto.

Mi piacerebbe molto leggere questo libro, prima di tutto perché la trama mi intriga parecchio. Ma vuoi mettere la possibilità di stringere questo piccolo capolavoro tra le mani?
Poter ammirare dal vivo questa deliziosa illustrazione che trasmette la magia dell'inverno e della foresta, ma anche dei pericoli in agguato?
Sarebbe bello vederlo pubblicato anche qui da noi, magari verso Natale, e ovviamente con la stessa copertina.
Cosa ne dite?

giovedì 27 settembre 2018

Recensione: "Wildwitch 3. La vendetta di Kimera" di Lene Kaaberbøl

Titolo: Wildwitch 3. La vendetta di Kimera
Autore: Lene Kaaberbøl
Editore: Gallucci Editore
Data di pubblicazione: 30 agosto 2018
Pagine: 168
Prezzo: 13,90 € (cartaceo) 6,99 € (ebook)

Trama:
Proseguono le avventure di Clara, questa volta la vita di Gatto, il suo amico selvatico, è appesa ad un filo. Se la ragazzina vuole salvarlo, dovrà seguire una pista che la porterà dritta tra le grinfie della temibile Kimera.

Recensione:
Sono passate poche settimane da quando abbiamo lasciato Clara nella sua ultima (dis)avventura con il mondo delle streghe selvatiche.
Un mondo affascinante e misterioso, ma anche pericoloso, che sta dando non poco filo da torcere alla ragazzina.
Ha avuto solo due occasioni per misurarsi con esso, e in entrambe, ha avuto la sfortuna di doversi imbattere in situazioni rischiose, molto più grandi di lei.
L’ultima volta, l’abbiamo vista alle prese con uno spaventoso scontro corpo a corpo con Kimera, dal quale, pur in maniera inconsapevole, ne era uscita turbata, ma vittoriosa.
Grazie al suo aiuto la strega Shanaia ha finalmente potuto riprendere possesso di Vestmark, la dimora di famiglia; la piccola chimera fallata Nientediniente è stata liberata dal giogo della sua aguzzina (trovando una più dolce sistemazione a casa di zia Isa); e gli animali resi succubi dal delirio di onnipotenza della strega hanno ritrovato la libertà.
Queste conquiste però non hanno reso Clara più sicura di sé e dei suoi poteri, anzi, ciò che è successo nella caverna di Vestmark ha fatto sì che tutto diventasse più strano, folle e confuso.
L’unica cosa di cui la ragazzina è consapevole è di non avere ancora il controllo dei suoi poteri.
Ed è proprio questa incapacità che le causerà così tanti problemi in questo terzo capitolo della saga. Perché, seppur è certo che Clara ha scoperto da poco la sua natura di strega selvatica, e non è ancora in grado di padroneggiare i suoi poteri, è altrettanto vero che tutti (meno Clara stessa), sono ormai consapevoli che in lei alberga un potere molto più grande di quanto avrebbero potuto immaginare.
Clara comincia, inconsapevolmente, ad intraprendere i sogni selvatici, un’arte che le streghe apprendono nelle scuole di magia, o presso insegnanti private - come fa la giovane Kahla con zia Isa - ma ovviamente la ragazza non comprende subito cosa le sta succedendo, a lei quelli sembrano solo strani sogni ad occhi aperti.
Sogni in cui vede la realtà dal punto di vista di un uccellino, un astore, o una vipera, come se lei fosse negli occhi e nella mente di quegli animali, come se lei fosse quegli animali. Ne sente i pensieri, la paura, la fame, vede ciò che essi vedono e annusa i profumi che li circondano.
Ma Clara si rende ben presto conto della pericolosità della situazione, quando a causa di questi sogni, ha un incidente che porterà lei e un suo compagno di scuola in ospedale.
Lei se la cava con poco, una lieve commozione celebrale ma, il suo “amico” Martin, è in coma e la sua situazione è critica.
Clara quindi decide di non titubare oltre, e andare da chi saprà dare risposta alle sue domande.
Così si ritrova nuovamente a soggiornare a casa della zia Isa, che con la consulenza dell’anziana signora Pommerans diagnosticherà il suo problema.
Un nodo dell’anima in cui confluiscono più vite, quelle degli animali in cui Clara è stata, quella appesa ad un filo di Martin e anche alcune vite cessate. E poi c’è lui, l’Affamato, qualcosa di nero e orribile, che sembra voler ingurgitare e inglobare a sé qualsiasi cosa.
Clara comincia ben presto a sentire una fame insaziabile, che non riesce a domare. Per impedirle di commettere un gesto orribile di cui, in futuro, si sarebbe pentita, Gatto, il suo animale selvatico, si interpone fra lei e l’Affamato, mettendo a rischio la sua stessa vita che, difatti, resta in bilico, attorcigliandosi a sua volta al nodo dell’anima.
E’ questo che spinge Clara a reagire. Trovare il coraggio e lottare, per salvare Gatto, perché non può proprio sopportare l’idea di perderlo.
Così tra domande e incertezze, dubbi e paure, Clara compirà il suo più importante viaggio selvatico, il primo volontario e consapevole. Un viaggio rivelatore, che la porterà a indagare nel passato della sua nemica, e conoscere un lato di lei, ignoto e inaspettato.
Lane Kaaberbløl continua ad arricchire il suo mondo selvatico, aggiungendo pezzi al suo puzzle, sviluppando i personaggi e rendendoli sempre più veri, reali e vividi.
Le avventure in cui la protagonista si ritrova a prendere parte diventano via, via più cruente, macabre e pericolose, ma anche più coinvolgenti dal punto di vista emotivo.
In questo capitolo conosciamo meglio Kimera, il suo passato, ciò che l’ha portata a diventare ciò che è. Scopriamo che anche il cattivo non è stato sempre tale, che la vita anche a lei ha riservato orrori e dispiaceri, e che spesso il male più grande nasce da una grande sofferenza, da una debolezza che non si è riusciti a combattere.
Il capitolo più intenso e toccante (fin ora), per una saga che non fa che migliorare di libro in libro.

Considerazioni:
Se non hai letto questo libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Questa saga mi conquista sempre più ad ogni suo capitolo e, inutile dirlo, faccio fatica a pensare di dover aspettare un anno per conoscere il seguito della storia >-<
Perché sì, sebbene molte cose siano state svelate e chiuse in questo terzo capitolo, altrettante domande sono sorte, e fra tutte quella più importante... chi è l’Affamato? (anche se io qualche idea, a riguardo, l’avrei), e cosa ne è stato di lui?
Ma andiamo con ordine.
Clara, ancora una volta, si trova a dover gestire una situazione che non è capace né di comprendere, né di affrontare.
Nonostante i trascorsi, non precisamente ottimistici, dei mesi scorsi, nessuno, nemmeno zia Isa, ha pensato che fosse seriamente il caso di farle un corso intensivo di tecniche selvatiche.
Insomma, perché questa povera ragazza deve scoprire sempre le cose dopo che le succede una disgrazia?
Una volta appurato che è una strega, e che è anche un bersaglio molto ambito, perché non metterla subito al riparo?
Per questo, e per molte altre imprudenze viste nei capitoli precedenti, zia Isa si merita il premio di zia meno responsabile di sempre!!!
Ma andiamo avanti, Clara, come già detto, si ritrova ad affrontare qualcosa di più grande di lei, e perciò decide di rifugiarsi a casa della zia.
Qui ritrova l’amica Kahla, che già l’aveva aiutata nel primo capitolo “La prova del fuoco” e, a grande richiesta, ritroviamo anche la dolcissima chimera fallata Nientediniente, che si riconferma il mio personaggio preferito della saga *-*
Ogni sua battuta mi ha strappato un sorriso, e se devo trovare un difetto a questo libro è che la piccoletta, metà uccello e metà bambina, compare troppo poco :’(
Ma se la parte più commovente e intensa del capitolo precedente “Sangue di Viridiana”, aveva riguardato proprio la storia della piccola chimera, anche qui non mancano momenti toccanti e struggenti. Ma questa volta vedranno protagonista nientepopodimeno che Kimera!
Attraverso i sogni selvatici che Clara intraprende, veniamo a conoscenza del passato della strega, della sua infanzia, della lotta intestina per far fronte a quella cosa che la divorava dall’interno.
Emozionante è stato leggere di Kimmie bambina e della sua sorellina Maira.
Di tutto ciò che è stato e che si sarebbe potuto evitare.
La saga della Kaaberbløl cresce con la sua protagonista. Crescono i pericoli e i sentimenti messi in gioco. Cresce l’empatia con i protagonisti, anche con quelli con cui si credeva impossibile provarne alcuna.
Come dice la canzone di Baglioni “Uomini persi”, anche l’uomo più cattivo è stato bambino, anche lui ha avuto le sue piccole gioie e le sue paure, i suoi sogni e le delusioni.
È questo il messaggio più grande che ci lascia la Kaaberbløl in queste pagine. Kimmie è stata Kimmie prima di diventare Kimera, e le cose sarebbero potute andare diversamente.
Nessuno nasce cattivo.
Col senno di poi, e nel capitolo precedente non l’avrei mai detto, ho provato molta pena per lei e trovato ingiusta la sua fine. Ma ho apprezzato moltissimo i colpi di scena, l’evoluzione del personaggio, e mi ha commosso il finale.
Non ho altro da aggiungere se non che voglio il seguito, e lo voglio ora!

Recensione capitoli precedenti:
♥ "Wildwitch. La prova del fuoco" n°1
♥ "Wildwitch. Il sangue di Viridiana" n°2

Recensione capitoli successivi:
♥ "Wildwitch. Il risveglio di Bravita" n°4

Ringrazio la Gallucci per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

martedì 25 settembre 2018

Sotto l'ombrellone #26



Salve avventori!
E' arrivato ufficialmente l'autunno, tra poco saremo costretti a rispolverare le vecchie copertine e ad accoccolarci sul divano in compagnia di qualche buon libro.
Vorrei dirvi che non vedo l'ora ma, ahimè, in realtà quello che vorrei è starmene ancora sdraiata sulla spiaggia a godermi gli ultimi irresistibili raggi di sole.
Ed in effetti è stato proprio questo desiderio a spingermi a non pubblicare il presente post prima di adesso. Considerando che, fino alla scorsa settimana, io e Muriomu ci siamo fiondate a mare appena il bel tempo lo permetteva - ebbene sì, siamo delle bambine coraggiose - coltivavo la speranza di poter continuare così per un altro po'.
Anche perché, devo ammetterlo, le giornate di mare settembrine sono state le più rilassanti di tutta l'estate: caldo piacevole e non afoso, una timida brezza rigenerante, acqua finalmente tiepida, e soprattutto pochissima gente e nessun bambino all'orizzonte (e di conseguenza niente pericolo pallone in faccia o sabbia negli occhi, cosa da non sottovalutare)!
Purtroppo il brutto calo delle temperature di oggi mi ha fatto capire che è davvero il caso di riporre costumi da bagno e creme solari nel cassetto e rassegnarmi al freddo imminente... che desolazione!
Prima di deprimermi/deprimervi del tutto, vi lascio agli ultimi avvistamenti, risalenti al periodo di fine agosto - metà settembre... alla prossima ^-*

♥ "Labirinto blu" di Douglas Preston e Lincoln Child

Lo conosco? No

L'ho letto? No

Identikit del lettore: 
donna sui cinquanta/sessant'anni, dai capelli grigi e corti. Era distesa su una sdraio blu, coperta da un telo mare giallo e arancio.
L'abbiamo avvistata una prima volta a inizio settembre, e di nuovo a metà mese, ma sempre con lo stesso romanzo, stranamente ancora a metà. Un curioso caso di "lettrice tartaruga" XD

Costume da bagno: 
bikini blu con piccoli fiori gialli  

♥ "Una risata vi risveglierà" di Osho

Lo conosco? No

L'ho letto? No

Identikit del lettore: 
donna sui sessant'anni, dalla pelle chiarissima ed i capelli quasi bianco latte raccolti in una crocchia. Era seduta su una sdraio e indossava una paglietta bianca e dei grandi occhiali da sole scuri.

Costume da bagno: 
intero nero 

♥ "Sztuka Podstepu" di Kevin Mitnick e William L. Simon

Lo conosco? No

L'ho letto? No

Identikit del lettore: 
uomo sui trent'anni, dai capelli scuri e la carnagione chiara. Era disteso su un telo mare accanto a quella che, presumibilmente, doveva essere la sua ragazza. Entrambi sono arrivati in spiaggia, si sono piazzati in una posizione centrale e hanno cominciato a spogliarsi. Proprio così, hanno fatto il cambio costume in piedi ed in bella vista, fortunatamente coperti da un asciugamano.
Devo ammettere che sono stati celeri e precisi, sembrava quasi di assistere ad uno spettacolo di Arturo Brachetti.
E no, non sono una guardona, se è quello che state pensando: il cambio look è stato così improvviso e rapido che quando ho distolto lo sguardo avevano già finito U_U

Costume da bagno: 
boxer nero 

venerdì 21 settembre 2018

Waiting for... #18

Salve avventori!
Rieccoci con la rubrica "Waiting for" con cui vi segnaliamo i titoli che attendiamo con trepidazione.



Oggi vi parlo di un libro che sarà pubblicato a giorni negli Stati Uniti e che spero arrivi presto anche da noi.
Mi riferisco a "The Clockmaker's Daughter", l'ultimo lavoro di Kate Morton.
Ho adorato "I segreti della casa sul lago" e a breve penso di fiondarmi tra le pagine di "Ritorno a Riverton Manor".
Potete quindi immaginare il mio entusiasmo alla notizia di questa nuova pubblicazione.

Titolo: The Clockmaker's Daughter
Autore: Kate Morton
Editore: Atria Books
Data di pubblicazione: 9 ottobre 2018
Uscita italiana: non pervenuta
Pagine: 496
Prezzo: 28.00 $
Trama:

Nell'estate del 1862, un gruppo di giovani artisti guidati dall'appassionato e talentuoso Edward Radcliffe discende su Birchwood Manor sulle rive del Tamigi. Il loro piano: passare un mese d'estate isolati in una nebbia di ispirazione e creatività. 
Ma al termine della loro permanenza, nulla sarà come prima: una donna è stata uccisa mentre un'altra è scomparsa; manca un cimelio di inestimabile valore; e la vita di Edward Radcliffe è in rovina.
Più di centocinquanta anni dopo, Elodie Winslow, una giovane archivista a Londra, scopre una cartella di pelle contenente due oggetti apparentemente non correlati: una foto color seppia di una donna dall'aspetto accattivante in abiti vittoriani, e un album da disegno che contiene lo schizzo di una casa a graticcio sulla curva di un fiume.
Perché Birchwood Manor è così familiare a Elodie? E chi è la bella donna nella fotografia? 


"The Clockmaker's Daughter" è una storia di omicidi, misteri e furti, di arte, amore e perdita.
Un romanzo corale che, per mezzo di più voci disseminate nel tempo, - si svolge infatti in Inghilterra dal 1860 fino ai giorni nostri - scorre attraverso le sue pagine come un fiume.
Il racconto di una donna il cui nome è stato dimenticato, ma che ha visto tutto: Birdie Bell, la figlia dell'orologiaio.
Il romanzo uscirà il 9 ottobre per Atria Books, divisione della casa editrice Simon & Schuster.
Spero che, al più presto, anche la Sperling & Kupfer, annunci la prossima pubblicazione di quest'opera inedita.
E voi, che ne pensate? Sono riuscita a destare la vostra curiosità?
E, se non questo, quali titoli aspettate con ansia?


martedì 18 settembre 2018

Recensione: “Mary e il fiore della strega” di Mary Stewart

Titolo: Mary e il fiore della strega
Titolo originale: The Little Broomstick
Autore: Mary Stewart
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 29 maggio 2018
Pagine: 156
Prezzo: 15,00 € 


Trama:
Mary Smith non si è mai annoiata così tanto in vita sua. I genitori l’hanno spedita a passare le vacanze in campagna, a casa dalla prozia Charlotte, dove non accade mai niente di divertente. Un giorno più noioso degli altri, Mary si mette a seguire un gattino nero, si inoltra nel bosco e trova un fiore viola mai visto prima, così bello da sembrare magico.
La bambina non ci mette molto a scoprire che le basta sfregare i petali del fiore su un manico di scopa per prendere il volo.
Da quel momento per Mary la vacanza in campagna si trasforma in un’avventura da brividi, che la porterà in una misteriosa scuola di stregoneria, tra lezioni di incantesimi, laboratori di magia e segreti molto pericolosi.

Recensione:
Qualcuno di voi forse conoscerà questo romanzo con un nome diverso.
Prima dell'adattamento cinematografico che lo studio Ponoc ne ha fatto (studio in cui sono confluiti alcuni disegnatori dell studio Ghibli), facendolo diventare un film d'animazione, il romanzo di Mary Stewart era pubblicato in Italia con il titolo "La piccola scopa".
Ed è proprio una piccola scopa a cambiare, in modo del tutto inaspettato, il soggiorno di Mary a casa della prozia Charlotte. 
Quella che si prefigurava essere, l'ennesima, noiosa giornata passata cercando di ammazzare il tempo, aiutando in cucina l'impaziente signora Marshbanks, o il rude giardiniere Zebedee, si trasformerà in una stravagante avventura.
Un gatto nero, un fiore misterioso e una piccola scopa, stravolgeranno non solo il pomeriggio, ma anche la concezione della realtà della piccola Mary.
La bambina, per caso, o grazie al destino, scopre che la magia esiste, non solo nelle favole, ma a pochi tiri di scopa da quel luogo così ordinario e noioso dove è stata "abbandonata".
Incantesimi, pozioni, formule magiche, ingredienti misteriosi... tutto ciò esiste e Mary, seppur confusa, ne resta inizialmente affascinata, ma in un secondo momento qualcosa cambia, lasciando spazio ad interrogativi che troveranno risposte decisamente inquietanti.
Mary scoprirà l'altra faccia del mondo magico, quella oscura, egoista e senza scrupoli, quella faccia che le farà rimpiangere l'ordinaria monotonia della casa di zia Charlotte, e desiderare che il tutto finisca così come è iniziato. Così come finiscono i brutti sogni.
Ed è proprio ai sogni che fa pensare questo racconto. Quei sogni che iniziano facendo presagire scenari allegri e fantastici, ma che finiscono per trasformarsi in incubi da cui si desidera solo svegliarsi.
E come quei sogni lascia confusi, storditi e pieni di domande che non trovano risposta.

Considerazioni:
Quando ho iniziato a leggere questo libro, probabilmente la mia fantasia era già viziata dalla consapevolezza che lo studio Ponoc avesse tradotto le pagine del romanzo in uno dei suoi film, perciò mi è risultato molto facile immaginarmi, le scene che leggevo, nello stile a cui lo studio giapponese ci ha abituati.
E devo dire che è stato semplicissimo.
Le scene descritte dalla scrittrice britannica sembrano pensate per essere tradotte in un film in stile Miyazaki
Ripeto, probabilmente ero influenzata dal fatto che già fossi a conoscenza del film, ma leggendolo non ho potuto fare a meno di ripensare ad alcune scene e personaggi del castello errante di Howl o della città incantata.
Ad esempio, l'apparentemente gentile e disponibile Madama Mumblechook, mi ha ricordato, nel suo voltafaccia, la vecchia strega delle Lande Desolate.
In Mary, la piccola, avventata ed intrepida protagonista, è stato automatico vedere molte delle protagoniste che già conosciamo, dalla streghetta Kiki a Chihiro, alla minuscola Arrietty.
Per quanto riguarda la storia, l'ho trovata carina, ma lacunosa sotto troppi punti di vista.
Mi ha lasciato con enormi punti di domanda, situazioni non spiegate, non chiarite, che mi hanno lasciato la spiacevole impressione di una storia narrata a metà, per giunta in maniera assai frettolosa.
Per fare qualche esempio: perché tutte le streghe dell’Endors College scelgono di chiamarsi "Mary Smith"? Chi era questa strega e cosa aveva fatto di così importante per essere ricordata? Come mai la nostra protagonista si chiama come lei? 
Perché quando Mary arriva nella scuola di magia tutti sembrano aspettarla? 
Insomma tanti interrogativi e perplessità che non trovano risposta.
In definitiva una storia carina, semplice, senza troppe pretese che si legge in fretta.
Mi ha ricordato un po' Alice nel paese delle meraviglie, e quei sogni febbrili che ti lasciano stordita al risveglio, a cui cerchi di trovare un senso per qualche minuto, ma che poco dopo hai già dimenticato.

Ringrazio Rizzoli per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

sabato 15 settembre 2018

Chi ben comincia... #40

Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti

"Stanza, letto, armadio, specchio" di Emma Donoghue


Salve avventori!
Oggi vi propongo l'incipit del romanzo che sto leggendo attualmente, ovvero “Stanza, Letto, Armadio, Specchio” di Emma Donoghue, meglio conosciuto con il titolo di "Room".
Come potete vedere da questo piccolo estratto, il libro è raccontato dal punto di vista del piccolo Jack, abituato da sempre a vivere in "Stanza" con la propria madre, e senza la piena consapevolezza di cosa c'è fuori.
Per il momento sono ancora alle prime pagine, quindi non so ancora formulare un giudizio, ma c'è già la curiosità di sapere cosa succederà nei prossimi capitoli.
E voi l'avete letto? Cosa ve n'è parso?
E in caso contrario, questo incipit vi ha fatto venire voglia di saperne di più?

Oggi ho cinque anni. Ieri sera quando sono andato a dormire dentro Armadio ne avevo quattro, ma adesso che mi sono svegliato su Letto, al buio, abracadabra: ne ho compiuti cinque. Prima ancora ne avevo tre, poi due, poi uno, poi zero. «Sono mai andato sotto zero?»
«Eh?» Ma’ si stiracchia tutta.
«Lassù in Cielo avevo meno un anno, meno due, meno tre?»
«No, no, il conto è cominciato solo quando sei atterrato qui.»
«Da Lucernario. Eri tanto triste fino a quando sono capitato nella tua pancia.»
«Proprio così.» Ma’ si sporge da Letto per accendere Lampada, che in un attimo, ssh, illumina tutto.
Chiudo gli occhi giusto in tempo, poi ne apro uno, solo un pochino, poi l’altro.
«Piangevo fino a non avere più lacrime» mi dice. «Stavo sdraiata a contare i secondi.»
«Quanti secondi?» le chiedo.
«Milioni e milioni.»
«Quanti, esattamente?»
“«Ho perso il conto» dice Ma’.
«Poi hai desiderato tanto di far crescere il tuo ovetto e alla fine sei diventata grassa.»
Sorride. «Ti sentivo scalciare.»
«E a chi li davo i calci?»
«A me, naturalmente.»
Rido sempre a questo punto della storia.
«Da dentro, tum, tum.» Ma’ si tira su la maglietta da notte e fa muovere la pancia. «Ho pensato: Jack sta arrivando. E la mattina presto sei scivolato fuori sul tappeto, con gli occhi spalancati.»
Guardo Tappeto, con i suoi ghirigori rossi, marroni e neri. C’è la macchia che ho fatto per sbaglio quando sono nato. «Hai tagliato il cordone e mi hai liberato» dico a Ma’. «Poi sono diventato un maschietto.»
«A dire il vero lo eri già.» Si alza da Letto e si avvicina a Termostato per riscaldare l’aria.
Mi sa che ieri sera, dopo le nove, lui non è venuto: c’è sempre un’aria diversa quando viene. Non chiedo, perché so che non le va di parlarne.
«Allora, Mister Cinque, vuoi il tuo regalo adesso o dopo colazione?»


martedì 11 settembre 2018

Recensione: "Miss Alabama e la casa dei sogni" di Fannie Flagg

Titolo: Miss Alabama e la casa dei sogni
Titolo originale: I still dream about you
Autore: Fannie Flagg
Editore: BUR Rizzoli
Data di pubblicazione: 7 marzo 2012
Pagine: 396
Prezzo: 10,00 € 

Trama:
Una vera signora sa sempre quand’è il momento di uscire di scena. E Maggie Fortenberry, sessantenne affascinante che conosce almeno quarantotto modi di piegare il fazzoletto, ha deciso che quel momento è arrivato. Ex Miss Alabama e quasi Miss America, da ragazza nutriva grandi aspettative: un matrimonio felice, una bella casa elegante, una nidiata di figli. Al contrario oggi è single, depressa, e la sua scialba esistenza di agente immobiliare le riserva ben pochi brividi. 
Dunque la decisione è presa: è ora di farla finita. Ma con stile, certo, e senza dare troppo disturbo a nessuno. Mentre Maggie si prepara scrupolosamente all’evento, una serie di imprevisti interverranno a distrarla. Forse, dopotutto, la sua amica Hazel aveva ragione a dire che, anche chi non è nato fortunato, ha diritto a un lieto fine.

Recensione:
Anni fa ho letto "Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop" e me ne sono innamorata perdutamente. Da allora ho deciso che, un po' alla volta, avrei acquistato tutti i libri di Fannie Flagg, per poter ritrovare, almeno in parte, le emozioni che quella scrittrice mi aveva già regalato.
Qualche giorno fa ero alla ricerca di un bel romanzo spensierato, che sapesse di dolcezza e giornate soleggiate. Ho visto la copertina di "Miss Alabama e la casa dei sogni" (che mi era stato regalato un po' di tempo addietro) e ho pensato che potesse fare al caso mio. 
Non ho letto nulla della trama, per non rovinarmi la lettura, ma forse avrei dovuto farlo.
Perché, al contrario di ciò che trapela dal titolo, dalla cover o dalla frase in evidenza sul retro, la storia narrata è tutto fuorché scoppiettante, anzi oserei dire, quasi deprimente. 
Tutta la prima parte è incentrata sullo stato di insoddisfazione in cui versa Maggie. Dopo una vita passata a coltivare sogni di gloria e speranze, si ritrova infine con un pugno di mosche: un lavoro precario, nessun marito affianco, né figli da accudire, ma soprattutto una forte ansia di prestazione e l'incapacità di essere sempre perfetta come tutti credono.
I giorni passano e recano solo delusioni, per cui l'unico rimedio, a detta dell'anziana signora, consiste nel darci un taglio, una volta per tutte.
Il piano, per quanto ben architettato, non sembra dare i frutti sperati. Ogni volta che Maggie si accinge al grande passo, sopraggiunge un imprevisto a scombinare i suoi piani.
E so che detto così, il tutto può sembrare esilarante, ma in realtà l'effetto finale non è affatto divertente.
Per buona parte del libro ascoltiamo i pensieri e le paure dell'ex Miss Alabama, il sopraggiungere della vecchiaia e le problematiche che essa comporta: la solitudine, la nostalgia, il rimorso e il rimpianto. Inoltre la protagonista appare il più delle volte remissiva e arrendevole, anche di fronte all'astuta e meschina collega (e rivale) Babs, e tale snervante atteggiamento, a lungo andare, non può che provocare un certo senso di fastidio in chi legge.
Da questa premessa sembrerebbe che il libro sia da buttare, ed invece no.
Come sempre, il bello delle storie di Fannie Flagg sono i protagonisti, a cui non puoi non affezionarti. E non parlo solo di Maggie, che si distingue per educazione e gentilezza, ma anche della migliore amica Brenda e di Hazel, la frizzante datrice di lavoro, passata a miglior vita.
Per quanto riguarda la prima, posso dirvi che ho adorato il personaggio per la sua simpatia e le piccole debolezze che la rendono umana (in particolare la sua ossessione per il cibo), mentre Hazel è assolutamente la vera anima del libro: la sua personalità spicca per forza d'animo, energia, voglia di vivere e coraggio. Una vera guerriera in un metro d'altezza o poco più.
Lei è il fulcro di tutta la storia, la nota di brio e colore in uno sfondo monocromatico, la fatina sempre pronta a riportare il buonumore quando le speranze tendono a svanire.
Se ci fossero state più pagine incentrate sul passato, ovvero sul periodo in cui l'agenzia immobiliare era gestita dalla signora Whisenknott, il romanzo ne avrebbe di certo guadagnato, con un tocco più spensierato e meno malinconico.
Purtroppo così non accade e la buffa Hazel rimane solo un arcobaleno sporadico in un cielo fosco, quasi come un regista che fa le sue magie, rimanendo costantemente dietro il palco o la cinepresa.
Tuttavia devo ammettere che, nonostante la partenza lenta e alquanto drammatica, con il proseguimento della lettura, il romanzo si riprende, diventando meno nostalgico e più comico.
Questo anche grazie al mistero dei due fratelli Crocker che improvvisamente arriva a sconvolgere le vite delle agenti della Montagna Rossa, e anche le convinzioni di noi lettori.
Certo, la verità che si cela dietro lo scheletro scozzese nascosto in soffitta viene a galla un po' troppo presto ma, non trattandosi di un thriller, non ho di che lamentarmi.
L'indagine sul povero malcapitato serviva grossomodo a contestualizzare Crestview, ovvero la casa dei sogni di Maggie, e a dare uno scossone alla protagonista. E direi che, stando così le cose, la missione appare perfettamente riuscita.
Inoltre il finale, per quanto possa sembrare stucchevole o scontato, ha un che di poetico e commovente. Proprio come un'alba, che per quanto paia ripetitiva e banale, non smette di essere splendida ed affascinante, non importa quante volte la si osservi.  

Considerazioni:
"Miss Alabama e la casa dei sogni" è sicuramente un bel romanzo, tuttavia, come vi dicevo prima, non sono riuscita ad apprezzarlo appieno, a causa delle aspettative ben diverse che mi avevano spinto ad approcciarmi a questa lettura.
La cosa più apprezzabile di "Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop" (e da quello che so anche di altri romanzi della Flagg) è, a mio avviso, l'atmosfera familiare e calorosa che si viene a creare, grazie ai personaggi eccentrici e ricchi di sfaccettature. 
Purtroppo tali aspetti tendono a mancare in questo libro, proprio perché il mood improntato alla sconfitta è così dilagante che si fa fatica a percepire un clima più piacevole o accogliente, nonostante l'evidente amicizia e solidarietà femminile che lega le protagoniste.
Inoltre entrambi i libri tentano di affrontare con leggerezza temi impegnativi, cosa davvero apprezzabile, secondo me. Nel caso di "Miss Alabama e la casa dei sogni" si fa spesso riferimento alla vecchiaia, ai fallimenti e alle aspettative deluse, alla bellezza che sfiorisce, agli acciacchi dell'età, ma anche alla discriminazione razziale, fisica o sessuale. Fortunatamente tutti questi argomenti vengono trattati in modo naturale, senza che ne venga fuori un manuale di sociologia. C'è da dire però che, nonostante questa accortezza, la lettura ne risente, risultando talvolta eccessivamente pesante.
In alcuni frangenti il libro mi ha perfino ricordato "Mistero a Villa del Lieto Tramonto" di Minna Lindgren, altro romanzo che mescolava il mistero, il black humor, e le tematiche sociali. 
Sui personaggi non voglio dilungarmi oltre, se non per dirvi che ho adorato Hazel Whisenknott, che avrei voluto che le fosse stato riservato più spazio, che mi piacerebbe un libro tutto su di lei, e che il suo personaggio equivaleva alla Idgie di Whistle Stop. 
Per il resto ribadisco che la lettura, se ravvivata da un'atmosfera più festosa e meno melanconica, sarebbe risultata decisamente più piacevole e meno avvilente. 
Un vero peccato perché così il risultato finale è un cocktail dissetante, ma non così gustoso.

il mio voto per questo libro

giovedì 6 settembre 2018

I love this cover... #19

Salve avventori!
Oggi vi parlerò della cover di un libro in uscita, purtroppo non da noi, ovvero "The Sisters of the Winter Wood", il romanzo fantasy con cui prestissimo - il 25 settembre per l'esattezza - debutterà la scrittrice Rena Rossner.
Una copertina dall'aspetto regale, che si richiama al mondo della natura, alla magia e al folclore di cui sono intrise le vicende narrate.





Cresciute in un piccolo villaggio circondato da vaste foreste, Liba e Laya hanno vissuto una vita tranquilla e sicura - anche se hanno sentito parlare di tempi difficili per gli ebrei da qualche altra parte nel mondo. 
Quando i loro genitori viaggiano per andare a far visita al nonno morente, le sorelle vengono lasciate da sole nella loro casa nei boschi.
Ma prima che se ne vadano, Liba scopre uno strano segreto: il loro papà può trasformarsi in un orso e la loro mamma in un cigno. Forse, allora, le vecchie fiabe sono vere! 
Liba capisce che deve custodire questo segreto attentamente, e non farne parola neppure con la sua amata sorella.
Presto però un gruppo di uomini misteriosi compare in città e Laya cade sotto il loro incantesimo, nonostante l'avvertimento della madre di diffidare degli estranei. E questi non sono gli unici pericoli in agguato nei boschi...
Le sorelle avranno bisogno l'una dell'altra se vogliono diventare le donne che devono essere, e salvare il loro popolo dalle forze oscure che si avvicinano.


Adoro l'eleganza della copertina ed il modo in cui le varie immagini si intreccino a creare un'unica cornice. Poi, come ripeto sempre, apprezzo molto come in questo caso la cover non sia solo una bellissima immagine, ma un'anteprima di ciò che troveremo tra le pagine.
La magnifica illustrazione, opera dell'illustratrice Rebecca Yanovskaya, in collaborazione con la designer Lauren Panepinto, ricorda vagamente l'affascinante copertina di "The Hazel Wood" di Melissa Albert, altro romanzo che mi piacerebbe veder pubblicato qui da noi. 
E voi che mi dite?
Vi farebbe piacere avvistare questi due gioiellini nelle vostre librerie?
E quale dei due attira maggiormente la vostra attenzione?

martedì 4 settembre 2018

Recensione: "Un pezzo di terra tutto per me" di Lorenza Zambon

Titolo: Un pezzo di terra tutto per me
Autore: Lorenza Zambon
Editore: Ponte Alle Grazie
Data di pubblicazione: 22 febbraio 2018
Pagine: 96
Prezzo: 10,00 €



Trama:
In cima a una collina nel Monferrato c'è il pezzo di terra dove, un giorno, è approdata Lorenza Zambon con un piccolo gruppo di artisti, «in cerca di casa e di teatro». 
La casa c'era, anche se diroccata; gli alberi avevano quasi cento anni, il pozzo e la cisterna molti di più, ma in decenni di abbandono tutto era stato invaso e ricoperto da un intrico di vegetazione. 
Il primo gesto dei nuovi arrivati, dettato dalla paura di quella natura primordiale, fu ripulire, ridisegnare, svuotare. In quel vuoto prese forma il teatro; il pezzo di terra divenne, come avrebbe detto Hermann Hesse, una creazione. Un giardino. 
Nel suo microcosmo «lungo novantaquattro passi» incontriamo stagioni e personaggi, umani, animali e naturalmente vegetali, i loro colori, forme, profumi. Cose buffe e cose misteriose, come i vermi, la luna, l'aria; come la bellezza, il tempo, la storia e il mistero dell'appartenenza al nostro essere qui, e ora. 

Recensione: 
Lorenza Zambon ci guida alla scoperta della Casa degli alfieri, l'antica dimora sulla collina che da più di vent'anni condivide con un gruppo di artisti. Ci parla della casa, ma soprattutto del giardino che, giorno dopo giorno, le fa compagnia e cresce con lei. Un posto incantevole, dominato dalla natura incontaminata e selvaggia, che cambia con il mutare delle stagioni e che rivela nuove sorprese con gli anni che passano.
Un giardino che racchiude ricordi, invita agli incontri, conserva emozioni e pensieri. Ed un libro che, invece, è quasi un diario, in cui appuntare riflessioni e sensazioni. Una sfilza di immagini le quali, quasi come fotogrammi, raccontano una storia, anzi più storie.
Le storie delle persone che abitano lì, e degli animali che arrivano di tanto in tanto.
Degli alberi che muovono i loro rami al vento, e che crescono con il sole, dei sentieri selvatici che prendono forma con i passi dei visitatori, delle notti stellate che fanno da cornice ai sogni, dei risvegli pieni di torpore, rugiada e aria pura.

Più divento grande più voglio «celebrare» tutte le lune piene perché ognuna che passa è una di meno e non sarà più. 
La celebrazione è semplice: mi basta ricordarmi che quella sera c'è luna piena e, ovunque io sia, mi basta uscire fuori un poco nella notte per guardarla. Così non la spreco, la festeggio.

Più si prosegue con la lettura, più si entra a far parte di quel posto incantevole. Si impara a conoscerlo e ad amarlo. 
L'autrice, con le sue splendide descrizioni, riesce a catapultarci nella natura incontaminata di Monferrato, a farci vivere sulla nostra pelle le emozioni, a farcele assaporare pagina dopo pagina.

Ecco che gli alberi mi mostrano l'invisibile. Vedo l'aria che sommerge la collina e poi prende quota, verso il sole. Vedo l'aria, che è ovunque, che si muove incessante, che è il nostro elemento, che è il pianeta che ci entra dentro, una volta ogni cinque battiti del cuore. 
E' proprio vero, siamo creature degli abissi, viviamo sul fondo di un profondissimo oceano d'aria.

In questo libro si respira libertà e spensieratezza, amore per il creato, e per la vita in generale. Per quei piccoli momenti insignificanti e perfetti come una colazione all'aperto, un tramonto visto dalla collina, un teatro fabbricato con un po' di terra e tanti amici.
Poche pagine che fanno la differenza, che invitano a riflettere, sognare, respirare e che risvegliano i cuori intorpiditi. 

Ringrazio la casa editrice Ponte Alle Grazie per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro