mercoledì 18 aprile 2012

Estratto: "Lettere a una sconosciuta" di Antoine de Saint-Exupéry

Antoine de Saint-Exupéry, molti di voi conosceranno questo nome per il suo racconto più noto, quello con cui ha conquistato i cuori di milioni di persone al mondo, "Il piccolo principe".
Forse non tutti però sapete com'è nata l'idea di quel piccolo capolavoro.
Egli è sempre stato, come racconta nello stesso "Il piccolo principe", un uomo con l'animo da eterno bambino. Non concepisce i grandi e la loro rigidità mentale, impuntata esclusivamente verso le "cose serie", si adatta malgrado a loro, si finge noioso in un mondo di gente noiosa.
Egli però considera il suo vero mondo, quello della sua infanzia, il suo reame incantato, il castello di Saint-Maurice, dove giocava con le sorelle e il fratello.
Ed è quel mondo, quello a cui tornava sempre con la mente, quello che viveva nella sua fantasia che lo ispirava.
Un giorno il suo editore si soffermò nell'osservare la figura che Antoine disegnava dappertutto, un ragazzetto esile dalla capigliatura arruffata.
"Scrivi una storia per l'infanzia" gli disse.
E lui la scrisse e la illustrò, ancora non sapeva che quel libricino uscito a New York nell'aprile del '43, dal titolo "Il piccolo principe", sarebbe diventato un classico, un "must have" della letteratura.
Ma Antoine è triste. Ha un solo desiderio, vuole tornare a volare, ma quando gli è concesso, ha un ulteriore incidente, in seguito al quale lo riterranno troppo vecchio per volare ancora.
La primavera lo sta per abbandonare per sempre, come lui stesso dice, ma un giorno all'improvviso, come un soffio di vento, la primavera ritorna.
Su un treno, un giorno incontra quella che chiamerà la sua "petite fille", una ragazza di ventitré anni, già sposata, che fa l'autista per la Croce Rossa.
Lei sarà il suo ultimo amore, prima delle ultime missioni, prima dell' ultimo volo.
Nei mesi trascorsi sulla costa africana in attesa di raggiungere il suo gruppo di ricognizione in Sardegna e in Corsica (e il Lockheed P-38 Lightning con cui troverà la morte il 31 luglio del '44), intreccerà con lei una romantica corrispondenza; le invierà biglietti, disegni e acquarelli, lettere. Per la sua petite fille lui tornerà ad essere il piccolo principe, quel ragazzetto esile, con i capelli arruffati. Quell'immagine che lo rappresenta di più, quella in cui più si riconosce, tornerà a vivere, e senza vergogna, senza il timore di non essere compreso.
Queste lettere, questi disegni ritrovati, sono le testimonianze dell'ultimo amore di Antoine, la cui raccolta compone il libro  "Lettere a una sconosciuta".
Un'amore che fa tornare bambini, ma che, con la consapevolezza di chi è già grande e segnato dalla vita, disillude e fa soffrire.
Fa soffrire per le mancanze, per le trascuratezze, per le assenze, fa soffrire così tanto che ad un certo punto il piccolo principe scompare "Oggi non c'è nessun piccolo principe, né ci sarà più. Il piccolo principe è morto. Anzi, è diventato scettico. Un piccolo principe scettico non è più un piccolo principe. Non le perdono di averlo rovinato."


Questa è una frase ripresa dal frammento della lettera che vi propongo qui sotto. Con l'augurio che la vostra rosa non vi faccia mai del male.
Buona lettura ^_^


*   *   *    *   *

...Sono le cinque del pomeriggio: da ora fino al momento di dormire sarò solo, perché ai miei amici ho detto che sono stanco e non voglio vedere nessuno. La signorinella a cui ho strenuamente riservato queste ore di libertà non si è neanche data la pena di telefonare per dirmi che non veniva.
Scopro con malinconia che il mio egoismo non è poi così grande, visto che ho dato ad altri il potere di farmi soffrire.
Signorinella, dare questo potere è dolce. Vederlo usare è malinconico.
Le favole sono fatte così. Una mattina ti svegli e ti dici: "Era solo una favola..." Sorridi di te: ma nel profondo non sorridi affatto. Sai bene che le favole sono l'unica verità della vita.
L'attesa. I passi leggeri. Poi le ore che scorrono fresche come un ruscello sui ciottoli bianchi tra due rive erbose. 
I sorrisi, le parole senza importanza così piene d'importanza.
Ascolti la musica del cuore: è bello, bellissimo per chi è capace di sentire...
Ovviamente vuoi tante cose. 
Vuoi cogliere tutti i fiori e tutti i frutti. 
Vuoi respirare tutti i prati. 
Giocare. 
Ma è davvero giocare? Non sai mai dove il gioco cominci né finisca, però sai che mette tenerezza. E che sei felice.
Non mi piace il clima interiore che ha rimpiazzato la mia primavera: un misto di delusione, aridità e risentimento. Fluttuo in un tempo vuoto in cui non ho più niente da sognare. La cosa più triste quando hai un dispiacere è chiederti "vale la pena...?"
Vale la pena avere questo dispiacere per chi non si preoccupa neppure di avvisare? Certamente no. 
Allora non hai neanche il dispiacere, ed è più triste ancora.
Oggi non c'è nessun piccolo principe, né ci sarà più. Il piccolo principe è morto. Anzi, è diventato scettico. Un piccolo principe scettico non è più un piccolo principe. Non le perdono di averlo rovinato.
Non ci saranno più neanche lettere, né telefonate, né segni di vita. 
Sono stato imprudente, non pensavo che continuando così avrei rischiato di farmi male. 
E invece il roseto mi ha trafitto mentre coglievo una rosa.
Il roseto dirà: che importanza avevo per te? Io mi succhio il pollice sanguinante e rispondo: "nessuna, roseto, nessuna". Niente ha importanza nella vita. (Nemmeno la vita.) "Addio, roseto".