martedì 26 aprile 2022

Recensione: "L'incredibile famiglia Appenzell" di Sébastien Perez e Benjamin Lacombe

Titolo: L'incredibile famiglia Appenzell
Autore: Sébastien Perez 
Illustratore: Benjamin Lacombe
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 23 novembre 2021
Pagine: 80
Prezzo: 25,00 € 

Trama:
Da un matrimonio segreto nasce una famiglia speciale. Questa è la sua storia. 
Un volume prezioso per un racconto deliziosamente dark, che ci parla del diritto di ciascuno a essere “unico” e “diverso”.

Recensione:
Qual è il labile confine tra particolare e strano?
Oppure tra prodigioso e mostruoso?
Esiste davvero una normalità, oppure siamo abituati a considerare naturale solo ciò che conosciamo da vicino?
Da queste premesse, ha origine il meraviglioso albo illustrato "L’incredibile famiglia Appenzell", che porta di nuovo la firma del ben collaudato duo Sébastien Perez e Benjamin Lacombe, rispettivamente autore ed illustratore.

Mia nonna si chiamava Eugénie Appenzell. 
Da lei ho preso i lunghi capelli ricci e dicono il carattere forte.
Qualche giorno prima che nascessi, nonna Eugénie se n'è andata.
Mi ha lasciato in eredità una scatola piena di fotografie e di lettere "in modo che tu possa conoscere la tua famiglia", mi aveva scritto.
Ho passato anni a ricostruire legami e relazioni amorose che uniscono queste persone straordinarie.
Ho pianto e ho riso...
Oggi vi consegno la loro storia...
La mia storia

È la giovane Victoria a raccontare, o per meglio dire, a far sì che siano le foto che ritraggono la sua antica dinastia a parlare, l'una dopo l'altra. 
E che dinastia!
Dal bisnonno Charles, alla nonna Eugénie, passando per zii e cugini vari, nessun componente degli Appenzell può dirsi privo di uno straordinario talento, che sia quello di suonare perfettamente il violino con tutte e quattro le mani, o di vedere bene da vicino e da lontano, pur con un solo occhio posto in mezzo alla fronte, di dare abbracci supercalorosi, grazie al corpo completamente coperto di folto e morbido pelo, o semplicemente di sfoggiare il più bel paio di corna che si siano mai viste in giro. 
Ogni membro della famiglia ha la sua storia - seppur racchiusa in una semplice didascalia che accompagna ogni ritratto - e tutte quante sono legate l'una all'altra con un filo invisibile. 
Gli Appenzell sono unici, questo è innegabile, ed è per questo motivo che, oltre agli sguardi curiosi, alla fama e all'ammirazione, hanno destato, nel corso degli anni, anche sospetti e pensieri ostili. Perché si sa, a molti, la diversità fa paura. Per tanti, essere un prodigio equivale ad essere un mostro. 
Ed è questo duplice messaggio che trasmette il libro, la bellezza dell'unicità, ma anche il rovescio della medaglia, la sensazione di sentirsi soli, smarriti, non pienamente al sicuro, in una società che non ti accetta se non rispetti determinati standard, che non ti accoglie se non sei come lei desidera. 

Il prodigio e il mostro hanno le stesse radici

Una storia di fantasia che mescola il bizzarro alla cruda realtà, e che per mezzo di personaggi immaginari, descrive la quotidianità, triste e desolante che molti, ancora oggi e loro malgrado, si trovano costretti a vivere, che sia per i pregiudizi sull'aspetto fisico, che sulla base di discriminazioni razziali, sessuali o di genere. 
Perché purtroppo ci sono molti modi per escludere qualcuno, ed uno solo per fare, giustamente, l'esatto opposto, ed è proprio a quest'ultimo che dovremmo puntare. 
Un libro che in maniera delicata racconta di diversità ed inclusione, con le parole, come è ovvio che sia, ma ancor di più con le dettagliatissime illustrazioni color seppia, che a mo' di vecchie fotografie, ripercorrono gli amori, le amicizie, i legami, le paure ed i "trascurabili momenti di felicità" di una famiglia così diversa da noi, eppure per certi versi, così simile.

Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro 

giovedì 21 aprile 2022

Recensione: “Crudelia De Mon. La mia vera storia” di Serena Valentino

Titolo: Crudelia De Mon. La mia vera storia
Titolo originale: Evil Thing
Autore: Serena Valentino
Editore: Giunti. Disney
Data di pubblicazione: 26 maggio 2021
Pagine: 304
Prezzo: 14,00 €

Trama:
Crudelia De Mon è uno dei Cattivi Disney, l’antagonista dalla forte personalità. Questo volume rientra nella nuova collana DISNEY VILLAINS, una linea espressamente dedicata ai cattivi dei più famosi film Disney.
Per la prima volta in questo volume, Crudelia De Mon ha la possibilità di prendere la parola, di raccontare il suo punto di vista, e di scoprire i lati più nascosti della sua personalità.
È la cattiva perfetta: elegante, spiritosa, implacabile. Dalla sua infanzia agiata alle sue scelte di moda iconiche, a quel famoso incidente d’auto che ha posto fine ai suoi piani malvagi, Crudelia racconta le memorie di una donna condannata, che ha avuto amici e affetti veri e sogni da realizzare. Dopotutto, le storie non sono sempre e solo bianche o nere…

Recensione:
Ogni storia, ogni racconto, ogni romanzo, ogni fiaba, per essere tale, per coinvolgere ed appassionare, ha bisogno di un eroe, un personaggio buono, positivo per cui parteggiare, e un antagonista, un nemico, un personaggio in cui il lettore potrà far convergere tutti i suoi sentimenti negativi.
Entrambi sono ovviamente necessari.
Restringendo il campo e soffermandoci ad analizzare, con la lente d’ingrandimento, le classiche fiabe, cosa ne pensate dei villains più famosi?

Negli ultimi anni, molti autori, scrittori, sceneggiatori e registi si sono messi alla prova nel dare una nuova lettura alle fiabe più conosciute, stravolgendo le sorti di alcuni personaggi e dando un nuovo volto ai protagonisti, in special modo ai cattivi.
Mi viene in mente la figura di Malefica che, grazie al film Maleficent, ha assunto nuovi contorni e uno spessore del tutto diversi. Sicuramente più profondi.

Tornando alla domanda posta prima, “cosa ne pensate dei cattivi delle fiabe?”
Ecco la mia risposta: a me non sono mai piaciuti, perché non li ho mai compresi.
Ogni personaggio dovrebbe avere una storia, un vissuto, che lo ha portato ad essere quello che è, e a maggior ragione, dovrebbe averla un personaggio che “sceglie” di essere crudele.
Dietro ad un comportamento tanto bieco e spietato ci dovrebbe essere sempre una grande motivazione.
Solo a quel punto il lettore/spettatore diventa capace di comprendere e capire determinate azioni.
Nel caso di Maleficent, ad esempio, la sua crudeltà e il suo odio nascono da una ferita profonda e insanabile.
Questo dà spessore e credibilità al personaggio. 
Anche il nemico ha una sua storia che ci porta a comprendere, seppur in parte, il suo comportamento.
Anche l’antagonista ha finalmente una sua profondità, e non si limita ad essere solo il cattivo della favola.

Invece a cosa siamo stati abituati?
A streghe offese per non essere state invitate ad un ballo. O invidiose della altrui bellezza, o donne gelose della bontà e della gentilezza delle proprie figliastre.
Motivi talmente futili e sciocchi da rendere ben evidente come i cattivi non siano altro che delle stupide marionette a uso e consumo della storia.
Un espediente qualsiasi per rendere l’eroe ancora più eroico ed amabile, perché quale persona sana di mente, si schiererebbe mai dalla parte avversa?

Serena Valentino, nella sua serie dedicata ai cattivi delle favole, prova proprio a fare questo: immaginare un passato che giustifichi, che renda in qualche modo comprensibili, le scelte dei villains più famosi.

In “Crudelia De Mon. La mia vera storia” conosciamo una Crudelia bambina, la sua famiglia benestante e la sua infanzia apparentemente serena: le scuole migliori, i vestiti più belli, camerieri, governanti e cuochi a completa disposizione e un'istitutrice che le gravita costantemente attorno, rispondendo ad ogni suo capriccio o necessità.
Eppure, sotto questa superficie patinata, si nascondono crepe, amarezze e dolori.
Suo padre Lord De Mon, un uomo buono e gentile, che le vuole davvero bene e cerca di insegnarle ciò che davvero conta nella vita, viene improvvisamente e prematuramente a mancare e, improvvisamente, il mondo di Crudelia va, per la prima volta, in frantumi.
Ed ecco che l’universo della ragazzina si restringe e comincia, sempre più, a focalizzarsi sul desiderio disperato di catturare le attenzioni, e conquistare la benevolenza di sua madre, una donna bellissima, sempre super elegante, perennemente impegnata tra feste e party che la tengono lontana da casa.

Lady De Mon è una donna severa, vanitosa ed egoista, per nulla materna. Tratta la figlia con lo stesso riguardo che si potrebbe dimostrare ad un oggetto di antiquariato.
Un'ora al giorno, l'ora del te, è questo il tempo che riserva a lei in un'intera giornata. Un momento che la piccola Crudelia attende con trepidazione, più di ogni altra cosa.
Perché, nonostante non riceva l'affetto e le attenzioni adeguate, Crudelia continua a guardare sua madre con inesorabilmente deferenza e ammirazione. Non le rimprovera nulla, anzi, come un cagnolino fedele cerca sempre di conquistare la sua stima e considerazione, una ricerca purtroppo vana.
Dopo la morte del padre le cose non migliorano, anzi, se Crudelia non desidererebbe altro che stringersi a sua madre e trovare, in lei e con lei, consolazione a quel dolore, la donna invece diventa ancora più distante, arrabbiata e risentita, fa i bagagli e parte senza dare notizie di sé.

Crudelia cresce così, desiderando sempre di entrare nel cuore di quella donna che ama e ammira, nel mentre però sarà circondata da tantissimo amore, quello della sua istitutrice Miss Pricket, che l'ha cresciuta come una figlia, quello della cuoca Mrs. Braddley che tiene a lei come fa una qualsiasi nonna con una nipote, quello della migliore amica Anita e della cagnolina Peggy (vi dicono niente questi nomi?), e poi quello di Jack Shortbottom, l'uomo che la farà sentire più importante di qualsiasi cosa.

Eppure tutto questo non sembra colmare la ferita di quel calore materno mai conquistato.
E Lady Demon - che a sua figlia non ha dato altro che vestiti, lezioni di superficialità e disprezzo, e il cui massimo insegnamento è stato l'imperativo "Distinguiti", l'ordine a distinguersi dalla massa - purtroppo, con il suo comportamento, ha seminato nel cuore di sua figlia il seme della diffidenza, del rimorso e dell'invidia.

Così, dolore dopo dolore, delusione dopo delusione, il cuore di Crudelia diventa arido e oscuro. Gelido di fronte alla felicità degli altri, vendicativo contro chi ha tradito i suoi desideri e ossessionato dalla malata idea di conquistare a tutti i costi l'affetto materno.

Nel complesso ho apprezzato sinceramente la creatività e la fantasia di Serena Valentino. La storia dell'infanzia di Crudelia, il dolcissimo rapporto con Lord De Mon, il desiderio disperato di essere amata da quella madre così fredda ed egoista, l'amicizia con Anita, la meravigliosa storia d'amore con Jack, e tutta la complessità dei sentimenti che la animano nel corso della vita: i dolori, le delusioni, i momenti di spensieratezza e felicità, mi hanno fatta appassionare alla storia e me l’hanno fatta percepire come vera.
E poi successivamente le gelosie, le invidie, la rabbia, il disperato bisogno di Crudelia di sentirsi amata da sua madre - sentimento, che alla fine, la porterà alla perdizione - mi hanno fatto provare sincera tenerezza per lei, prima, e profonda pena poi.
Le ho voluto bene in molti frangenti e l’ho detestata in altri.
L’ho trovata troppo ingenua in molte circostanze, spesso incoerente, incattivita con le persone sbagliate e per i motivi sbagliati, e magnanima con chi non meritava la sua indulgenza.
Profondamente insicura, tremendamente infelice.
Forse non sono stata in grado di comprendere pienamente il suo desiderio conquistare una madre evidentemente anaffettiva ed egoista, quando invece era già circondata da tantissimo amore di persone genuine e altruiste, ma questa sua costante ricerca forse l’ha resa anche più umana e fallibile.

Però c’è un però.
Posso dire senza dubbio di aver apprezzato tutta la parte ignota della storia di Crudelia, ovvero quella creata dalla penna della Valentino, ma non ho apprezzato come questa, sul finale, si ricongiunga con la storia che già conosciamo.
Per me, e per come è stata ideata la storia della vita di Crudelia, quella conclusione non ha alcun senso. Avrei apprezzato maggiormente se l’autrice ci avesse rivelato una nuova versione dell’epilogo della storia (come succede in Maleficent), e se invece voleva davvero mantenere come vero il finale che conosciamo, avrebbe dovuto costruire un anello di congiunzione tra le due storie un tantino più solido e credibile.
Così invece sembra mancare un pezzo, il pezzo di storia che porta dalla trasformazione di una Crudelia ferita a quella di una Crudelia folle.
Da una Crudelia che inizia a capire che la causa dei suoi dolori risiede in sua madre a una Crudelia che, senza motivazioni sensate, decide di spostare i suoi rimorsi sulla sua ex migliore amica e sui cuccioli della sua ex cagnolina.

Insomma a deludermi è l’intento.
Questa storia doveva esistere per giustificare la follia del personaggio, invece fa tutto fuorché questo.
Ci fa affezionare a lei, ci fa provare empatia per questa ragazza sfortunata, e poi la fa impazzire senza una buona motivazione.
Apprezzo davvero moltissimo il lavoro svolto dalla Valentino, ma per me anche in questa versione della storia il personaggio di Crudelia De Mon continua a mancare di credibilità. La sua crudeltà a maggior ragione è ingiustificata perché rivolta ai soggetti sbagliati.
Come rivisitazione, a questo punto, ho preferito quella del film Cruella, che ci racconta una nuova e ignota versione anche del finale della storia.

Detto questo, spero comunque che Giunti porti in Italia anche gli altri libri che Serena Valentino ha dedicato ai Villains, perché (finale a parte) la storia mi ha davvero appassionata ed emozionata e vorrei conoscere anche le vite che, la sua fantasia, ha regalato agli altri cattivi delle fiabe.

Ringrazio Giunti per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo romanzo

il mio voto per questo libro


martedì 19 aprile 2022

Recensione: “Mexican Gothic” di Silvia Moreno-Garcia

Titolo: Mexican Gothic
Titolo originale: Gótico
Autore: Silvia Moreno-Garcia
Editore: mondadori. Oscar Vault
Data di pubblicazione: 2 novembre 2021
Pagine: 348
Prezzo: 18,00 €


Trama:
Noemí Taboada riceve una lettera angosciata e delirante da sua cugina Catalina, che ha appena sposato un inglese altolocato e che implora il suo aiuto. E così si reca a High Place, una tetra dimora sperduta tra le montagne del Messico. 
Noemí è poco credibile nei panni della crocerossina: è una raffinata debuttante, più adatta ai cocktail party che alle indagini poliziesche, ma è anche caparbia, sveglia, e non si lascia intimorire facilmente: certo non dal marito di Catalina, uno sconosciuto dall'aria sinistra ma intrigante; né dal padre, l'anziano patriarca che sembra particolarmente attratto da lei; e neppure dalla casa, che inizia a invadere i suoi sogni con visioni di sangue e sventure. 
Il suo unico alleato in questo luogo inospitale è il più giovane membro della famiglia. Ma forse anche lui ha un oscuro segreto da nascondere. Mentre dal passato riemergono storie di violenza e follia, Noemí viene lentamente risucchiata in un mondo terrificante e seducente al tempo stesso. Un mondo dal quale potrebbe essere impossibile fuggire.

Recensione:
Quando ho letto la trama di questo libro sono rimasta subito incuriosita, per svariati motivi: una lettera con una misteriosa richiesta d’aiuto, una tetra destinazione sperduta tra le montagne, e una dimora sinistra che sembra nascondere oscuri ed inquietanti segreti.
In più l’atmosfera dell’Inghilterra vittoriana, mista al folklore delle leggende messicane, mi era parso un bel mix da scoprire.
Infatti, una volta intrapresa la lettura, ho effettivamente riscontrato che questo insieme di elementi, che mi avevano attirato di primo acchito, era vincente.

Purtroppo la componente messicana è poco presente, se fatta eccezione per il titolo, e per i nomi di alcuni protagonisti, questo romanzo avrebbe potuto benissimo essere ambientato in Inghilterra e nessuno avrebbe notato la differenza.
Quindi, se da questo punto di vista, si è rivelato un pochino deludente, la storia parte bene e si sviluppa in modo appassionante, tenendo il lettore incollato alle sue pagine, nell'attesa di scoprirne tutti i più oscuri segreti.

Una criptica e delirante lettera giunge a casa della protagonista Noemí Taboada, mettendo in serio allarme sia lei che suo padre.
Il mittente è la cugina Catalina, da poco sposatasi con un uomo inglese appartenente ad una rinomata famiglia, e per questo trasferitasi ad High Place, un’antica dimora che si erge isolata sul villaggio circostante.
Nella lettera Catalina chiede aiuto alla cugina, non nascondendo il terribile sospetto di essere vittima di un complotto. Addirittura teme di essere stata avvelenata.

Qui sta forse il primo punto debole della storia, perché pur conscio di tale e gravoso problema, il padre di Noemí, anziché recarsi lui stesso dalla nipote, manda in spedizione sua figlia. Una ragazza ventenne, apparentemente con la testa sulle spalle, ma con una vita fatta di studi, feste, aperitivi, cene e tè esclusivi, non di certo una spia dotata di una grande conoscenza di tecniche di autodifesa. 
Una decisione che ho trovato poco realistica, ma che, a quanto pare, era necessaria allo scopo.

Noemí dunque si mette in viaggio e arriva ad High Place, trovandovi un posto molto diverso da quello che aveva immaginato. Totalmente privo di calore e colore ed immerso nel nulla. Come può sua cugina, una ragazza così solare e allegra, sopportare di vivere in un posto del genere? 
L’atmosfera che si respira è tetra, inquietante, e lugubre. L’aria è pesante, quasi irrespirabile. Sa di rancido, di vecchio di muffa e morte.
La casa sembra essere rimasta ferma nel tempo, non toccata minimamente dal progresso, senza elettricità, senza luce, avviluppata in ragnatele di polvere e segreti.

Anche chi la abita non è da meno, personalità ermetiche, schive, severe e arcigne.
Da Virgil Doyle il marito di Catalina, con i suoi modi fintamente gentili, ma con uno sguardo che tradisce secondi e malevoli fini, a Florence colei che si comporta da padrona di casa, con i suoi modi sgarbati e ostili, al signor Howard, padre di Virgil e capostipite della famiglia Doyle, un uomo inquietante da cui Noemí non desidera altro che tenersi alla larga.
Tutti mostrano una strana e immotivata avversione verso la loro ospite e da subito si evidenzia palese il loro intento di nasconderle più di un qualcosa.

La lettura è appassionante, l’atmosfera gotica affascinante: la casa quasi totalmente immersa nel buio, con i suoi respiri, sussurri, rumori ovattati, e la costante sensazione - che la stessa protagonista costantemente avverte - di non essere mai sola e al sicuro, mi hanno fatto ripensare a “Gli amici silenziosi” di Laura Purcell, un libro che ho trovato perfetto e che ho adorato dalla prima all'ultima pagina.

Purtroppo, per la storia di Silvia Moreno-Garcia non posso dire altrettanto, ma del volume riesco a promuovere solo la prima metà delle sue pagine.
Passata la quale, arrivato dunque il momento di svelare il mistero che i membri della famiglia Doyle nascondono da generazioni, tutto diventa confuso, strano, grottesco e poco chiaro.
La storia ha smesso di convincermi, come lo ha fatto la stessa protagonista.
Per lei, in generale, non ho mai provato una grande simpatia, ma andando avanti con le pagine l’ho trovata sempre meno simpatica e sempre meno credibile. Poco coerente, poco furba, spesso sciocca, inutilmente frivola (chi si metterebbe a pensare a quale gonna abbinare alla camicetta in una situazione di estremo pericolo?), e totalmente apatica e inutile quando c’era da fare qualcosa di pratico e urgente.

Nel complesso un vero peccato perché, davvero, fino a metà libro, mai mi sarei aspettata uno stravolgimento così netto della mia opinione.
Ovviamente, come faccio sempre, ho concluso la lettura e l’ho fatto comunque con la grande curiosità di conoscere il mistero celato dietro le cupe stanze di High Place e dei suoi enigmatici inquilini, per questo non posso assolutamente dire che si sia rivelata una lettura noiosa, però sicuramente deludente. Questo sì.

Ho avuto l’impressione che l’autrice volesse a tutti i costi stupire, creando un enigma originale, macabro e grottesco, ma che il risultato, la spiegazione di tale enigma, non sia stato all'altezza della situazione. Non è stata affatto chiara, né soddisfacente, anzi, ho trovato una storia piena di lacune e incongruenze.
Un vero peccato, ma si sa, da grandi aspettative derivano grandi delusioni.

il mio voto per questo libro