venerdì 29 novembre 2013

Recensione: "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" di Ransom Riggs

Titolo: La casa per bambini speciali di Miss Peregrine
Titolo originale: Miss Peregrine's home for peculiar children
Autore: Ransom Riggs
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 2012
Pagine: 384
Prezzo: Cartaceo 9,90€;

Trama:
Jacob è un ragazzino benestante, cresciuto in Florida con la sua famiglia.
Una vita apparentemente normale e noiosa.
Un solo vero amico, suo nonno, Abraham.
Lui gli tiene compagnia con le sue storie d'infanzia, raccontandogli dell'isola incantevole dove è cresciuto, della casa e dei bambini che la abitavano assieme a lui.
I bambini speciali, sono loro il soggetto preferito di quei racconti.
Ognuno caratterizzato da una particolarità, da un potere.
Jacob crede ciecamente a queste storie, e lo fa sino a quando la razionalità, data dall'età, non ha la meglio su quello che vorrebbe la sua fantasia ed il suo cuore.
Decide quindi di mettere da parte la magia, e i sogni d'avventura e di rassegnarsi alla monotonia della sua vita, decisamente normale.
Fino a quando, un giorno, un avvenimento "straordinario" cambia tutto. 
Uno di quegli avvenimenti che ti cambia per sempre, e divide la vita in due metà: il Prima e il Dopo...


Recensione:
Ransom Riggs scrive una storia che cattura sin dalle prime righe.
Immediatamente veniamo coinvolti nella realtà di Jacob, e la sua, ci si preannuncia come una storia tutto tranne che ordinaria.
La lettura procede spedita, la curiosità è il carburante che alimenta la voglia di proseguire il racconto. 
E Riggs è bravissimo in questo. 
Una copertina che colpisce, un titolo che ammalia, un modo di scrivere semplice ed immediato, capace di emozionare e turbare.
A questo senso di turbamento contribuiscono soprattutto le bellissime, e allo stesso tempo, inquietanti fotografie d'epoca che lo scrittore inserisce nel libro.
Le foto dei bambini speciali non sono un inutile orpello, ma una parte essenziale della storia, (il racconto perderebbe gran parte della sua carica emotiva se queste non ci fossero) e, a detta dell'autore, principali fonte d'ispirazione della stessa.
È possibile dividere il libro in due parti: la prima quella in cui tutto è avvolto in una nebbia di dubbi e di "perché?", e una seconda parte, in cui la nebbia si dirada e tutti i dubbi trovano risposta.
La prima parte è quella più riuscita, in cui il mistero fa da padrone e tiene incollati alle pagine.
Il rapporto tra Jacob e suo nonno Abraham è molto tenero ed emozionante.
Il trascorso del nonno è misterioso, un misto di storie verosimili.
Un passato in bilico tra persecuzioni naziste e storie fantastiche: i racconti dei bambini speciali, suoi compagni di gioco, e fedeli amici, ognuno con una propria specifica ed inquietante peculiarità.
Tutti in fuga da fantomatici mostri e protetti da un falco fumatore di pipa.
La seconda parte, invece, non mi ha convinto e ha finito, purtroppo, con l'annoiarmi.
La realtà svelata non è quella che speravo, o meglio è proprio come temevo che fosse.
Anche la tensione emotiva di questa seconda parte non regge il confronto con la prima.
Posso definire questo libro come un "decrescendo emotivo".
Uno di quei libri da cui ti aspetti tanto per come iniziano, ma vengono "distrutti" da finali deludenti.
So che ci sarà un seguito, ma la storia, per quanto mi riguarda, ha perso interesse, quindi non ho fretta di leggerlo.
E questo dice tutto... più di mille parole.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Questo libro mi ha subito colpita dal titolo e dall'inquietante copertina.
Ne ho subito presa l'anteprima e dopo averla vista e letta la curiosità è salita alle stelle.
Un'anteprima bellissima, curata molto nella grafica. 
Poche parole che hanno fatto centro.


"Non c'è sonno, non c'è morte;
Chi sembra morire vive.
Casa in cui nascesti, 
amici della tua primavera
uomo anziano e giovane fanciulla,
il lavoro dei giorni e la sua ricompensa.
stanno tutti svanendo,
involandosi tra favole,
non si può ormeggiarli."

E le foto dei bambini speciali, non si può guardarle senza restarne colpiti. 
Affascinanti e orribili allo stesso tempo.
William Turner le definirebbe sublimi.
La lettura inizialmente non mi ha affatto deluso, anzi! 
Il racconto nella prima parte mantiene perfettamente le sue promesse. 
I misteri, le cose non dette, le supposizioni, prove che alle volte smentiscono e altre confermano le strambe storie raccontate da nonno Abe.
Tutto crea interesse e appassiona alla storia.
I personaggi sono ben studiati, Jacob con le sue insicurezze, Abraham con il suo passato avvolto nell'incertezza.
I bambini speciali e le loro storie.
L'unica cosa che non ho apprezzato di questa prima parte è stata la descrizione dei mostri, avrei preferito leggere di presenze incorporee ed impercettibili.
Nella seconda parte tutti i nodi vengono al pettine.
Scopriamo il rifugio dei bambini e veniamo a contatto con loro.
I miei preferiti:
Millard, il bambino invisibile, ironico e sarcastico.
Bronwyn, la ragazzina forzuta, simpatica e coraggiosa.
Olive, la bambina che fluttua nell'aria (la sua foto è quella in copertina), mi ha fatto tenerezza e simpatia.
Emma, decisa, caparbia e intaprendente.
Mrs. Peregrine, un personaggio affascinante, risoluta e docile allo stesso tempo, sembra sapere più di quel che dice.
Scopriamo anche che i mostri che popolavano gli incubi di nonno Abe e in seguito di Jacob sono reali.
Siamo quindi di fronte ad una realtà fatta di creature mostruose e di spettri che, a mio parere, tolgono gran parte del fascino alla storia.
Mostri che mangiano i bambini speciali e spettri (che non si è capito per quale motivo) sono loro complici. 
La questione degli anelli temporali e dei conseguenti viaggi nel tempo è interessante, ma il fascino della prima parte ormai è scomparso.
Il racconto sembra aver proprio cambiato genere, ed essere passato da un simil-horror misterioso, ad una favola per bambini a sfondo fantascientifico.
Non so cosa mi aspettassi nel finale, forse avrei preferito che i mostri fossero in realtà degli uomini interessati ai poteri dei bambini... non lo so.
So solo che via via, ho perso interesse per la storia.
Peccato perché avevo grandi aspettative su questo romanzo :/


il mio voto per questo libro
 

lunedì 25 novembre 2013

Chi ben comincia... #3

Un appuntamento speciale quello di oggi con la rubrica "Chi ben comincia", speciale perché ho scelto un libro di cui si parla moltissimo in questi giorni.
Più che del libro si parla moltissimo della sua trasposizione cinematografica che da dopodomani, 27 Novembre sarà in tutte le sale italiane. Sto parlando ovviamente de "La ragazza di fuoco".
Io al momento sto leggendo il libro, naturalmente non voglio vederne il film prima di averlo terminato.
Ecco dunque per voi l'incipit del secondo volume di quest'avvincente saga scritta da Suzanne Collins

 Poche e semplici le regole:
 Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
 Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
 Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
 Aspettate i commenti

"La ragazza di fuoco" di Suzanne Collins

*   *   *
"Stringo il thermos tra le mani, anche se il calore del tè si è ormai dissolto nell'aria gelida. I miei muscoli sono contratti per combattere il freddo. Se in questo momento comparisse una muta di cani selvatici, le probabilità di riuscire ad arrampicarmi su un albero non sarebbero a mio favore. 
Dovrei alzarmi, muovermi, massaggiarmi le membra irrigidite. E invece rimango seduta, immobile come il
masso che sta sotto di me, mentre l'alba comincia a rischiarare i boschi. Non posso lottare contro il sole.   Posso solo osservarlo con un senso di impotenza mentre mi trascina in una giornata che temevo da mesi.
A mezzogiorno saranno tutti nella mia nuova casa, al Villaggio dei Vincitori. 
I giornalisti, le troupe televisive, persino Effie Trinket, la mia vecchia accompagnatrice, arriveranno da Capitol City al Distretto 12. 
Mi chiedo se Effie porterà ancora quella stupida parrucca rosa o se, per il Tour della Vittoria, sfoggerà qualche nuovo, strano colore. Ci saranno anche altri ad attendermi.
Il personale di servizio che soddisferà ogni mia richiesta durante il lungo viaggio in treno. 
Uno staff di preparatori che mi farà bella per le apparizioni pubbliche. Il mio stilista e amico Cinna, autore degli splendidi costumi che hanno indotto il pubblico a notarmi sin dall'inizio degli Hunger Games.
Se dipendesse da me, cercherei di dimenticarli del tutto, gli Hunger Games. 
Di non parlarne proprio. Di fingere che siano stati solo un brutto sogno. 
Ma il Tour della Vittoria lo rende impossibile. Strategicamente piazzato a metà tra due edizioni del reality show, è il modo in cui Capitol City mantiene l'orrore vivo e presente. Non solo noi dei distretti siamo obbligati a ricordare ogni anno il ferreo controllo del potere di Capitol City: siamo obbligati a festeggiarlo. E quest'anno io sono una delle star dello spettacolo. Dovrò viaggiare da un distretto all'altro, starmene in piedi
davanti a folle plaudenti che nel loro intimo mi detestano, guardare dall'alto i volti di coloro che ho
privato dei figli..."
*   *   *
Che ne dite di questo inizio? L'avete già letto? Andrete anche voi al cinema a vederlo? Io non vedo l'ora *-*
Intanto continuo la lettura ^__^

domenica 24 novembre 2013

Recensione: "Love Game" di Rossella Leone

Titolo: Love Game
Autore: Rossella Leone
Editore: Edizioni R.E.I.
Data di pubblicazione: Settembre 2013
Pagine: 350
Prezzo: Cartaceo 16,50€; e-Book: 5,00€; 

Oggi vi parlo di "Love Game", romanzo d'esordio di Rossella Leone, in cui mistero, avventura e amore condite da una buona dose d'ironia si intrecciano sin dalle prime pagine. 
Il libro mi è stato gentilmente inviato dall'autrice.

Trama:
Otto ragazzi sono radunati in un grazioso chalet, nascosto nelle montagne di un invernale paesaggio svizzero, per quella che Katia crede essere solo una tranquilla vacanza.
L'idea le è stata proposta dall'amica Ylaria come un diversivo, un modo per staccare la spina dalla routine quotidiana, e dopo un'iniziale esitazione Katia cede all'invito. 
Il mistero celato dietro quell'inaspettata vacanza le viene subito svelato: nello chalet che li ospita si terrà il "Love Game", una sorta di gioco di ruolo a cui tutti i villeggianti devono obbligatoriamente partecipare.
In base al regolamento, solo ad alcuni di loro toccherà recitare, ossia orchestrare, senza farsi scoprire, incontri amorosi, o innescare litigi e gelosie tra i concorrenti.
Il gioco inizia, nuovi nomi vengono dati ai coinquilini, e le missioni consegnate. 
Tra misteri, inganni, bugie e omissioni Katia sospetterà ben presto che non tutto le è stato detto, spesso le sembrerà di essere l'unica a non sapere la verità su ciò che le accade incontro. 
Cosa nasconde veramente quel gioco? Di chi può fidarsi?

Recensione:
Rossella Leone ha creato un romanzo in cui intrighi, misteri e sentimenti si mescolano in modo da creare un puzzle dai minuscoli pezzi.
Compito del lettore quello di metterli assieme incastrando i vari pezzi.
Un libro dalla trama sicuramente intricata, resa ancora più indecifrabile dalla frammentazione della storia. 
Il racconto non è lineare, l'autrice non ci descrive la storia esclusivamente del punto di vista di Katia (una delle protagoniste della storia), ma analizza i punti di vista di molti protagonisti.
Questo ne accresce il mistero, ma allo stesso tempo confonde il lettore.
Un po' come quei film che per essere capiti appieno, in tutte le sfaccettature, necessita di essere visto una seconda volta.
Così questo libro, una volta terminato, lascia un senso di stordimento e confusione.
Rossella Leone ci mostra in questo suo primo lavoro una fantasia molto sviluppata, sia nel creare gli intrighi e i risvolti dei personaggi, che nella descrizione degli ambienti dove si svolgono le scene.
Ambienti così fiabeschi e atipici, che la scrittrice ci racconta con una naturalezza tale che pare quasi lei li conosca e li abbia visti dal vero.
Per il lettore invece (e purtroppo) risulta più complicato riuscire ad immaginarli. 
Questa è una delle poche critiche che posso rivolgere al romanzo.
Un libro leggero, ma abbastanza originale per come è concepito.
Dove simpatia, frivolezza e mistero sono mescolati in modo da creare un bel mix di "sapori" equilibrati. 


Considerazioni:
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Come ho detto nella recensione, non è stato semplice riuscire ad immaginare le complesse ambientazioni descritte dall'autrice. 
Ci ho provato, ma non so se ci sono riuscita appieno.
Un libro questo la cui trama si scopre poco a poco andando avanti con la lettura.
Lo posso paragonare ad un puzzle o ad una rete fatta di nodi.
Leggendo, vari nodi si sciolgono e altri vengono al pettine.
È uno di quei libri in cui tutto si fa chiaro alla fine... quasi tutto. 
I vari intrighi e le doppie identità dei personaggi fanno perdere un po' il filo del discorso, e confondono realtà con finzione.
Per avere tutto chiaro credo sia necessaria una seconda lettura.
Ad esempio io ho intuito sin da subito che la gelosia di Ariel fosse diretta a Sofia.
Invece la rivelazione di Andrea come sposo di Corinne è stata del tutto inaspettata.
Nulla lo aveva lasciato presagire, anzi, dalla telefonata tra Corinne e Max sembrava davvero che quest'ultimo fosse sollevato dallo scoprire che la ragazza non fosse davvero incinta.
Quindi la scoperta del vero sposo di Corinne è stato un vero colpo di scena, uno di quelli che lascia storditi e ti fa dire "non ci ho capito niente allora XD".
Una lettura leggera che diverte e sorprende, un ottimo inizio per quest'autrice.


il mio voto per questo libro

mercoledì 13 novembre 2013

Chi ben comincia... #2

Secondo appuntamento per il Café Littéraire  con la rubrica "Chi ben comincia".

Poche e semplici le regole:
 Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
 Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
 Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
 Aspettate i commenti

Oggi vi presento l'incipit di un libro che ho iniziato ieri e che mi sta prendendo molto, ovvero: "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" romanzo d'esordio dello scrittore americano Ransom Rigg.

"La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" di  Ransom Rigg
*   *   *  
"Mi ero appena rassegnato a un’esistenza noiosa, quando iniziarono a succedere cose straordinarie.
La prima fu davvero traumatica. E come tutto ciò che ti cambia per sempre, spaccò la mia vita in due metà: il Prima e il Dopo.
Anche questo, al pari di molti altri eventi incredibili che sarebbero accaduti in seguito, aveva a che fare con mio nonno, Abraham Portman.
Fin da bambino, il nonno era per me la persona più affascinante al mondo.
Era cresciuto in un orfanotrofio, aveva combattuto in guerra, aveva attraversato gli oceani in piroscafo e i deserti a cavallo, si era esibito in un circo, sapeva tutto sulle armi da fuoco, l’autodifesa e la sopravvivenza in condizioni estreme. Parlava almeno tre lingue oltre l’inglese.
Tutto ciò appariva insondabilmente esotico a un ragazzino mai uscito dalla Florida, e ogni volta che lo vedevo lo scongiuravo di raccontarmi una storia.
Lui mi accontentava sempre, dandomi l’illusione che quelle storie fossero segreti riservati esclusivamente a me.
A sei anni decisi: se volevo una vita emozionante anche solo la metà di quella del nonno, dovevo per forza diventare un esploratore. Il nonno mi dava corda.
Passavamo pomeriggi chini sulle carte geografiche, pianificando spedizioni immaginarie con lunghe file di puntine da disegno rosse, mentre lui mi narrava delle terre fantastiche che un giorno avrei scoperto.
Quando tornavo a casa, mi aggiravo con un tubo di cartone appoggiato sull'occhio, gridando «Terra!» e «Prepariamoci allo sbarco!» finché mamma e papà mi spedivano a giocare fuori.
Temevano, credo, che il nonno mi infettasse con qualche incurabile fantasticheria da cui non mi sarei più ripreso; che quelle illusioni, in qualche modo, potessero vaccinarmi contro ambizioni più pragmatiche.
Così, un giorno, mia madre mi fece sedere e mi spiegò che non potevo diventare un esploratore perché al mondo tutto era già stato scoperto.
Ero nato nel secolo sbagliato, e mi sentii tradito.
Mi sentii ancor più tradito quando capii che le storie migliori del nonno non potevano essere vere.
Quelle più assurde riguardavano la sua infanzia: per esempio, diceva di essere nato in Polonia e che a dodici anni l’avevano spedito in un orfanotrofio su un’isoletta al largo del Galles.
Se gli chiedevo per quale ragione avesse dovuto lasciare i genitori, la risposta era sempre la stessa.
I mostri, diceva, gli davano la caccia.
All'epoca la Polonia pullulava di mostri, a sentir lui.
«Che  tipo di mostri?» chiedevo io, sgranando gli occhi. La conversazione si ripeteva sempre uguale.
«Mostri terribili, con la gobba, la pelle rugosa e gli occhi neri» rispondeva.
«Camminavano così!» E mi inseguiva imitando l’andatura degli zombi dei vecchi film, mentre io scappavo
via ridendo."
*   *   *  
Cosa ne pensate? Lo avete già letto?
Io lo sto leggendo con altre ragazze che partecipano ad un gruppo di lettura organizzato da una blogghina.
Sono arrivata al punto prefissato (la fine del quarto capitolo) e purtroppo per correttezza non posso proseguirlo, ma la storia mi sta incuriosendo moltissimo.
E' uno di quei libri che ti porta a fare tante ipotesi e deduzioni, un libro misterioso *-*

martedì 12 novembre 2013

Books, Chocolate and... Friends ♥ "Hunger Games" (da capitolo 22 a capitolo 27)

Eccoci qui all'ultimo appuntamento del nostro gruppo di lettura "Books, Chocolate and... Friends ♥" dedicato al primo volume della saga "Hunger Games" di Suzanne Collins!
Colgo l'occasione per ringraziare le ragazze che hanno partecipato: grazie mille! 
Non nego che speravo in una partecipazione più numerosa e mi sono spesso chiesta "Dove sono finite le persone che nel sondaggio avevano votato per questo libro >.<?"
Ma pazienza! Come si dice meglio poche, ma buone.
Ora passiamo al libro!



Trama: (da capitolo 22-27) 
Grazie alla medicina Peeta sta finalmente meglio.
Ora i due ragazzi si ritrovano bloccati nella grotta che fa loro da rifugio a causa di una pioggia torrenziale che non cenna a diminuire.
In questi giorni di calma hanno modo di raccontarsi a vicenda quello che hanno trascorso durante gli Hunger Games.
Katniss confida a Peeta di Rue, del pane donatole dal Distretto 11, di come Thresh l'ha risparmiata.
Peeta invece ha modo di rivelare l'origine dei suoi sentimenti, e tra i due scocca il primo bacio sentito e sincero.
Questi giorni di calma apparente vedono la morte di altri due tributi, Thresh e Faccia di Volpe.
Il giorno dello scontro finale è arrivato, gli strateghi per convogliare i tributi nella pianura vicino al lago, fanno sparire qualsiasi traccia di acqua nel ruscello e nello stagno.
Peeta e Katniss sono vicino al lago ed aspettano Cato, quando lo vedono arrivare correndo inseguito da strane creature: gli ibridi, a metà tra uomini e animali.
Anche Cato muore in seguito ad un'estenuante battaglia con le strane creature, battaglia che avrà fine grazie ad un abile colpo di freccia di Katniss.
Peeta e Katniss vengono nominati vincitori e ricondotti a Capitol City. 
Qui vengono curati, sottoposti a numerosi trattamenti di bellezza, e salutati come vincitori.
Nel viaggio di ritorno a casa Peeta capisce che i sentimenti di Katniss erano più che altro frutto di una strategia, una finzione per assicurarsi gli sponsor e il favore del pubblico.
Il libro finisce con Peeta deluso che si appresta a continuare l'idillio in favore di camera: "Ancora una volta? Per il pubblico?"

Recensione:
In questi capitoli Suzanne Collins ci regala un po' di quiete, alcuni giorni di calma nascosti fra le rocce di un improvvisato rifugio, permettendoci di osservare il rapporto che va via va creandosi tra i due protagonisti. Scopriamo un Peeta innamorato da tempo immemore, dolce, romantico, che dimostra di tenere più alla vita di Katniss che alla propria, e una Katniss sempre più machiavellica e calcolatrice. 
Pensa alle telecamere sempre e qualsiasi gesto è fatto in virtù di queste... ma fino ad un certo punto.
La scrittrice ci mette di fronte a quelli che sono i pensieri della ragazza, pensieri e sensazioni che la stessa fatica a spiegarsi.
Il primo bacio sincero che le fa subito desiderare di volerne ancora, il sentirsi protetta e al sicuro fra le braccia di Peeta, ma al contempo il pensiero rivolto a cosa penserà Gale che li osserva dal Distretto 12, e ancora il terrore che prova ogni volta che la sola ipotesi di un'eventuale morte di Peeta l'attraversa, sono tutti i pensieri che la destabilizzano e fanno supporre al lettore che lei provi per lui cose che ha paura di ammettere persino a se stessa.
Il momento della battaglia finale è quello più raccapricciante del libro.
Gli ibridi sono un altro mezzo utilizzato dagli strateghi e da tutta Capitol City per dar sfoggio del loro immenso potere.
Una scelta forte, ma adeguata per esprimere la disumanità di chi governa, che non si ferma davanti a nulla.
Non è bastato uccidere delle vittime innocenti, li hanno trasformati in mostri, un'ulteriore offesa, un ulteriore sfregio alle famiglie di chi è caduto e ai loro distretti.
La fine di Cato è straziante, costretto a lottare per ore con delle bestie che lo riducono in brandelli, solo perché è quello che al pubblico piace vedere.
L'epilogo è triste, un Peeta che dimostra tutta la sua delusione e una Katniss che ancora non ha capito cosa prova.
In questi capitoli, come in tutto il libro, la Collins ci ha fatto leggere di Katniss come un'eroina, è lei quella che salva più e più volte Peeta, ed è probabilmente grazie a lei che lui sopravvive a questi giochi.
Ci descrive lei come una ragazza che va a caccia, che combatte e lui come un decoratore di torte innamorato, continuamente in pericolo di vita. 
Forse il tutto può essere visto anche con una diversa lettura. 
Forse è Peeta che ha salvato lei facendola diventare l'eroina del pubblico, tanto amata dagli sponsor.
Forse è lui quello coraggioso che non ha paura di esprimere i propri sentimenti, che non ha mai giocato con quelli degli altri e che è sceso in arena, non con lo scopo di vincere, ma con l'unico scopo di salvare lei, perché una vita senza lei non avrebbe avuto ragione di essere vissuta.
Il libro si conclude e lascia il lettore col fiato sospeso, come finirà tra i due? 
Cosa succederà una volta tornati al Distretto 12?
Una curiosità tale che non può non far correre direttamente in libreria a comprare il seguito *-*

Considerazioni:
Gli ultimi capitoli di questo libro sono quelli che più mi hanno coinvolta nel bene e nel male.
Peeta mi ha definitivamente conquistato mentre Katniss mi ha infastidito tanto da farmi dire "ora scendo in arena e la prendo a schiaffi" >.<
La battaglia finale mi ha scioccato, non me l'aspettavo così. 
Leggere dei tributi trasformati in mostri, pensare alla piccola Rue prima addormentata placidamente su un manto di fiori e poi tramutata in una bestia feroce... è stato troppo, un colpo di scena che non mi sarei aspettata, uno schiaffo all'umanità, parola che Capitol City non sembra conoscere.
Anche la morte di Cato mi ha stordita, l'ho trovata eccessivamente brutale, davvero troppo anche per un cattivo come lui.
Il dialogo finale tra Peeta e Katniss mi ha, ancora una volta, fatto venire l'incredibile voglia di avere fra le mani la faccia di Katniss... e non per darle delle carezze XD
Quanto odiosa è stata?
Si è salvata proprio sul finale con quel pensiero malinconico che mi ha fatto venire l'incredibile voglia (subito repressa T^T) di iniziare il secondo libro.
"Gli prendo la mano stringendola forte, preparandomi alle telecamere, e già temo il momento in cui dovrò lasciarla"

Ma ora andiamo con le considerazioni sui personaggi.

Peeta:
Questi sono i capitoli in cui conosciamo qualcosa di più su di lui.
Già negli scorsi avevo notato la sua ironia (soprattutto nella situazione in cui Katniss lo aiuta a lavarsi vicino al torrente), qui lo troviamo finalmente sulla via di guarigione.
La medicina ha fatto il suo effetto, le sue condizioni sembrano essersi stabilizzate e lui è pronto a dimostrare a Katniss l'affetto che prova nei suoi confronti.
È stato interessante scoprire alcune cose della sua vita: il fatto che suo padre fosse innamorato della madre di lei (che come sappiamo ha preferito un minatore a lui), e che anche la sua vita non è stata tutta rose e fiori come Katniss si era immaginata.
Ho trovato molto dolce la storia di come Peeta si è innamorato di Katniss, quando aveva appena cinque anni.
Lui si ricorda tutto di lei, anche i piccoli dettagli.
*
"—Peeta — dico con dolcezza. — Durante l'intervista hai detto che hai una cotta per me da sempre. Da sempre quando?
—Oh, vediamo. Credo dal primo giorno di scuola. Avevamo cinque anni. Tu indossavi un vestito 
rosso scozzese e i tuoi capelli... erano pettinati in due trecce invece di una. Mio padre ti indicò mentre aspettavamo di metterci in fila — dice Peeta.
—Tuo padre? Perché? — domando.
—Mi disse: «Vedi quella bambina? Volevo sposare sua madre, ma lei è scappata con un minatore 
di carbone» — risponde lui.
—Cosa? Te lo stai inventando! — esclamo.
—No, è vero — mi assicura Peeta. — E io gli chiesi: «Un minatore di carbone? Perché ha voluto un minatore di carbone se poteva avere te?» Lui rispose: «Perché quando canta... si fermano ad ascoltare persino gli uccelli».
—Questo è vero, lo fanno. Voglio dire, lo facevano — dico io. Sono sbalordita e sorpresa e commossa, pensando al fornaio che diceva queste parole a Peeta. Mi viene da pensare che la mia riluttanza a cantare, il mio rifiuto della musica, forse non dipendono dal fatto che mi sembrano una perdita di tempo. Forse mi ricordano troppo mio padre.
—Poi quel giorno, alla lezione di musica, la maestra ha domandato chi sapeva la canzone della 
valle. La tua mano si è alzata di colpo. Lei ti ha messo su uno sgabello e ti ha fatto cantare per noi. 
E lo giuro, ogni uccello fuori dalle finestre si è zittito — dice Peeta.
—Oh, per favore — protesto io ridendo.
—No, è successo. E appena la canzone è finita, ho capito che ero spacciato, proprio come tua madre — prosegue lui. — Poi, per i successivi dodici anni, ho tentato di trovare il coraggio di parlarti.
—Senza riuscirci — aggiungo io.
—Senza riuscirci. Quindi, in un certo senso, il fatto che il mio nome sia stato estratto alla mietitura è stato un vero colpo di fortuna — dice Peeta."
*
Mi ha fatto ridere (è stato l'unico a farmi ridere in questo libro, quando mangiando lo stufato manda un simpatico saluto a Effie Trinket, in quel momento ha fatto proprio quello che mi sarei aspettata da lui XD


* *
"Anche freddo, lo stufato è una delle cose più buone che abbia mai mangiato. Lascio la forchetta e raschio
con le dita gli ultimi rimasugli di intingolo. 
— Sento Effie Trinket rabbrividire per i miei modi.
—Ehi, Effie, guarda qui! — dice Peeta. Lancia la forchetta dietro le spalle e si mette a leccare il piatto, emettendo grugniti soddisfatti. Poi le manda un bacio ed esclama: — Ci manchi, Effie!
Mi copro la bocca con la mano, ma rido. — Basta! Cato potrebbe anche essere fuori dalla nostra
grotta."
* *
Mi è spiaciuto un po' che la Collins gli abbia fatto fare una parte così poco attiva nella battaglia, facendolo apparire più come un peso che come un aiuto.
Ma poverino lo ha fatto stare quasi sempre più di là che di qua, cosa poteva farci lui?
Ma ho già espresso la mia lettura a riguardo, Peeta non avrà agito molto sul campo di battaglia, non sarà l'eroe degli Hunger Games, ma mi ha dato emozioni che nessun altro mi ha dato, Rue esclusa.
Non mi aspettavo che perdesse la gamba, ma anche questa confessione ci ha regalato un'altra prova dell'amore sincero che Katniss prova per lui, o un'altra prova della sua grande recitazione
* * *
"Per Caesar quello è il momento di passare direttamente alle molte lesioni che abbiamo riportato nell'arena, dalle bruciature, alle punture, alle ferite. Ma è solo dopo aver esaurito l'argomento ibridi che dimentico di essere in onda. Quando Caesar domanda a Peeta come va la sua "nuova gamba".
—Nuova gamba? — dico, e non posso fare a meno di allungare una mano e tirare su il fondo dei pantaloni di Peeta. — Oh, no — sussurro, vedendo il congegno di metallo e plastica che ha rimpiazzato la sua carne.
—Non te l'ha detto nessuno? — domanda Caesar con delicatezza. Scuoto la testa.
—Io non ne ho avuto la possibilità — dice Peeta con una lieve alzata di spalle.
—È colpa mia — mormoro. — Perché ho usato quel laccio emostatico.
—Sì, è colpa tua se sono vivo — replica Peeta.
—Ha ragione — dice Caesar. — Senza il laccio, sarebbe sicuramente morto dissanguato.
Immagino che sia vero, ma non posso fare a meno di sentirmi sconvolta, al punto che temo di mettermi a piangere, poi ricordo che tutto il paese mi sta guardando e mi limito a seppellire il viso nella camicia di Peeta. Ci vuole qualche minuto per convincermi a uscirne, perché sto meglio lì, contro la camicia, dove nessuno mi può vedere, e quando mi tiro su, Caesar smette di farmi domande, in modo che possa riprendermi. Infatti, mi lascia in pace finché non saltano fuori le bacche."
* * *
Nel dialogo finale, tra i due alla stazione, lui mi ha fatto una tenerezza incredibile, Katniss forse anche per non illuderlo, gli ha lasciato credere che da parte sua fosse stata tutta una finzione, ma sappiamo tutti che non è così U_U
* * * *
"—È per quelli di Capitol City. Non gli è piaciuta la nostra trovata delle bacche — rispondo senza riflettere.
—Cosa? Di cosa stai parlando? — domanda.
—È sembrata troppo ribelle. Perciò negli ultimi giorni Haymitch mi ha dato istruzioni. In modo che non peggiorassi le cose — rispondo.
—Ha dato istruzioni a te? Non a me, però — protesta Peeta.
—Sapeva che eri abbastanza sveglio da capire — dico.
—Non sapevo che ci fosse qualcosa da capire — ribatte Peeta. — Stai dicendo che in questi ultimi giorni... e immagino... anche nell'arena, allora... quella era solo una strategia che avete architettato voi due?
—No. Voglio dire, sai bene che non potevo parlare con lui nell'arena — balbetto.
—Ma tu sapevi che cosa voleva da te, giusto? — chiede Peeta. Mi mordo il labbro. — Katniss? 
— Lascia andare la mia mano e io faccio un passo come per ritrovare l'equilibrio.
—È stato tutto per le telecamere — dice Peeta. — Il tuo modo di comportarti.
—Non tutto — preciso, restando saldamente aggrappata ai miei fiori.
—Allora quanto? No, lascia perdere. Immagino che la vera domanda sia: cosa resterà quando torneremo a casa, vero? — chiede.
—Non lo so. Più ci avviciniamo al Distretto 12, più sono confusa — rispondo. Lui aspetta, aspetta altre spiegazioni, ma non ne ho.
—Be', fammi sapere quando l'avrai capito — dice, e il dolore nella sua voce è palpabile."
* * * * 
Lui ci resta male, incassa il colpo, ma è ancora pronto ad esserci per lei, per portare avanti la sceneggiatura che lei ha architettato e di cui era del tutto estraneo.

Katniss:
Come ho già detto più volte credo che Katniss reprima i propri sentimenti per Peeta.
Li prova, ma non lo ammette, finge inconsapevolmente di agire soltanto per la strategia, ma mente a se stessa.
E lo dimostra in più occasioni, ad esempio ogni volta che il solo pensiero di un'eventuale morte di lui la fa rabbrividire...
* 
"—No! No, Katniss! — La sua presa si fa più forte e mi fa male alla mano e nella sua voce c'è rabbia autentica. — Non morire per me, non mi faresti certo un favore. Siamo d'accordo?
Sono sorpresa dalla sua veemenza, ma intravedo una buona opportunità per ottenere del cibo, quindi continuo. — Forse l'ho fatto per me stessa, Peeta, ci hai mai pensato? Forse non sei l'unico... che si preoccupa per... ciò che succederebbe se...
Farfuglio. Non ci so fare come Peeta con le parole. E mentre sto parlando, l'idea di perderlo davvero mi colpisce di nuovo e mi rendo conto che non voglio assolutamente che muoia. 
E non è per gli sponsor. Non è per ciò che accadrà a casa. Non è solo che non voglio restare sola. È per lui. Non voglio perdere il ragazzo del pane.
—Se cosa, Katniss? — dice lui dolcemente.
Vorrei che ci fossero delle imposte da chiudere per nascondere questo momento agli avidi sguardi di Panem. Anche se significa perdere del cibo. Qualunque cosa io senta, è affar mio "
*
o quando lo bacia per la prima volta con sentimento e dichiara di volerne ancora, quando si sente protetta come mai prima nell'addormentarsi fra le sue braccia...
* *
"Questo è il primo bacio di cui siamo entrambi pienamente consapevoli. Nessuno dei due è 
obnubilato dal dolore o dalla malattia o è privo di sensi. Le nostre labbra non bruciano per la febbre, 
né sono gelide come il ghiaccio. Questo è il primo bacio che mi suscita una vera emozione. Caldo e 
strano. Questo è il primo bacio che me ne fa desiderare un altro."
* *
* * *  
"In netto contrasto con due notti fa, quando sentivo Peeta distante milioni di chilometri, adesso sono colpita dalla sua vicinanza. Quando ci sistemiamo, mi tira giù la testa perché usi un suo braccio come cuscino, l'altro è appoggiato su di me come per proteggermi, anche quando si addormenta. 
Nessuno mi teneva così da molto tempo. Da quando mio padre è morto e io ho smesso di fidarmi di mia madre... da allora questa è la prima volta che mi sento così al sicuro tra le braccia di qualcuno." 
* * *
o quando vorrebbe chiudere tutto il mondo fuori, anche a discapito degli ascolti, e restare sola con lui...
* * * *
"—Hai una... memoria notevole — dico esitante.
—Ricordo tutto di te — dice Peeta, infilandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. — Sei tu che non prestavi attenzione.
—Adesso sì — dico io.
—Be', non ho molta concorrenza, qui — ribatte.
Voglio allontanarmi, chiudere di nuovo quelle imposte, ma non posso. È come se sentissi Haymitch sussurrarmi all'orecchio — Dillo! Dillo!
Deglutisco a fatica e tiro fuori le parole. — Tu non hai molta concorrenza in nessun posto." 
* * * *
e infine quando lui le confessa il suo amore e lei cerca in ogni modo di non credere a quella verità.
Katniss non sa cosa vuol dire essere innamorati, non lo è mai stata, quindi la sua confusione è comprensibile e giustificabile, ciò che non concepisco è il suo pensiero rivolto in continuazione alle telecamere.
In ogni momento, in ogni situazione anche nella peggiore o nella più dolce il suo pensiero è là, persino quando Peeta gli apre il suo cuore, lei sta puntando ad un'eventuale ricompensa.
Non credo che nessun altro tributo sia stato più studiato di lei nei comportamenti.
Spesso si ritrova a paragonare Gale e Peeta e spesso il confronto è a vantaggio del primo. 
Io sono di tutt'altro avviso U_U
Ok Gale sarà anche bravo a cacciare, e probabilmente in arena sarebbe stato l'assassino perfetto, ma la grandezza di una persona a mio parere sta in ben altro. 
Questo continuo mettere Gale in mezzo quando c'entrava poco o nulla mi ha irritato.
Ok, l'avete capito che Gale non lo posso proprio soffrire, ma quella che non comprendo è Katniss.
Ha sempre avuto modo di parlare con Gale e non è mai stato per lei nient'altro di più che un amico, e ora che Peeta si dichiara a lei e che tra i due c'è qualcosa di intimo, tutt'a un tratto si fa problemi per come può prenderla Gale... Ma sai quanto ce ne importa? XD
Katniss fa pace col cervello!!!
Saper centrare uno scoiattolo in un occhio non è certo cosa di cui vantarsi! Anzi Peeta acquista mille punti anche per la sua estraneità alla caccia U_U
E questo passo mi fa presagire il peggio, purtroppo, e spero davvero di sbagliarmi.
*
"Quando il treno fa una breve sosta per il rifornimento, ci lasciano scendere a prendere una boccata d'aria fresca. Non c'è più nessun bisogno di sorvegliarci. Io e Peeta camminiamo lungo il binario, mano nella mano, e adesso che siamo soli non riesco a trovare niente da dire. 
Lui si ferma per raccogliere un mazzo di fiori di campo per me. Quando me li porge, faccio un grande sforzo per mostrarmi contenta.
Perché lui non può sapere che quei fiori rosa e bianchi sono le cime delle cipolle selvatiche e che mi ricordano soltanto le ore che ho passato a raccoglierle con Gale.
Gale. Il pensiero di vedere Gale tra poche ore mi fa torcere le budella. Ma perché? Non riesco proprio a capirlo. 
So solo che mi sento come se avessi mentito a qualcuno che si fida di me. O, più esattamente, a due persone. Finora l'ho fatta franca per via degli Hunger Games. Ma non avrò nulla dietro cui nascondermi, una volta a casa."
*
Gli strateghi:
Come ho già espresso ho trovato estremamente crudele e disumana l'apparizione degli ibridi.
Uno sfregio ulteriore alle vittime.
Un ulteriore insulto alle loro vite.
Non è bastato farne le pedine di un gioco spietato, non è bastato vederli combattere e distruggersi l'uno con l'altro.
Nessun rispetto per i loro corpi privi di vita, o per quello che sono stati.
Per Capitol City i tributi sono solo oggetti da utilizzare e con questa mossa ne danno ulteriore dimostrazione. 
Per quanto riguarda invece la faccenda delle bacche (la strategia attraverso la quale Katniss pare abbia incastrato gli stratrghi costringendoli a incoronare due vincitori anziché uno), umiliazione a parte per essere stati sbugiardati in diretta nazionale, non capisco quale sia il problema.
Lo spettacolo è piaciuto a tutti, il pubblico ha avuto quello che voleva, quindi dov'è il problema?

Breve confronto con il film:
Come è normale che sia film e libro si differenziano in alcuni aspetti, e per quanto mi riguarda è stato bello poter unire e confrontare le due visioni.
Il libro ci presenta la storia dal punto di vista della protagonista, quindi non ci dà modo di vedere nulla di più di quello che lei stessa vive, sente e vede.
Anche il film si muove più o meno sulla stessa logica, ma in alcuni spezzoni ci dà anche modo di sbirciare la realtà fuori dall'arena.
Vediamo quindi quello che succede durante i giochi a Capitol City, come si lavora dietro le quinte dei giochi, abbiamo una visione più ampia dei burattinai che muovono i fili delle loro marionette.
La scena che più ho preferito del film (anche rispetto al libro) è stata quella della morte di Rue. 
Nel film è vissuta in maniera molto più drammatica, e ci dà inoltre modo di vedere la reazione del Distretto 11 all'accaduto.
Una reazione forte, di rabbia e di disprezzo che ho approvato, molto più forte e più emozionante della pagnotta ricevuta nel libro.
Tra le altre differenze ho riscontrato una generale diversità nel carattere di Katniss, nel film è più fredda e sprezzante nei confronti del gioco e appare anche meno costruita e architettata nei confronti di Peeta.
Ad esempio nel libro, nella sfilata iniziale, Katniss è descritta tutta smancerie e vezzeggiamenti, nel film invece appare solo confusa, stordita e incredula.
Un'immagine (quella del film), che a mio pare si accorda meglio con il carattere della protagonista.
O ad esempio dopo la prova di addestramento con gli strateghi, la Katniss del film è spavalda, menefreghista, soddisfatta, quella del libro invece è spaventata, immersa nelle lacrime.
La Collins ci dà di lei un'immagine probabilmente più realistica, ma meno eroica.
La Katniss del libro ha i pensieri continuamente rivolti alle telecamere, di questo nel film ovviamente non ve n'è traccia, ma è anche normale, che un film non si può fermare ad indagare i pensieri di un personaggio come può fare un libro.
La scena della morte di Cato l'ho preferita nel film, nel libro mi è parsa inutilmente lunga e crudele.
Inoltre mi è piaciuto anche lo sfogo finale di Cato che purtroppo nel libro non esiste.
Eccetto le analisi introspettive della protagonista, alcune scelte diverse (come la storia di come Katniss entra in possesso della spilla della ghiandaia imitatrice) e alcune omissioni (gli ibridi nel film sono delle bestie create appositamente, o Peeta che non perde nessun arto) non ho trovato differenze esagerate.
Il film, a mio parere, descrive abbastanza bene le scene narrate nel libro, l'ho rivisto l'altra sera e, voce di Katniss a parte (nella versione italiana), l'ho apprezzato ancora.

Concludo ricordando gli scorsi appuntamenti del gruppo di lettura:
♥ Capitoli 1-7 (Café Littéraire)
♥ Capitoli 8-14 (Il profumo delle pagine stampate)
♥ Capitoli 15-21 (Tea & Recensioni)

Per quanto riguarda il secondo volume della saga "La ragazza di fuoco" lascio a voi la decisione se leggerlo ognuno per conto proprio o continuare con il gruppo di lettura.
Fatemi sapere.
Grazie ancora a chi ha partecipato! Blogger e non.

Aggiornamento 13/11/13: Ho deciso io per tutti. Dato la poca partecipazione, il GdL per la saga "Hunger Games" finisce qui. Non ha molto senso continuare.
Grazie ancora a chi ha partecipato.



sabato 9 novembre 2013

Books, Chocolate and... Friends ♥ "Hunger Games": il mio commento (da capitolo 15 a capitolo 21)

Aspettando il quarto appuntamento in cui commenteremo assieme l'ultima parte del libro "Hunger Games", voglio condividere con voi il mio commento ai capitoli 15-21 che abbiamo avuto modo di commentare insieme da: Tea & Recensioni
Colgo l'occasione per ricordarvi gli appuntamenti precedenti:
Capitoli 1-7 (Café Littéraire)
Capitoli 8-14 (Il profumo delle pagine stampate)
Capitoli 15-21 (Tea & Recensioni)

Per la parte finale, dato che nessun altro ha partecipato con costanza, ci ritroveremo sempre qui Martedì 12 U_U 



Trama: (da capitolo 15-21)
Il capitolo 15 inizia con Katniss che si sveglia ancora con i postumi d'avvelenamento da aghi inseguitori. 
Mentre è intenta a cacciare e a riprendersi incontra Rue e tra le due nasce un'alleanza.
Le due assieme escogitano un modo per privare i favoriti delle loro provviste, la loro forza risiede in quelle, senza avrebbero sofferto anche loro la fame, e non essendo abituati a procurarsi da soli il cibo, si sarebbero indeboliti.
Katniss fa saltare le provviste del gruppo e nella strada del ritorno trova la sua alleata in trappola. 
Arriva troppo tardi, Rue le muore tra le braccia e in segno di protesta ricopre il suo corpo di fiori prima di dirle addio.
Quando Katniss sembra essere rassegnata e sconfitta dalla tristezza, la voce di Claudius Templesmith risuona nell'arena ad annunciare una novità assoluta: quest'anno i vincitori potranno essere due se appartenenti allo stesso distretto.
Katniss si mette quindi alla ricerca di Peeta intenzionata a fare squadra con lui.
Lo trova ferito e in pessime condizioni, ancora una volta la voce di Claudius Templesmith si fa sentire, invita tutti i tributi sopravvissuti ad un banchetto alla cornucopia, qui i tributi troveranno ciò di cui hanno più bisogno.
Il capitolo 21 si conclude con Katniss, che ferita, torna alla grotta da Peeta, lo cura e si addormenta accanto a lui.

Recensione:
In questi capitoli abbiamo modo di leggere uno dei momenti più toccanti del libro, la scrittrice si dimostra non solo capace di scrivere bene, ma di emozionare.
Varie sono le sensazioni che scopriamo leggendo queste pagine, ci troviamo conquistate dalla dolcezza della piccola Rue e come la protagonista non possiamo non chiederci, come farà a sopravvivere solo una fra le due. 
Quando Katniss fa saltare le provviste e si ritrova confusa e sorda da un orecchio percepiamo con lei la sensazione del disagio. 
La rabbia per la morte di Rue sua alleata, ma prima ancora di questo una bambina,  una bambina uccisa da uno stupido gioco crudele. Il desiderio di esprimere in qualche modo il proprio disappunto, la tristezza, la consapevolezza dell'aver ucciso la sua prima vittima. 
Questi sono i sentimenti che viviamo attraverso la protagonista.
Quando ritrova Peeta invece ritroviamo con lei la speranza e in seguito la paura di perderlo.
In questi capitoli la scrittrice ci fa conoscere un altro lato del carattere di Peeta, quello spiritoso e ironico anche in un momento per lui non dei migliori.
Ci fa vivere un altro lato del rapporto tra lui e Katniss nel quale gioca a lasciarci con il dubbio, non capiamo fino in fondo se la causa delle attenzioni di Katniss per Peeta sia dovuta solo al gioco, portare avanti la messa in scena degli innamorati sventurati, o se Katniss provi davvero qualcosa per lui.
Ed in questo Suzanne Collins ci avvicina alla protagonista, la quale a sua volta sembra non comprendere appieno la natura dei suoi sentimenti.
Il racconto coinvolge, appassiona e non annoia, nemmeno in quelle che non sono le fasi più concitate o più importanti degli Hunger Games, anzi la scrittrice coglie al volo questi momenti di stallo per emozionare, divertire e farci conoscere ancora meglio i personaggi che racconta.

Considerazioni:
Ho letto chi diceva che dopo i primi capitoli, quelli che descrivevano l'ambiente in cui ci trovavamo, il clima, e la preparazione agli Hunger Games il libro avrebbe annoiato, nulla di più lontano dalla realtà! (parlo per me ovviamente), interromperlo è sempre una prova ardua, perché in realtà alla fine di ogni capitolo non si vuole far altro che proseguire la lettura.
E questi sette capitoli mi sono piaciuti esattamente come i primi, se non di più. Mi sono affezionata alla piccola Rue e ho sofferto per la sua morte.
Peeta invece ci rivela altre sfaccettature del suo carattere e non nego la mia preferenza per il suo personaggio.
Mi ha fatto sorridere, lo trovo dolce ironico e spiritoso.
Katniss invece l'ho trovata già nei capitoli scorsi, ma soprattutto in questi, eccessivamente calcolatrice.
I suoi pensieri sono spesso, troppo spesso rivolti alle telecamere, al pubblico di Capitol City che la osserva, agli sponsor, dubito che gli altri tributi ci pensino tanto quanto lei, sicuramente Peeta e Rue non lo fanno.
Andiamo quindi all'analisi dei personaggi, così come li ho visti in questi capitoli.

Rapporto Katniss/Rue:
È molto tenero leggere del rapporto che nasce pian piano fra le due. In un ambiente nemico trovano entrambe una persona di cui fidarsi e depongono le armi. Dormono l'una accanto all'altra come due sorelle, ed è così che Katniss vede Rue, come la sorellina che ha lasciato a casa, e la voglia di proteggerla e di esserci per lei è la medesima.
*
"Rue ha deciso di fidarsi di me totalmente. Lo so perché, appena termina l'inno, mi si rannicchia accanto e si addormenta. Neanch'io ho dubbi su di lei, così non prendo nessuna precauzione particolare. Se mi avesse voluta morta, non avrebbe dovuto far altro che sparire da quell'albero senza indicarmi il nido degli aghi inseguitori. 
In un angolo remoto della mia mente c'è però la solita questione che mi tormenta. Non possiamo vincere entrambe questi Hunger Games. Ma, dato che le probabilità che una di noi sopravviva sono ancora scarse, riesco a ignorare il pensiero."
*
Quando le muore tra le braccia Katniss è pervasa dalla rabbia e la voglia di vendicarla si fa strada nei suoi pensieri. Adorna il suo corpicino inerme di fiori, a testimoniare come su quel terreno, a causa di uno stupido gioco, sia morta una persona e non una pedina. 
Katniss dopo la morte di Rue si sente più sola che mai, consapevole, ancor più di prima, che gli Hunger Games in qualsiasi modo finiscano e qualsiasi vincitore incoroneranno porteranno solo la morte di innocenti per il divertimento di chi comanda. 
* *
"Non riesco a smettere di guardare Rue, più piccola che mai, un cucciolo rannicchiato in un nido di rete. Non riesco a lasciarla così. Non soffre più, ma mi appare totalmente indifesa. Odiare il ragazzo del Distretto 1, anche lui così vulnerabile nella morte, sembra inadeguato. Sono quelli di Capitol City che odio, perché stanno facendo questo a tutti noi."
* *
Rapporto Katniss/Peeta:
Quando Katniss viene a sapere che i vincitori potranno essere due se appartenenti allo stesso distretto urla spontaneamente il nome di Peeta.
Ed è un gesto di cui lei stessa resta sconvolta tanto che si porta subito le mani alla bocca quasi per ricacciare dentro quell'urlo.
Pare quasi che la notizia le abbia dato il permesso di affezionarsi a quel ragazzo che prima non era altro che un ostacolo alla vittoria. 
Le era finalmente permesso affezionarsi a lui perché non avrebbero dovuto sfidarsi, quindi volergli bene non avrebbe più costituito un punto debole.
In questi capitoli è il suo comportamento quello più enigmatico.
Mentre pare ormai certa agli occhi del lettore la sincerità dei sentimenti di Peeta (solo la diretta interessata continua a dubitarne) il comportamento di Katniss è tra i due quello più indecifrabile.
Se alle volte dimostra di preoccuparsi davvero per lui, di tenerci e di avere per lui attenzioni sincere e autentiche, in altri momenti pare ragionare ed agire solo in favore dell'idillio amoroso e quindi per il consenso del pubblico (quando ad esempio dice che non può esimersi dall'andare al banchetto perché altrimenti il pubblico l'avrebbe odiata, e poi aggiunge che si sarebbe odiata a sua volta).
Alterna momenti in cui appare innamorata (anche se inconsapevolmente) a momenti in cui appare spinta solo dal meccanismo del gioco.
Molto spesso però si dichiara terrorizzata all'idea di un eventuale morte del ragazzo.
* * *
"— Dormi — dice dolcemente. La sua mano mi scosta dalla fronte ciocche scomposte di capelli. Diversamente dai baci e dalle carezze messe in scena finora, questo gesto è naturale e confortante. Non voglio che smetta e lui non lo fa. Sta ancora accarezzandomi i capelli, quando mi addormento"
* * *
Peeta:
Io lo adoro c'è poco da fare! Mi affeziono a lui battuta dopo battuta e sento di volergli bene.
L'ironia con cui risponde a Katniss anche quando non se la passa affatto bene, le battute, quando chiede a Katniss di raccontargli una storia felice e ci tiene a sapere se la capra avesse o no, in un particolare frangente della storia, il nastrino rosa al collo per immaginare meglio la scena.
Quando fa il verso a Katniss e la sfotte per il suo voler sempre apparire fredda e imperturbabile.
Dimostra con questi piccoli gesti di tenerci davvero a lei, ti tenerci probabilmente da molto più tempo di quanto immaginiamo.
* * * *
"—Aveva ancora il nastro rosa? — domanda lui.
—Penso di sì — rispondo. — Perché?
—Sto solo cercando di immaginarmi la scena — dice lui, pensoso. — Capisco perché quel giorno ti ha reso felice.
—Be', sapevo che quella capra sarebbe stata una piccola miniera d'oro — dico.
—Sì, naturalmente mi riferivo a quello, non alla gioia che hai dato alla sorella che ami tanto da averne preso il posto nella mietitura — ironizza Peeta.
—La capra si è pagata da sola. Molte volte — dico in tono di superiorità.
—Be', non avrebbe potuto fare diversamente, con quello che ti è costato salvarle la vita — 
osserva Peeta. — Come farò io.
—Davvero? E tu quanto mi sei costato? — domando.
—Un mucchio di problemi. Non preoccuparti, sarai ripagata di tutto — risponde."
* * * *
Faccia di Volpe:
Mi è simpatica, come Katniss anch'io ammiro la sua astuzia e la sua furbizia.

Thresh: 
Il tributo maschile del distretto 11 risparmia Katniss perché si ritiene in debito con lei, per aver cercato di proteggere Rue fino a quando gli è stato possibile.
Anche lui dimostra un certo attaccamento verso la piccola Rue dimostrato dalla rabbia con la quale aggredisce e finisce Clove.

Cato:
Sebbene sia tra i tributi favoriti, quindi dovrebbe apparire il più forte e coraggioso, a me ha sempre dato l'impressione di essere un po' sfigato.
Un favorito per eccellenza continuamente svilito dalla ragazza del distretto 12, lei prende un punteggio più alto del suo alla prova di addestramento, lei che si fa una sonora risata alle sue spalle quando cade dall'albero nel maldestro tentativo di inseguirla.
Ancora lei che gli tende il tiro mancino delle api, finendo due favorite e mettendo KO per un bel pezzo tutta la sua squadra, lui compreso.
Quando le provviste vengono fatte saltare vediamo Cato per quello che è: esaurito e squilibrato, vittima degli eventi.
E in quel momento ancora non sa che la causa dei suoi guai è, ancora una volta, l'innamorata sventurata del distretto 12. Mi fa quasi pena.

Gale: 
Ogni volta che leggo il nome di Gale mi innervosisco, non lo posso soffrire >__< perché Katniss deve sempre tirarlo in ballo?? Che nervi!! Lo odioo XD

Anche per questa volta è tutto! Ci vediamo alla prossima!

mercoledì 6 novembre 2013

Recensione: "I colori dell'anima" di Ella Gai

"I colori dell'anima" di Ella Gai

Ancora spazio dedicato agli scrittori emergenti, questa volta voglio parlarvi della serie "I colori dell'anima", il romanzo d'esordio di Ella Gai, ragazza napoletana che scrive sotto pseudonimo.
Più che una vera e propria serie si tratta in realtà di un unico libro diviso in tre parti, infatti nessuna parte è autoconclusiva, nessuna ha un senso senza la sua precedente o la sua successiva.
Ve ne voglio parlare però come libri a se stanti perché in questo modo vengono venduti.
Prima di farlo ci tengo a precisare che la serie in questione mi è stata gentilmente inviata dall'autrice. 

Titolo: Rossa come la Passione
Autore: Ella Gai
Editore: Auto-pubblicato su Amazon
Data di pubblicazione: Luglio 2013
Pagine: 33
Prezzo: 1,99 €

Trama: 
Gaia Hearts è una bella ragazza di venticinque anni, dal carattere solare e allegro. Si è appena laureata in marketing e progettazione e non avrebbe mai immaginato che il primo giorno di lavoro, in una delle aziende cosmetiche più importanti d'Europa, avrebbe ricevuto una “proposta particolare“ dal suo capo, Stephan Barney, l'uomo che può tutto, l' uomo dai mille misteri.
Riuscirà Gaia a rinunciare a tanti anni di studi e alla sua integrità morale per accettare la proposta? Oppure, gli risponderà con un due di picche? Sarà davvero, una proposta casta quella di Stephan? Oppure, brama qualcosa di molto più forte? Perché lei, dopotutto è il colore dei suoi desideri.

Recensione:
E' il primo libro della serie, anche se in realtà è più appropriato definirlo una breve introduzione a quello che è il racconto.
La storia si svolge in un luogo imprecisato, Gaia ha ottenuto il lavoro che desiderava e si reca con un po' di ritardo sul luogo del lavoro.
La scrittrice ci offre una bella e dettagliata descrizione dell'ambiente di lavoro, mentre per tutto il resto abbiamo ben poche informazioni.
Questa prima parte del racconto si svolge in una sola giornata, ed è sempre in quest'unica giornata, che corrisponde poi al primo giorno di lavoro della protagonista nell'azienda dei suoi sogni, la "Barney's Cosmetics", che avviene tutto, persino la scioccante proposta da parte del suo datore di lavoro Stephan Barney, uomo affascinante da cui Gaia è al contempo intimorita e inspiegabilmente attratta.
L'autrice sembra aver fretta di arrivare al succo del racconto, una fretta che toglie tanto gusto alla lettura, perché rivelare così precocemente le intenzioni di Barney? Perché non raccontarci un po' di settimane di lavoro di Gaia, in modo da dare al lettore il tempo di affezionarsi al personaggio?
Oltre a questa fretta, e alla carenza di particolari ho evidenziato una quantità abbondante di refusi, per la maggior parte errori di battitura o di punteggiatura, disattenzioni che una lettura più attenta avrebbe potuto rimediare.

Considerazioni:
Leggendo questa breve introduzione al romanzo, la prima cosa che saltano agli occhi sono i numerosi refusi, come ho già detto nella recensione, e data la brevità del racconto è una cosa su cui non si può sorvolare.
Sembra effettivamente che sia stato pubblicato senza aver prima eseguito una bella rilettura.
Andando oltre questo, la storia sembra avere dei buoni presupposti, anche se ho notato una carenza di particolari e descrizioni, che personalmente, sono la cosa che mi fa più appassionare ad un libro perché mi aiuta ad immaginarlo, quasi a vederlo, come se si trattasse di un vero e proprio film, e quindi ad appassionarmi ad esso.
Ad esempio, non sappiamo nulla di dove si svolge il racconto, in che Paese siamo? Siamo in Italia? In America? Forse in Francia? E in quale città? Per ora non lo sappiamo.
Come effettivamente ancora non sappiamo molto dell'aspetto della stessa Gaia, fatta eccezione dei suoi capelli rossi e del suo abbigliamento.
Ho notato anche qualche incongruenza nella narrazione, ad esempio all'inizio sappiamo che Gaia è laureata in marketing e progettazione, in seguito però la scrittrice non parla più di marketing, ma di design.
Pare poi abbastanza strano che per "l'appuntamento della vita" Gaia non si sia svegliata in tempo... forse avrei preferito vederla bloccata nel traffico, così avremmo magari anche avuto modo di leggere una sommaria  descrizione della città in cui il racconto si svolge.
Per quanto riguarda la storia, mi piace il luogo in cui si svolge, e mi riferisco all'ambiente di lavoro (è bello essere all'interno di un'azienda che crea cosmetici *-*), quello che non ho gradito sono le modalità con cui si sviluppa.
I tempi sono eccessivamente accelerati, come se la scrittrice non vedesse l'ora di concludere, e quando leggo un libro, questa è l'ultima sensazione che voglio avere.
E mi riferisco ovviamente alla "proposta indecente" di Stephan Barney... e mi chiedo: perché far succedere tutto il primo giorno di lavoro?
Perché non raccontarci prima un po' di settimane di lavoro di Gaia, in modo da farci affezionare al personaggio?
Se ad esempio si vuol dare di lei l'immagine da imbranata, perché non raccontarci qualche episodio che ce la faccia sembrare tale, stessa cosa se invece si vuol dare di lei l'immagine di una ragazza simpatica e solare.
O raccontarci dell'amicizia tra lei e il George (con il quale si intrattiene al telefono, causa per cui farà tardi al primo giorno di lavoro) o tra lei e Samanta, o raccontarci di Mary (a proposito chi è Mary? Sua sorella? Una sua amica?).
E descriverci nel frattempo il personaggio di Stephan, per farcelo apparire come vuole che lo percepiamo, quindi immagino: arrogante, sfacciato ecc.
In questa prima parte del racconto quella che ho riscontrato è stata dunque, come si sarà ormai capito, una generale frettolosità e svogliatezza nel voler presentare la storia, e almeno per le prime trenta pagine, che sono quelle che dovrebbero incollare il lettore al libro mettendogli addosso la voglia di proseguire, mi aspettavo di più.

Titolo: Nera come la Lussuria
Autore: Ella Gai
Editore: Auto-pubblicato su Amazon
Data di pubblicazione: Luglio 2013
Pagine: 67
Prezzo: 1,99 €

Trama:
"La vendetta è un piatto che va servito freddo" questo è quello che pensa Gaia Hearts, dopo l'indecente proposta ricevuta da Stephan Barney, il suo capo.
Solo che non ha fatto i conti con il suo bisogno di denaro e di lussuria e con i fili del destino che a volte sono manipolati non dalla casualità, ma da qualcuno più potente.
Lei rappresenta ciò che lui non riesce a "comprare".
Lui rappresenta per lei l'arroganza, il vizio e la presunzione.
Il gioco del tira e molla ha inizio, ma chi detta a chi le regole del gioco ?
Chi perderà l'anima e chi invece la ritroverà?

Recensione:
Seconda parte della serie, e un titolo ingannevole perché di lussuria qui se ne legge davvero ben poca.
Molti refusi che, come nella prima parte del libro, si sarebbero potuti evitare con un'attenta rilettura.
Quello che però più colpisce è la credibilità della storia che diminuisce più si va avanti con le pagine.
Perché un'azienda di cosmesi di fama internazionale dovrebbe mandare due novellini in Italia ad insegnare il mestiere agli italiani? Come se fossimo tutti incapaci di fare qualsiasi cosa?
Il comportamento di Barney e la sua gelosia ai limiti dell'assurdo sono inspiegabili e irragionevoli e ancor più lo sono il comportamento della protagonista e le sue reazioni a certi abusi subiti da un perfetto sconosciuto.
L'autrice fa delle scelte molto discutibili che non spiega e non giustifica.
Inoltre non conosciamo ancora abbastanza dei personaggi per poter giudicare le loro reazioni.
Perchè Gaia si lascia manovrare come un burattino senza scomporsi più di tanto?
Con quale diritto Barney si prende certe libertà nei suoi confronti?
Il tutto pare davvero poco credibile...

Considerazioni:
Una storia che, mi spiace dirlo, ma a mio parere fa acqua da tutte le parti.
Continuo a trovare poco credibile che tutto il racconto fin qui narrato si sia svolto nei soli primi tre giorni di lavoro di Gaia!
Penso che tutta la storia avrebbe acquisito maggior veridicità se fossero passati almeno tre o quattro mesi dall'arrivo di Gaia nell'ufficio.
In questo tempo Barney avrebbe avuto il tempo di infatuarsi di Gaia, e Gaia di sviluppare antipatia nei suoi confronti.
Lui avrebbe potuto cercare di conquistarla, e lei avrebbe avuto più opportunità di respingerlo, accrescendo in lui il desiderio della conquista "devo averla a tutti i costi", e ne avrebbe giustificato a questo punto la gelosia! Che qui invece non si spiega e resta irragionevole.
Il personaggio di Barney, con tutta sincerità, mi pare uno psicopatico, e fossi in Gaia ne avrei seriamente paura!
Dopo l'attentato nello sgabuzzino poi!!!
Qualsiasi amica o amico avrebbe consigliato Gaia di denunciarlo per molestie sul luogo di lavoro!
Ed è davvero assurdo che nessuno le consigli qualcosa del genere e che lei stessa non ne sia spaventata!
Un attentato del genere sarebbe dovuto capitare quando Barney, se non certo, doveva essere almeno fiducioso di piacerle, di non recare troppo fastidio, e soprattutto di non ricorrere al pericolo di una denuncia!
Trovo anche strano il fatto che Barney non si faccia problemi ad essere scoperto dagli altri, fa tutto alla luce del sole, l'aereo, la suite... mah!
Fino a quando arriva addirittura a picchiare Alex! Anche qui altra denuncia in arrivo XDD
Per non parlare dell'offerta di andare in Italia!!
Un team di designer può essere composto da sole due persone, una delle quali lavora solo da tre giorni e l'altra da pochi mesi?
E che questi, entrambi novellini, siano chiamati addirittura ad insegnare a qualcuno???
Non sarebbe stato più verosimile un corso per loro? Per apprendere il mestiere, o un corso d'aggiornamento?
Possibile che un'azienda importante non abbia designer più esperti di loro da mandare in Italia?
Per me quindi questa seconda parte del racconto vacilla soprattutto per la base poco credibile scritta in partenza.

Titolo: Bianca come la Purezza
Autore: Ella Gai
Editore: Auto-pubblicato su Amazon
Data di pubblicazione: Settembre 2013
Pagine: 122
Prezzo: 1,99 €

Trama:
Piena di vendetta e di profondo odio verso Stephan Barney, che tenta di dominarla e controllarla in tutti i modi, Gaia intraprende nuovamente la strada del peccato e della lussuria. 
Questa volta però con un uomo potente e dannatamente sexy. Spingendosi oltre tutti i limiti. 
Scoprirà però, che al passato non si può fuggire, e che spesso, si rivela quando meno te lo aspetti. Distruggendo il presente ed anche il futuro. Ogni sua certezza verrà così messa in discussione. 
Pagherà con l'anima per i suoi peccati? Oppure resterà bianca come la purezza?

Recensione:
Terza ed ultima parte del libro, e vi ricordate quando nella recensione della parte precedente affermavo che non vi era un briciolo di lussuria? Be' in questa terza ed ultima parte scordatevi la purezza perché non c'è e non credo ci sia mai stata né nel presente né nel passato di Gaia Hearts.
La protagonista semplice e acqua e sapone di cui leggevamo nella prima parte non esiste più, quindi scordatevela! Pare quasi che l'autrice stessa si sia scordata di avercela precedentemente descritta così.
Da timida ed insicura che era Gaia si trasforma in una donna promiscua, che in tre sere diverse e successive è sul punto di finire a letto con tre uomini diversi e che sono per lei tre perfetti sconosciuti.
Ma questo non basta perché andando avanti con la lettura scopriamo che il suo passato nasconde qualcosa di ancora più torbido di cui lei non pare affatto vergognarsi.
E in tutto ciò devo dire che anche la trama che leggete, riportata ad inizio libro (che è la medesima che ho riportato in questa recensione), è abbastanza fuorviante.
Nota positiva di quest'ultima parte sono stati un deciso miglioramento nella scrittura (meno refusi e più abbellimenti stilistici) e una maggiore cura e descrizione nel racconto, nei luoghi e nelle scene.
Inoltre ho apprezzato il passaggio da un tempo all'altro, l'ho trovata una scelta non banale.
E anche il finale a "sorpresa", per quanto non mi sia piaciuto (a livello di trama), denota la capacità che l'autrice possiede di stupire e di dare una svolta inaspettata ai suoi personaggi.

Considerazioni:
Come ho già detto quello che non mi ha mai convinto di questo libro è proprio la sua trama.
La protagonista Gaia non suscita alcuna simpatia.
All'inizio pare una ragazza semplice, poi ci viene descritta come una ragazza eccessivamente algida (ma davvero troppo), si esalta al primo sguardo di uno sconosciuto, e per quanto quest'uomo possa essere bello, è sempre una reazione esagerata! Cos'è una gatta in calore?
Poi in tre sere diverse, ma successive è in procinto di andare a letto con tre uomini diversi, e tutti e tre sono per lei dei perfetti sconosciuti.
Poi addirittura la scopriamo essere un'attrice di film porno!
E la brava ragazza di cui abbiamo letto nelle prime pagine? Dove è finita? In realtà non è mai esistita.
Dichiara vendetta ad un uomo che pur non conoscendola la tratta come il più geloso e maschilista dei fidanzati.
Vendetta che però non attua mai, se non mettendosi la camicia di lui e rotolandosi nel suo letto.
Ma quale ragazza si comporterebbe così? Non è un comportamento per nulla verosimile. 
Qualsiasi donna con un po' di sale in zucca lo avrebbe denunciato, non sarebbe rimasta nella suite di un perfetto sconosciuto prepotente e, diciamocelo, psicopatico! 
Poteva chiedere rifugio nella stanza di Lucas, o di chiunque altro.
Poi si dichiara addirittura innamorata di lui, dopo cosa? Tre notti di passione?!
Questo non può essere considerato amore, soprattutto se provato da una ragazza che la sera prima e quella prima ancora era pronta a rotolarsi nel letto di altri due uomini.
Stephan Barney  non è per nulla affascinante ai miei occhi, lo vedo come uno psicopatico, nulla di più.
Anzi qualcosa di più si, psicopatico, geloso, prepotente, stalker, maniaco e maschilista.
Non potrei davvero immaginarlo peggio XD
S'innamora di lei vedendola in bici, e da bravo maniaco la fa seguire, scopre che lei è una che svende se stessa per soldi e giustamente invece di inviarle un assegno (soluzione semplice e indolore) fa si che lei continui a prostituirsi (e questo sarebbe amore?).
La fa seguire, viene così a sapere tutto di lei, ma non sa che andrà a lavorare nella sua azienda (pare un po' il colmo).
E aprendo una parentesi, sinceramente non ho capito come (se ai video hard di lei era stata vietata la diffusione), Romano l'abbia riconosciuta... Romano poi... Ma gli psicopatici tutti lei li incontra?
Non mi ha convinto, come ho già detto nella recensione della parte precedente, tutta la storia del viaggio in Italia. 
Mandare dall'altra parte del mondo dei principianti, solo per una settimana, come se in Italia fossero tutti degli incapaci, per far cosa? 
Per decidere i colori degli smalti e dei rossetti? 
Per non parlare del fatto che Gaia al principio si occupava di marketing, poi è diventata designer del prodotto e poi ancora esperta di trucchi.
È tutto inverosimile.
Ed è questo il difetto generale della narrativa erotica, genere che io, non lo nego, non apprezzo affatto.
Mentre nelle normali storie, ci può essere anche il sesso, ma la protagonista è la storia, in questo genere di romanzi, si dà tutta l'importanza alla scena di sesso e tutto il resto non è altro che un contorno, scritto proprio con il bisogno che sia tale... un contorno.
Allora mi chiedo: non sarebbe stato meglio scrivere una storia con dei protagonisti meno estremi? 
Chi potrebbe immedesimarsi in uno psicotico e in una poco di buono?
E lui era fidanzato o no con Caterina? Non si è capito.
E quando parlavano al bar del vestito rosso? Di cosa parlavano in realtà?
Altra cosa che non mi è per niente piaciuta è l'immagine della donna che viene fuori da tutta questa storia.
Lasciando perdere tutta la questione dei film hard fatti per guadagnare (cosa orrenda, ma che effettivamente capita di sentire) quello che proprio non mi è piaciuto è come Gaia si faccia mettere i piedi in testa da un perfetto estraneo, tanto da dire la frase "Alza la mano destra ed io sono pronta a ricevere gli schiaffi per i miei sbagli".
Certo Gaia non è una santa, ma non capisco perché ad un pazzo del genere lei conceda perfino il diritto di picchiarla e giudicarla, come se ne avesse le ragioni e i diritti. Che non ha!!
Nessuno li avrebbe, figurarsi lui che è addirittura fidanzato. 
Con quale coraggio può ergersi a giudice delle colpe altrui?
Poi perché quando Gaia scopre che è  fidanzato, invece che arrabbiarsi con lui, vuole chiudere la storia per non far soffrire LUI???
Non dovrebbe essere lei quella ferita? Quella ingannata? Quella incazzata?
Perché mettere così a tappetino la figura della donna?
Tante domande e poche risposte, sicuramente poche plausibili.


Concludo dicendo che ho letto questo libro mesi fa, quando l'autrice me lo ha gentilmente inviato per parti.

Ho espresso a lei le medesime perplessità che esprimo qui a voi.
Lei, e questo voglio sottolinearlo, è sempre stata molto umile e aperta alle critiche e ai suggerimenti.
L'ho molto apprezzata per questo, e proprio per la simpatia che ho per lei ero restia a pubblicare la mia recensione al suo romanzo d'esordio, che difatti può essere vista come una brutale stroncatura.
Come dicevo non avevo intenzione di pubblicarla, poi però mi sono detta che i gusti in letteratura (come in ogni cosa) sono soggettivi, quindi quello che può non piacere a me può essere piaciuto ad altri, ed io, avendo letto il libro, come gli altri ho il diritto di dire la mia, brutta o bella che sia.
Del resto se ho stroncato Emma, romanzo famoso e apprezzato dai più, di un'autrice di fama mondiale come Jane Austen, perché non posso dire la mia anche su un romanzo di un giovane autore?
E' solo la mia opinione quindi non può avere un'importanza maggiore di quella che ha.


il mio voto per questo libro