martedì 29 dicembre 2020

Recensione: "Sorella di neve" di Maja Lunde e Lisa Aisato

Titolo: Sorella di neve
Autore: Maja Lunde
Illustrazioni: Lisa Aisato
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: 1 novembre 2020
Pagine: 192
Prezzo: 24,00 €

Trama:
La vigilia di Natale è alle porte e Christian sta per compiere undici anni. Di solito è un giorno magico, il più bello dell'anno, accompagnato dal suono del fuoco che scoppietta nel camino, dalle luci dell'albero di Natale e delle candele tremolanti. Ma quest'anno tutto è diverso, Christian e la sua famiglia stanno affrontando un terribile lutto e l'atmosfera del Natale è del tutto scomparsa. 
Poi, un giorno, Christian incontra Hedvig, una ragazza allegra e grande amante del Natale, e comincia a credere che forse non tutto è perduto. 
Ma qualcosa di strano accade nella casa di Hedvig: chi è il vecchio che si aggira per la sua casa? E perché la bambina è sempre così riservata?

Recensione:
Maja Lunde, con questo meraviglioso libro illustrato, ci regala non solo una perfetta favola di Natale, ma anche una storia senza tempo, che parla di dolore e di perdita, di accettazione e rinascita.
Con un percorso in 24 capitoli - che richiamano alla mente le tipiche tappe del calendario dell'avvento - entriamo a far parte della vita di Christian e della sua sconquassata famiglia, ancora in lutto dopo la recente morte della figlia maggiore, l'esuberante Juni. 
Da quel terribile giorno, niente è stato più come prima, niente più canzoni urlate a squarciagola, niente più gite, niente più fotografie, niente più sorrisi. Niente di niente, solo silenzio.
Christian osserva mestamente i suoi genitori che non sono più i suoi, che non lo guardano più in viso, che non si interessano più a lui, e poi vede la piccola Augusta la quale, solo sei mesi prima, era un tornado di energia ed emozioni ma che, dopo la morte della sorella, si è spenta, proprio come il resto della famiglia. 
Natale si avvicina, come anche il compleanno del ragazzino, ormai rassegnato a non festeggiare né l'uno né l'altra cosa. 
Ma poi in una fredda giornata di neve arriva lei, la bambina più stramba e vivace che si possa immaginare. Rossi i capelli, rosso il cappotto, ed un sorriso così aperto e accogliente che il nostro protagonista non può che sorriderle di rimando. 
Hedvig, perché questo è il suo nome, non riesce proprio a stare zitta, è un fiume in piena di parole, domande, proposte ed entusiasmo. Lei, assieme all'abbagliante Villa Vischio, addobbata in grande stile, cercheranno di riportare lo spirito delle feste nel cuore del bambino e della sua sofferente famiglia. Ne saranno capaci, o il dolore avrà ancora la meglio?

Ma quella narrata in queste pagine non è solo la storia di Christian, ma anche quella della stessa Hedvig che, dietro quegli enormi sorrisi, sembra nascondere più di un segreto, e del misterioso Henrik, che si aggira di soppiatto nei dintorni di Villa Vischio, con l'aria cupa di chi non riesce a superare il passato.
Queste tre vite - e non solo queste - si intrecceranno l'una all'altra, dando una svolta al corso degli eventi, e donando una dolce consolazione agli animi feriti dei personaggi principali.
Una favola tenera e nostalgica, che trasporta nell'atmosfera magica delle feste, ed emoziona con un racconto che sa di sentimenti puri e reali.
Ma soprattutto un libro che trasmette un bellissimo messaggio di speranza. Perché ciò che conta non è dimenticare il dolore, ma accettarlo come una parte inevitabile e necessaria della vita. Ciò che conta è ricordare chi abbiamo amato, e onorarne la memoria ogni giorno, non cancellarne le tracce per non soffrire, ma tenerle vicino al cuore, per continuare a sentirli sempre al nostro fianco.

Considerazioni:
Adoro i libri illustrati, ma ciò che amo davvero sono i libri che, non si limitano a dare il giusto lustro a dei bellissimi disegni, ma anche alla storia che sono chiamati ad accompagnare.
Non sempre è così, anzi spesso l'importanza delle illustrazioni è tale da soppiantare la storia, ridotta ad un paio di righe per foglio.
Il connubio delle parole dell'autrice Maja Lunde e della celebre e pluripremiata disegnatrice Lisa Aisato, invece, si dimostra vincente. Un sodalizio perfetto in cui nessun membro prevale sull'altro, per dare vita ad un racconto emozionante ed indimenticabile.
E parlando proprio delle illustrazioni, cosa posso dire se non meraviglia delle meraviglie! Alcune sono così dettagliate da sembrare quasi delle foto, altre così allegre e colorate da essere una gioia per gli occhi.
E poi i personaggi... come si fa a non affezionarsi a quella creaturina buffa che è Hedvig? I suoi sproloqui mi hanno ricordato molto la altrettanto strampalata Anna Shirley!
Naturalmente anche Christian ed Henrik si sono guadagnati il mio affetto nel corso delle pagine, grazie ai loro comportamenti schivi e ai loro significativi silenzi.
Sulla famiglia di Christian non c'è molto da dire, perché per quanto i genitori possano aver peccato di sensibilità nei confronti dei figli superstiti, non si può giudicarli. Ognuno affronta il dolore come meglio crede, o nell'unico modo che ritiene possibile.
Vorrei spendere invece due parole su Juni, la cui assenza è a tutti gli effetti il tema principe del libro. Tramite la sua figura evanescente, vengono toccati, in modo discreto, due tematiche molto importanti, soprattutto al giorno d'oggi: la depressione e i disturbi alimentari.
Juni era la persona più esuberante al mondo, fino a quando qualcosa dentro di lei si è rotto. La risata, che da sempre la contraddistingueva, ha lasciato spazio prima ad un assordante vuoto di parole, e poi a lacrime che non avevano bisogno di spiegazioni.
La ragazza, che fino a poco tempo prima illuminava le stanze in cui metteva piede, ha cominciato a sparire, fisicamente e mentalmente, sino a diventare solo un ingombrante ricordo per i suoi cari, una voragine buia che ha risucchiato tutto il resto. 
Ma da ogni baratro si può risalire, se si ha voglia di farlo, e se c'è una mano amica, tesa e pronta ad afferrarci. Se si vuole ricominciare a vivere, giorno dopo giorno, un passo alla volta, non nascondendo il proprio dolore, ma condividendone il peso con chi ci ama.

Ringrazio la casa editrice Giunti per avermi fornito una copia cartacea del libro

il mio voto per questo libro

giovedì 24 dicembre 2020

Review Party - Recensione: "Canto di Natale" di Charles Dickens

In occasione del Review Party dedicato a questa nuova meravigliosa edizione del grande classico "Canto di Natale" di Charles Dickens, illustrata da Iacopo Bruno, ho avuto modo di rileggere questa storia natalizia e rivalutarla con occhi nuovi.
Per conoscere le opinioni delle altre ragazze che, con me, partecipano all'iniziativa, vi invito a passare dai loro blog. Li trovate citati nel banner qui sotto.
Intanto qui trovate la mia recensione :)



Titolo: Canto di Natale
Autore: Charles Dickens
Illustrazioni: Iacopo Bruno
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 24 novembre 2020
Pagine: 111
Prezzo: 20,00 €


Trama:
Tintinnare di monete e frusciare di banconote: solo a questo pensa il vecchio e avaro Ebenezer Scrooge. Ma tutto cambia nella magica e spaventosa notte di Natale quando Scrooge riceve la visita di tre spiriti che lo costringono ad aprire finalmente gli occhi. E il cuore. La più celebre storia di Natale, toccante parabola fantastica di Charles Dickens, in un volume illustrato da Iacopo Bruno.

Recensione:
Come molti di voi, immagino, ho conosciuto la storia narrata ne il “Canto di Natale” di Dickens dal cartone animato Disney, che vede un avaro e insensibile Ebenezer Scrooge interpretato da Zio Paperone, il suo dipendente Bob Cratchit da Topolino, e l’ex socio in affari Jacob Marley, interpretato da Pippo. 
Adoravo, e ancora oggi adoro, quei venti minuti di animazione che sanno trasportare nell'atmosfera natalizia, emozionare, affascinare, ed esprimere tutto il senso della storia di Dickens.
Quando qualche anno fa mi sono finalmente decisa a leggere il grande classico di Natale, ne sono rimasta delusa. Avevo, in quell'occasione, scelto probabilmente un’edizione obsoleta, scritta con un linguaggio forse troppo antiquato, e l’ho trovata fredda, noiosa e, mi duole dirlo, per nulla emozionante.
Leggerlo, in quell'occasione, era stato come tornare, dopo tanti anni, in un posto che avevo tanto amato da bambina, e scoprirlo inaspettatamente molto diverso da come lo ricordavo... più piccolo, più triste, meno colorato, meno incantevole e grandioso.

Questa nuova, bellissima, edizione illustrata da Iacopo Bruno mi ha fatto capire quanto la scelta del linguaggio e della traduzione sia fondamentale per fare breccia nel cuore del lettore.
Non so dirvi con esattezza in cosa consistessero le differenze, fatto sta che per me è stato come leggere un libro nuovo, coinvolgente e fresco. Far ritorno in quel luogo che avevo amato da piccola e ritrovarlo esattamente come lo ricordavo.
E sono contentissima di aver potuto rivalutare questo classico senza tempo, ma anche molto sorpresa perché non mi aspettavo di cambiare così drasticamente la mia opinione a riguardo.
Questa volta lo spirito del Natale l’ho percepito in tutta la sua serena dolcezza.

Non serve che mi dilunghi nel raccontarvi la storia del vecchio e avaro Ebenezer Scrooge che nella notte di Natale viene visitato da quattro spettri che lo porteranno alla conversione e ad un totale cambiamento di rotta, sono sicura che la conosciate tutti, ma ci tengo a dire quanto in questa rilettura la metamorfosi del personaggio mi sia parsa sincera e sentita, forse esagerata e improvvisa, ma non forzata da secondi fini.

Scrooge muta man mano che riscopre se stesso, ciò che ha perduto, ciò che sta perdendo e ciò che potrebbe perdere ancora.
Ogni no, ogni rifiuto gli è costato caro, gli è costato il cuore, le emozioni e l’anima che, ormai da tempo, non riesce più a trovare calore e conforto in nulla.
Dickens si serve dei tre spiriti, quello del passato, quello del presente, e quello del futuro, per riportare Scrooge alla vita, e non esserne solo un severo osservatore.
E noi assistiamo lentamente alla sua trasformazione: Ebenezer ricorda la sua infanzia, la solitudine delle giornate passate immerso nei libri, immaginando mille emozionanti avventure, la dolcezza della sua sorellina, il calore di un abbraccio, e la gentilezza di un datore di lavoro allegro e gentile. Inizia a rendersi conto di quanto ha sbagliato e perseverato nel corso di gran parte sua esistenza, di essersi comportato in modo molto ingiusto nei confronti del suo dipendente Bob Cratchit; e a poco a poco riscopre le piccole dolci piacevolezze della vita: i profumi e gli odori di una tavola imbandita e la gioia di condividere un pranzo insieme a chi si ama; si confronta infine con la miseria e la povertà che ha sempre disprezzato e ignorato, rendendosi conto di essere egli stesso parte di quella disgrazia.

Ecco! Che vapore! Il pudding era fuori dalla pentola. Un odore come di giorno di bucato! Quello era il telo in cui era stato avvolto. Un odore come di un ristorante e di una pasticceria vicina, con una lavanderia accanto! 
Ecco cos'era il pudding. 
In mezzo minuto Mrs. Cratchit fece ritorno, tutta rossa in volto ma con un sorriso fiero, assieme al pudding: pareva una palla da cannone maculata tanto era duro e sodo, fiammeggiante, intriso di brandy acceso, e decorato con un rametto di agrifoglio di Natale piantato in cima! 
«Oh che pudding meraviglioso!»

“Dalle pieghe della veste sfilò fece due bambini; disperati, brutti, spaventosi, orribili, miserabili. Si inginocchiarono ai suoi piedi e si aggrapparono alla stoffa. 
«Guarda, uomo! Guarda qui. Guarda, guarda quaggiù» esclamò il Fantasma.
Erano un bambino e una bambina. Lividi, scarni, laceri, cupi, feroci ma anche prostrati nella loro umiltà. Dove la grazia dell’infanzia avrebbe dovuto riempire i loro tratti, e dipingerli con i colori più freschi, una mano secca e raggrinzita come quella della vecchiaia li aveva afferrati, distorti, e ridotti a brandelli. 


«Spirito! Sono vostri figli?» Scrooge non riuscì a dire altro. 
«Sono i figli dell’uomo» disse lo Spirito guardandoli. E si aggrappano a me, chiedendo che li salvi dai loro padri. Questo bambino è l’Ignoranza. Questa bambina è il Bisogno. Guardati da entrambi, e da tutti quelli della loro stirpe, ma soprattutto guardati da questa bambina, perché sulla sua fronte vedo scritta la Condanna, a meno che la parola non venga cancellata. Negalo!» gridò lo Spirito tendendo la mano verso la città, «Calunnia coloro che lo dicono! Ammettilo per i tuoi scopi faziosi, e peggiora le cose! E aspetta la fine!» 
«Non hanno un rifugio o qualche possibilità ?» 
«Non ci sono le prigioni?» disse lo Spirito, rivolgendosi a lui per l’ultima con le sue stesse parole. «Non ci sono gli ospizi?»”

Il senso di colpa, la consapevolezza di aver sbagliato tutto, la paura di non avere più tempo per rimediare agli errori e per redimersi, tutto questo è estremamente potente e sentito, così com’è intenso ed entusiastico il ritorno alla vita, la consapevolezza di avere ancora tempo per cambiare rotta e salvare non solo la sua vita, ma anche quella dei Cratchit, di Mini Tim e di tutte le persone che incontrerà e a cui, da quel momento in poi, sarà felice di fare del bene.

Questa non è solo una storia di Natale, in cui un uomo avaro sceglie di cambiare il proprio destino, ma è anche un romanzo di denuncia sociale contro lo sfruttamento minorile, il degrado e l’abbandono dei più poveri.
Una favola commovente e toccate che rivive in questa splendida edizione illustrata, e che assolutamente non può mancare di essere letta in questi giorni di festa.

Curiosità:
È stato il personaggio di Ebenezer Scrooge ad ispirare il Paperon de’ Paperoni disneyano, il cui nome da principio era Uncle Scrooge.

Ringrazio Rizzoli per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

domenica 20 dicembre 2020

The very first page #5


Salve avventori!
Dopo tanto, tantissimo, fin troppo tempo, rieccoci con un nuovo appuntamento di "The very first page", la rubrica che ha per protagoniste le dediche, ovvero le frasi che ci accolgono all'apertura di un nuovo libro.
La protagonista di oggi è la frase con cui Alan Alexander Milne apre il suo tenerissimo "Winnie Puh".
Poche parole, ma bellissime nella loro semplicità, una dichiarazione di affetto sincero ed un regalo sicuramente gradito. Perché non c'è dono migliore che sentirsi amati.
C'è da dire poi che questo libro mi è stato regalato qualche anno fa proprio per il mio compleanno, e ciò ha reso la dedica ancora più speciale... una parte di me è convinta che sia stata commissionata a Milne appositamente per me ^-^

"A Lei.
Mano nella mano
io e Christopher Robin
veniamo
a portarti questo libro.
Sei sorpresa?
Ti piace?
È quel che volevi?
Perché è tuo...
Perché ti amiamo."



E voi, avete qualche dedica preferita?
Non siate timidi, ditecelo nei commenti!

venerdì 18 dicembre 2020

Review Party - Recensione: "Il giardino segreto. La storia del film" di Linda Chapman

Titolo: Il giardino segreto. La storia del film
Autore: Linda Chapman
Editore: De Agostini
Data di pubblicazione: 1 dicembre 2020
Pagine: 256
Prezzo: 14,90 €
Trama:
Per Mary Lennox le storie hanno un potere straordinario. Le basta raccontarne una ad alta voce per superare i momenti difficili. Ma la sua partenza, per l’Inghilterra e la sua misteriosa e sterminata brughiera, sta per cambiare ogni cosa. 
Mary andrà a vivere insieme a uno strano ricchissimo zio che non ha mai visto, e che, di certo, non ha tempo per le storie. All’improvviso, il mondo di Mary inizia a crollare. I suoi genitori non ci sono più, l’amata India, la terra delle storie, è più lontana che mai. Sembra che non ci sia rimedio a nulla. 
Almeno fino a quando Mary non incontra Colin, il cugino che non ha mai conosciuto. E Dickon, espertissimo di natura, di animali, sempre pronto ad ascoltare. Insieme a loro Mary attraverserà il maniero dello zio fino a scoprire un meraviglioso giardino, un luogo incantato che custodisce un segreto, ma… dove è proibito mettere piede. 
Ed è qui che l’avventura inizia. È qui che la storia prende vita. È qui che Mary Lennox troverà la sua vera casa.

Recensione:
Chi non conosce la storia di Mary Lennox e del suo rigoglioso giardino segreto?
Chi non ha sognato di imbattersi per caso in una chiave dorata che dà accesso ad un mondo incantato e solitario, pieno di sole, natura e magia?
Beh, non so voi, ma io ancora oggi immagino quanto sarebbe bello calarsi nei panni della bimba venuta dall'India, per potersi dedicare anima e corpo ad un pezzo di terra incolto e abbandonato, e portarlo così a nuova vita.
Ma il romanzo di Frances Hodgson Burnett non è solo un elogio della vita all'aria aperta, ma anche il racconto di una crescita personale, oltre che la genesi di uno o più legami affettivi.

Le persone salvarono il giardino, almeno quanto il giardino salvò loro.

Ed anche l'opera di Linda Chapman - l'adattamento editoriale della sceneggiatura del film omonimo uscito quest'anno - non differisce molto da esso, anzi riprende fedelmente questo messaggio, pur avendo, per ovvie ragioni, un andamento molto più veloce e una narrazione più snella.
La trama è bene o male quella che tutti conosciamo, tuttavia alcune modifiche sono state apportate al corso degli eventi, ai personaggi (e non sempre in positivo), e alla personalità stessa della protagonista.
E parlando proprio di Mary Lennox, nella nuova pubblicazione, la ragazzina appare meno pretenziosa e arrogante, al punto che viene facile simpatizzare già dal principio con lei. 
Grande risalto è dato poi alla sua solitudine, oltre che al bisogno di sentirsi amata e considerata. Ecco, al contrario del romanzo originale, l'adattamento è più focalizzato sui sentimenti di Mary, e anche nella seconda parte, con l'arrivo del cugino Colin e dell'amico Dickon, la centralità della scena spetta comunque a lei.
Mary ci appare sin dalle prime pagine come un uccellino ferito, solo al mondo e dilaniato dal dolore e dai sensi di colpa. Spedita, controvoglia, in un luogo sconosciuto, in cui nessuno le è amico, lei non fa che raccontare storie a se stessa - neanche fosse la fantasiosa Sara Crewe de "La piccola principessa" - oltre che rimuginare sul ricordo dell'affetto del padre e della noncuranza della madre, entrambi passati a miglior vita.

Era sua madre che, con il volto rigato di lacrime, aveva chiuso di colpo le imposte della propria finestra, escludendo dal suo mondo Mary e il suono della sua risata. La ragazzina ricordava ancora la confusione che aveva provato. A sua madre non piaceva che fosse felice? 
Tornò al presente. La sua vita in India stava già cominciando a sembrarle un passato molto lontano, ma non l’espressione di sua madre quel giorno (e ogni altro giorno che riusciva a rammentare). Mary pensava che quei ricordi non sarebbero mai sbiaditi.

L'ostilità poi della servitù, e l'indifferenza dello zio, di certo non la aiutano. E a tal proposito mi sembra doveroso spendere due parole su Martha, la cameriera della residenza. 
Ne "Il giardino segreto" lei era una delle figure portanti, colei che spronava la protagonista a crescere e maturare, a lasciare da parte la sua supponenza e ad aprirsi agli altri. Ne "La storia del film" invece, la sorella di Dickon ci appare purtroppo poco premurosa nei confronti della povera orfanella, oltre che abbastanza permalosetta. Così presa dalle sue mansioni, da non riuscire a dedicare un pensiero gentile alla nuova arrivata, così concentrata su se stessa da non capire il dolore di chi ha perso tutto.
In realtà la maggior parte degli attori in scena non spicca per sensibilità e delicatezza, anzi, sembrano quasi avere come obiettivo il farci fraternizzare il più possibile con la nostra beniamina. Dallo zio Archie che dice platealmente a Mary che lì non è la benvenuta e che, per di più, non rappresenta altro se non un peso da subire; alla signora Medlock, la governante, che, più di una volta, cerca di cogliere la ragazzina in fallo e sembra provare gusto nel vederla tribolare; sino alla cuoca, la signora Pitcher, la quale, pur non essendo sgarbata come gli altri, non brilla neanche per simpatia e amorevolezza.
C'è da dire invece che Colin, il cugino malaticcio, a dispetto del libro originale, rinuncia abbastanza presto al suo essere arrogante e viziato, al punto da incarnare uno dei personaggi più comprensivi e coscienziosi. Chi se lo sarebbe mai aspettato?
Difatti il trio Mary-Dickon-Colin, accompagnati dal cane Jemima/Hector, rappresentano la nota positiva del racconto, i bambini che ricordano agli adulti quanto sia importante aprire il proprio cuore agli altri, anche quando si ha paura di essere feriti.

«Mio padre non mi ama…» protestò Colin scuotendo la testa. «Se mi amasse, non mi darebbe delle medicine di cui non ho bisogno e non mi terrebbe rinchiuso in camera senza venire mai a trovarmi!» 
Dickon scrollò le spalle. «Le persone si comportano in modo strano, quando soffrono. Proprio come gli animali.» 
Mary pensò a quando Hector si era ferito e le si era rivoltato contro perché era pazzo di dolore. «I lutti cambiano le persone» continuò Dickon. 
«Anche tua madre, Mary. È chiaro da quelle lettere che ti amava, anche se tu la pensi diversamente.» 
«Tu non conoscevi mia madre» ribatté lei. 
 «No.» Dickon esitò un istante. «Ma so che cosa significa perdere qualcuno.»

Tre ragazzini che hanno sofferto ma che, grazie alla loro amicizia e all'azione salvifica del giardino, si rendono conto che bisogna perdonare chi, a causa delle cicatrici che si porta addosso, manca di comprensione o addirittura arreca involontariamente danno a chi ha vicino.
E poi veniamo al fulcro della storia, ovvero il potere benefico del giardino che, reso inaccessibile dopo anni di incuria, muta grazie alle amorevoli mani di chi se ne prende cura, ma allo stesso guarisce le ferite di chi lì mette piede. 
I personaggi cambiano e maturano trascorrendo lì il loro tempo, relazionandosi tra loro ed imparando l'uno dall'altro. Credono si tratti di magia, quando in realtà non è altro che l'azione che la natura da sempre ha sull'uomo, e che l'uomo da sempre ha sui suoi simili.

Considerazioni:
"Il giardino segreto" è da sempre uno dei miei libri preferiti, uno di quelli che ha avuto il merito di avermi avvicinato alla lettura sin da bambina.
Quando ho saputo dell'uscita del nuovo film, e poi anche dell'adattamento editoriale, sono subito rimasta incuriosita.
Immaginavo di trovare qualche variazione nella trama, ma qui di cambiamenti ce ne sono stati parecchi. Devo ammettere che alcuni di questi li ho anche apprezzati, ad esempio la personalità meno tagliente di Mary, o il rapporto meno freddo e distaccato tra lei e la madre, o lo stesso comportamento più maturo di Colin, tuttavia c'è da chiedersi "ha senso rivisitare un classico della letteratura per ragazzi?".
Non saprei dare una risposta definitiva, in quanto il libro della Chapman in sé è davvero piacevole, scorre veloce e ti fa affezionare ai protagonisti e alle loro emozioni.
Tuttavia, considerando che alcuni dei cambiamenti hanno alterato in modo considerevole la storia (basti pensare all'inserimento di presenze ultraterrene e al rapporto affettuoso tra le due inesistenti sorelle Craven), e soprattutto la personalità dei personaggi, non riesco a non domandarmi se l'autrice non avrebbe fatto meglio ad inventare una trama di sana pianta, piuttosto che dare una nuova veste ad un romanzo di inizio Novecento, già perfetto così com'è.
In conclusione, pur avendo apprezzato questa rivisitazione, ci tengo a ribadire che non può in alcun modo né sostituire né eguagliare l'opera originale, che brilla per la bellezza della natura, il percorso di crescita dei protagonisti, e la forza dell'amicizia e dei veri sentimenti.

Ringrazio la casa editrice De Agostini per avermi fornito una copia cartacea di questo romanzo

il mio voto per questo libro

Vi ricordo che, passando dalle colleghe blogger che partecipano al review party, potrete leggere anche le loro recensioni.




mercoledì 16 dicembre 2020

Cinque romanzi che dovresti leggere, se hai amato "Il giardino segreto"


Salve avventori,
come ben sapete, uno dei libri che abbiamo più amato in assoluto, e che sempre occuperà un posto speciale nel nostro cuore, è "Il giardino segreto".
Lo abbiamo letto da bambine, ed è stato uno dei romanzi che ha fatto nascere in noi l'amore per la lettura.
Oggi, in occasione dell'uscita dell'adattamento editoriale del nuovo film ispirato al romanzo di Frances Hodgson Burnett, di cui vi abbiamo parlato qui, vogliamo consigliarvi cinque libri per ragazzi che dovreste assolutamente leggere se, come noi, avete adorato "Il giardino segreto".
Pronti... partiamo!


"L'evoluzione di Calpurnia" di Jacqueline Kelly

Con questo libro, Jacqueline Kelly ci trasporta nell'atmosfera torrida del Texas di più di un secolo fa, ma anche nello straordinario mondo della ribelle Calpurnia, una dodicenne davvero speciale. Al contrario delle sue coetanee, e con grande disappunto della madre, la ragazzina non sogna un futuro da brava moglie, ma da naturalista. 
Lei vuole scoprire il mondo, studiare ogni suo piccolo aspetto, analizzarlo e sperimentarlo fino a capirne il perché.
Per raggiungere il suo obiettivo, o perlomeno per avere anche solo la possibilità di perseguirlo, la determinata protagonista dovrà affrontare molte sfide, non solo la ritrosia dei familiari, ma anche i pregiudizi dell'epoca che non vedevano di buon occhio l'emancipazione femminile.
Una storia particolare, in cui si respira l'amore per la natura e l'entusiasmo per la vita ed i suoi insondabili misteri, ma che rappresenta anche un percorso di crescita della protagonista, alla ricerca della propria strada e di un entusiasmante futuro.


"La vita segreta delle api" di Sue Monk Kidd

"La vita segreta delle api" è un romanzo delizioso, dolce e drammatico allo stesso tempo.
Lily, che porta sulle spalle una colpa davvero insopportabile, e che per di più è costretta a condividere il tetto con un padre incapace di amare, intraprende un viaggio verso una desolata città di campagna, Tiburon, dove tre tenaci donne si occupano di apicoltura.
La casa rosa diventerà il suo rifugio, e anche per noi lettori, sarà un posto accogliente capace di ristorarci dalle fatiche, e di allietarci con un bicchiere di tè fresco e una chiacchierata al chiaro di luna. 
Una lettura che conquista per la sua atmosfera familiare e calorosa, i personaggi frizzanti e generosi, ed un'ambientazione incantevole e singolare.


"Capriole sotto il temporale" di Katherine Rundell

Wilhelmina ha una vita libera e felice in Zimbabwe. Non va a scuola, mangia con le mani, e trascorre la maggior parte del tempo con il suo cavallo Shumba e il migliore amico Simon, a percorrere l’immensa distesa del bush. 
La sua intera esistenza cambia all’improvviso quando è costretta a trasferirsi nella fredda Inghilterra, dove la ragazzina è vista soltanto come una selvaggia da addomesticare.
Vi ricorda qualcosa?
Ebbene sì, difatti, se la seconda parte, con l'arrivo nell'ostile college londinese, si avvicina molto a "La piccola principessa" della Burnett, la prima parte è invece un'ode alla natura, proprio come ne "Il giardino segreto",
Il ritratto della vita di Wilhelmina nello Zimbabwe è infatti un qualcosa di unico, un dolce ripetersi di giornate spensierate, un eterno stato di pace, fatto di cavalcate selvagge, arrampicate sugli alberi, spuntini accanto al fuoco, e riposini sull'erba.
Un mondo incontaminato in cui la civiltà non ha ancora messo piede, in cui esiste il duro lavoro ma anche la siesta, e si trascorre il tempo immersi nella natura, e tra le braccia delle persone care.
Un vero paradiso per la piccola Will che, improvvisamente, vede tremarle la terra sotto i piedi, quando è costretta a lasciare tutto e trasferirsi lontano.


"Sal" di Mick Kitson

"Sal" è un libro che parla di dolore ma soprattutto di rinascita, del potere che ha la natura di concedere una seconda possibilità alle sue creature sofferenti, di risanare le ferite aperte, di offrire il perdono ai cuori martoriati. 
Mick Kitson ha costruito una storia toccante e commovente, con protagoniste due sorelline costrette a crescere troppo in fretta, a prendersi cura l'una dell'altra, e a fuggire via, lontano dalla loro vecchia vita.
Tutta la permanenza nei boschi è un tripudio di emozioni, un ripercorrere di piccoli ma significativi momenti, come può essere una serata davanti al fuoco, un tramonto sulla montagna, il silenzio della neve, una corsa nel bosco, un incontro inatteso.
Sal ci descrive per filo e per segno le sue giornate: la sveglia all'alba, la ricerca spasmodica del cibo, la costruzione della capanna e del caldo focolare e altro ancora. Ci fa fare un corso intensivo di sopravvivenza, e ci teletrasporta accanto a lei, sulla Magna Bra, in uno degli angoli più remoti e selvaggi della Scozia. 
Ma non solo. La ragazzina ci guida nel suo cuore, rivelandoci le emozioni più profonde, la sofferenza del passato, la paura che qualcuno ponga fine al nuovo presente, la speranza di un futuro finalmente felice.


"Fairy Oak. La storia perduta" di Elisabetta Gnone  

Con questo libro, Elisabetta Gnone ci riporta, a distanza di tanti anni, nel fantastico mondo di Fairy Oak.
Le due streghe Vaniglia e Pervinca, ormai anziane, davanti ad un album di fotografie, ripercorrono i bei tempi andati, i ricordi felici, di quando si era ancora tutti insieme.
Ed è qui che parte il racconto della più straordinaria delle estati che le gemelle Periwinkle, e tutti i bambini di Fairy Oak, possano ricordare.
Le giornate trascorse alla baia o alla casa sull'albero, alla ricerca della leggendaria balena, la spensieratezza tipica di quando si è piccoli e si gioca a investigare su un mistero, quando anche le cose semplici si trasformano facilmente in grandi avventure.
Una storia ricca di amore, dolcezza e tenerezza, a tratti nostalgica e commovente, ma anche piena di brio e allegria.

Cosa ne dite?
Avete letto e apprezzato qualcuno di questi libri?
In caso contrario, quale vi ispira di più?

giovedì 10 dicembre 2020

Presentazione Blogtour: "Il giardino segreto. La storia del film" di Linda Chapman


Salve avventori!
Oggi ha inizio il blogtour dedicato a "Il giardino segreto. La storia del film", l'adattamento editoriale del film omonimo del 2020, diretto da Marc Munden. 
La trama è sostanzialmente quella che conosciamo, la stessa del famosissimo romanzo di Frances Hodgson Burnett, tuttavia, nella nuova pubblicazione DeA, la storia rivela lati inediti della personalità di Mary Lennox, e non solo.


Titolo: Il giardino segreto. La storia del film
Autore: Linda Chapman
Editore: De Agostini
Data di pubblicazione: 1 dicembre 2020
Pagine: 256
Prezzo: 14,90 

Trama:
Per Mary Lennox le storie hanno un potere straordinario. Le basta raccontarne una ad alta voce per superare i momenti difficili. Ma la sua partenza per l’Inghilterra e la sua misteriosa e sterminata brughiera sta per cambiare ogni cosa. 
Mary andrà a vivere insieme a uno strano ricchissimo zio che non ha mai visto, e che, di certo, non ha tempo per le storie. All’improvviso, il mondo di Mary inizia a crollare. I suoi genitori non ci sono più, l’amata India, la terra delle storie, è più lontana che mai. Sembra che non ci sia rimedio a nulla. 
Almeno fino a quando Mary non incontra Colin, il cugino che non ha mai conosciuto. E Dickon, espertissimo di natura, di animali, sempre pronto ad ascoltare. Insieme a loro Mary attraverserà il maniero dello zio fino a scoprire un meraviglioso giardino, un luogo incantato che custodisce un segreto, ma… dove è proibito mettere piede. 
Ed è qui che l’avventura inizia. È qui che la storia prende vita. È qui che Mary Lennox troverà la sua vera casa.

Siete curiosi di scoprire questo libro insieme a noi?
Bene, allora segnatevi queste tappe in agenda, e state attenti a non perderne nessuna ♥

11 dicembre - "Luoghi in cui tornare bambini" da Libri riflessi
14 dicembre - "Dal romanzo al film" da A hope is just a dream
15 dicembre - "Cinque autrici che hanno lasciato il segno" da Il mondo di sopra
16 dicembre - "Cinque romanzi da leggere, se hai amato Il Giardino Segreto" da NOI
17 dicembre - "Cinque motivi per leggere il romanzo" da Books, Words and Ink
18 dicembre - Recensione sui tutti i blog

Allora, si parte domani, mentre ci ritroviamo qui il 16 dicembre!