giovedì 31 marzo 2016

Presentazione: "Kantstrasse Bar" di Maria Milani

Salve avventori!
Eccomi qui a segnalarvi un'altra nuova uscita di un'autrice esordiente italiana: Maria Milani, che qualcuno di voi, sono sicura, conoscerà per il suo blog letterario Blog Expres, esordisce con il suo primo romanzo "Kantstrasse Bar".
Si tratta di una mystery novel ambientata a Berlino, con protagoniste tre donne, un bar e un grande segreto.
La carinissima cover (un altro autopubblicato con una bella copertina! Sogno o son desta?) realizzata dal graphic designer Guido Vitabile, rende il tutto ancora più allettante... non trovate? 
Io sono molto curiosa di leggerlo e di farvi sapere la mia opinione a  riguardo, intanto vi lascio con la trama e con alcune informazioni sull'autrice 

Titolo: "Kantstrasse Bar"
Autore: Maria Milani
Copertina: Guido Vitabile
Editore: Autopubblicato su Amazon
Data di Pubblicazione: Marzo 2016
Pagine: 97
Prezzo: 8.41 € (cartaceo) 0.99 € (ebook) 
Trama: 

Matilde, anziana zia tedesca, muore in circostanze misteriose e lascia in eredità il suo bar e la sua abitazione di Berlino alle sue uniche nipoti italiane, le gemelle Giada e Miriam. 
Le ragazze partono per Berlino per riscuotere l'eredità, ma qualcosa va storto. Quando Miriam sparisce nel nulla, Giada si mette ad indagare sul passato di Matilde e scoprirà un segreto sconvolgente sulla sua famiglia. 
Giada riuscirà a ritrovare sua sorella? 
E chi è quel misterioso acquirente del Kantstrasse Bar con quel volto glaciale eppure così stranamente familiare?

Autore:
Maria Milani (Roma, 1980) è laureata in Scienze della comunicazione. Dal 2012 cura Blog Expres, un blog dedicato ai libri, al cinema e all’arte. Dalla sua passione per i libri e per i viaggi è nato Kantstrasse Bar, il suo romanzo d’esordio.

Link utili:
Potete trovare Maria Milani su facebook

martedì 29 marzo 2016

Recensione: "Il lago del tempo fermo" di Laura Bonalumi

Titolo: Il lago del tempo fermo
Autore: Laura Bonalumi
Illustrazioni: Simona Bursi
Editore: Piemme
Collana: Il Battello a Vapore
Data di Pubblicazione: Febbraio 2016
Pagine: 288
Prezzo: 9.50 € (cartaceo) 


Trama:
Viola ha undici anni e, insieme al padre e all'inseparabile cagnolone Artù, trascorre le vacanze in una casetta di campagna ereditata dallo zio Felice. In quel paese sperduto però è davvero tutto strano, così come sono strani i pochissimi abitanti. 
Come se non bastasse, lì vicino, c’è un lago che rimane ghiacciato anche in piena estate! 
Viola decide di scoprire quale mistero nasconde…

Recensione:
Laura Bonalumi con questo libro ci racconta una storia bizzarra, che ha per protagonista una ragazzina di undici anni, che si ritrova, inaspettatamente e senza volerlo, imbrigliata in un mistero che da anni aspetta di essere risolto.
Viola è in un momento particolare della sua vita: sta affrontando con non poche difficoltà la separazione dei genitori, e vede nella vacanza con il suo papà l'occasione per tornare a respirare e abbandonare per un po' le continue preoccupazioni.
La piccola località che ha dato i natali alla nonna paterna saprà regalare alla nostra piccola protagonista molte emozioni: cominciata come una fuga dalla realtà, diventa per lei l'inizio di una nuova avventura, di nuove amicizie e forse anche di un nuovo amore.
Al centro di tutto un antico quaderno sepolto in soffitta, una vecchia fotografia, e un lago perennemente ghiacciato. Più passa il tempo e più Viola si convince che le tre cose siano collegate, e che gli abitanti del posto nascondano qualcosa di molto importante.
Per fortuna in questa indagine non sarà sola ma troverà più di un complice: in primo luogo il vicino Ambrogio, poi l'affascinante Yuki, e non meno importante, il dolcissimo amico a quattro zampe Artù.
Non voglio dirvi di più delle sorprese che attendono Viola, o a quale verità queste la condurranno, voglio invece parlarvi del mio punto di vista su questo libro.
Quando l'ho iniziato ero incuriosita dalla trama. Pur non avendo più dodici anni da un pezzo (età a cui è dedicata la serie rossa de "Il Battello a Vapore") ammetto di subire ancora il fascino delle letture per ragazzi.
In questo caso posso rivelarvi di aver apprezzato subito l'ambientazione campestre che ritrae una natura persa nel tempo, fatta di cinciallegre canterine, fiori profumati e rilassanti passeggiate sotto un caldo sole estivo.
Leggere di questa vacanza, devo ammetterlo, ha avuto un effetto rilassante anche su di me.
Poi ovviamente si insinua un mistero da dipanare, che sembra aggiungere sempre nuovi particolari, rendendo il tutto più complesso ed intricato.
Questo intrigo oltre a porre tutto il villaggio sotto una nuova luce, è anche un'occasione per affrontare una serie di tematiche, utili per il pubblico di ragazzini a cui il racconto si rivolge.
In particolare si parla di emozioni, a volte represse, a volte dimenticate. Sentimenti che inaspettatamente riaffiorano, riportando a galla ricordi sopiti.
E cosa c'è di più emozionante di una prima cotta, come l'amore acerbo e spensierato che sembra coinvolgere Viola e il bel giapponese Yuki? Nata da un incontro fortuito, la loro amicizia si trasforma rapidamente in qualcosa di più, in una complicità a lungo cercata. 
Entrambi si sono sempre sentiti fuori posto, a causa dei loro hobby così difficili da comprendere per i coetanei (le stelle per lui, la neve per lei), entrambi si vedono finalmente liberi di parlare, di rivelarsi, di essere solo se stessi.
Il lago e ciò che nasconde rappresenta un modo come un altro per raccontare alcune dinamiche che possono effettivamente avere un ruolo importante nella vita dei preadolescenti.
È un escamotage per parlare d'amore, d'amicizia, di problemi familiari, di bullismo e di tanto altro.
Forse alcuni di questi argomenti possono apparire ad un pubblico adulto un po' forzati, tuttavia rimane indiscusso il valore educativo che una storia come questa può offrire a chi si affaccia alla durezza della vita per la prima volta.

Considerazioni:
Alzi la mano chi, come me, è cresciuto con i simpatici racconti de "Il Battello a Vapore"!
Dalla serie bianca, a quella azzurra, fino ad arrivare a quella arancione e rossa, credo abbiano caratterizzato le fasi della crescita di tutti noi.
Una di quelle storie, "La nonna sul melo" di Mira Lobe, la porto ancora nel cuore, mi ha fatto emozionare e la rileggo ancora con piacere.
Ora, questa mia divagazione, potrà sembrarvi inutile, ma serve a dirvi con quanto piacere ho colto l'occasione di riapprocciarmi a questa collana dedicata ai ragazzi.
Ovviamente, non essendo più così giovane, non posso dire di essere rimasta del tutto coinvolta dalla vicenda raccontata. Ho trovato alcuni aspetti un po' esagerati, come ad esempio il rimarcare in continuazione l'amore di Viola per la neve e il suo sentirsi a causa di questa sua passione inconsueta quasi una reietta. 
Anche il finale si è rivelato ai miei occhi un po' deludente, ma comprendo la necessità di fornire una conclusione poco articolata, in considerazione della fascia di età cui la narrazione è rivolta.
Di contro ho apprezzato molto tutta la parte che parla di emozioni. Credo offra molti spunti di riflessioni, non solo per il singolo lettore, ma anche per un ipotetico gruppo di lettura in classe.
In generale lo stile di scrittura è semplice ma efficace, la vicenda interessante, l'ambientazione stimolante.
L'unica pecca il personaggio della protagonista, forse un po' troppo stereotipato rispetto agli altri che paiono più veritieri.
Particolari invece le poesie che fanno da apertura alle diverse sezioni del libro, anche perché intimamente legate al contenuto delle pagine.
Un'ultima nota positiva sono le illustrazioni, realizzate con dedizione dalla disegnatrice Simona Bursi.

Curiosità:
Laura Bonalumi è autrice di un altro libro che ha per protagonista sempre la nostra Viola. Si intitola "La bambina dai capelli di luce e vento", ed è edito Fanucci.
Inoltre vi segnalo il sito LeggendoLeggendo, nato dal desiderio de "Il Battello a Vapore" di promuovere la lettura nelle scuole. Lì potrete trovare molti contenuti (percorsi di approfondimento e materiali ludico-creativo) da scaricare gratuitamente.

Ringrazio la casa editrice Piemme per averni fornito una copia cartacea di questo libro.

il mio voto per questo libro

giovedì 24 marzo 2016

Recensione: "Sogni di carta" di Melania D'Alessandro

Titolo: Sogni di Carta
Autore: Melania D'Alessandro
Illustrazioni: Lorenzo Bernò
Editore: Leucotea
Data di Pubblicazione: 23 Febbraio 2015
Pagine: 137
Prezzo: 13.90 € (cartaceo) 


Trama: 
Sogni di Carta è un negozio speciale. Tanto per cominciare, è gestito da un signore che veste sempre con abiti a quadretti e da un topo brontolone che va ghiotto di biscotti e viaggi fantasiosi. È una libreria magica, dove ogni parola scritta può diventare realtà e in cui i clienti vivono le avventure dei protagonisti delle storie come fossero proprie. Un giorno, tuttavia, libraio e topo di biblioteca si ritrovano ad affrontare guai seri: il mondo della fantasia è in pericolo e rischia di scomparire per sempre. Tra magici ripostigli, laboratori sognanti e personaggi straordinari si snoda la storia di Sogni di Carta, dove la magia diventa possibile e dove anche i lettori possono fare la differenza. 

Recensione:
Sogni di carta, quale nome migliore per una libreria? Perché che cos'è una libreria se non un luogo che regala e racchiude sogni, speranze, viaggi e desideri?
Archimede e il suo piccolo amico, il topolino Gulliver, dispensano meraviglia a tutti coloro che sono così fortunati da mettere piede nel loro grazioso negozio.
Archimede si è sempre sentito diverso dai suoi coetanei, sin da quando era bambino ha avuto la sensazione di essere estraneo al mondo che lo circondava. Vi faceva parte, ma non si sentiva parte di esso, o almeno non del tutto. 
Se i suoi compagni erano per strada a giocare, lui preferiva invece viaggiare con l'immaginazione, prendere un libro, aprirlo ed entrare ogni volta in un tempo diverso, in una storia differente, conoscere cose e persone nuove senza muoversi dal suo cantuccio incantato.
Quando eredita "Sogni di carta", la libreria di famiglia, Archimede non sa che vi troverà un amico e aiutante molto speciale.
Gulliver è un piccolo topolino irascibile che si fa facilmente ammansire dal goloso invito del suo cibo preferito: i biscotti! Ne va letteralmente matto, tanto che, un solo morsichino all'impasto fragrante basta a calmare i suoi scleri quotidiani.
I due amici diventano in poco tempo una coppia inossidabile, condividono la passione per i libri, e per lo sconfinato sapere e i grandi insegnamenti contenuti nelle loro pagine.
Tutto procede come sempre, i due sono pronti ad aiutare chiunque bussi alla loro porta offrendo, come per magia, la storia giusta per la persona giusta, fino a quando un giorno l'incantesimo si spezza, i libri cominciano a risentire del tempo, diventando fragili e spenti, inservibili.
Melania D'Alessandro, con quest'immagine triste, affronta un tema che ogni anno viene a galla con le percentuali, sempre più basse, di lettura nel nostro Paese.
Le persone non hanno tempo, e quando scelgono di svagarsi preferiscono altre opzioni alla lettura.
I libri di "Sogni di carta", come vere e proprie persone, sentono e risentono di questa situazione. Soffrono, deperiscono, provano il senso di abbandono e di inutilità e per questo piano piano si spengono e marciscono.
L'autrice, con questo libro, oltre a regalarci un'incantevole racconto, invita a riscoprire l'amore per le storie, a coinvolgere i ragazzi nella lettura, offrendo loro una valida alternativa ai pomeriggi vuoti passati davanti ad uno schermo.
Melania non offre al pubblico solo la sua storia ma, attraverso i saggi consigli dei suoi simpatici protagonisti, descrive i grandi capolavori della lettura per ragazzi, un piccolo gancio lanciato ai lettori del domani, che spero vivamente faccia presa, perché leggere stimola la fantasia e chi ha fantasia pur crescendo non smetterà mai di sognare.
Esiste una storia per ogni persona, e per ogni lettore esiste "la storia" che lo ha reso tale, quella che ha fatto scattare la passione per i libri e per quello che questi riescono a regalare. Non ho dubbi che per qualche bambino quella storia potrebbe essere questa.

Considerazioni:
Quando Melania D'Alessandro mi ha contattato proponendomi la lettura di questo suo libro mi ha fatto davvero felice perché, dovete sapere, mail come la sua sono non dico rare, ma sporadiche.
Ogni giorno noi blogghine veniamo contattate, chi più chi meno, da autori emergenti che, molto spesso, senza nemmeno presentarsi esordiscono con frasi tipo: "puoi segnalare il mio libro?"
Email copia incolla, impersonali e anche poco educate a dirla tutta.
Così leggere la mail di Melania mi ha quasi commosso perché se vedere una mosca bianca volare sola soletta lascia di stucco, immaginatevi come essa può risaltare se immersa in uno sciame di mosche nere!
Melania ha letto il mio profilo, mi ha elencato le cose che abbiamo in comune e sapeva perfettamente quale genere letterario prediligessi. Una mail così carina che avrei segnalato il suo romanzo anche se non fosse stato nelle mie corde.
Ma così ovviamente non è stato perché "Sogni di carta" è una carinissima storia per ragazzi, il genere di storia che può fare solo che bene.
I suoi protagonisti sono deliziosi e gli insegnamenti elargiti preziosi.
Parla di amicizia, di forza di volontà, di amore per le storie, per i biscotti e ovviamente per i libri!
Un libriccino che non posso esimermi dal consigliarvi: gli amanti dei libri l'adoreranno e chi ancora non li ama, forse, imparerà a farlo con esso.

Ringrazio l'autrice per avermi inviato una copia di questo libro

il mio voto per questo libro

mercoledì 23 marzo 2016

Se fosse un film... #4


Salve avventori!
In occasione della recente uscita di "Glass Magician", atteso seguito di "Paper Magician", primo capitolo dell'originale saga scritta da Charlie N. Holmberg, voglio condividere con voi le mie idee su quello che desidererei fosse il cast, semmai si pensasse ad un'eventuale trasposizione cinematografica.
Bando alle ciance ed ecco i miei protagonisti ideali! 

Lily Collins nel ruolo di Ceony Twill 

Ho avuto modo di conoscere quest'attrice nel ruolo di Biancaneve nel film "Mirror, Mirror". L'aspetto semplice e timido che le hanno assicurato quella parte risultano perfetti anche per ricoprire il ruolo della dolce e coraggiosa apprendista di magia, costretta, per causa di forza maggiore, ad abbandonare i suoi sogni di sempre, e a legarsi ad un materiale - la carta - che solo con il tempo imparerà ad apprezzare.

Benedict Cumberbatch nel ruolo di Emery Thane 

Il professor Emery Thane è un tipo molto particolare. Silenzioso e misterioso, alterna momenti in cui appare molto distaccato e freddo a momenti di inaspettata dolcezza. 
Penso che Benedict Cumberbatch sarebbe perfetto per interpretare il suo ruolo, certo è vero anche che il prof Thane viene descritto come un uomo bello e attraente, e non posso dire altrettanto dell'attore che ho scelto per interpretarlo XD però per qualcuno anche lui ha il suo fascino, e poi diciamolo... non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace.

Eva Green nel ruolo di Lira

La terribile Lira! 
Cattiva, folle, psicopatica! Quale interprete migliore per questo ruolo?
Dovete sapere che, almeno per quanto mi riguarda, due attrici che ritengo abbiano la faccia perfetta per interpretare questo genere di personaggio sono Eva Green, per l'appunto, ed Emily Blunt, che, dovete ammetterlo, hanno proprio la tipica espressività da persona fuori di testa XD La Blunt, in particolare, in qualsiasi film appaia, mi sembra che nasconda qualcosa e che alla fine si rivelerà essere la folle della situazione XD 
Però Lira non è solo squilibrata, è proprio perfida quindi chi meglio della Green? 
Devo ammettere che da principio per questo ruolo avevo pensato ad un altro volto, quello di Rachel Weisz, perché Lira viene anche descritta come una donna bellissima, e, a differenza della Weisz, non ritengo Eva Green questa gran bellezza, anzi! 
Esteticamente non mi piace affatto, però ho pensato che per questa parte più che dare importanza all'aspetto estetico, che è sempre soggettivo, avrei dovuto soffermarmi sull'interpretazione. 
Quindi Eva puoi esultare, il ruolo è tuo, per questa volta.

Maggie Smith nel ruolo di Mg Aviosky 

Tutti abbiamo già visto Maggie Smith interpretare la professoressa severa e dedita alle regole e alle buone maniere, e tutti ci siamo affezionati alla sua Minerva McGranitt... quindi come impedire alla mia mente di pensare a lei nel leggere di Mg Aviosky? No, non ho potuto ed infatti eccola qua! 
Apparentemente intransigente, Mg Aviosky secondo me rivelerà grandi sorprese, e, proprio come la McGranitt, sembra sapere più di quello che può dirci...



E voi che mi dite? Avete letto il libro? 
Cosa ne pensate del mio cast?

lunedì 21 marzo 2016

Recensione: "Il piccolo lord Fauntleroy" di F.H. Burnett

Titolo: Il piccolo lord Fauntleroy
Titolo originale: Little Lord Fauntleroy
Autore: F. H. Burnett
Editore: Bur
Data di pubblicazione: 27 gennaio 2010
Pagine: 264
Prezzo: 8,90 € (cartaceo) 2,99 € (ebook)


Trama:
Da un quartiere popolare di New York alla vecchia, nobile Inghilterra, dall'affetto della mamma ai modi bruschi e severi del nonno sconosciuto: molte cose cambiano all'improvviso per Cedric Errol che, da un giorno all'altro, si ritrova a ricevere l'inaspettata notizia che gli cambierà la vita.
Da normale, seppur assai distinto, bambino americano, il piccolo scoprirà di essere il diretto discendente del conte di Dorincourt. 
Lasciare la casa dove è cresciuto e salpare per la volta di una sconosciuta Inghilterra spaventerebbe chiunque ma, per fortuna, le risorse del bambino dai riccioli d'oro sono illimitate... 

Recensione:
"Il piccolo lord Fauntleroy" è uno dei classici dell'infanzia più popolari dell'amata scrittrice inglese.
Cedric Errol è il piccolo delizioso protagonista di questa storia, un dolce ometto dai riccioli d'oro, il faccino paffuto e lo sguardo innocente a cui non si può dire di no.
Educato, schietto e sincero e, proprio per l'innata allegria e la genuina semplicità dei suoi modi, riesce a conquistare chiunque, anche i personaggi più bruschi e scontrosi che abitano il suo quartiere.
All'età di otto anni è ormai diventato il fedele amico di tutti e, non si può non volergli bene. 
Così, quando l'ambasciatore del conte di Dorincourt (il suo sconosciuto nonno inglese) arriva, di punto in bianco, reclamando la sua presenza al castello, e rivelandogli ciò che il futuro ha in serbo per lui, il piccolo Cedric, ora lord Fauntleroy, e la sua mamma sono costretti a dire parecchi addii e accomiatarsi da tutti coloro che gli hanno voluto bene.
Prima di congedarsi però, il piccolo ha modo di rendere i suoi amici felici, facendo loro dei generosi regali.
Il nonno che non ha mai provato sincero affetto per nessuno, figli compresi, è stavolta deciso a conquistare almeno il rispetto dell'ultimo erede rimastogli e, per farlo, mette a disposizione del nipotino una gran somma di denaro con cui soddisfare ogni suo capriccio.
Il vecchio però non ha idea dell'animo generoso che sta per accogliere in casa sua e ancor meno ha idea di quanto la presenza di quel bambino così sincero, buono e altruista cambierà la sua vita.
Una storia positiva e ottimista, forse anche in maniera esagerata e stucchevole, ma adatta al suo scopo.
Cedric è un animo puro che non ha mai conosciuto malizia, cattiveria ed opportunismo, perciò è sempre pronto a vedere bontà e altruismo in chi lo circonda.
È la parte innocente che alberga in ognuno di noi, quello che tutti probabilmente saremmo se non fossimo messi a conoscenza delle varie brutture del mondo, delle ingiustizie e delle cattiverie.
Una prospettiva sicuramente utopistica e poco realistica, ma che proprio per questo incanta i lettori da decenni. 
E chi può fare più tenerezza, e allo stesso tempo far riflettere, di un tenero bambino sempre pronto ad amare senza limiti, donare senza chiedere nulla in cambio, essere sempre pronto a dare una mano, donare una parola buona o anche un semplice sorriso?
La verità è che, seppur questa lettura racconti una visione troppa rosea della realtà (un po' come lo ha fatto Eleanor H. Porter con la sua "Pollyanna"), tutti abbiamo qualcosa da imparare dal piccolo lord Fauntleroy e tutti abbiamo qualcosa da imparare anche dalla sua cara mamma, che ha saputo crescere il suo piccolino risparmiandogli la conoscenza di sentimenti che avrebbero potuto turbare il suo animo e carattere, preservandogli (forse un po' ingenuamente) ogni genere di amarezza e dolore, ma creando le solide basi per la crescita di un grande uomo dall'altrettanto grande cuore.

Considerazioni:
Come ormai saprete adoro questa scrittrice da sempre.
Qualche giorno fa mi è capitato di commentare il post di una blogghina (non ricordo chi, ma se qualcuno si riconosce in queste parole si palesi XD) in cui parlava di come il suo amore per la lettura fosse nato grazie a suo padre.
In quell'occasione prima di commentare ho riflettuto tornando indietro nel tempo, e mi sono resa conto che il mio amore per la lettura è nato proprio dalle opere di questa scrittrice.
È con il suo "Il giardino segreto" che è nata la mia passione per i libri e per le storie, perché con quel testo mi ha fatto letteralmente sognare e viaggiare.
Lei descriveva cose e posti che non avevo mai visto e io li vedevo lì, davanti a me, vividi, come se li avessi di fronte.
La medesima cosa è successa con "La piccola principessa", che ho letto sempre da bambina.
"Il piccolo lord Fauntleroy" è, assieme ai titoli appena nominati, tra i più noti della sua opera, un altro classico per ragazzi che, ancora una volta, ha come protagonista un bambino con un carattere particolare.
Tra i tre piccoli protagonisti dei suoi capolavori si possono delineare alcune caratteristiche che li accomunano e altrettante che li differenziano.
Sara Crewe è la dolce protagonista de "La piccola principessa" è come Cedric è stata educata a vedere sempre il buono in chi gli sta attorno. Sara è educata, gentile, forte e coraggiosa. Orfana di madre anziché di padre (anche se ahimè durante il racconto perderà anche lui) a differenza del piccolo lord Fauntleroy si trova a conoscere il dolore sulla propria pelle, e a provare cosa siano l'indigenza e la cattiveria umana.
Sara, durante il romanzo che la vede protagonista, capisce come passare dall'essere benestanti all'essere solo degli orfani senza rendita, equivalga ed essere invisibili e ancora peggio denigrati da quelli che, solo pochi giorni prima, si spendevano in mille moine e complimenti.
Nonostante questo Sara, come il piccolo Cedric, cerca sempre di rendersi utile, aiutare il prossimo e non serbare rancore.
Anche Mary Lennox, protagonista de "Il giardino segreto" resta orfana ma, a differenza degli altri due piccoli protagonisti che hanno avuto genitori affettuosi e amorevoli, i suoi sono sempre stati freddi e distaccati, più interessati alla vita di società e ai balli, che a creare un legame con la loro piccina.
Mary cresce perciò sgarbata e fredda, poco avvezza a dare e ricevere amore. Il suo sarà un percorso di crescita che la vedrà porsi in maniera diversa rispetto alle persone e alla vita stessa. Il suo viaggio le insegnerà l'importanza di dare e ricevere affetto.
Cedric, a differenza di Mary, è nato circondato da un intero quartiere che stravede per lui, e a differenza di Sara scopre di essere l'erede di una grande e sconfinata ricchezza, ma come Mary sarà artefice di un grande cambiamento, e come Sara mostrerà una sconfinata generosità e bontà d'animo.
Tre percorsi diversi, ma sempre di percorsi di crescita si tratta.
Ora sicuramente "Il piccolo lord Fauntleroy" lo posso definire un po' più infantile sia per l'ingenuità della tematica, sia per la caratterizzazione dei personaggi e per le descrizioni, meno dettagliate che nei due romanzi presi a paragone, però allo stesso modo lo considero un bel romanzo da leggere ai piccini per insegnare loro quali sono le cose importanti nella vita. (Dovrebbero leggerlo anche tutti i nostri politici a dire il vero! Dato che non fanno altro che pensare ai loro bisogni piuttosto che a quelli del Paese che dovrebbero amministrare e amare).
Tuttavia, mi rendo conto che alcuni avrebbero alcune cose da ridire sui personaggi che abitano queste pagine, io stessa l'ho fatto.
Cedric ad esempio è forse troppo buono per essere vero, ma un bambino cresciuto nell'amore, senza che abbia mai conosciuto gesti di odio o rancore, non metto in dubbio che possa essere davvero così. Anzi è ciò che da sempre mi auguro e in cui voglio sperare.
A proposito di questo parliamo del comportamento di Mrs Errol, la mamma del piccolo lord. Alcuni potrebbero non approvare totalmente il suo metodo educativo: non metterlo in guardia dalla cattiveria del nonno ed esporre un bimbo, così fiducioso e puro, ad una probabile delusione, senza avvertirlo, avrebbe, nel mondo reale, creato più guai che altro.
Perché il mondo è un posto brutto e bisogna insegnare ai propri figli a difendersi dalle avversità, e quindi, a saper conoscere e riconoscere la cattiveria.
E questo è un ragionamento che non fa una piega, che però parte dal triste presupposto che vede nel mondo un luogo di cui avere paura.
Quando tempo fa ho recensito Pollyanna mi ritrovai a esprimere lo stesso pensiero: in un mondo ideale, se nessun genitore insegnasse al proprio figlio la crudeltà, nessuno la conoscerebbe e, di conseguenza, nessuno la metterebbe in pratica.
Dunque, per quanto ingenuo possa sembrare il metodo educativo di Mrs Errol, se tutti avessimo avuto madri come lei, ora come ora il nostro sarebbe sicuramente un mondo migliore.
So di avervi annoiato a sufficienza, ma non posso concludere senza analizzare la figura del nonno, il conte di Dorincourt, per il quale vale ovviamente il ragionamento opposto a quello fatto per la signora Errol
Nonostante il suo "cambiamento" io non sono riuscita proprio ad apprezzarlo, per diversi motivi e, per non tediarvi troppo vi elencherò solo i principali.
1. Un padre che denigra i propri figli, come ha fatto lui con i suoi, è assolutamente vergognoso.
2. Un padre che non si è mai degnato di provare ad amare ed educare i propri figli, per poi lamentare di seguito i difetti dei loro caratteri (di cui egli stesso è stato causa) è ancora più scandaloso.
3. Un nonno, che ammette più volte di cominciare a provare un senso di affetto per il nipote, solo perché è un bel bambino, buono ed educato, e quindi un bel trofeo di cui farsi vanto, è vomitevole.
4. Un uomo che fa differenze tra figli di serie A e figli di serie B, tra nipoti di serie A e nipoti di serie B, semplicemente non è un uomo.
La sua conversione non mi ha convinto, anzi mi ha indispettito. L'ho trovata molto simile a quella del signor Ebenezer Scrooge del famoso racconto "Un canto di Natale" di Charles Dickens, ovvero forzata, di facciata e per nulla sincera.

il mio voto per questo libro

sabato 19 marzo 2016

Chi ben comincia... #28

Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti


Salve avventori!
L'incipit che vi propongo oggi è quello di un romanzo molto particolare, almeno da quanto mi è parso  di capire dalla lettura del primo capitolo.
Mary Katherine Blackwood e sua sorella Constance abitano in un bel palazzo elegante ai margini della città.
La loro è tra le proprietà più grandi del paese e forse, proprio per questo, la famiglia Blackwood ha attirato negli anni invidie e cattiverie da parte dei suoi compaesani.
Tutta la grande dinastia dei Blackwood però è orami ridotta a soli tre componenti, le due sorelle e il loro vecchio e malato zio. Mary Katherine è l'unica di loro a mettere il naso fuori dalla recinzione metallica che divide Blackwood Farm dal resto del paese.
La ragazza, in questo primo capitolo, ha già mostrato il suo caratterino, la rabbia repressa negli anni, tante parole ingoiate per far buon viso a cattivo gioco. Ma qualcosa mi dice che in lei la calma non avrà vita troppo lunga...
Cosa ne pensate di questo inizio?
Be' a me questo primo capitolo ha incuriosito tantissimo, non vedo l'ora di proseguire questa lettura così intrigante *-*


"Abbiamo sempre vissuto nel castello" Shirley Jackson


“Mi chiamo Mary Katherine Blackwood. Ho diciott'anni e abito con mia sorella Constance. Ho sempre pensato che con un pizzico di fortuna potevo nascere lupo mannaro, perché ho il medio e l'anulare della stessa lunghezza, ma mi sono dovuta accontentare. Detesto lavarmi, e i cani, e il rumore. 
Le mie passioni sono mia sorella Constance, Riccardo Cuor di Leone e l'Amanita phalloides, il fungo mortale. 
Gli altri membri della famiglia sono tutti morti. 
L'ultima volta che ho dato un'occhiata ai libri della biblioteca sul ripiano della cucina ho visto che il prestito era scaduto da cinque mesi, e mi sono chiesta se ne avrei scelti altri sapendo che erano gli ultimi, quelli che sarebbero rimasti lì per sempre. 
Spostavamo di rado le cose, noi Blackwood; rivoluzioni e cambiamenti non sono mai stati il nostro forte. Eravamo sempre lì a trafficare con piccole cose transitorie di superficie, libri, fiori e cucchiai, ma sotto sotto potevamo contare su una solida base di oggetti che si tramandavano di generazione in generazione. Ogni cosa doveva rimanere al proprio posto.”

venerdì 18 marzo 2016

Presentazione: "Maledettamente" di Adriana Pitacco

Salve avventori!
Quello che vi presento oggi è un libro che mi ha colpito molto per la tematica forte che tratta.
Qualcosa di cui forse non si parla mai abbastanza e che proprio per questo ha suscitato in me grande interesse.
Adriana Pitacco, attraverso il suo racconto, ha voluto denunciare alcuni abusi perpetuati da una degenerata psichiatria e l'uso sconsiderato di tecniche spietate (lobotomia, elettroshock, somministrazione di psicofarmaci ai bambini).
La voce narrante del suo mosaico di storie è Sandra che, giunta alla fine dei suoi giorni, decide di raccontare la vita di Sergio, l'unico uomo che amò, e l'unico medico psichiatra in grado di capire e recuperare le sorti dei suoi pazienti.

Titolo: Maledettamente
Autore:  Adriana Pitacco
Editore: Lettere Animate Editore
Data di pubblicazione: 9 settembre 2015
Prezzo: 2,49 € (ebook)


Trama:

Sandra è ormai giunta alla fine dei suoi giorni, lo sa. Il cancro la sta bramosamente sradicando dalla vita. L’unico desiderio che le rimane è quello di raccontare all’eterna compagna che la sta attendendo, la morte, il racconto di Sergio, l’unico uomo che riuscì ad amare, in grado di farle raggiungere le piramidi dell’esistenza. Comprendendo la sua rapida fine si trasforma in un’abile narratrice pronta a cimentarsi nell’arte del racconto, mentre la morte in trepida attesa l’ascolta. L’affresco della memoria prende forma dal momento in cui Sergio, brillante psichiatra in carriera,decide di lasciare l’Italia per accettare un incarico nell’ospedale psichiatrico di Losanna. Sergio intuisce sin da subito che da quel momento avrebbe dovuto scontrarsi con una rigida e degenerata impostazione della psichiatria , secondo la quale il compito prioritario del medico consiste nel contenere e annullare il paziente, nell’abolire qualsiasi suo desiderio. Folgorato dall’urlo lacerante di uomini e donne, Sergio percepisce il crescendo del loro dolore mentre la loro lontana quotidianità sta sprofondando in una voragine senza respiro. Con l’avanzar dei giorni però egli riesce a confutare ogni idea di questa fuorviante e idolatrata psichiatria, sicuro di poter ottenere migliori risultati tramite il dialogo con i pazienti, non vedendoli come semplici numeri o come inguaribili malati da schedare e sedare, avvertendo il disperato richiamo del loro atavico istinto di sopravvivenza. E’ convinto, così facendo, di avvicinarsi al fulcro dell’esistenza umana. S’inoltra nell’inquieta vegetazione dei loro pensieri, nei loro ricordi chiusi in un profondo oblio, nei loro isterici movimenti, in quel pianto fagocitato dalla tortura di qualche elettroshock d’ultima generazione. Il giovane medico abolisce le violente terapie mettendo in discussione le usuali pratiche psichiatriche. Come uccelli migratori, gli ospiti del reparto migrano sulla rotta del cambiamento per ritrovare la perduta libertà.

Autore:
Adriana Pitacco, insegnante dal 1988, amante dell'arte e della letteratura. Il libro che desidera proporvi è il terzo libro dei cinque romanzi che ha scritto. Per lungo tempo è rimasto chiuso in un cassetto, ma grazie all' incoraggiamento dei suoi figli ha deciso di proporlo. Ringrazia Lettere Animate per la fiducia e l' opportunità sincera e preziosa.

Il romanzo è acquistabile su Amazon

giovedì 17 marzo 2016

Recensione: "La ricetta segreta per un sogno" di Valentina Cebeni‏

Titolo: La ricetta segreta per un sogno
Autore: Valentina Cebeni
Editore: Garzanti
Data di pubblicazione: Febbraio 2016
Pagine: 352
Prezzo: 16,90 €

Trama:
Il primo profumo che Elettra ricorda è quello del pane appena sfornato e dei biscotti speziati. 
Nella panetteria in cui è cresciuta ha imparato da sua madre che il cibo è il modo più semplice per raggiungere il cuore delle persone. Ma adesso che lei non può più occuparsi del negozio e ha lasciato tutto nelle mani di Elettra, i suoi dolci non hanno più questo potere, e tutte quelle domande rimaste in sospeso tra loro non hanno una risposta. 
Domande su un passato che la donna non ha rivelato a nessuno, nemmeno a lei, sua figlia. 
Elettra, persa e smarrita, sente di non avere altra scelta: deve fare luce su quei silenzi, e per farlo non ha altro che una medaglietta con inciso il nome di un'isola misteriosa, e una ricetta: quella dei pani all'anice. 
Proprio quei dolci le danno la forza per affrontare il viaggio verso l'isola del Titano, un pezzo di terra sperduto nel Mediterraneo la cui storia si perde in mille leggende. 
Se su un versante la vita scorre abitudinaria, sull'altro solo cortei di donne vestite di nero solcano stradine polverose che portano al mare. Un luogo in cui ogni angolo nasconde un segreto, una verità solo accennata, in cui risuona l'eco di amori proibiti e amicizie perdute. 
Ma Elettra non ha paura di cercare, di sapere. Deve scoprire come mai il vento dell'isola porta con sé gli stessi sapori della cucina di sua madre, la stessa magia dei suoi abbracci che la facevano sentire protetta quando era bambina. Deve scoprire il legame tra la donna più importante della sua vita e quel posto. Perché solo così potrà ritrovare sé stessa. 

Recensione:
Una ricetta per essere perfetta ha bisogno di ingredienti di prima scelta e in questo romanzo di Valentina Cebeni, le premesse sicuramente non mancano.
Un presente incerto, un passato sconosciuto, tante domande, un viaggio alla riscoperta delle proprie origini, un'isola inospitale abitata da gente solitaria, scaltra e silenziosa. Misteri che sembrano infittirsi, altri che piano piano vengono alla luce, il tutto condito dai meravigliosi profumi della natura, delle dolci fragranze delle paste e dei dolci appena sfornati. Vecchi sapori e  antiche tradizioni  che tornano a galla assieme a preziosi ricordi, rimossi troppo a lungo
Cosa manca dunque con elementi del genere per creare un capolavoro? Nulla o forse tutto.
Perché oltre ad ottimi ingredienti, come in cucina, per la buona riuscita di un piatto è altrettanto importante lo svolgimento, altrimenti le ottime materie prime a disposizione si rivelano essere solo uno spreco.
Ed è purtroppo questa l'idea che mi ha dato questo romanzo, e aggiungo che mi spiace moltissimo dirlo perché non metto assolutamente in dubbio l'impegno dell'autrice nello scriverlo, anzi!
La verità è però questa, che nulla mi è arrivato di questa storia e ho trovato tutto eccessivamente forzato e fasullo.
Mi rendo perfettamente conto di quanto questa recensione sia estremamente soggettiva, ma perdonatemi non riesco a parlare diversamente di questo libro che assolutamente non giudico brutto, e probabilmente a molti di voi sarà piaciuto o piacerà, ma come spiegare in modo non soggettivo il fatto che, nonostante sia un romanzo ben scritto, mi abbia solo annoiato?
Un romanzo tutto al femminile le cui protagoniste però, anziché trasmettere forza e caparbietà, sono simbolo di omertà. Il loro atteggiamento sempre schivo dà prova di quanto i segreti e le bugie possano esclusivamente separare e dividere, anziché unire. 
La verità, dei comportamenti, delle situazioni e dei sentimenti, è la grande vera assente e la sua mancanza per me è stata assordante.
La ripetitività dei concetti, delle affermazioni, il continuo ribadire sentimenti che non vengono mai dimostrati con i fatti, è ciò che mi ha fatto percepire le situazioni come forzate e per nulla spontanee, la protagonista come un personaggio poco realistico ed umano, e tutto il mondo costruitole attorno estremamente fittizio.

Considerazioni:
È davvero difficile per me parlare di questo libro, perché in generale quando mi trovo a dover esprimere un giudizio su qualcosa che non mi ha colpito particolarmente né in positivo né in negativo, ho sempre difficoltà.
In realtà non so cosa non mi abbia convinto di queste pagine perché tutte le premesse erano giuste: bella trama, bellissimo scenario, la passione per cucina che in libri come "Chocolat" ho adorato, *-* eppure qui quella magia non c'era...
Sarà stato dovuto all'assenza del cioccolato? Chissà...
Scherzi a parte, non so se la scrittrice abbia davvero la passione per la cucina, ciò che so è che leggendo questo libro non me ne ha dato l'impressione, non me l'ha trasmessa. Non mi ha trasmesso amore, per le ricette che raccontava né per nient'altro, a dire il vero.
Mi è parso tutto forzato e artefatto. Poco spontaneo, come se quelle determinate ricette e/o azioni dovessero comparire in quel punto perché così era stato stabilito, e non perché fosse davvero sentito il bisogno di esprimere quella specifica sensazione ed emozione.
E ora mi tocca fare degli esempi perché non mi piace, né mi pare giusto, criticare senza motivare il perché dei miei pensieri.
Elettra, la protagonista della storia, ribadisce più e più volte durante la sua permanenza al convento (distante chilometri e chilometri dalla stanza d'ospedale in cui sua madre è in coma) di sentire sua madre più vicina, eppure questa cosa non si percepisce affatto se non all'infuori delle sue vane parole.
Allo stesso modo, afferma di sentire un forte legame con Lea (la proprietaria del convento che le dà ospitalità), ma anche questa cosa resta vera solo nelle parole più che nei fatti. Tra le due (pur avendo capito sin da subito dove la scrittrice volesse andare a parare, e quindi la natura del legame che le univa) non ho percepito nessun affetto, nessun feeling, nessun gesto che me le facesse sentire davvero legate e unite.
Ripetere più volte una sensazione non la fa apparire per questo più vera.
Il continuo ribadire da parte di Elettra di sentire sua madre più vicina pare quasi come un'operazione di convincimento, un voler convincere se stessa e il lettore che sia vero, come voler giustificare la sua scelta inconcepibile di abbandonare una madre morente e andare via, affrontando un viaggio che poteva benissimo aspettare. Come per volersi discolpare.
Anche il ribadire continuamente il rancore per tutti i segreti e le omissioni di Edda mi è parso ammissibile fino ad un certo punto. Dopodiché anche quello mi è parso una forzatura ordita ai fini di giustificare i comportamenti assurdi della protagonista.
Elettra infatti recrimina a sua madre la qualunque, tanto che, ad un certo punto, quando trova un vecchio quaderno di ricette appartenutole all'epoca in cui Edda viveva al convento afferma qualcosa tipo "quanti segreti mi nascondi ancora mamma?".
Rendiamoci conto! Questa donna, secondo sua figlia, non doveva essere libera nemmeno di tenere un ricettario senza mettere i manifesti.
Ma io mi chiedo quale figlio conosce vita, morte e miracoli dei genitori? E quale figlio, non affetto da inutile vittimismo, pretenderebbe di farlo?
Mi ha dato fastidio il pietismo in cui Elettra si crogiola. Per tutta la lettura continua a lamentare di non conoscere le sue radici, di non avere un passato, e per questo di non avere neanche un futuro...
Ma è solo il passato di sua madre che non conosce! La sua di infanzia, il suo passato lo conosce benissimo! 
Tutte queste storie, nemmeno fosse stata un'orfanella abbandonata sugli scalini di un convento, in un giorno di pioggia, non le ho concepite.
Poi, verso fine libro, Elettra raggiunge i massimi livelli di pesantezza e, se prima non l'apprezzavo, ma nemmeno disprezzavo poi non sono più riuscita a digerirla.
Si innamora di Adrian, artista e tuttofare sempre pronto a dare una mano a Lea e al convento per la manutenzione dell'edificio, ma quando lui le dichiara il suo amore lei va in paranoia (tanto per allungare un po' il brodo) e indovinate perché?
Ovviamente perché non può stare con lui, dato che il suo passato "tremendo" l'ha condizionata e cambiata. ╯°□°)╯︵ ┻━┻
Il suo, ribadisco, mi è parso solo un atteggiamento vittimistico. Del resto, quale passato così tremendo ha mai avuto?
È cresciuta con una madre che l'ha amata tra dolci e pasticcini, non mi sembra che l'abbiano mandata a cucire scarpe con i bambini cinesi, né sottoposta ad alcuna tortura. É cresciuta senza padre come tanti, deve fare un dramma solo per questo? 
E Lea allora cosa dovrebbe dire? Costretta a tenere sua madre nascosta e rinchiusa, e anche lei cresciuta senza padre? Eppure non mi sembra si sia mai pianta addosso.
Lo stesso vale per Adrian, cosa dovrebbe dire lui che si è sentito abbandonato e non voluto dal suo stesso padre che lo ha palesemente ripudiato?
Cosa avrebbe dovuto dire lui sentendosi rifiutato, con la scusa di un passato troppo doloroso, da una donna che, rispetto a lui, ha vissuto (si potrebbe dire), nella bambagia?
Tutto negativo dunque? Be' no, non proprio tutto.
Le note positive certamente non mancano, ho trovato molto carine alcune descrizioni dei paesaggi, dei profumi e dei sapori, assieme ad alcune storie dei personaggi secondari.
In alcuni momenti mi ha ricordato il succitato "Chocolat" di Joanne Harris con il bigottismo del luogo, la ritrosia dei suoi abitanti che, piano piano, si aprono all'accoglienza grazie al ritrovato amore per il buon cibo e ai ricordi di gioventù che esso risveglia.
Mi è piaciuta molto la storia dell'amicizia tra Edda e Joséphine, di cui si legge nel prologo e in altri momenti della lettura.
Sono arrivata a pensare, lo dico con tutta sincerità, che avrei preferito leggere la loro storia anziché quella di Elettra e dei suoi tormenti interiori, tuttavia dopo averci riflettuto sono arrivata alla conclusione che, anche quella storia, se raccontata nel medesimo modo, poco coinvolgente, freddo e ripetitivo, non mi sarebbe piaciuta.

Ringrazio la casa editrice Garzanti per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

mercoledì 16 marzo 2016

Waiting for #11

Rieccoci con la rubrica "Waiting for", con la quale vi segnaliamo le prossime uscite, o quei titoli che non vediamo l'ora di avere nella nostra libreria!


In realtà in questo caso non si tratta proprio di un libro che stavo aspettando, in quanto non sapevo neppure che ne fosse prevista l'uscita.
Mi riferisco all'ultima fatica (beh riuscire a trovare la concentrazione per scrivere con in casa quattro pestiferi monelli non deve essere stato semplice) di Tom Cox, autore di "Orso", che ho recensito qui non molto tempo fa.
Prima che la Piemme mi inviasse il libro non sapevo assolutamente nulla di questo autore. Solo dopo ho scoperto di altri due romanzi precedenti con protagonisti sempre i simpatici gatti di casa Cox.
E mentre mi ero ripromessa di recuperare prima o poi le vecchie avventure, ecco che spunta un nuovo capitolo che, a mia insaputa, ha visto la luce lo scorso 8 ottobre.
Il romanzo si intitola, in originale, "Close Encounters of the Furred Kind" e riprenderà le file da dove ci eravamo lasciati con "Orso", ossia il trasferimento dal Norfolk al Devon. 


Titolo: Close Encounters of the Furred Kind 
Autore: Tom Cox
Editore: Sphere
Data di pubblicazione: 8 ottobre 2015
Uscita italiana: non pervenuta
Pagine: 256
Prezzo: 10.75 


Trama: 

Avete mai traslocato, a 350 miglia di distanza, con quattro gatti? 
Se la risposta è no, ma avete intenzione di farlo, vi do un consiglio: non fatelo. 
Se siete davvero costretti a trasferirvi, provate a sistemare i gatti nel loro trasportino, e focalizzatevi poi su voi stessi. Avrete tante cose da pensare, mentre i gatti staranno sempre tra i piedi con il loro sarcasmo e le palle di pelo. 
Mi sono trasferito dal Norfolk nel Devon con quattro gatti e mi è sembrata un'impresa così impossibile che parte di me crede che in realtà io sia morto da qualche parte sull'autostrada e che stia vivendo in una sorta di aldilà: molto simile alla vita vera, ma che scorre un po' più lenta, e con l'aria un po' più salutare. 
"È solo il West Country" mi sono detto, ma non posso esserne certo al 100%.

Ora non mi resta che aspettare che il libro venga presto pubblicato anche in Italia.
E voi, quale romanzo siete ansiosi di stringere tra le mani?

lunedì 14 marzo 2016

Recensione: "Io sono la neve" di Elizabeth Laban

Titolo: Io sono la neve
Titolo originale: The Tragedy Paper
Autore: Elizabeth Laban
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 15 ottobre 2014
Pagine: 348
Prezzo: 15,00 €

Trama:
Scende fitta la neve, la prima sera di marzo, alla Irving School. In una nottata come quella tutto si copre e si confonde, e il Grande Gioco, che i ragazzi dell’ultimo anno organizzano come da tradizione, prende una piega imprevista e preoccupante.
Sarà Tim a raccontare l’accaduto, affidando la propria voce a una serie di cd che lascia nella sua stanza per Duncan, lo studente che la occuperà l’anno dopo.
Duncan scopre così la storia di Tim, diciassettenne albino e impacciato, e quella di Vanessa, bella e disinvolta. Una storia impossibile e piena di interrogativi, che corre veloce fino all’epilogo, in quella fatidica notte di marzo.

Recensione:
Un prestigioso college, preceduto da un monumentale arco di pietra, ed immerso nel verde.
Due ragazzi le cui vite paiono essere destinate ad intrecciarsi in una gelida notte d'inverno.
E un passaggio di testimone, simboleggiato da una stanzetta angusta e da alcuni cd, custodi di una storia a lungo celata.
Ai due estremi di questa narrazione Tim e Duncan, due studenti estremamente diversi, ma legati da un segreto.
Il primo, albino, è, a causa della sua condizione, abituato ad essere sempre al centro di sguardi indiscreti ed indesiderati. Giunto alla Irving, desidera solo immergersi nello studio e sperare che l'anno scolastico fili liscio, senza grandi scossoni.
Duncan invece, molto più socievole, si ritrova senza volerlo imbrigliato in trame più grandi di lui che non riesce fino in fondo a comprendere.
Al centro di tutto c'è poi Vanessa, la ragazza che regala a Tim le diciotto ore più emozionanti della sua vita. La loro amicizia, nata da un incontro fortuito, diviene per lui sempre più importante, quasi un'ossessione.
Gli attimi fugaci che trascorrono assieme, le passeggiate all'aria aperta, gli incontri segreti in biblioteca, le parole scambiate di sfuggita nei corridoi, assumono agli occhi di Tim sempre maggiore rilevanza, fino a rappresentare l'unica cosa che conta.
Lo studente che desiderava solo passare inosservato, ora sente il bisogno di essere visto.
E per la prima volta non solo come un fenomeno da baraccone, ma come una persona come tante, un ragazzo normale.
Questo rappresenta per lui Vanessa, la possibilità di vivere come tutti, di amare ed essere amati.

“Di lì a pochi minuti sarei salito in aereo. Forse avrei avuto qualcuno seduto accanto a me, ma non era un problema: è solo lo shock iniziale che odio, tutte le volte. Poi, quando la gente si è abituata, tutto procede normalmente. 
Vidi Vanessa prima che lei vedesse me. Lo so per certo, e non è una cosa che posso dire tanto spesso. Lo so perché lei aveva gli occhi chiusi. Quando entrai in aereo, era seduta nel primo posto alla mia sinistra, in prima classe. La fila era ferma per via di qualche intoppo più avanti, qualcuno che non riusciva a infilare il bagaglio a mano nel ripiano. 
La notai subito, e non per tutte le ragioni che sarebbero venute dopo, ma per il semplice fatto che non stava guardando.”

Dalla trama, e dalle mie considerazioni iniziali, si potrebbe pensare di essere davanti alla solita storia d'amore tra la ragazza bella e popolare e il timido studente che nessuno degna della minima attenzione.
È vero che il legame tra Vanessa e Tim ha una certa importanza nel libro, e che la relazione fra i due pare essere effettivamente sbilanciata, ma al primo posto in tutta la vicenda sono i sentimenti di Tim.
Il suo sentirsi perennemente inadeguato, la sua incapacità di farsi valere, l'anteporre sempre i bisogni degli altri, il desiderio di normalità.
Per quanto infatti la sua condizione sia segnata dalla malattia, Tim incarna in primo luogo una persona come altre, ingabbiata in ruolo che gli è stato assegnato dalla vita, e che non intende più ricoprire.
E ammettiamolo, chi può dire di non essersi sentito come lui, almeno una volta?
Chi, entrando a far parte di un nuovo gruppo di amici, intraprendendo un nuovo corso di studi, o entrando in contatto con nuove persone, non ha mai avvertito di essere fuori posto?
Mentre si legge questo libro, si ha spesso l'impressione di leggere le parole che ognuno di noi avrebbe sicuramente avuto voglia di scrivere, se solo ne avesse avuto il coraggio.
"Io sono la neve" parla di amore, di solitudine, di incomprensioni e di segreti.
E difatti, a dispetto di quanto possiate immaginare, ciò che distingue questo libro dagli altri romanzi dello stesso genere è il mistero che impregna ogni pagina.
Sin dal primo capitolo Duncan si ritrova inconsapevole spettatore di un accadimento tragico e doloroso. Lui era presente in quella gelida notte di marzo, senza sapere tutta la storia.
Sarà lo stesso Tim a raccontarla, cd dopo cd, giorno dopo giorno, dando vita ad un impervio percorso verso la verità.
Capitolo dopo capitolo ci rivela qualche particolare in più, aggiungendo di volta in volta un altro tassello di un puzzle che sembra diventare sempre più complicato e difficile da comprendere.
Più si va avanti nella lettura (o nel caso di Duncan nell'ascolto), più si ha voglia di conoscerne l'epilogo, di sapere cosa è effettivamente successo nella misteriosa notte a cui si fa sempre riferimento.
E devo fare i complimenti alla scrittrice che, oltre a scrivere benissimo, ha saputo calibrare tutto attentamente, mantenendo sempre alta la tensione e la curiosità.
Detto in una sola frase "la storia è così coinvolgente da rendere assolutamente impossibile staccare gli occhi dal libro".
Come se non bastasse, il fatto che la vicenda sia ambientata in un college inglese rende il tutto ancora più affascinante. Le descrizioni delle aule, degli alloggi, delle lezioni, delle tradizioni e delle stravaganti usanze (come "la colazione a cena" o "la mattinata dei donuts") mi hanno letteralmente conquistata.
L'unica pecca che potrei trovare a questo libro, che per me ha rappresentato una bellissima ed inaspettata scoperta, è il finale che, pur nella sua originalità, non mi è parso all'altezza delle aspettative maturate nel corso delle pagine.
Un po' come un delizioso soufflé al cioccolato condannato a sgonfiarsi un attimo prima di essere servito. Buono si, ma non perfetto.

Considerazioni:
Ho scoperto questo libro per caso.
È stato il titolo ad attrarmi: mi sono subito domandata cosa si potesse celare dietro quelle poche enigmatiche parole.
Ho cominciato a leggere il capitolo iniziale gratuito, la cosiddetta anteprima, per saperne un po' di più, e già dopo le prime pagine si faceva strada dentro di me una sola certezza: dovevo averlo!
Ebbene sì, perché il libro della Laban è strutturato in modo da rapire il lettore istantaneamente.
L'ambientazione da tipico college inglese, rappresentato in questo caso da un maestoso palazzo storico circondato da ampi viali boscosi, già di per sé basterebbe per spiegare il mio immediato interesse.
In più l'autrice inserisce un mistero, un evento inquietante avvenuto nello stesso college proprio l'anno prima, un accadimento tragico che pare abbia segnato la vita di un ragazzo per sempre.
Ed è proprio la stessa vittima a parlare, Tim Macbeth, per mezzo di alcuni cd lasciati in dono ad un nuovo studente, Duncan.
Questo è il regalo che sceglie di lasciare al nuovo occupante della sua stanza: una storia, il canovaccio del tanto temuto compito sulla tragedia, la verità.
Duncan, inizialmente sospettoso e perplesso, non riesce a resistere al bisogno di sapere.
E noi con lui.
Devo ammetterlo, raramente leggendo un libro, mi sono ritrovata a divorare un capitolo dopo l'altro senza riuscire a fermarmi. Con questo romanzo invece non facevo che ripetermi "questo è l'ultimo prima di andare a dormire".
Alla curiosità sulla fatidica notte di marzo, si è aggiunto poi l'interesse per il rapporto instauratasi tra Tim e Vanessa.
Per quanto questo abbia suscitato in me più di una critica (lui fin troppo ossessivo, lei troppo sfuggente) non posso negare di aver sempre sperato di vederli come una vera coppia.
Purtroppo però per la maggior parte delle pagine il punto di vista di Vanessa pare poco chiaro. Cosa vede realmente in Tim? Il ragazzo che può stare al suo fianco, o il sostituto dell'uomo che una volta aveva amato?
Prova per lui un sentimento sincero o solo pena, come tutti quelli che lo considerano come uno scherzo della natura?
E poi lo stesso Tim cosa ama di Vanessa? È subito stato attratto dalla sua bellezza, ma cosa ha conosciuto di lei effettivamente, per essere intenzionato a starle vicino ad ogni costo? Fino a rischiare di perdere tutto?
Io non ho trovato la risposta a nessuna di queste domande. E a dir il vero ho sempre odiato le storie in cui qualcuno arriva ad annientarsi per piacere all'oggetto delle sue attenzioni.
Eppure Tim, nonostante il comportamento eccessivo e pressante, rimane a miei occhi un ragazzo timido e adorabile.
Più marginale invece il ruolo di Duncan, che arriva quasi a rappresentare solo una proiezione di noi lettori. Per di più non ho capito la sua scelta di mettere da parte la sua storia d'amore per fare spazio nella mente alle emozioni di Tim.
Per quanto riguarda invece il finale, come accennavo prima, ha un po' deluso le mie aspettative.
Ed è strano, perché in realtà si è rivelato ben diverso da quanto mi sarei aspettata.
L'epilogo immaginato dall'autrice è in generale sicuramente meno scontato rispetto ad ogni previsione, eppure mi ha lasciato insoddisfatta.
Questa potrebbe comunque essere solo una mia impressione.
In ogni caso la lettura di questo libro mi ha regalato tante emozioni. E la cosa che mi fa più piacere è il pensare a come questa sia nata per caso: tutto merito di un titolo accattivante, di una copertina suggestiva e di una trama affascinante. Di un sesto senso che mi diceva "leggilo" e che a quanto pare non sbagliava.

il mio voto per questo libro