giovedì 27 dicembre 2018

Books, Chocolate and Friends: terza e ultima tappa GDL "12 giorni a Natale" di Trisha Ashley


Buone feste avventori!
Mi auguro stiate trascorrendo delle giornate rilassanti e gioiose in compagnia dei vostri cari e di tanti amati libri ^-^
Oggi, finalmente, definitivamente e fortunatamente, terminiamo il gruppo di lettura che ha avuto, ahimè, per protagonista, il libro "12 giorni a Natale" di Trisha Ashley.
Vorrei innanzitutto sottolineare che, se avessi immaginato che il romanzo in questione si sarebbe rivelato un completo disastro, non solo non lo avrei mai proposto per il calendario dell'avvento letterario, ma non lo avrei neppure mai aperto!
Purtroppo mi sono lasciata trasportare dalle numerose recensioni super positive che lo definivano come "un libro perfetto per le feste, grazie all'atmosfera invernale e natalizia, ai personaggi ricchi di sfumature, ai buoni sentimenti, al calore familiare e alla generosità che fanno da padroni".
Io mi auguro che, chi ha scritto queste parole fosse completamente brillo - durante le ferie può succedere - perché altrimenti non posso proprio darmi una spiegazione.
Prima di entrare nel vivo della questione, e di illustrarvi perché la descrizione di molte altre colleghe blogger non potrebbe essere più lontana dalla verità, ricapitoliamo brevemente cosa è successo nei capitoli 29-40:

È passato il giorno di Natale e tutti gli invitati lo hanno trascorso nella residenza di Old Place, impossibilitati a ripartire, a causa delle strade bloccate.
Holly si è perfettamente integrata nella famiglia e, anche Jude, nonostante l'iniziale ritrosia, sembra apprezzare la sua presenza.
Infatti, non solo la elogia per sua cucina, ma la sceglie anche come modella per una sua nuova scultura. I pomeriggi trascorsi assieme faranno scattare la scintilla tra i due?
Ma come farà la chef a porre un freno all'attrazione, considerando la probabile parentela che la lega ai Martland?



Veniamo ora alle mie considerazioni finali.
Vi avevo già detto, nella scorsa tappa, come questo libro si stava rivelando una completa delusione, oltre che un fallimento letterario sotto tutti i punti di vista.
Ora, per la serie "non c'è mai fine al peggio", posso aggiungere che non solo non ho avuto modo di ricredermi con gli ultimi capitoli, ma ho anzi visto confermati tutti i miei sospetti.
Precedentemente vi avevo riferito come il punto più basso di tutta la vicenda si fosse toccato con l'ingiurioso e ingiustificato trattamento nei confronti della modella Coco, l'ex fidanzata di Jude e Guy, ossia i due fratelli Martland.
Tutti non fanno che offenderla, congratulandosi l'un l'altro per le loro battute acide, in pieno stile bullying.

«Non capisco perché l’abbia chiesto a te quando avrebbe potuto avere me come modella», ha esclamato Coco, più imbronciata ancora di Jess. 
«Oh, ma tutti possono avere te», ha replicato Guy, anche se fortunatamente Coco non ha colto il doppio senso. 
«Perché tu sei bidimensionale, Ananas», ha risposto Jess. 
«Niente male, questa, Jess», ha commentato Tilda. «Benché un po’ troppo scortese, forse».

Inoltre più e più volte si fa riferimento ai disturbi alimentari della ragazza, descrivendoli come un capriccio di un'attricetta viziata, e non come una vera e propria malattia.
Con il prosieguo della lettura la situazione non cambia.
Coco è descritta come un'ochetta stupida incapace di inserire anche una semplice tessera del puzzle nel verso giusto, un'approfittatrice che cerca di conquistare qualsiasi buon partito (strano, considerando che è ricchissima di famiglia, e non ci ha pensato due volte a lasciare il famosissimo e pluririchiesto artista Jude Martland per il fratello spiantato), un'attrice da due soldi, uno scheletro ambulante, ed infine, una maniaca sessuale.

«Ma noi le avremmo impedito di andare a disturbare Jude», ha fatto notare Tilda. «A volte si comporta come un orso, quando ha un’idea in testa». 
«Si comporta sempre come un orso!», ha dichiarato Coco. Era seduta davanti al puzzle, dove immagino stesse infilando un po’ di tessere qua e là a caso. Un attimo dopo è scomparsa, per andare a rimpinzarsi con le ultime Fruity-Go che ha recuperato in fondo alla borsetta, immagino, oppure per fumarsi una sigaretta di nascosto nella sua camera con la finestra aperta. 
«Mai vista una ragazza tanto inutile», ha esclamato Becca, aggiungendo che qualcuno doveva andare a riportare Jess a casa.

Il suo personaggio, lo stereotipo della bionda svampita, non ha alcuno scopo se non far risaltare la figura di Holly Brown che, a differenza sua, è perfetta in ogni cosa che fa. 
Non a caso, pur di far primeggiare la chef, l'autrice ha alterato tutto ciò che aveva raccontato in precedenza.
Coco infatti inizialmente era così bella da togliere il fiato, tanto che, a detta della stessa protagonista, non era strano immaginare che due uomini della famiglia avessero perso la testa per lei, mentre verso la fine della vacanza viene descritta come pallida, smunta e pelle e ossa, un'immagine avvilente, non piacevole da guardare.
Molto diversa dal fisico proporzionato della Brown, snello ma con le curve nei punti giusti
°□°)╯ ┻━┻

«Sta cercando di sfondare come attrice, anche», ha detto lui, e in quel momento la porta si è spalancata ed è apparsa Coco in tutta la sua bellezza, per quanto algida e spigolosa. 
È così bella da sembrare finta, e non mi sorprende che Jude e Guy abbiano perso la testa per lei. È rimasta in posa il tempo necessario affinché tutti notassimo l’abito monospalla con pantalone aderente di seta color carne che indossava. 
Speravo che sotto il corpetto sfrangiato avesse delle coppe in silicone, altrimenti correva il rischio di inzuppare le sue meline nella cena.

L'algida modella poi, passa il tempo a corteggiare tutti ma nessuno ne vuole più sapere niente di lei, perché ogni personaggio maschile ormai non ha occhi che per la bellissima e bravissima Holly Brown, al punto che non esitano a fare a gara per attirare la sua attenzione, quasi fosse l'unica donna rimasta sulla faccia della terra.
Ma si può? Cioè io potrei anche capire se la protagonista fosse stata descritta come bella, intelligente, dolce, gentile e generosa. Ma in realtà è sempre stata insensibile (non a caso si è fatta pregare per organizzare il famoso pranzo di Natale), scorbutica (ha risposto in malo modo alla maggior parte dei Martland), vanesia (sempre a dire "sono abile in questo, in quello e in quell'altro") e acida come lo yogurt (pronta a giudicare gli altri ma mai se stessa). Insopportabile è dire poco!
Con molta probabilità è in assoluto il personaggio peggiore di cui io abbia mai letto.
Immaginate lo strazio nel leggere lei che si loda e si imbroda, senza avere in realtà nessun merito particolare, gli uomini che le corrono dietro insistentemente, senza nessun motivo particolare, e le donne della famiglia che tifano per lei, ogni qualvolta lei ha un alterco con qualcuno (che sia Coco, Jude o Guy).

Guy aveva notato i nuovi pezzi nel puzzle e mi ha accusato di esserne responsabile. Alla mia confessione, ha esclamato, stizzito, perché non lo finivo tutto, se ero così brava? Lui e Coco hanno così tante cose in comune che è un vero peccato che tra loro non abbia funzionato! 
Ho risposto che il puzzle era a disposizione di tutti e ognuno ne aveva fatto un pezzo, persino Coco (probabilmente le tessere infilate alla rovescia negli spazi sbagliati), e che la smettesse di lamentarsi come un moccioso. 
«E brava, Holly!», ha esclamato Becca. 
Ma sì, orgoglio ferito per un puzzle? Ma dove s’è mai sentito? Certo, batterlo prima a biliardo e poi a Scarabeo, non deve aver aiutato…

Mah, ridicolaggine ne abbiamo? Sì, direi, anche troppa!
Come se non bastasse non c'è alcun calore familiare in questa storia né un'atmosfera natalizia. I vari membri della famiglia o litigano e passano le giornate ognuno per proprio conto, chi davanti alla tv, chi nello studio, chi in cucina, chi all'aperto, chi chiuso in stanza. Si riuniscono solo a pranzo e cena per gustarsi le straordinarie prelibatezze di Holly, appena uscite dal freezer.
Ebbene sì, perché nonostante lei stessa e tutti gli altri non fanno che ripetere quanto sia insostituibile come cuoca, in realtà la Brown si limita a servire piatti già congelati, riscaldandoli e aggiungendo qualche spezia. Per il resto va avanti a tramezzini, salsicce, hamburger, puré e zuppa di verdure. E menomale che il menù natalizio le serviva come ispirazione per il suo libro di ricette... andiamo bene!

«Avevo pensato di preparare dei semplici sandwich con la pasta d’acciughe e un piatto di zuppa di verdure, con i tortini di frutta secca oppure quelli con le mele, gli ultimi rimasti, come dessert. Li ho già tirati fuori dal freezer».

Sulla storia d'amore tra Holly e Jude stenderei un velo pietoso: prima si odiano, poi d'improvviso nasce un'attrazione irresistibile ed un sentimento irrefrenabile. Peccato solo che i due si siano parlati un paio di volte al massimo.
Teniamo conto che il soggiorno di Holly ad Old Place è durato in tutto solo dodici giorni e che Jude è tornato a casa solo il giorno prima di Natale. Dunque non saranno stati nello stesso posto più di una settimana ed in rapporti distesi non più di quattro giorni.
Ricordiamoci che la cuoca, prima di partire per il Lancashire, era decisa a non avere più nessun uomo al suo fianco dopo la perdita del marito, ed invece, a fine incarico, rullo di tamburi, accetta la proposta di matrimonio di un perfetto estraneo e si mostra bendisposta a fare subito un bambino con lui! Wow, che straordinario cambio di programma. Ah, la magia del Natale
°□°)╯ ┻━┻
Immaginavo che il finale sarebbe stato banale, e che avrebbe visto il coronamento di una storia d'amore, ma non pensavo fosse tutto così affrettato da concludersi con uno sposalizio e un'imminente gravidanza. Una storia davvero credibile -.-'
Se a questo ci aggiungiamo che l'unico ostacolo a questa unione, ovvero la possibile parentela tra i due venuta a galla grazie al diario della nonna, viene cancellato immediatamente con un colpo di spugna, e che l'altro rivale in amore, Michael, si rivela essere improvvisamente gay, il gioco è fatto.
In generale tutto il libro è ripetitivo, un insieme di frasi fatte riscritte all'infinito, e i dialoghi non rivelano alcuna emozione, intimità tra i personaggi, o pathos, ma la scena finale che fa da culmine al grande amore tra i protagonisti è così scontata e orribilmente smielata da far impallidire qualsiasi lettore.

«Credo che tu abbia bisogno di un po’ di caffè per farti passare la sbronza, non sei abituata al nostro wassail. Oppure pensi che sia il caso di andare subito a letto?» 
«Secondo Laura è quello che dovremmo fare». 
Mi sta cominciando a piacere questa tua amica, sai?» 
«Davvero? È più carina di me, bionda e non troppo alta». 
«Sarà anche carina, ma tu sei bella, e anche la statura è perfetta». 
«Per un gigante». 
«Be’, allora sei fortunata ad averne uno per le mani, non credi?». 
«In realtà ti desidero solo perché sei un’ottima cuoca… e per il tuo corpo perfetto da modella», ha detto carezzandomi. Poi mi ha baciata di nuovo cancellando dalla mia mente qualsiasi altra cosa, cibo compreso. 
Più tardi, molto più tardi, stringendomi a lui nel suo letto a baldacchino, ho esclamato: «Non so cosa ci faccio qui! Innamorarmi di te non era nei miei progetti!». 
«Allora inseriscimi nei tuoi progetti e sceglimi come piatto forte per la tua vita».

Una roba introvabile anche nelle peggiori fan fiction. Insomma la chiusa perfetta per un libro che ha fatto della noia, della banalità e dello strazio i suoi caratteri distintivi, e che non poteva quindi concludersi in altro modo.

venerdì 21 dicembre 2018

Books, Chocolate and Friends: seconda tappa GDL "12 giorni a Natale" di Trisha Ashley


Salve avventori!
Eccoci giunti alla seconda tappa del nostro gruppo di lettura natalizio.
Per chi non lo sapesse, o capitasse qui per la prima volta, stiamo leggendo assieme il libro "12 giorni a Natale" di Trisha Ashley.
Prima di riferirvi le mie impressioni, ricapitoliamo brevemente cosa è successo nei capitoli 17-28:

Holly aveva in mente di passare le feste di Natale da sola nell’East Lancashire, dove ha trovato lavoro come house sitter.
Eppure, una serie di eventi l'ha costretta a stravolgere tutti i suoi piani. La zia del padrone di casa, Tilda, ha avuto un piccolo incidente e ciò ha fatto sì che tutta la famiglia Martland si trasferisse nella grande dimora padronale occupata da Holly.
La cuoca è quindi destinata ad avere compagnia, e non solo: dovrà anche occuparsi del tanto temuto cenone di Natale.
Ma non finisce qui! Oltre ai coniugi Noël e Tilda e alla nipotina Jess, fanno il loro ingresso in casa anche i fratelli Guy e Jude, e la ex fidanzata di entrambi, Coco.
I problemi sembrano destinati a moltiplicarsi, e non solo quelli!



Veniamo adesso alle mie impressioni.
Se ben ricordate, nello scorso post mi avevo detto che il libro non mi stava convincendo, in quanto erano presenti troppe note stonate: i continui, e poco credibili, botta e risposta tra Holly e Jude (il proprietario della casa di Old Place); le inutili ripetizioni dei soliti concetti, solitamente inseriti a sproposito nei contesti più disparati (i più gettonati l'altezza spropositata della protagonista e l'impossibilità di un incontro tra i due litiganti); l'atteggiamento scontroso, irritante e poco accogliente proprio della house sitter.
Verso l'inizio dei nuovi capitoli ho cominciato a ben sperare.
Perché?
Beh, finalmente Holly si era decisa ad allentare il suo comportamento intransigente, permettendo ai Martland di poter alloggiare nella casa di famiglia e festeggiare il Natale lì, come da tradizione. Era ora direi, d'altronde Old Place è di loro proprietà!
La Brown, in un forte slancio di altruismo, si era persino offerta di preparare gratuitamente la cena... impossibile ma vero!
Per di più con l'arrivo di Guy, Coco e Jude, immaginavo che la storia avrebbe preso una piega più divertente, con le tipiche baruffe tra parenti.
Niente di più lontano dalla verità!!!
Holly non fa che lamentarsi di avere gente tra i piedi e di dover cucinare in continuazione, alla faccia dello spirito natalizio!
Inoltre, appena vede Jude, comincia ad offenderlo, senza avere un reale motivo che giustifichi un tale modo di fare strafottente. Stessa cosa con il fratello Guy, a cui dà ordini e risponde con toni decisamente inappropriati, considerando la sua posizione di semplice impiegata.
Ma il peggio deve ancora venire. Se Holly si mostra poco accogliente con buona parte dei personaggi, non è nulla in confronto a ciò che dirà e farà contro la bella Coco.
Con la giovane ragazza ha il tipico atteggiamento da zitella acida ed invidiosa.
La giudica dal primo istante, la insulta, la deride, la maltratta, ride quando gli altri si uniscono a questo gioco al massacro. Ebbene sì, perché la povera ex ragazza di Jude, dopo essere stata illusa ed ingannata dal fratello Guy, si ritrova, non solo umiliata, ma anche denigrata e schernita dal resto dei Martland (ad eccezione del tenero Noël).
Chi minaccia di prenderla a schiaffi, chi di gettarle un secchio d'acqua gelata in faccia, chi di versarle addosso le uova.

«Ci penserò. Forse hai ragione: meglio dare un colpo di spugna e ricominciare. Ma nel frattempo se quella svanita della tua ex fidanzata mi chiede un’altra omelette di solo albumi, credo che sarò costretta ad accontentarla e versarle un’intera scodella su quella sua testolina vuota». 
Il sorriso sinceramente divertito di Jude mi ha mozzato il fiato: di colpo mi è parso molto più giovane (deve avere appena qualche anno più di me), e il suo viso, se non bello, quanto meno interessante, gradevole… se piacciono i lineamenti marcati e la mascella squadrata.

Coco è sicuramente rappresentata come l'ochetta bionda senza cervello, ma ciò non giustifica il bullismo imperante da un certo punto in poi. Anche perché, al contrario, il fratello traditore, Guy, è invece subito perdonato, difeso, servito e riverito.
La cosa assurda è che tutti possono prendersi gioco di Coco, ma non sia mai che la ragazza tenti di rispondere a tono. Viene subito tacciata di essere estremamente sgarbata, oltre che un ospite sgradita.
Leggere gli ultimi capitoli è stata una vera tortura. Il messaggio che passa da questo romanzo è inaccettabile: un tacito assenso di fronte alla violenza verbale, anzi, ancora peggio, un sentito divertimento, considerando che tutti, o quasi, i personaggi ridacchiano nel vederla piangere in un angolo.
E poi, cosa ben più grave, è il fatto che, sempre a proposito di Coco, viene affrontato un argomento molto serio, in modo eccessivamente leggero, ovvero i disturbi alimentari.
I soliti insensibili personaggi, radunati in gruppo, spettegolano e si domandano come faccia la bella attrice a mantenersi così in forma. Chi ipotizza vada in bagno a vomitare dopo ogni pasto, e chi invece che faccia uso di lassativi. Ovviamente anche per questa cosa non fanno che prenderla in giro e canzonarla.
Ma io dico? Si può fare di malattie come l'anoressia o la bulimia oggetti di burle?

«Manca solo Noël: ha detto che vuole un muffin soltanto». 
«Per fortuna, perché ce n’è uno solo. Immagino che Coco, il suo, non l’abbia mangiato?». Jude ha risposto con un sorrisetto. 
«In realtà l’ha mangiato, ma poi è corsa in bagno, nell'ingresso: spero che non lo stia vomitando». 
«Credo che usi altri metodi per tenere il peso sotto controllo». 
Siccome Jude mi guardava perplesso, ho spiegato: «Lassativi… Quel muffin non rimarrà un istante nello stomaco. Che spreco!».

Io ero davvero scioccata, non riuscivo a credere che la scrittrice fosse arrivata a tanto.
Naturalmente non ho mai pensato che questo libro si sarebbe rivelato un capolavoro della letteratura, ma in un romanzo leggero si dovrebbe almeno evitare alcune tematiche importanti, se non si è in grado di toccarle con la giusta sensibilità e delicatezza. Ed in questo Trisha Ashley ha toppato in pieno.
Escludendo poi questa nota dolente, la storia si rivela carente anche per molti altri versi.
Ad esempio tutta l'ultima parte non è altro che un elogio alla fantastica Holly: come cucina bene, come pulisce bene, com'è brava, com'è bella, quanto le vogliamo bene, è una di famiglia
°□°)╯ ┻━┻
Non a caso più e più volte viene rimarcato da più o meno tutti come, a causa dei suoi capelli neri e della alta statura, Holly sembri una Martland a tutti gli effetti. Perché nessun altro potrebbe avere queste introvabili caratteristiche, non credete? XD

«Anche a noi sembra che Holly abbia un aspetto familiare», ha detto Noël. «Ma immagino che sia perché ha la tipica costituzione dei Martland, così alta, con la pelle olivastra e i capelli scuri. E questo conferma la nostra sensazione che faccia parte della famiglia!».

Ma tornando a noi, e al doveroso encomio alla preziosa house sitter, tutti i complimenti non sono supportati da niente di concreto, considerando che anche per quanto riguarda la cucina, non fa che riscaldare la solita zuppa o arricchire con salsine cibi congelati.
Inoltre si è dimostrata sempre scortese e poco generosa, quindi non capisco in base a cosa tutti improvvisamente dovrebbero amarla.
E con il termine "amare" non esagero, perché gli unici tre uomini in casa che hanno approssimativamente l'età di Holly "stranamente" passano il tempo a lodarla e corteggiarla, quasi fosse la donna migliore sulla faccia della terra.
E per arrivare a questo risultato, mi spiace dirlo ma, la scrittrice, è giunta persino ad alterare i fatti raccontati in precedenza. Sembra quasi che abbia realizzato il libro man mano senza avere un'idea precisa alla base. Vi faccio degli esempi:

♥ Inizialmente Holly è una donna semplice, non molto bella, che si occupa di ricevimenti d'estate.
In seguito Holly diventa bellissima e una chef con cachet stellari che nessuno si potrebbe permettere di ingaggiare.

oppure

♥ In principio Jude è un famoso e ricco artista che, a detta di tutti i suoi parenti, soffre ancora, dopo un anno, a causa della fine del rapporto con la fidanzata, Coco che avrebbe voluto sposare e che è invece fuggita con il fratello, Guy.
Alla fine Jude è sempre un famoso e ricco artista ma soffre non per Coco, che si è rivelata essere improvvisamente una ragazza viziata e capricciosa, ma per la moglie morta anni prima (e mai citata in precedenza).

Ci rendiamo conto? È arrivata ad inventare una vedovanza, giusto per rendere Jude più vicino emotivamente alla cara Holly.
E ci sarebbero tanti esempi a riguardo di cose prima descritte in un modo, e successivamente in un altro, ma ve le risparmio.
Ultima cosa di cui vorrei parlarvi, in realtà l'ultimo difetto, è la mancanza di una qualsiasi atmosfera festosa.
Al contrario di quanto avevo letto in molte recensioni in giro sul web (mai fidarsi ciecamente dei pareri altrui!!!) in questo libro non si respira nessun calore familiare, nessun buon sentimento, nessuno spirito natalizio. Niente di niente!
Come dicevo, avevo poche pretese per questo romanzo, in quanto ad originalità, ma mi aspettavo almeno una bella storia di sentimenti, una di quelle a lieto fine che ti fa compagnia e ti scalda il cuore.
Ed in effetti l'ambientazione era perfetta per generare scene indimenticabili, eppure la Ashley persevera nell'elencare esclusivamente e pedissequamente preparativi, senza rivelare però alcuna emozione e sensazione.
Ad esempio Holly che la maggior parte del tempo ha preparato solo zuppette, negli ultimi giorni si accinge a cucinare sul serio.
Eppure non si percepisce nessun amore per il suo lavoro, ma solo un'incombenza da portare a termine. È un continuo "ho fatto la torta, ora devo fare il semifreddo, più tardi la salsa per il fagiano" e via dicendo.

Il pranzo di Natale, se posso dirlo senza apparire immodesta, era cucinato alla perfezione. Il tacchino ben rosolato con le salsicce avvolte nel bacon e la salsa di pane, le patate e le pastinache croccanti, i cavolini dell’orto di Henry belli sodi e un buon sugo dell’arrosto denso denso… tutto a puntino.

Nessuna descrizione dei profumi che si sprigionano nell'aria o delle reazioni che prendono vita nei palati dei commensali.
Una lista infinita che non aggiunge nulla alla lettura (se non tanta noia), e che ha come unico fine il mostrare a noi lettori - e soprattutto ai Martland in brodo di giuggiole - quante preparazioni è in grado di portare a termine l'eccellente Holly Brown! Che donna da sposare!

Jess ha subito perso ogni interesse nella cosa e ha cambiato direzione. 
«Zio Jude, Holly è proprio carina con quell’abito rosso, vero?» 
«Holly è carina con qualsiasi cosa», ha replicato Guy con uno dei suoi affascinanti sorrisi.
«Una ragazza graziosa come lei che sa anche cucinare ha la mia ammirazione assoluta». 
«Oh, che sciocchezze!», ho esclamato, a disagio. Non sono abituata ai complimenti. Ho notato però che Jude non ha commentato, in nessun modo, nemmeno per semplice cortesia. Anzi, sembrava essere tornato al solito sguardo carico di diffidenza. 
«So benissimo di non essere niente di che». 
«Oh, non dirlo neanche, mia cara!», ha esclamato Noël con galanteria. «Ti ha mai detto nessuno che assomigli a Nefertiti?», ha proseguito Guy.

Insomma non sono ancora arrivata alla fine ma posso già affermare che questa lettura è da dimenticare.
Naturalmente porterò a termine il romanzo, per tre motivi:
 perché non ho mai abbandonato nessun libro a metà
 perché sono curiosa di vedere fino a che punto potrà arrivare
 perché, ahimè, ho un calendario da rispettare e un'altra tappa da commentare

Ma voi, che non avete questo dovere, sentitevi liberi di gettare "12 giorni a Natale" fuori dalla finestra, in un burrone o in un'altra galassia. Oppure approfittate per fare un regalo last minute al vostro peggior nemico. Seppellirete così l'ascia di guerra, liberando uno spazietto in libreria, che è sempre utile. 



Vi ricordo che l'ultima tappa del gruppo di lettura è prevista per il 27 dicembre.
Se volete leggere la mia stroncatura definitiva, oppure il mio eventuale e molto improbabile cambio di opinione, passate qui!
Alla prossima ^-^


giovedì 20 dicembre 2018

Recensione: “Peter e Petra” di Astrid Lindgren

Titolo: Peter e Petra
Autore: Astrid Lindgren
Illustrazioni: Ingrid Vang Nyman e Eva Billow
Editore: Iperborea
Data di pubblicazione: 24 ottobre 2018
Pagine: 128
Prezzo: 12,00 € 

Trama:
Una mattina d'inverno Gunnar ha due nuovi compagni di classe: Peter e Petra, due fratellini alti una spanna, che appartengono al «piccolo popolo» e vivono in una tana nel parco, ma desiderano tanto imparare anche loro a leggere e a scrivere.
Nel povero orticello della sua famiglia Britta-Kajsa pianta un seme ricevuto in dono da uno strano omino, e a forza di annaffiarlo e coltivarlo dalla terra spunta Mirabell, una bambola tutta per lei, una bambola molto speciale.
Il piccolo Pelle è così arrabbiato con il papà che ha deciso, andrà a vivere da solo: in quattro e quattr'otto prende la palla, la sua armonica e il suo libro preferito e si trasferisce nella casetta di legno in giardino.
A Sven e ai suoi fratellini è stato insegnato ad avere paura dei vagabondi, ma un giorno ne incontrano uno che sa fare mille magie, ritagliare i più begli addobbi per l'albero di Natale, e perfino far finta di essere un ubriacone che viene arrestato dalla polizia.
Una galleria di piccoli eroi generosi e intraprendenti, che con la loro curiosità e apertura al mondo hanno forse qualcosa da insegnare anche agli adulti

Recensione:
Iperborea, con questo volume, ha pubblicato una raccolta, sin ora inedita in Italia, di alcuni deliziosi e brevi racconti della leggendaria scrittrice svedese Astrid Lindgren, ai più nota come la "mamma" dell'intramontabile ed eterna bambina Pippi Calzelunghe.
Sette storie in cui, ancora una volta, protagonisti sono i bambini. Dolci, monelli, generosi, fiduciosi, sognatori, capricciosi, e genuini.
La Lindgren crea piccoli mondi a misura di bambino, e con ironia e umorismo ci fa vedere la vita dai loro occhi, occhi per cui tutto è semplice e possibile.
La raccolta comprende i seguenti racconti:

 Mirabell
 Sorellona e fratellino
 Buonanotte, signor vagabondo!
 Peter e Petra
 Una notte di Maggio
 Il piccolo Pelle se ne va di casa
 Nel bosco non ci sono briganti

Il racconto che dà il nome alla raccolta è quello di Peter e Petra, due minuscoli bambini, fratello e sorella, che decidono di frequentare la scuola degli uomini, e lì vi troveranno tanti amici che faranno di tutto per farli sentire come a casa.
Anche in "Mirabell" e in "Una notte di Maggio" si può leggere di personaggi particolari e magici. Nel primo, un seme donato da un buffo ometto misterioso, crescendo non darà vita ad una pianta rigogliosa, come la logica farebbe supporre, ma ad una bambola! Il sogno più ambito dalla piccola Britta-Kajsa. Nel secondo una povera fatina è disperata perché non ha un vestito per il ballo del Re! Ma la piccola Lena verrà in suo soccorso.
Poi ci sono racconti dove le storie narrano semplicemente piccole scene di vita quotidiana. Sorella e fratello che bisticciano, un bambino solo che gioca e si diverte grazie alla forza dell'immaginazione, e un bimbo, Pelle, che è davvero stanco di essere rimproverato anche quando non ha colpa alcuna.
In ultimo, "Buonanotte, signor vagabondo!" mostra l'ingenuità, ma anche la generosità dei bambini, che non hanno pregiudizi, non si fanno domande, ma sono solo pagine bianche, che si comportano con il prossimo come gli è stato detto di fare.
Quindi facciamo sempre attenzione a cosa insegniamo loro, perché saranno loro gli adulti del domani.
Proprio per questo gli scandinavi leggono da sempre ai loro piccoli i racconti della Lindgren. Mostrano loro degli esempi positivi, piccoli "eroi" che con le loro azioni hanno qualcosa da insegnare anche agli adulti.
Le storie, raccontate con un linguaggio semplice, spiritoso e divertente, sono impreziosite dalle illustrazioni originali di Ingrid Vang Nyman, celebre illustratrice danese, nota per aver realizzato i disegni originali della serie "Pippi Calzelunghe" e di altri racconti della scrittrice.

Ringrazio Iperborea per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

lunedì 17 dicembre 2018

Books, Chocolate and Friends: prima tappa GDL "12 giorni a Natale" di Trisha Ashley


Salve avventori!
Eccoci giunti alla prima tappa del gruppo di lettura che ci vede impegnati, in questi giorni che precedono le feste, con il romanzo "12 giorni a Natale" di Trisha Ashley.
Abbiamo letto i primi 16 capitoli, e siamo finalmente pronti per dire ciò che ne pensiamo.
Ma prima di tutto ricapitoliamo grossomodo cosa è successo fino ad ora:

Holly Brown ha perso suo marito da otto anni, a causa di un tragico incidente, e da quel momento non fa che lavorare, evitando di ripensare alla vita da sposata.
In estate si occupa di ricevimenti privati, in qualità di chef, mentre in inverno si sposta di luogo in luogo per alcuni incarichi di house sitting, che prevedono essenzialmente che lei, per un periodo limitato, si prenda cura delle abitazioni e degli animali domestici, in assenza dei padroni di casa.
È quasi Natale e la nostra Holly accetta di sostituire all'ultimo minuto Mo e Jim, due colleghi in difficoltà, e rifugiarsi così al loro posto in una ricca dimora nell’East Lancashire, immersa nella neve: Old Place.
Inizialmente i suoi compiti sono semplici: controllare la casa e occuparsi di un vecchio levriero, Merlino, di una cavalla ancora più anziana, Lady, e di una capra irrequieta, Billy.
Ben presto però a questi si aggiungeranno incarichi ben più impegnativi, ovvero dedicarsi anima e corpo alla famiglia Martland - i vecchi zii e la loquace nipotina del proprietario assente - in quanto incapaci di sostentarsi autonomamente, ed aiutare anche gli anziani del villaggio vicino, abbandonati a loro stessi.
In più la protagonista, pur non volendo, si vedrà costretta ad organizzare per tutti il pranzo di Natale, proprio lei che, dalla morte del marito si è sempre rifiutata di festeggiarlo.
Ciò naturalmente farà crescere in lei sentimenti contrastanti: da una parte insofferenza per una situazione che le riporta alla mente tanti ricordi dolorosi - ed un certo astio nei confronti di chi, per lei, ne è la causa, ossia il proprietario di Old Place, Jude Martland - e d'altra parte un senso di appartenenza verso quella comunità bisognosa d'affetto e attenzioni.




Veniamo adesso alle mie impressioni.
Vorrei iniziare dai punti di forza del romanzo, prima di tutto l'atmosfera magica ed invernale e l'ambientazione da sogno.
Old Place sarebbe il posto perfetto per trascorrere delle vacanze in famiglia. Una grande casa riscaldata da un caldo focolare, isolata quanto basta per rilassarsi in tutta tranquillità, ma abbastanza vicina al villaggio per non sentirsi tagliati fuori dal mondo.
Il punto di partenza della storia ricalca grossomodo la trama de "Il tredicesimo dono", con una sostanziale differenza la quale rende la storia di Holly Brown decisamente più credibile.
Holly ha perso il marito da molti anni, va avanti con la sua vita (pur avendo scelto, da quel momento, di cambiare lavoro e abitudini) ma si rifiuta di festeggiare il Natale.
Per motivi religiosi per lei le festività sono sempre stati giorni come altri fino a quando, da sposata, non ha iniziato anche lei a coltivare delle piccole tradizioni natalizie: fare l'albero, disseminare addobbi per la casa, incartare regali, cucinare deliziosi manicaretti.

Lui amava gli addobbi, i pranzi natalizi e tutto il resto. 
Così, preparavo stelle di pan di zenzero glassate da appendere all'albero, il più grande che riuscivamo a trascinare a casa dal vivaio, insieme ad allegri bastoncini di zucchero a righe bianche e rosse, minuscoli Christmas cracker argentati e file di lucine scintillanti. Insieme costruivamo chilometri di festoni di carta da appendere insieme al vischio (anche se non abbiamo mai avuto bisogno di scuse per baciarci) e ci regalavamo calze natalizie piene di sorprese. 
Dopo il primo anno di matrimonio, decidemmo di rinunciare al tradizionale tacchino con i classici contorni in favore dell’anatra arrosto con la salsa di amarene fatta in casa, che sarebbe diventata il mio piatto forte (al tempo, ero aiuto-cuoca in un ristorante del posto). Davamo vita alle nostre tradizioni, fondendo il vecchio con il nuovo, come credo faccia la maggior parte delle famiglie…

Al contrario del libro della Smith, è quindi qui più che naturale il diniego della donna per tutto ciò che rappresentava un qualcosa di speciale e unico, nato e morto con il defunto Alan.
Tutta la prima parte perciò, fino ai primi giorni ad Old Place, risulta molto carina, piacevole da leggere e verosimile.
Purtroppo con l'andare avanti cominciano a prendere piede alcuni cliché che rendono meno interessante la lettura.
Ad iniziare dai continui battibecchi, per via telefonica, tra Holly Brown e Jude Martland, fuori luogo e anche poco veritieri.
Quale persona sana di mente metterebbe a repentaglio la sua carriera, offendendo la persona che in teoria dovrebbe pagarla, e che neppure conosce personalmente?
È vero che il datore è stato il primo ad attaccare su due piedi la protagonista, mettendone in dubbio l'esperienza, ma il comportamento successivo di lei diventa sempre più assurdo, oltre che poco professionale.

«Ho appena parlato con Noël e Tilda: prima la linea era terribile e non si sentiva niente». 
«Lo so, c’era vento». 
«Mi sembra di capire che lei ha acconsentito alla mia richiesta e preparerà il pranzo di Natale per la famiglia». 
 «Sì, ma solo perché era una situazione inaccettabile. Comunque ci tengo a sottolineare che non avrei dovuto essere io a dover mettere una pezza ai guai che ha provocato lei svignandosela»

Per non parlare poi di tutti gli altri personaggi. Continuano a ripetere ad oltranza le stesse battute, quasi fossero degli automi, dando talvolta risposte che poco hanno a che fare con la domanda in sé, ma che sembrano avere come obiettivo principale il suggerire a noi lettori alcuni indizi.
Inoltre se da una parte abbiamo i Martland che elemosinano aiuto e un invito per Natale, dall'altra abbiamo Holly che si rifiuta in ogni modo, fino a quando non viene messa alle strette.
Questo dovrebbe essere un libro sullo spirito natalizio che ci rende tutti più buoni e generosi, eppure qui sembra che i vari attori non facciano altro che tirare l'acqua al proprio mulino, fregandosene altamente delle condizioni del prossimo.
Mi aspettavo una storia più tenera con al centro una famiglia simpatica e calorosa che, a poco a poco, avrebbe spinto Holly a riabbracciare lo spirito natalizio e l'amore per la vita.
Invece nella storia immaginata dalla Ashley sembra di assistere ad un braccio di ferro tra la cuoca e tutti i Martland.
Addirittura, verso la fine dell'ultimo capitolo, anche il resto dei paesani inizia a pretendere dalla protagonista dei doveri nei confronti del villaggio, dimenticando che lei è solo un impiegata assunta.
Insomma, il tutto era partito con delle buone premesse: una bella ambientazione e alcune prelibatezze culinarie, e soprattutto un dramma sentimentale in cui era facile riconoscersi.
Purtroppo con il prosieguo la storia si sta perdendo in ripetizioni inutili (il rimarcare l'aspetto fisico della protagonista, l'egoismo e il disinteresse di Jude nei confronti della sua famiglia, o la descrizione delle mansioni quotidiane della donna) e in alcuni atteggiamenti irritanti, oltre che inverosimili, da parte un po' di tutti.

«Lo so che la nonna dice che cucina lei, ma in realtà è Edwina che fa tutto», ha detto Jess. 
«È per questo che vengono qui a Old Place quando lei torna a casa per Natale e Capodanno. Non oso immaginare come sarà il pranzo di Natale quest’anno!». 
Ho sentito un’altra inopportuna fitta alla coscienza, anche se non ne vedevo il motivo, dato che avrebbe dovuto averle Jude Martland, non io!

Ero già pronta ad imbattermi in più di uno stereotipo, trattandosi di una commedia romantica natalizia, e li avrei pure giustificati se avessero avuto come fine un'atmosfera di convivialità e calore. Ma purtroppo in questo caso mi sembra che l'obiettivo sia ben diverso o perlomeno lontano.
Potrei dilungarmi, evidenziando tante piccole cose che mi hanno infastidito o che non mi hanno convinto del tutto, ma ve lo risparmio.
Vi lascio invece con una cosa che ho apprezzato e che avrei voluto fosse sviluppata maggiormente.
La nostra Holly prima di partire per l'incarico aveva ritrovato un vecchio diario della nonna, morta da poco, che ripercorreva la sua giovinezza e l'amore per un uomo misterioso che, casualità, sembra appartenere proprio alla famiglia Martland.
Nonostante l'assurdità della cosa, che mi ha fatto storcere il naso non poco, ammetto che gli stralci delle confessioni della nonna risultano molto più interessanti della solita routine della protagonista.
Peccato solo che essi siano così rari e dallo sviluppo prevedibile. Sarebbe stato meglio saperne di più e sviluppare appieno lo schema del romanzo nel romanzo, utilizzando non solo quel tanto che serve ad inserire Holly nella vita dei Martland.
Ora, nei prossimi capitoli il Natale dovrebbe essere davvero alle porte. Spero che almeno questo grande evento porti un po' di amore e serenità ad Old Place, come è giusto che sia, e meno tira e molla.



E per ora è tutto. Vi ricordo che da oggi in poi leggeremo tre capitoli al giorno per ritrovarci sempre qui il 21 dicembre per la prossima tappa.
A presto!


giovedì 13 dicembre 2018

Books, Chocolate and friends: Let's start “12 giorni a Natale” di Trisha Ashley


Salve avventori!
Finalmente è arrivato il grande giorno!
Il countdown è finito, e possiamo incominciare, come da calendario, il libro "12 giorni a Natale" di Trisha Ashley, la lettura natalizia che ci terrà compagnia nei giorni che precedono le feste.

Trama: 
Il Natale è sempre un momento triste per Holly Brown, che da poco ha perso l'amore della sua vita, così, quando le chiedono di andare a lavorare in una casa isolata nella brughiera del Lancashire, accetta di buon grado per sopravvivere a quei giorni in cui tutti sono felici. 
Jude Martland è uno scultore, e non intende festeggiare il Natale dopo che suo fratello è scappato proprio con la sua fidanzata. È deciso a evitare la casa di famiglia, anche se gli sarà impossibile non tornare per l'occasione in cui si riuniscono al completo. 
Quando Jude si presenta all'improvviso, la vigilia di Natale, è tutt'altro che felice di scoprire che Holly si sta occupando di organizzare il party a cui sperava di sottrarsi. 
Ma quando, senza preavviso, una tempesta di neve ricopre tutto il villaggio, Holly e Jude si rendono conto che forse i loro desideri stanno per essere esauditi. E che le odiate feste potrebbero trasformarsi in qualcosa di molto interessante... 

Come si deduce dalla trama, e come capiremo ancora meglio leggendo il prologo, Holly ha un conto in sospeso con il Natale, perché proprio nel periodo delle feste è venuto a mancare l'amato marito.

“Avevo reagito al dolore chiudendo la porta in faccia ai miei sentimenti, e dando libero sfogo alla sofferenza solo in occasione dell’anniversario della morte di Alan a fine dicembre, isolandomi da tutto ciò che potesse ricordare le gioiose feste natalizie che lui mi aveva insegnato ad amare durante il nostro troppo breve matrimonio.”

Cerca perciò di sfuggire ai pranzi in famiglia, ai regali, alle tradizioni, alla gioia di stare riuniti assieme sotto un grande albero, rifugiandosi in una magione isolata.
Ma il destino sembra avere altri piani per lei!
Se Holly cerca di evitare il Natale, forse sarà proprio il Natale a correre da lei?
Lo scopriremo presto ^-*


Vi ricordo che, da oggi in poi, leggeremo quattro capitoli al giorno (sono brevissimi, non allarmatevi) per ritrovarci sempre qui il 17 dicembre per scambiarci le nostre prime impressioni.
In qualunque momento potete però scrivere il vostro pensiero sulla lettura in corso nella pagina FB dedicata all'evento!
E con questo, per ora, è tutto. A presto e buona lettura!

martedì 4 dicembre 2018

Quinta edizione del GDL "Books, Chocolate and friends"...

Salve avventori!
Eccoci pronte per la quinta edizione del gruppo di lettura "Books, Chocolate and friends".


Negli scorsi anni, sempre in questo periodo, abbiamo assaporato la magia delle feste con una bella lettura natalizia, leggendola poco per volta (una finestra al giorno), proprio come un calendario dell'avvento.
Ormai per noi è una tradizione ritrovarci qui a commentare insieme, ci auguriamo quindi che anche voi sarete lieti di partecipare, di nuovo, al nostro gruppo di lettura!
Stavolta abbiamo scelto il libro "12 giorni a Natale" di Trisha Ashley, una commedia natalizia che, per quanto ne sappiamo, dovrebbe unire l'atmosfera calorosa delle feste, una punta di romanticismo e un'ambientazione da sogno. 


È stato definito «il romanzo perfetto per coccolarsi nelle gelide serate invernali», e ancora, un libro «caldo come un bicchiere di vin brulé in una fredda notte d’inverno».
Quindi speriamo bene!

Come evincerete dal titolo, quest'anno non inizieremo a leggere dal 1 dicembre - che è bello che passato - bensì dal 13, andando avanti fino ad arrivare, come sempre, alla sera della Vigilia.
Purtroppo in questo libro i capitoli sono molto brevi (la maggior parte non arriva neanche a 10 pagine), ragion per cui ogni giorno leggeremo più di un capitolo/finestra.
Per sapere come procedere con la lettura vi basta seguire questo semplicissimo schemino: 

13 Dicembre: prologo + capitoli 1-4
14 Dicembre: capitoli 5-8
15 Dicembre: capitoli 9-12
16 Dicembre: capitoli 13-16
17 Dicembre: capitoli 17-19
18 Dicembre: capitoli 20-22
19 Dicembre: capitoli 23-25
20 Dicembre: capitoli 26-28
21 Dicembre: capitoli 29-31
22 Dicembre: capitoli 32-34
23 Dicembre: capitoli 35-37
24 Dicembre: capitoli 38-40

Per farla breve, per i primi quattro giorni leggeremo quattro capitoli al giorno, e poi sempre tre, fino ad arrivare alla fatidica data del 24 dicembre.
Ci ritroveremo qui il 17 dicembre per commentare la prima tappa, il 21 dicembre per la seconda, mentre quella finale avrà luogo il 27 dicembre, come indicato dal calendario qui sotto.



Come di consueto, abbiamo creato una pagina FB per ospitare l'evento: sentitevi liberi di commentare, quotidianamente o quando vi va, i vari capitoli.

Siete pronti? Chi vuole unirsi a noi?
Speriamo vivamente che sarete in tanti come gli scorsi anni.
Più siamo, meglio è.
Confermate la vostra partecipazione commentando questo post.

Per ulteriori informazioni non esitate a contattarci all'indirizzo contattomuriomu@gmail.
A presto!

lunedì 26 novembre 2018

Recensione: "L'albero delle ossa" di Kim Ventrella

Titolo: L'albero delle ossa
Titolo originale: Skeleton Tree
Autore: Kim Ventrella
Editore: Il Castoro
Data di pubblicazione: marzo 2018
Pagine: 256
Prezzo: 13,50 € 

Trama:
Quando Stanly trova un osso in giardino, non potrebbe essere più felice. È una scoperta sensazionale, che gli farà vincere di sicuro un importante concorso fotografico per giovani archeologi. 
Certo, trovare un osso in giardino è piuttosto strano. Ancora più strano è il fatto che l'osso cresca e in pochi giorni diventi uno scheletro intero, capace di saltare fuori dal terreno, ballare e fare numeri buffi.
Mentre Stanly è dubbioso, la sua sorellina, Miren, è contentissima di avere uno scheletro per amico, e i due diventano presto inseparabili. Soprattutto quando la salute di Miren comincia a peggiorare, e il suo amico speciale è l'unico che riesca a farla stare meglio. 
Stanly ha paura, e farebbe qualsiasi cosa per allontanarlo dalla sorella, ma lo scheletro è lì per un motivo, e forse è arrivato il momento di comprendere quale. 

Recensione:
Kim Ventrella, con questo libro, ci racconta una storia alquanto bizzarra che ha per protagonista un giovane appassionato di videogiochi, Stanly, la sua vivace sorellina, Miren, ed uno scheletro che cresce in giardino, quasi fosse un albero.
Ovviamente Stanly in un primo momento non sa come reagire di fronte a questo evento straordinario, poi venuto a conoscenza di un concorso fotografico per archeologi in erba, capisce che quella strana cosa che cresce dinnanzi casa rappresenta in realtà la sua grande occasione!
Fotograferà lo scheletro, diverrà famoso, convincerà suo padre a partire con lui per il viaggio premio e, successivamente, a fare ritorno a casa. Riavrà così la sua famiglia unita, proprio come prima.
Tuttavia le cose non vanno come lui aveva sperato: in primo luogo perché lo scheletro non ama essere immortalato, ma anche perché ha un comportamento non ben decifrabile. 
Ebbene sì perché la singolare creatura, oltre a crescere giorno per giorno e diventare sempre più forte e libera di muoversi, pare aver instaurato un curioso rapporto d'amicizia con Miren, la piccola di casa.
E se la cosa è strana di per sé, lo diventa ancora di più quando la bambina, già di salute cagionevole, si ammala gravemente.
Lo scheletro, che Miren ha soprannominato Princy, gioca con lei, le parla, la consola, la distrae quando sta troppo male, eppure è proprio dal suo arrivo che la situazione è peggiorata.
Chi è quindi Princy? Un buon amico o un nemico sotto mentite spoglie?
Per buona parte del libro noi lettori non riusciamo a comprenderlo: se da una parte alcuni indizi ci portano a credere che la presenza di quell'essere non sia propriamente amichevole, il suo aspetto così bonario e giocoso, e soprattutto l'imperturbabilità della Tata Francine di fronte a lui, ci spingono a pensare che non possa essere così cattivo.
Vediamo Stanly, assieme al suo fidato amico Jaxon, cercare di venire a capo della faccenda, e noi stessi tentiamo di capire se il dramma di Miren è legato o meno alla presenza di quella enigmatica entità.
Ma, accanto a questa questione spinosa, se ne intrecciano tante altre: la partecipazione al concorso, l'assenza del papà dei ragazzi, la situazione lavorativa della mamma.
E se devo dire la verità, è stata proprio questa commistione di fattori a non convincermi del tutto.
Mi spiego meglio. 
Inizialmente il quadro familiare descritto sembra molto tranquillo. È vero, Miren pare già avere qualche difficoltà respiratoria, ma nulla di preoccupante. 
In un primo momento quindi il grande interesse di Stanly per il concorso è più che giustificabile. Ma quando si va avanti con la storia, e la sorellina viene ricoverata più e più volte in ospedale, il suo continuo pensare alla possibile vittoria, al viaggio, o al ritorno del padre non ha più senso. Di fronte alla malattia di una persona cara, tutti gli altri fattori dovrebbero passare in secondo piano, eppure così non avviene in questo libro.
Capisco tuttavia che, trattandosi di un romanzo per ragazzi, l'autrice possa essersi sentita in dovere di fare questa scelta, perché catalizzare l'attenzione su un tema così forte in maniera costante, sarebbe potuto risultare un po' troppo deprimente.
Parlando in linea generale, posso dunque dirvi che la storia è molto scorrevole, si viene subito catturati dal mistero dello scheletro e si ha sempre più voglia di conoscere la verità su di lui e, soprattutto sulle sorti della povera Miren. Inoltre tutti i personaggi sono ben caratterizzati, con i loro pregi e difetti. Alcuni si lasciano andare a sfoghi eccessivi ma giustificabili (come accade nella realtà del resto), altri riportano la calma con saggi consigli (ad esempio la dolcissima Francine).
Una cosa davvero apprezzabilissima, ci terrei a sottolinearlo, è la grande attenzione prestata all'analisi dei diversi stati d'animo, dei vari personaggi, ma soprattutto del protagonista.

Dopo un po’, i singhiozzi si trasformarono in conati di vomito e lei smise di tremare. Stanly pensò che si sentisse meglio, visto che non piangeva più, ma proprio in quel momento le uscì dai polmoni un respiro crepitante. Sbiancò in volto e cominciò ad annaspare in cerca di aria. Con un gesto fulmineo, tata Francine rimise i tubicini al loro posto. 
Il respiro crepitante si placò. Stanly strofinò le spalle di sua sorella e desiderò che tutto tornasse come quando era piccola e i suoi grandi problemi erano i pannolini sporchi e le ginocchia sbucciate. Si sedettero tutti e tre sul pavimento della cucina e rimasero lì per un po’, finché Miren non riprese colore e il suo respiro non si normalizzò. Stanly giocherellò con un pezzo di resina che si stava sollevando da una piastrella. Ricordava ancora il giorno in cui Miren era inciampata proprio lì e, cadendo, si era rotta il mignolo. 
Stanly aveva pensato che non le sarebbe più capitata una cosa tanto orribile, ma adesso… adesso non sapeva più cosa pensare.

Se nei primi capitoli Stanly ci descrive il peso dell'essere un fratello maggiore, responsabile tra l'altro dello stato di salute della piccola di casa, più si va avanti, più viene fuori il suo senso di protezione, l'amore e l'affetto profondo, la paura di fronte agli eventi incontrollabili.
Da un certo punto in poi, come avrete intuito, la vicenda assume toni drammatici, tristi e commoventi. Credo sia questo il punto di forza del libro, il riuscire a coinvolgere il lettore e farlo sentire parte integrante del quadretto familiare, il fargli sentire sulla sua pelle il destino di Miren, il destino di tutti quanti.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Quando ho iniziato il libro, ero convinta di leggere una storia carina e misteriosa, in stile Halloween. Non immaginavo minimamente di ritrovarmi ad affrontare tematiche importanti come la malattia, la morte, il divorzio o i disturbi ossessivo-compulsivi, questi ultimi incarnati dalla figura dell'amico Jaxon. 
Credevo che la storia narrata fosse più leggera e meno tragica. Come avrete già capito dalla recensione, ho apprezzato molto questa scelta di sfruttare l'escamotage dello scheletro per dare un messaggio costruttivo ai più giovani, in questo caso il tema della perdita, tuttavia avrei preferito che, una volta intrapreso questo arduo cammino, si fosse portato avanti fino in fondo e senza distrazioni.
Anche perché, devo ammetterlo, per me è stato davvero frustrante leggere, quasi fino alla fine, sempre del concorso e dei risvolti positivi che la vittoria avrebbe comportato.
Mi chiedevo: come è possibile che, con la sorella in gravi condizioni, lui riesca a pensare a come sarebbe bello andare in vacanza con il suo papà. Come fa a non rendersi conto di cosa sta accadendo?
Capisco che il viaggio in realtà non era altro che un'esca per spingere il padre a riabbracciare la sua famiglia (e riavere così la felicità perduta), ma in ogni caso chi sprecherebbe tempo con qualcuno volutamente assente, quando c'è chi ami che scivola sempre più in basso ogni instante che passa? 
Un'altra cosa che mi ha lasciato allibita è il comportamento di Tata Francine.
Partendo dal presupposto che ho adorato il suo personaggio, i suoi ricordi della vita in Kirghizistan, i dolci e le capre (a proposito vorrei un romanzo tutto incentrato sulla sua infanzia XD), non ho però capito la sua leggerezza di fronte all'apparizione dello scheletro in giardino.
Per esperienza sa già che essi sono presagi di morte, per cui dovrebbe aver capito istantaneamente che alla piccola Miren, già malata, rimaneva poco tempo da vivere.
Eppure non si scompone, anzi appare tutta entusiasta di questa grande scoperta, quando qualsiasi persona con un po' di sale in zucca, sarebbe scoppiata in lacrime già alla prima vista delle ossa nella terra.

«Fate i bravi, caprette mie.» Tata Francine schioccò la lingua. «Perché siete arrabbiati? C’è il sole, una brezza fresca… e…» Si premette un dito sulla tempia. «Se non sbaglio, il vostro segreto è cresciuto ancora.»

Anche perché, diciamoci la verità, la figura dello scheletro come tristo mietitore non è poi così originale (come anche la rappresentazione di esso con mantello e falce che viene qui ripresa dalla Ventrella). Ed è stato proprio il perenne atteggiamento tranquillo di Francine a spingermi a credere che Princy nascondesse in realtà una diversa identità rispetto a quella facilmente prevedibile.
Se proprio lo volete sapere - e se non lo volete sapere, ve lo dico lo stesso - le mie ipotesi erano essenzialmente due
1) Princy è in realtà il padre dei ragazzi, assente da tempo da casa e morto misteriosamente 
Motivazioni:
Non li vede da più di un anno e non comunica con loro neppure per telefono. La madre non passa più le sue chiamate ai figli, neppure quando afferma di essere impegnata in una conversazione con lui. 
Cosa ben più importante, non torna a casa neppure quando le condizioni di salute di Miren diventano gravi, cosa impensabile per un genitore.
Per di più Princy è estremamente affettuoso con Miren, riesce a farla ridere anche quando sta male; si emoziona quando vede Stanly; consola la madre mentre dorme, anche se lei non può vederlo. 
2) Princy è davvero il tristo mietitore, ma è lì non per Miren, come sembrerebbe, ma per Francine
Motivazioni: 
Lo scheletro in certi frangenti appare con il tipico abbigliamento dell'angelo della morte. Tata Francine appare sempre tranquilla, come una che ha accettato il suo destino con serenità. In effetti non ci sarebbe nulla di strano se una donna anziana non avesse timore della morte, ma se la cosa riguarda una bambina, è ben più difficile non scomporsi!
Immaginate la mia reazione quando ho scoperto non solo di aver fatto un buco nell'acqua, ma che la spiegazione più banale (ovvero lo scheletro porta morte, e a morire è proprio il personaggio già malato in partenza) si è rivelata essere in effetti quella giusta!
Inutile dire che avrei preferito le mie due opzioni, la prima perché avrebbe svelato un inedito risvolto affettuoso (il padre che non vuole abbandonare la sua famiglia *-*) e la seconda perché, a mio avviso, sarebbe stata più originale e meno tragica (con tutto il rispetto per la simpaticissima tata).
Per tutta la lettura infatti, da una parte ho temuto per Miren, dopo essermi affezionata a lei, ma dall'altra ero certa della sua guarigione. Quando ho letto del funerale sono rimasta senza parole!
Le ultime pagine le ho trovate molto commoventi nella loro semplicità: il dolore di una madre, il senso di vuoto di un fratello, l'accettazione dell'inevitabile. 
Una chiusa di poche parole perché il dolore non conosce spiegazioni, e non si può descrivere ciò che non si vorrebbe mai provare.

Ringrazio la casa editrice Il Castoro per avermi fornito una copia cartacea di questo romanzo

il mio voto per questo libro