giovedì 27 ottobre 2016

Estratto: "Hollow city. Il secondo libro di Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali" di Ransom Riggs

Salve avventori!
Il passo che ho selezionato oggi per voi è tratto dal secondo capitolo della saga di Ransom Riggs, dedicata a Miss Peregrine e ai suoi bambini speciali, libro che ho amato molto, come si evince anche dalla recensione.
La scena che ho riportato qui è una delle prime del romanzo: i bambini sono sulla barca e guardano la loro isola farsi sempre più piccina man mano che si allontanano dalla riva.
Tutto fa pensare ad un addio, non solo alla loro casa ma anche all'unico mondo felice che abbiano mai conosciuto.

“Una nebbia spettrale aveva cominciato a inglobare l’isola, e noi posammo i remi per osservarla svanire. 
«Ditele addio» disse Emma, alzandosi a sua volta e togliendosi il grande cappello. «Potremmo non vederla mai più.» 
«Addio, isola» la salutò Hugh. «Sei stata molto buona con noi.» Horace lasciò andare il remo e fece un cenno di saluto. «Addio, casa. Mi mancheranno le tue stanze e il tuo giardino, ma soprattutto mi mancherà il mio letto.» 
«Arrivederci, anello» disse Olive tirando su con il naso. «Ci hai protetto per tutti questi anni, e ti ringrazio.» 
«Anni splendidi» le fece eco Bronwyn. «I migliori che abbia mai vissuto.» 
Anch'io, tra me e me, dissi addio a un luogo che mi aveva cambiato per sempre, al luogo che, più di qualsiasi camposanto, avrebbe conservato il ricordo, e il mistero, di mio nonno. 
Lui e quell'isola erano legati indissolubilmente e mi chiesi se, adesso che entrambi se n’erano andati, sarei mai riuscito a capire cosa mi era successo: cos'ero diventato, cosa stavo diventando. 
Ero venuto sull'isola per risolvere l’enigma del nonno, e mi ero imbattuto in un enigma che riguardava me stesso.
Guardavo Cairnholm scomparire, e mi sembrava di guardare inabissarsi, e perdersi tra le onde scure, l’unica chiave capace di svelare quel mistero. 
E poi l’isola sparì davvero, semplicemente, inghiottita da una coltre di nebbia. 
Come se non fosse mai esistita.”

martedì 25 ottobre 2016

Recensione: "Il giardiniere notturno" dei Fratelli Fan

Titolo: Il giardiniere notturno
Autore: Fratelli Fan
Editore: Gallucci
Data di pubblicazione: settembre 2016
Pagine: 48
Prezzo: 15,00 € 

Trama:
In una grigia cittadina accade qualcosa di straordinario: al risveglio gli abitanti si accorgono che qualcuno ha trasformato un albero del parco in una magnifica opera di “topiaria”, dell’arte cioè di ricavare sculture dalle siepi. Anche il piccolo William, che vive in un orfanotrofio, giorno dopo giorno si entusiasma per le meraviglie create dalla mano di un misterioso giardiniere notturno: un gufo, un elefante, un pappagallo, un coniglio...Toccherà proprio al bambino scoprire l’identità dell’autore di questi capolavori. E sarà un incontro che gli cambierà la vita.

Recensione:
Ho scoperto questo libro qualche mese fa per caso, spulciando il sito dell'illustratore Terry Fan.
Mi sono subito innamorata della copertina, bellissima e suggestiva.
A quei tempi l'edizione italiana era ancora in fase di pubblicazione. Potrete quindi immaginare la mia emozione, nel vederlo finalmente tra le mie mani.
Ed ancora più elettrizzante è stato poterlo sfogliare, poiché "Il giardiniere notturno", in quanto ad illustrazioni, è un vero e proprio capolavoro.
Che siano immagini a colori, o tratteggi in tonalità seppia, ogni particolare appare curato, e realizzato con la massima attenzione. I disegni sono così ammalianti che, devo ammetterlo, ho impiegato un po' di tempo ad osservare minuziosamente ogni pagina, prima di voltarla definitivamente, con un po' di rammarico.
E se fin qui tutto bene, c'è però una nota dolente.
Come dicevo prima è assolutamente evidente la cura nella rappresentazione grafica, tuttavia la stessa attenzione non mi pare sia stata prestata nei riguardi del testo e dello sviluppo della trama. Il soggetto prescelto in sé per sé non è male, trattandosi di una triste città che riscopre il fascino delle piccole cose che passano spesso inosservate, tuttavia risulta trascurato e poco approfondito.
Lo spazio riservato alle parole è molto limitato, poche righe ai margini delle illustrazioni a tutta pagina, e la vicenda narrata si conclude troppo in fretta.
C'è da dire però che, sebbene la narrazione sia molto veloce, non manca nell'obiettivo più importante, ovvero il trasmettere un messaggio di rilievo in modo immediato.
Questa caratteristica non è affatto trascurabile, in quanto rende questo libro illustrato perfetto sia per gli adulti che ne potranno apprezzare l'evidente maestria, che per i bambini che, divertendosi, potranno imparare un'essenziale lezione di vita. 

Considerazioni:
In generale tendo a dilungarmi nelle mie esternazioni, perciò stavolta cercherò di essere breve e concisa.
Vorrei ribadire quanto questo libro sia assolutamente un gioiellino, che sono fiera di sfoggiare nella mia libreria.
I fratelli Fan hanno fatto un grande lavoro nel rendere il tutto ineccepibile.
Parlando però della trama, come dicevo prima, c'è qualche falla.
Ci troviamo a Grimloch Lane, e qui conosciamo William che, dalla finestra dell'orfanotrofio in cui vive (o almeno così pare) assiste ad uno spettacolo che ha dello straordinario. Ogni notte la città cambia aspetto, gli alberi mutano forma, sotto le mani esperte di un misterioso giardiniere che si aggira per le strade.
La storia è a mio parere affascinante, soprattutto per l'impatto che l'arte topiaria sembra avere sugli abitanti, ma appare poco approfondita.
Non sappiamo nulla di William, né chi sia né cosa ama fare.
Vive in un orfanotrofio, ma non conosciamo la sua vita o il suo passato, se ha degli amici o se è perennemente solo. Ai nostri occhi è solo un nome, una figura che agisce in alcuni momenti, e che assiste all'azione in altri.
Avrei preferito fosse un protagonista a tutti gli effetti, a cui ci si può affezionare.
Stessa cosa per l'altro personaggio rilevante dell'intreccio, ovvero il giardiniere.
La rivelazione sulla sua identità non tarda ad arrivare, perdendo troppo presto l'aura di mistero iniziale. Persino il finale avrebbe meritato maggiore spazio.
Ora, non vorrei che si pensasse che il libro non mi sia piaciuto, perché non è così, però non posso non considerare come, senza quelle piccole debolezze, "Il giardiniere notturno" sarebbe stato perfetto in ogni dettaglio.
Un vero peccato. 

Ringrazio la casa editrice Gallucci per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro 

venerdì 21 ottobre 2016

Chi ben comincia... #32

Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti


Buon venerdì avventori!
Oggi, per la rubrica "Chi ben comincia" vi presento l'incipit di un libro che mi ha subito colpito grazie alla sua deliziosa copertina. Non so se lo avete già intuito, ma amo il rosa, si percepisce dalla grafica del blog? XD
Ho iniziato leggendo con curiosità l'anteprima e già quella mi ha colpito per il sarcasmo e l'umorismo pungente.
Il libro si apre con un'introduzione che è fondamentale alla comprensione del libro stesso, ero indecisa se mettere qui l'incipit del primo capitolo o se scegliere le prime righe della succitata introduzione, e alla fine ho scelto per quest'ultima.
A me fa assolutamente venire la voglia di proseguire, e a voi?


“Questo libro è assolutamente vero, con l’eccezione delle parti che non lo sono. Sostanzialmente, è come La casa nella prateria, ma con più parolacce. So che state pensando: ma La casa nella prateria era assolutamente vero! E invece non è così, mi dispiace. Laura Ingalls era una bugiarda compulsiva e non aveva nessuno che l’aiutasse a verificare i fatti; probabilmente, se fosse ancora viva, sua madre direbbe: «Non so proprio come Laura si sia inventata una storia del genere. Abitavamo nel New Jersey con sua zia Frieda e il nostro cane Mary, che è rimasto cieco quando lei ha cercato di decolorargli con la candeggina un ciuffo di peli sulla fronte. Non so da dove abbia tirato fuori la storia che vivevamo in una capanna, anche se una volta l’abbiamo portata alle Carlsbad Caverns». 
Ed è per questo che io sono meglio di Laura Ingalls. Perché la mia storia è autentica per il novanta per cento, e io ho vissuto davvero in una capanna. La ragione per la quale questo memoir è vero solo in gran parte e non totalmente è che non ho intenzione di essere querelata. E poi voglio che la mia famiglia possa dire: «Oh, "quello" non è mai successo. Naturalmente non l’abbiamo mai buttata fuori da un’auto in corsa quando aveva otto anni. È una cosa assurda che non corrisponde alla verità». (E hanno ragione, perché la verità è che di anni ne avevo nove.

martedì 18 ottobre 2016

Recensione: "Hollow city. Il secondo libro di Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali" di Ransom Riggs

Titolo: Hollow city. Il secondo libro di Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali
Titolo originale: Hollow City: The Second Novel of Miss Peregrine's Children
Autore: Ransom Riggs
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 30 giugno 2016
Pagine: 430
Prezzo: 18,00 €

Trama:
Chi è Jacob Portman? Un ragazzo qualunque finito dentro un'avventura più grande di lui, o un predestinato, uno Speciale dai poteri prodigiosi, cacciatore di mostri terrificanti? Nessuno conosce la verità. L'unica cosa certa è che sembrano trascorsi secoli dal giorno in cui la misteriosa morte del nonno lo ha spinto a indagare sul passato della sua famiglia, catapultandolo sull'isoletta di Cairnholm, al largo delle coste gallesi. È qui che si imbatte nella bizzarra e affascinante combriccola degli Speciali: creature dotate di curiosi e irripetibili poteri, membri superstiti di una stirpe meravigliosa, costretti, per sfuggire alla persecuzione di un mondo ottusamente normale, ad affidarsi alle inflessibili cure di Miss Peregrine, la donna-uccello in grado di manomettere il tempo. Ma ora che Miss Peregrine è ferita e non riesce a recuperare le proprie sembianze umane, i ragazzi speciali e Jacob dovranno vedersela da soli con chi minaccia di distruggerli, e così abbandonare l'eterno presente in cui hanno vissuto per avventurarsi nel mondo reale.

Recensione:
Avevamo lasciato i nostri bambini speciali al largo dell'isola che per tanti anni li aveva protetti e tenuti al sicuro dai mostri che, per qualche strana ragione, sembrano continuare a dar loro la caccia.
Se prima eravamo abituati a seguire i viaggi temporali di Jacob tra l'anello di Miss Peregrine ed il presente, lo scenario che si apre adesso per noi, come per i protagonisti, è un teatro sconosciuto.
I nostri amici non hanno più nulla da salvaguardare, né un passato da difendere né una casa a cui fare ritorno. Tutto ciò che possono fare è andare avanti, verso un futuro ignoto, e con una sola e timida speranza: sopravvivere e salvare il loro falco pellegrino.
Unico indizio da seguire è la probabile destinazione dell'ultima ymbryne ancora libera, Miss Wren, ovvero la città di Londra.
Come arrivarci e cosa fare una volta giunti alla meta è tutto un mistero, ed è proprio questo il bello. Perché, ammettiamolo, cosa ci può essere di meglio per uno scrittore che avere completa carta bianca?
E cosa c'è di meglio per un lettore che non avere la più pallida idea di cosa lo aspetta?
Leggere questo secondo capitolo della saga di Miss Peregrine è stata una sorpresa continua. Gli scenari mutano sotto i nostri occhi, i personaggi che già conosciamo acquisiscono nuove sfumature, mentre molti altri se ne aggiungono via via con lo scorrere delle pagine.
Molta più attenzione è focalizzata stavolta sui sentimenti, prima di tutto su Jacob e sul dissidio interiore che sembra attanagliarlo: da una parte il senso di colpa per aver abbandonato la famiglia, e dall'altra il desiderio di essere utile, di sentirsi parte di qualcosa di importante, e di irripetibile. 

“Altri incubi terribili, confusi, che si dissolvevano l’uno nell'altro. Frammenti dell’orrore dei giorni appena trascorsi: la bocca d’acciaio di un fucile che mi teneva sotto tiro da vicino; una strada disseminata di cavalli morti; le lingue di uno Spirito Vacuo che saettavano verso di me emergendo da un abisso; quell'orribile Spettro dagli occhi vuoti con il suo sorriso inquietante. 
E poi, l’ultimo sogno: sono tornato a casa, ma sono un fantasma. Scivolo lungo la mia via, attraverso la porta d’ingresso ed entro. Vedo mio padre addormentato sul tavolo della cucina, con il cordless stretto al petto. 
Non sono morto, dico, ma le mie parole sono mute. 
Mia madre è seduta sul bordo del letto, ancora in pigiama, fissa il pomeriggio pallido fuori dalla finestra. È magra, prosciugata dal dolore. Mi allungo per sfiorarle una spalla, ma la mia mano la attraversa.”

E se si parla di sentimenti non si può non parlare di amore, o meglio dello strano legame che sembra tenere uniti il timido Jacob Portman e la coraggiosa Emma Bloom.
Il loro rapporto cresce giorno dopo giorno, a dispetto delle avversità e dei pericoli, diventando anche più credibile ai nostri occhi.
Se infatti, come potete ricordare, nel primo libro avevo osteggiato questa storia d'amore che mi è sempre parsa la riproposizione di quella già intercorsa tra Miss Bloom e Abraham Portman, in questo secondo romanzo, devo ammettere, mi è parsa decisamente più convincente, e soprattutto approfondita in modo più maturo.
Ovviamente permangono i dubbi riguardo alla differenza d'età e di esperienza dei due, come in effetti si deduce anche da alcuni punti della lettura.
La sola perplessità che mi rimane sul libro riguarda invece gli anelli temporali, il cui funzionamento appare ancora poco chiaro e, talvolta, contraddittorio.
Tuttavia, avendo trovato la scrittura di Riggs estremamente stimolante e creativa, ed essendo stata conquistata dalla trama avvincente ed imprevedibile, non posso che considerare i piccoli particolari ancora oscuri come bazzecole senza importanza.

Considerazioni:
Ho adorato questo libro, sin dalle prime pagine, pervase di malinconia per il mondo sicuro e amorevole che i ragazzi si vedono costretti ad abbandonare (il presente per Jacob, e la casa di Miss Peregrine per tutti gli altri).
Per quanto il viaggio verso l'ignoto abbia rappresentato per me una prospettiva affascinante, devo confessarvi che ho provato anch'io un po' di nostalgia nel salutare l'isola che piano piano spariva all'orizzonte.
Quel lembo di terra che era stato teatro di tante avventure pericolose, era anche l'unico posto in cui i bambini si siano mai sentiti amati e capiti. Non più dei fenomeni da baraccone, o peggio ancora, degli scherzi di natura, ma delle persone normali con doti straordinarie.
E se ci siamo affezionati a quegli otto ragazzini tutto coraggio, conoscerne altrettanti con altrettanti poteri è stato davvero curioso.
In particolare le due sorelle Sam e Esme hanno destato la mia attenzione, in quanto tramite loro l'autore mette in luce un concetto molto importante: basta così poco per perdere l'umanità che ci contraddistingue e diventare dei mostri al pari dei nostri nemici.
Mi è piaciuto molto leggere del loro legame indissolubile e dei forti valori di cui le ragazzine si fanno portavoce. 
Altro personaggio che ho apprezzato, e che onestamente avrei voluto conoscere di più, è la misteriosa Althea, capace di imprigionare nel ghiaccio qualunque cosa con un solo tocco della mano. Inoltre sono stata contenta della maggior cura prestata ad Hugh che nel primo capitolo della saga non poteva essere definito uno dei protagonisti. Qui si presenta più determinato e tenace, come anche i suoi compagni Horace e Claire.
Mi auguro che ne "La biblioteca delle anime" si punti di più l'attenzione anche sulla storia d'amore tra Hugh e Fiona, di cui in questo libro abbiamo saggiato le origini e gustato un laconico e tenero addio (si spera arrivederci).
Per quanto riguarda invece il rapporto Jacob-Emma, come accennavo prima, ho valutato positivamente come in questa seconda parte si siano messe in luce anche le contraddizioni e i punti di rottura.

“«Vedi la pianta nel vaso sopra la scrivania?». 
Annuii. 
«È protetta dal ghiaccio, è verde. Ma dentro è morta. Non appena il ghiaccio si sarà sciolto, diventerà marrone e avvizzirà.» Mi fissò dritto negli occhi. «Io sono come quella pianta.» 
«Non è vero. Tu sei… perfetta.» 
Il volto di Emma si contrasse per l’insofferenza, come se stesse parlando a un bambino un po’ lento. Si sedette di nuovo, mi prese una mano e se la passò su una guancia liscia. «Questa è una bugia. Questa non sono io. Se tu vedessi chi sono in realtà, non mi vorresti più.» 
«Non mi importa di…» 
«Sono una donna anziana!» mi interruppe. «Pensi che io sia come te, ma non è vero! La persona che dici di amare in realtà è una vecchia strega, una megera piena di rughe nascosta nel corpo di una ragazzina. Tu in confronto sei un bambino. Non puoi capire cosa significa trovarsi sempre a un passo dalla morte. Ed è giusto così, non te lo augurerei mai. Hai tutta la vita davanti, Jacob. Io ho già vissuto la mia. E un giorno, magari non troppo lontano, morirò e tornerò polvere.» 
Il suo tono perentorio mi fece capire che credeva davvero a quelle parole. Pronunciarle ad alta voce la faceva soffrire quanto soffrivo io nell’ascoltarle, ma sapevo perché si stava comportando così. Cercava di salvarmi.”

Emma finalmente si mostra più saggia e consapevole, sia di quello a cui il suo fidanzato ha rinunciato pur di stare con lei, sia dei motivi per cui la loro relazione è destinata a fallire.
Jacob, invece, come è tipico della sua età, non riesce a vedere che chimere ed ingenue utopie.
Un ultimo punto su cui voglio focalizzarmi sono invece le foto d'epoca, anche stavolta parte essenziale della trama, che in alcuni frangenti sembra scaturire direttamente da esse.
Se questa cosa, soprattutto all'inizio è parsa un po' forzata (per chi ha già letto il libro mi riferisco in particolare alla parte ambientata nel serraglio), con il prosieguo non rappresenta più un limite alla fantasia ma un vero e proprio valore aggiunto.

Curiosità:
In questo libro sono più volte citati i "Racconti degli Speciali", il libro di fiabe che i ragazzi di Miss Peregrine portano con sé durante il viaggio e in cui trovano conforto. In quelle pagine si nascondono indizi molto importanti sul mondo peculiar, che solo i più meritevoli sono in grado di decifrare.
Ebbene, lo scorso 3 settembre, la casa editrice Dutton Books for Young Readers ha pubblicato la raccolta di storie di cui vi ho appena parlato, sempre nata dalla penna di Ransom Riggs, e illustrata da Andrew Davidson.
Il libro ha il nome di "Tales of the Peculiar" e per il momento è disponibile solo in lingua originale.
Inoltre la raccolta presenta le annotazioni di Millard Nullings, uno degli allievi di Miss Peregrine (come nel caso delle famose "Fiabe di Beda il Bardo" di J.K. Rowling con cui il libro in questione sembra avere più di un'affinità).
Speriamo sia presto tradotto e ripubblicato in italiano, perché non vedo l'ora di immergermi nelle vicende degli speciali del passato, e di scoprire nuovi dettagli su quelli del presente.
Altra novità è il "Miss Peregrine's Journal for Peculiar Children", una sorta di agenda in cui anche noi non speciali possiamo annotare i nostri pensieri o scrivere le nostre storie fantastiche.
L'agenda presenta una bellissima copertina, che riprende lo stile dei libri della saga, e contiene al suo interno, oltre ai consueti fogli a righi, anche immagini e citazioni tratte dai famosi romanzi della serie.

Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi inviato una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

lunedì 17 ottobre 2016

I love this cover #15

Salve avventori!
Rieccoci con un nuovo appuntamento con la nostra rubrica dedicata alle cover più belle avvistate nelle librerie e nel web.
La cover protagonista di oggi è proprio una di quelle che ho scovato per caso, o per destino, trattasi dell'illustrazione che fa da copertina al libro "The girl who drank the moon" di Kelly Barnhill, ancora inedito in Italia :(








Ogni anno, la gente di Protectorate lascia un bambino in offerta alla strega che vive nella foresta, sperando che il sacrificio li proteggerà dalle sue ire. Ma Xan, la strega della foresta, è in realtà carina e gentile. La donna condivide la sua casa con Glerk, il saggio mostro delle paludi e il piccolo drago Fyrian. 
Xan recupera i bambini abbandonati e li nutre con la luce stellare, finché non li consegna a delle famiglie che vivono dall'altro lato della foresta, le quali li accolgono amorevolmente. 
Un anno, Xan accidentalmente nutre un bambino con la luce lunare anziché stellare, infondendo in quel bambino ordinario una straordinaria magia. 
La strega decide dunque di tenere con sé quella bambina magica, che chiama Luna, e crescerla come fosse sua. 
Per tenere la giovane Luna al sicuro dal suo stesso sconosciuto potere, Xan decide di bloccare la sua magia. 
Però quando Luna si avvicina al suo tredicesimo compleanno, la sua magia comincia ad affiorare in superficie, e in quel momento Xan è troppo lontana per impedirlo. Nel mentre un ragazzo di Protectorate è determinato nel voler liberare il suo popolo dal flagello della terribile strega, uccidendola. 
È il momento, per Luna, di difendere chi l'ha sempre protetta, anche se questo comporterà la fine di quel mondo amorevole e sicuro che ha sempre conosciuto.

L'illustrazione è opera di Yuta Onoda, e non so voi ma appena l'ho vista mi ha fatto pensare ai disegni dello Studio Ghibli, in particolare al film d'animazione "La principessa splendente".
In realtà anche la trama mi ha ricordato quella storia, e in generale le varie leggende che legano i bambini alla luna.
Tornando alla copertina, ciò che mi ha colpito da subito è stata la sensazione di libertà ed energia evocata dall'immagine. Il cielo scuro su cui si staglia la luminosità abbagliante della luna è ciò che fa risaltare la cover, e che ha fatto sì che io la notassi su Goodreads tra mille altre copertine sconosciute.
Dopo averla vista, presa dalla curiosità ho letto la trama e l'ho trovata altrettanto affascinante.
Come potrete immaginare è entrato subito in wishlist, peccato che, almeno per adesso non sia stato pubblicato in Italia. Non ci resta che sperare che qualche casa editrice se ne interessi, proprio come abbiamo fatto noi :D

lunedì 10 ottobre 2016

Recensione: "Nella stanza misteriosa" di Frances Hodgson Burnett

Titolo: Nella stanza misteriosa
Titolo originale: In the closed room
Autore: F. H. Burnett
Traduttore: Annarita Tranfici
Data di pubblicazione: maggio 2016
Pagine: 76
Prezzo: 0,00 € (ebook) 5,95 € (cartaceo)


Trama:
Jem Foster, sua moglie Jane e la loro figlioletta Judith vivono in una periferia popolata da operai in un appartamento stretto e angusto dove, in estate, il caldo soffocante, e il frastornante caos cittadino, rendono tutto opprimente.
Un giorno, a seguito di un'offerta ricevuta dal datore di lavoro di suo padre - un addetto della Ferrovia cittadina - la bambina e la sua famiglia vengono invitati a trasferirsi fuori città, in una grande residenza - abbandonata di tutta fretta e senza alcun preavviso dai benestanti proprietari - a cui la signora Foster avrà il compito di fare da custode. 
La famiglia ha libero accesso a tutte le stanze della casa, a tutte tranne a una che è chiusa a chiave. Inaccessibile.
Ed è proprio verso quella stanza misteriosa che convergeranno tutti i pensieri della bambina, desiderosa di poter attraversare quella porta che sembra davvero essere sigillata per tutti. Per tutti tranne che per lei...

Recensione:
"In the closed room" è un racconto breve scritto da Frances Hodgson Burnett e pubblicato per la prima volta nel 1904. 
Finora era inedito in lingua italiana, ma oggi possiamo leggerlo grazie al meticoloso lavoro di traduzione eseguito da Annarita Tranfici che lo ha pubblicato con il titolo: "Nella stanza misteriosa".
Il racconto ha come protagonista Judith, una bambina di sette anni decisamente atipica.
Silenziosa, solitaria, meditabonda e taciturna, sembra vivere in un mondo tutto suo fatto di giochi solitari, chiacchierate tra sé e sé, riflessioni e sogni.
Ed è proprio tramite questi ultimi che la bambina fugge dalla realtà, o meglio, come lei stessa dichiara: vi fa ritorno.
Il mondo in cui vive, infatti, le pare non appartenerle: troppo estraneo, caotico e rumoroso. Quella non è la sua realtà, lei ne è fermamente convinta.
I genitori, due umili operai non troppo colti e loquaci sembrano, a loro volta, non comprendere pienamente il comportamento di quella ragazzina così stravagante.
Le vogliono bene ovviamente, ma non sono mai riusciti a instaurare con lei un vero rapporto di confidenza. La osservano e la studiano provando per lei una sorta di reverenza, come se fosse un qualcosa di delicato, fragile e speciale da preservare e di cui tener cura.
È una notte afosa e torrida quando comincia il racconto, insopportabilmente calda come lo sono stati i giorni precedenti e come lo saranno quelli successivi.
La piccola Judith è stesa nel suo letto ansimante, il frastuono del treno la infastidisce e la tiene sveglia, unico espediente per sfuggire a tutto è rifugiarsi in quel mondo parallelo che le si spalanca non appena si "sveglia".
In quei sogni così strani, eppure così veri, la bimba si sente finalmente nella sua dimensione, ma al risveglio un altro giorno di afa opprimente l'attende in quel piccolo appartamento surriscaldato e rumoroso. Un luogo che sembra sfinire la pazienza e divorare la tranquillità del piccolo nucleo familiare.
Un'inaspettata novità, però, darà una piacevole svolta ai mesi seguenti.
Il capo di papà Jem offre alla famiglia l'opportunità di trascorrere il resto dei mesi estivi in una residenza, decisamente più grande e fresca, fuori città.
L'offerta viene accolta con gran gioia e il trasferimento è imminente.
Tra tutte le vaste stanze di cui consta la grande dimora a quattro piani: salottini, librerie, camere per gli ospiti, quella che attira l'attenzione di Judith è l'unica alla quale nessuno può accedere. Una stanza chiusa a chiave.
Nulla di strano se si pensa che tutti i bambini sono attratti dalle cose proibite, se non per il fatto che, la piccola di casa Foster, non è mai stata come gli altri bambini della sua età.
Il pensiero della stanza misteriosa diventa qualcosa a cui non smette di pensare, si sente attratta da quella porta e percepisce che oltre essa troverà quello che da sempre cerca.
È così infatti sarà... dietro quella porticina Judith troverà le risposte alle sue silenziose domande. In quella stanza misteriosa farà la conoscenza di una ragazzina della sua età, una presenza familiare con la quale instaurerà subito un rapporto di amicizia e completa fiducia. Con lei trascorrerà interi pomeriggi fatti di giochi, divertimento e confidenze.
Judith è attratta da lei come lo era dalla porta che la nascondeva, e in sua presenza si sente finalmente libera di essere se stessa. Con lei diventa ciò che una normale bambina dovrebbe essere.
Gioca con lei, non più in solitudine, condivide pensieri con un altro e non solo con se stessa, e come tutti i bambini si diverte senza porsi troppe domande.
Da dove viene quella bambina?
Come mai riesce a capirla senza che essa proferisca parola?
Come mai è consapevole di comprendere i suoi pensieri senza udirli dalla sua voce?
Tutti questi interrogativi affiorano improvvisamente nella mente di Judith, lasciandola scossa e stordita. 
Quella stanza e quella bambina hanno uno strano effetto su di lei, che non riesce e che non sente nemmeno il bisogno di spiegare.
Con lei è nel posto giusto, nella sua dimensione. Questo le basta.

"Il mondo sotto scompariva non appena metteva piede nella stanza, e insieme trascorrevano ore a giocare, travolte dalla gioia che pervade i bambini che felici si divertono insieme. 
Ma durante i giochi era sempre Judith quella che toccava i giocattoli, che stringeva la bambola, che preparava il tavolino per il banchetto. Una volta, mentre scendeva le scale, si ricordò di quel giorno in cui aveva realizzato una corona con le rose raccolte nel giardinetto sul tetto; quando si avvicinò per poggiarla sul capo della sua compagna di giochi, questa si era tirata indietro, la fossetta all'angolo della bocca era diventata ancora più profonda e, alzando la mano, aveva detto ridendo: 
«No. Non toccarmi.». 
Ma non c'era alcun mistero in questo, dopo tutto. Judith sapeva che avrebbe dovuto capirlo."

Ancora una volta la Burnett sceglie una bambina come protagonista della sua storia, ma in questo caso - seppur il suo stile sia sempre riconoscibile - affronta tematiche decisamente diverse da quelle trattate nei romanzi che l'hanno resa celebre.
La vita oltre la vita, la compresenza di due realtà nella stessa dimensione, il senso dell'esistenza che, non si riduce al nostro semplice ed effimero passaggio su questa terra, ma va oltre, verso sentieri indefiniti e sconfinati.
Il racconto è narrato con un linguaggio elegante, delicato e raffinato a cui la scrittrice ci ha, da sempre, abituato, eppure anche qui c'è qualcosa di nuovo e insolito.
Come il tema anche le allusioni si fanno misteriose e ambigue, la scrittura è enigmatica, i pensieri sono lasciati a metà, e a noi vengono lasciate le deduzioni.

Considerazioni:
Affascinante è il termine con cui, di getto, descriverei questa storia.
Come forse saprete, sono particolarmente legata a quest'autrice perché con lei e il suo "Il giardino segreto" ho iniziato ad amare i libri e la lettura.
Quello è stato il primo libro che mi ha fatto viaggiare con la mente, desiderare con tutta me stessa di essere la protagonista di quel romanzo. Correre a perdifiato per la brughiera, inseguire un pettirosso e cercare, trovare e aprire la porta di quel meraviglioso giardino segreto.
Anche qui, nelle pagine di questo racconto breve, c'è una misteriosa porta chiusa a chiave, c'è un giardino abbandonato che torna a vivere, e tanti altri piccoli particolari che mi hanno fatto riconoscere la Burnett che mi è tanto familiare ma, come avrete ormai capito, la storia prende una piega ben diversa...
Mi ha fatto piacere leggere la Burnett in questa nuova veste misteriosa, e per questo ringrazio infinitamente Annarita Tranfici che sta in tutti i sensi "lavorando per noi" per farci scoprire lavori e capolavori che - chissà per quale motivo - non erano ancora mai stati tradotti in italiano. 
È davvero scandaloso se ci pensate! 
Ma tornando a noi, come dicevo, mi ha fatto piacere scoprire la Burnett in una veste in cui ancora non l'avevo vista, leggere la delicatezza e la sensibilità con cui ha saputo trattare un argomento così delicato e fuori dalla nostra comprensione, rendendolo, tuttavia, semplice, perché viste attraverso gli occhi dei bambini molte cose risultano molto più semplici, immediate e naturali.
Per gli adulti è decisamente più difficile, come lo è per Jane, la madre di Judith, che stenta a comprende le azioni e le parole della figlia, come lo è stato per me, che da lettrice avrei desiderato sapere molte più cose, avere più chiarimenti, vedere confutato ogni dubbio.
Ma mi rendo conto che se così fosse stato la storia avrebbe perso il suo fascino e il suo incanto.
Che dire... di questo libro bramo il cartaceo con tanto di illustrazioni originali *-*

Ringrazio Annarita Tranfici per avermi fornito una copia di questo libro 

il mio voto per questo libro

venerdì 7 ottobre 2016

Recensione: "I segreti della casa sul lago" di Kate Morton

Titolo: I segreti della casa sul lago
Titolo originale: The lake house
Autore: Kate Morton
Editore: Sperling & Kupfer
Data di pubblicazione: maggio 2016
Pagine: 528
Prezzo: 19,90 €

Trama:
Giugno 1933. La casa di campagna della famiglia Edevane è pronta per la festa del Solstizio e Alice, sedicenne brillante, curiosa, ingenua e precoce scrittrice in erba, è particolarmente emozionata. Sarà una festa bellissima e lei è innamorata, anche se nessuno lo deve sapere. Ma quando arriva mezzanotte, mentre i fuochi d'artificio illuminano il cielo scuro, il piccolo Theo Edevane, che non ha ancora un anno, scompare. E la tragedia spinge la famiglia a lasciare per sempre la casa tanto amata.
Settant'anni più tardi, dopo essere stata sospesa dalla polizia per non aver rispettato le regole, Sadie Sparrow decide di prendersi una pausa di riflessione e raggiunge l'amatissimo nonno in Cornovaglia. Quando è già sul punto di lasciarlo per tornare ad affrontare i propri demoni, Sadie scopre una casa abbandonata, circondata da giardini incolti e da una fitta boscaglia. Dove un bambino era scomparso senza lasciare traccia. Per risolvere il mistero, Sadie incontrerà l'unica testimone rimasta, una delle più famose autrici inglesi, Alice Edevane. Che le rivelerà un segreto del passato... più presente che mai.

Recensione:
In questo libro Kate Morton ci trasporta in una suggestiva e misteriosa Cornovaglia, fatta di lussureggianti giardini, feste eleganti e passeggiate all'aria aperta.
Eleanor e Anthony sono all'apparenza la coppia perfetta: insieme da più di vent'anni, trascorrono serenamente le giornate con i quattro figli: Deborah, Alice, Clemmie e l'ultimo arrivato, Theo.
Non ci sono nuvole all'orizzonte, non per loro. Troppo abituati ad essere l'invidia della gente, troppo assuefatti al loro ruolo di moglie e marito per poter scorgere pericoli in agguato.
Ma il destino sa sempre come scompigliare le carte, per cui l'evento più atteso di tutto l'anno, la festa del Solstizio d'estate, diventa per loro l'inizio della fine.
Il castello dorato che si erano impegnati a costruire crolla come carta, sotto il peso di bugie e sensi di colpa a lungo celati.
Il piccolo di casa è sparito, e tutti i membri della famiglia sembrano sapere più di ciò che dicono.
Cosa è successo davvero quella notte?
E perché nessuno ha il coraggio di confessare la verità?
Cosa si nasconde dietro quella facciata di impenetrabile perbenismo?
A noi lettori il compito di scoprirlo, guidati anche dall'istinto della giovane detective Sadie Sparrow che, a settant'anni di distanza dal tragico evento, si imbatte per caso in questo mistero irrisolto.
La ragazza, giunta in quella landa desolata per una vacanza forzata, non saprà resistere ai segreti che quella casa dimenticata dal tempo, incorniciata da alte siepi e sterpaglie, sembra impaziente di rivelare.
La dimora degli Edevane è come un puzzle da rimettere insieme: ad ogni tassello si è più vicini alla verità eppure sembra di non venirne mai a capo.
E questa impressione di essere sempre sul filo del rasoio è uno degli effetti che l'autrice è riuscita a garantire con il suo modo di scrivere sempre finalizzato all'infittirsi del mistero, anche grazie all'alternarsi di più voci narrative.
Infatti, oltre alle parti dedicate a Sadie Sparrow e quindi al presente, molte altre indagano invece il passato, sia gli eventi della tragica scomparsa del piccolo Theo, sia le settimane precedenti, fino a giungere ai preludi dell'amore sbocciato tra la bella Eleanor e il suo galante cavaliere.
Ogni personaggio ci racconterà di sé, dei propri sogni e dei primi amori.
Ogni personaggio ci parlerà della sera del solstizio d'estate e di quello che stava accadendo in quel momento.
Kate Morton ci guida in questi intricata matassa di segreti, per farci giungere sempre a nuove conclusioni, ogni volta credibili, e ogni volta errate.
Ebbene sì, sembra proprio che la scrittrice voglia divertirsi con noi lettori.
Alcuni potrebbero considerare questo gioco estenuante e la lettura prolissa, mentre devo ammettere che il non riuscire ad immaginare dove la storia volesse andare a parare mi ha piacevolmente stupito.
Mi duole confessarvi però che, mentre molte delle ipotesi implicitamente suggerite mi avevano convinto, la rivelazione finale mi ha lasciato in parte interdetta e in parte delusa.
Il destino del povero bambino mi è parso poco plausibile, mentre lo scenario che si apre dopo questa scoperta del tutto ridicolo, banale e fuori luogo.
Mi spiegherò meglio più tardi, ci tengo però a rimarcare la mia amarezza nel vedere un libro così bello e avvincente, rovinato da un pessimo finale.
È un po' come se la Morton avesse dipinto un bellissimo quadro per poi buttarci sopra della vernice nera.
Per fortuna si riesce ancora a percepirne la bellezza, per quanto nascosta dall'ombra, a vedere i colori brillanti sotto quel nero pece.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Questo è il primo romanzo di Kate Morton che mi capita di leggere, e posso affermare con certezza che non sarà l'ultimo.
Mi sono innamorata delle ambientazioni descritte in questo libro, mi sono affezionata ai personaggi e alle loro tribolazioni.
Già dalle prime pagine la famiglia Edevane ha toccato le corde del mio cuore, passo dopo passo, persona dopo persona.
Ho sofferto per Eleanor, condannata a proteggere le figlie dal marito e quest'ultimo da se stesso.
Ho sofferto per Anthony, intrappolato in un incubo che lo trascina giù come sabbie mobili.
Ho sofferto per Clemmie, costretta a crescere troppo in fretta, a veder la sua famiglia sgretolarsi come sabbia al vento, a sopportare la perdita della persona che più amava.
E infine ho sofferto per Alice, che ha convissuto per decenni con un senso di colpa impossibile da superare, per poi scoprire di non essere lei l'artefice di tanto dolore.
Ho conosciuto ogni membro della famiglia Edevane e li ho amati, ognuno a suo modo, ognuno con le sue debolezze.
Ho visto la coppia d'oro Eleanor-Anthony diventare solo il fantasma della storia d'amore invidiabile che erano un tempo. Li ho visti fare i conti con la realtà, li ho visti cambiare e diventare estranei.
Lui che si rifugia nei meandri della sua mente, e lei a reggere il peso di una famiglia che non deve sapere cosa succede davvero.
Se la giovane Eleanor ribelle e sognatrice mi aveva conquistato, se avevo tifato per lei, la versione adulta ha trovato la mia comprensione. Il suo comportamento, e la relazione clandestina che nella seconda parte la vede protagonista, non è di certo encomiabile ma neanche del tutto inaccettabile.
Devo confessarvi che la nuova svolta degli eventi e la coppia di amanti Eleanor-Benjamin, è uno scenario che non avrei mai immaginato.
Anzi, inizialmente, leggendo i primi resoconti di Alice, avevo temuto che il libro si trasformasse in un romanzetto rosa tutto incentrato su di lei e la sua passione per il giardiniere belloccio.
Invece il mistero che si è insinuato dopo ha reso questa infatuazione e il conseguente triangolo amoroso (che vede madre e figlia innamorate della medesima persona) solo degli indizi, e in un certo senso il movente, del caso Edevane.
Non bisogna poi dimenticare come il libro, pur mettendo insieme più punti di vista e diversi piani cronologici, riesca nel difficile compito di rendere la lettura sempre chiara, evitando inutili confusioni.
Difatti, sebbene sia composto da più di cinquecento pagine, il romanzo scorre come acqua in un torrente.
Ma veniamo ora al tasto dolente, ovvero il finale.
Trovo inconcepibile che una madre rinunci al proprio figlio e che per di più lo sottragga per sempre alla sua famiglia, senza un chiaro motivo.
Ok, il piccolo Theo era figlio di una relazione illegittima, ma non vedo il motivo del suo allontanamento.
Anthony lo aveva sempre amato e l'aveva sempre considerato suo.
Anche dopo aver saputo la verità non condanna sua moglie ma la comprende. La invita a vivere il suo nuovo amore, senza voltarsi indietro.
Ma lei che non può concepire una vita senza suo marito, che ancora ama, e senza le tre figlie, che fa?
Dice addio sia al neonato, ovvero Theo, che al padre di suo figlio, il giardiniere Benjamin. Via il pacchetto completo, senza ripensamenti.
Senza conoscere neppure con certezza il futuro che aspetta quel bambino inconsapevole.
E se già questa versione dei fatti, che tra tutte quelle che si erano profilate in precedenza è sicuramente la peggiore e la meno credibile, non mi aveva affatto convinto, non riesco ad esprimere il mio sconcerto nello scoprire tutta la verità.
Il piccolo Theo, sparito nel nulla, è nientepopodimeno che il nonno di Sadie, giunto per caso in Cornovaglia e per di più proprio nell'abitazione accanto a quella degli Edevane.
Le coincidenze della vita!
Mentre leggevo questa scottante rivelazione ero davvero tentata di chiudere il libro e gettarlo giù dalla finestra ╯°□°)╯︵ ┻━┻
Come fa una scrittrice ad aver architettato ogni dettaglio per poi perdersi in un epilogo così assurdo e privo di senso?
Io non ne ho proprio idea.
Ovviamente non posso dire di aver rivalutato tutto il romanzo, che è invece scritto in maniera impeccabile, capace di coinvolgere e appassionare, e di trasportare in scenari meravigliosi.
Però non posso negarvi che l'opinione estremamente positiva che avevo di questo libro è andata lievemente a scemare con l'approssimarsi della fine.
Un vero peccato, considerando che "I segreti della casa del lago", grazie alla sua commistione di mistero, sentimenti ed intrighi, sembrava possedere la ricetta perfetta per un successo assicurato.

Ringrazio la casa editrice Sperling & Kupfer per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

martedì 4 ottobre 2016

Presentazione: "Un profumo da annusare o I Saltimbanchi" di Gustave Flaubert

Salve avventori!
Quale ambasciatrice ufficiale de "La bottega dei traduttori", oggi sono lieta di annunciare la pubblicazione del secondo titolo della collana "Classici da (ri)scoprire": "Un profumo da annusare o I Saltimbanchi", a cura di Ramona Loperfido.

La scelta di inserire “Un profumo da annusare o I Saltimbanchi” all'interno della collana "Classici da (ri)scoprire" nasce dall'idea di rendere fruibile al lettore italiano un testo quasi del tutto sconosciuto nel nostro panorama letterario e che, al contrario, meriterebbe una grande attenzione.
A differenza delle opere più note dell'autore quali “Madame Bovary”, “L'educazione sentimentale” o “Salammbô”, infatti, gli scritti giovanili di Flaubert occupano ancora un ruolo marginale. Eppure le tematiche trattate e lo stile adottato lasciano già presagire la dimensione letteraria che assumerà poi il Flaubert della maturità.
Il sogno, l'evasione mentale, le allucinazioni regalano attimi di speranza fugace a personaggi ben tipizzati che, annientati da una natura "che si è fatta matrigna", lottano contro la sofferenza e le ingiustizie sociali. Alla fine chi vincerà?

QUI invece potete trovare la recensione del primo titolo della collana.

Titolo: Un profumo da annusare o I Saltimbanchi
Autore: Gustave Flaubert
Collana: Classici da (ri)scoprire
Traduttore: Ramona Loperfido
Editore: La bottega dei traduttori 
Pagine: 47
Prezzo: 1,99 € (ebook) a breve disponibile anche il cartaceo

Trama:

“Un profumo da annusare o I Saltimbanchi” fa parte degli scritti giovanili di Gustave Flaubert. Si tratta di un racconto che l'autore stesso definisce “filosofico, morale, immorale, ad libitum” e che contiene un messaggio “triste, amaro, oscuro e scettico”: sarà compito del lettore ricercarlo nel testo e identificarlo. 
Composta nel 1836, quando Flaubert non aveva ancora compiuto quindici anni, l'opera narra la storia di una famiglia di saltimbanchi sventurati che si ritrova a dover fare i conti con la fame e la povertà. 
Marguerite, la protagonista, è una donna brutta, invecchiata precocemente a causa delle pene che la vita le ha inflitto. Derisa e disprezzata da una società che non si cura di chi è meno fortunato, la "Rossa Laida" sarà costretta a subire il tradimento del marito Pedrillo con la saltimbanca Isabellada, una ventenne “bella, incoronata di fiori, di profumi e d'amore”. 
La gelosia e la rabbia prenderanno così il sopravvento e Marguerite, tanto risoluta quanto disperata, compirà un gesto estremo che sancirà il punto di non ritorno della storia, l'epilogo "bizzarro e amaro" già preannunciato dall'autore stesso nella sua introduzione al racconto. 

Ramona Loperfido: Pugliese, classe ’84, inguaribile francofila. Nata e cresciuta con una passione smisurata per le lingue straniere, i libri e le parole.
Ha studiato traduzione economico-giuridica all’Université Jean Moulin di Lione e si è specializzata in Traduzione Editoriale presso la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori di Forlì.
Attualmente lavora come traduttrice e consulente linguistica freelance specializzata in francese europeo e canadese e in inglese, soprattutto nell’ambito dell’amministrazione e del marketing aziendale, anche se la letteratura rimane comunque il suo interesse più grande.
Adora la lettura in lingua originale, la scrittura creativa e i viaggi culturali. Scrive di lingue e traduzione sul suo blog: RL Traduzioni, e ha un romanzo in cantiere.

lunedì 3 ottobre 2016

Recensione: "Fairy Oak. L'incanto del buio" di Elisabetta Gnone

Titolo:  Fairy Oak. L'incanto del buio
Autore: Elisabetta Gnone
Editore: Salani
Data di pubblicazione: 26 maggio 2016
Pagine: 360
Prezzo: 14,90 € 


Trama:
Fairy Oak è un antico villaggio incantato, cresciuto attorno a Quercia, il grande albero fatato da cui prende il nome. A Fairy Oak, i Magici della luce e del buio hanno stretto alleanza e vivono in armonia con i Nonmagici. Ma il tempo della pace sembra destinato a finire, perché un antico nemico è tornato in cerca di rivincita. Il Signore del Buio vuole governare il mondo nell'oscurità e il suo potere si fa ogni giorno più forte.
L’antica alleanza tra Luce e Buio vacilla. Tuttavia un legame appare indissolubile, quello che unisce Vaniglia e Pervinca, le streghe gemelle, uguali e opposte, Luce e Buio nello stesso sangue. Su quel legame il Nemico calerà la sua scure. Saprà resistere Pervinca all'incanto del buio? Da questo dipende la salvezza dei Magici e dei Nonmagici della Valle…

Recensione:
Avevamo lasciato Fairy Oak dopo la prima vittoria di quella che pare, a tutti gli effetti, dover essere una lunga ed estenuante battaglia contro le forze del male.
Sono passati mesi da quell'ultimo attentato in cui, il Terribile 21, aveva scagliato la sue mire contro le gemelle Periwinkle.
Fairy Oak è uscita ferita ma vincitrice, eppure consapevole che quella del Nemico sia solo una temporanea ritirata e non una resa.
Da allora, il terrore, la paura e la diffidenza non hanno mai lasciato gli abitanti del villaggio, altrimenti caratterizzati da perenne giovialità e spensieratezza.
Ma ora le cose cono cambiate, la guerra è vicina e il cambiamento è evidente, palpabile come uno spesso strato di nebbia.
Ed è proprio in una nebbia fitta e opprimente, di un freddo pomeriggio ventoso, che il Terribile 21 scaglierà un nuovo attacco.
Zia Tomelilla e la dolce fatina Felì cercheranno in ogni modo di tenere le gemelle, Vaniglia e Pervinca, lontane da eventuali pericoli (esse hanno, infatti, il fondato sospetto che, per una qualche ragione, le due streghette siano il vero obiettivo del Nemico), ma la goffaggine della prima, e la testardaggine dell'altra, sembrano renderle un fin troppo facile bersaglio.
Ma sono anche altre le cose che turbano Tomelilla e Felì: Pervinca, da sempre coraggiosa e intraprendente, amante della notte e delle creature che la popolano, come ogni brava strega del buio che si rispetti, non riesce più a dormire sogni tranquilli.
Le sue notti sono insonni o agitate da strani incubi che sembrano spaventarla a morte.
Un sogno ricorrente, o forse una premonizione?
A distrarre, anche se solo temporaneamente, la galoppante curiosità delle due gemelle, un misterioso volume "Il libro antico" consegnato loro dalla saggia zia.
Nel volume le ragazze possono leggere la storia lontana di Fairy Oak, in particolare il racconto dell'amicizia tra due giovani streghe: Mentafiorita, strega della luce, e Scarlet-Violet strega del buio, e scoprire le origini di uno dei passati attacchi del Nemico ai danni del villaggio.
Così, anche noi lettori, siamo portati sempre più a conoscere i pregressi di questa battaglia tra luce e buio, i cui contorni, nel primo libro molto sfocati, acquistano, qui, sempre più nitidezza.
Se il primo capitolo della saga era stato un dolce ingresso all'interno del grazioso villaggio, in cui pagina dopo pagina avevamo conosciuto i vari protagonisti che lo abitavano, qui i toni si fanno decisamente più cupi.
Anche in questo libro i caratteri di alcuni personaggi vengono indagati più approfonditamente, come quelli del pescatore Talbooth, del guardiano del faro, e delle stesse gemelle, ma soprattutto l'attenzione è rivolta al comportamento del Nemico e a quel passato che ha reso il presente così oscuro ed incerto.
Il volume si conclude con una vittoria apparente, ma è chiaro che quella che leggiamo è solo la consueta quiete che precede la tempesta.
La minaccia appare chiaramente presente e sembra aver subdolamente catturato nella sua ragnatela Pervinca.
Come riuscirà la ragazza a liberarsi dall'incanto del buio? Non ci resta che aspettare il prossimo capitolo per scoprirlo...

Considerazioni:
È sempre bello tornare a Fairy Oak!
Nonostante, come dicevo poc'anzi, i toni, in questo secondo capitolo della saga, siano più cupi, il fascino della storia resta immutato e anche l'aspetto più tetro delle vicende è smorzato da situazioni divertenti, personaggi adorabili e, ovviamente, da tanta magia.
Oltre all'approfondimento di alcune personalità, e alla scoperta, pagina dopo pagina, della storia che ha dato vita al contrasto tra Luce e Buio, grazie alla lettura del libro antico, ciò che ho maggiormente apprezzato nell'evoluzione della storia è la rappresentazione che viene fatta del Nemico.
Il Terribile 21 non è una persona fisica, non è un uomo assetato di potere, non è una figura spietata e sadica che si diverte a creare scompiglio, il Terribile 21 è il buio che ognuno di noi ha dentro di sé.
Perché ogni persona ha dentro sé buio e luce.
Chiunque, nel percorso della vita, è continuamente messo di fronte a dei bivi: decidere come agire, e in quale direzione volgere le proprie azioni. Bene o male?
Siamo sempre noi a scegliere.
E il Nemico qui rappresenta proprio quella debolezza, insita nell'animo umano, di chi nelle avversità preferisce cedere scegliendo così la via sbagliata.

«E rapì Roseto, lo portò alla rocca di Arrochar e lo torturò per farne un suo alleato?» 
«Non ce ne fu bisogno. Roseto si propose spontaneamente al Nemico». 
«E come? Il Terribile 21 non è qualcuno con cui si possa parlare, lo hai detto tu: non ha viso, non ha voce, né orecchie per udire». 
«Hai mai udito Felì parlare al vento, Pervinca?» 
«Mille volte. Si infuria con lui perché fa sbattere le porte e quella scemina si spaventa» 
«E hai mai udito il vento risponderle?» 
«Mai». 
«Tuttavia, Felì continua a inveire contro il vento». 
«Sì». 
«E secondo te perché lo fa?» 
«Perché le Fate sono tutte un po' svitate» Tomelilla sorrise. 
«Sì un po' lo sono. Ma è vero anche che sarebbe bello poter dialogare con coloro che ci rendono la vita difficile siano esse persone, vento o pioggia. O il Nemico». 
«E questo fece Roseto? Parlò col Nemico, come Felì parla con il vento?» 
«Quando uscì dalla grotta delle Fate le forze del male lo strapparono dalla terra e lo rovesciarono nel fango, sulle rocce, nei rovi, mentre lui inveiva e gridava contro di esse. Finché, in fin di vita, gli viene spontaneo chiedere perché. "Perché?" gridò Roseto con la voce che ancora gli restava. "Perché ti accanisci contro di me? Perché non posso essere dalla tua parte?"»

La scelta. È importante non perdere di vista l'importanza che ha il libero arbitrio per ognuno di noi, e di conseguenza per i protagonisti di questa storia, perché siamo sempre noi gli artefici del nostro destino. Siamo noi a decidere da quale parte combattere, se lottare con coraggio contro le avversità o soccombere ad esse, come ha fatto, invece, Roseto.
Ovviamente ripongo molta fiducia in Pervinca e nella sua forza d'animo e credo che, "Il potere della Luce", l'ultimo capitolo della saga, come preannunciato dal titolo, vedrà la luce vittoriosa, e che, come questo secondo capitolo, ci regalerà tante altre emozioni e preziose lezioni di vita.

Recensione capitolo precedente:
♥ Fairy Oak. Il segreto delle gemelle

Recensione capitolo successivo:
♥ Fairy Oak. Il potere della luce



Ringrazio la casa editrice Salani per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro