martedì 31 gennaio 2017

Recensione: "Il tredicesimo dono" di Joanne Huist Smith

Titolo: Il tredicesimo dono
Titolo originale: The 13th Gift
Autore: Joanne Huist Smith
Editore: Garzanti
Data di pubblicazione: 20 novembre 2014
Pagine: 166
Prezzo: 14,90 

Trama:
È la mattina di un freddo e grigio 13 dicembre, e Joanne viene svegliata improvvisamente dai suoi tre figli in tremendo ritardo per la scuola. Ancora non sanno che quel giorno la loro vita sta per cambiare per sempre. Mentre di corsa escono di casa, qualcosa li blocca d’un tratto sulla porta: all’ingresso, con un grande fiocco, una splendida stella di Natale. Chi può averla portata lì? Il bigliettino che l’accompagna è firmato, misteriosamente, «I vostri cari amici». 
Mancano tredici giorni a Natale, e Joanne distrattamente passa oltre: è ancora recente la morte di Rick, suo marito, e vorrebbe solo che queste feste passassero il prima possibile. Troppi i ricordi, troppo il dolore. Ma giorno dopo giorno altri regali continuano ad arrivare puntualmente, e mai nessun indizio su chi possa essere il benefattore. La diffidenza di Joanne diventa prima curiosità, poi stupore nel vedere i suoi figli riprendere a ridere, a giocare, a divertirsi insieme. Sembra quasi che stiano tornando a essere una vera famiglia. E il mattino di Natale, mentre li guarda finalmente felici scartare i loro regali sotto l’albero addobbato, Joanne scopre il più prezioso e magico dei doni. Quello di cui non vorrà mai più fare a meno.

Recensione:
Avevo molte aspettative su questo libro, e purtroppo, mi duole dirlo, sono state del tutto disattese.
Credevo di trovare una storia ricca di sentimenti, fatta di dolore e lacrime ma anche di gentilezza e di amore. Credevo di leggere di una donna straziata dalla perdita del marito e della sua lenta e faticosa risalita.  
E soprattutto ero sicura che, essendo un racconto autobiografico, avrei trovato in questo romanzo una narrazione credibile ed emozionante, come solo le storie vere sanno essere.
La verità, invece, è per assurdo la grande assente del libro. 
Nulla di ciò che è scritto nelle pagine sembra minimamente verosimile. Personaggi stereotipati che mutano i loro atteggiamenti dal giorno alla notte, un'inspiegabile ossessione per il Natale da parte di alcuni ed un ancor più inspiegabile astio da parte di altri.
Il tutto contornato da scene bizzarre e comiche che, con la tematica trattata, un lutto appunto, nulla hanno a che fare.
Sembra di essere alle prese con le commedie cinematografiche che mandano in onda durante le feste, in cui, come per magia e grazie allo spirito natalizio, dopo tante sventure, i protagonisti di turno trovano il loro agognato lieto fine.
Lo stesso accade con il romanzo della Smith: la famiglia non vuole festeggiare il Natale ma, grazie ai regali misteriosi trovati dinnanzi alla porta, ritrova la gioia di vivere.
Anzi i doni diventano per tutti loro una vera ossessione, non fanno che attendere il momento in cui gli saranno recapitati.
E Joanne, la protagonista, che inizialmente sembrava essere la mimesi di Ebenezer Scrooge o del Grinch, da metà libro in poi assume quasi il ruolo dell'elfo aiutante di Babbo Natale.
Una metamorfosi un po' troppo estrema, non trovate? Soprattutto considerando che ha luogo nell'arco di soli due giorni.
Potrei farvi una dozzina di esempi su tutti i personaggi e i loro comportamenti incoerenti, ma ciò che più mi preme è il sottolineare come una trama, perfetta sulla carta, possa trasformarsi in qualcosa di diametralmente opposto, se perde la sua veridicità, come è accaduto purtroppo in questo caso.
Unica cosa che salverei di questo libro, oltre alla meravigliosa copertina, è la tradizione dei doni e l'insegnamento di cui si fa portatrice: un piccolo gesto d'amore incondizionato è sempre la migliore delle medicine.

Considerazioni:
Non mi dilungo oltre, ho già dato libero sfogo ai miei pensieri durante il gruppo di lettura, come potete leggere nei post qui sotto: 

Capitoli  1-7
Capitoli  8-13

il mio voto per questo libro 

lunedì 23 gennaio 2017

Recensione: "L'Orsetto di Fred" di Iris Argaman

Titolo: L'Orsetto di Fred
Autore: Iris Argaman
Illustratore: Avi Ofer
Editore: Gallucci Editore
Data di pubblicazione: Gennaio 2017
Pagine: 48
Prezzo: 15,00 €(cartaceo) 7,99 €(ebook)


Trama:
La storia dell’Orsetto e del suo padroncino Fred, il racconto di un’amicizia profonda negli anni tragici della Seconda guerra mondiale. A narrarla è proprio l’Orsetto, che per tutto il tempo ha tenuto compagnia al bambino dalla tasca del cappotto o sul davanzale di una finestra. Da lui apprendiamo come e perché i genitori di Fred furono costretti a nascondere il figlio (e con lui l’Orsetto) presso altre famiglie, del loro lungo peregrinare e della persecuzione nazista degli ebrei. 

Recensione:
"L'Orsetto di Fred" è un albo illustrato che mira a narrare ai più piccoli, in modo semplice, un po' addolcito e non troppo brutale, ma comunque incisivo, le brutture della guerra, la devastazione, la distruzione e la desolazione che essa porta con sé.
La narrazione è affidata alla voce di un orsetto di peluche che, da fedele amico e compagno di avventure e sventure, rincuorerà, con il suo corpicino soffice e peloso, con il suo caldo abbraccio sempre disponibile e confortante, l'animo desolato del piccolo Fred.
Fred è uno dei tanti bambini che ha dovuto subire la guerra, e la cui vita è stata sconvolta da qualcosa che non è in grado di comprendere, e a ragione! Perché se lo chiedeste ad un qualsiasi bambino, questi non troverebbe davvero alcun senso in un conflitto che porta come uniche conseguenze dolore e disperazione. 
Fred e Orsetto non danno testimonianza solo ed esclusivamente della loro esperienza, ma parlano per tutti quei bambini che hanno vissuto la tragedia, e anche per quelli che, in contesti diversi, ma ugualmente tragici, la vivono ancora.
Bambini costretti ad abbandonare il loro guscio caro e sicuro, il loro piccolo mondo fatto di immutate e confortanti certezze, per scappare da qualcosa di ignoto, verso altrettanto buio.
Orsetto non sa cosa succede, sa solo che il suo padroncino Fred, colui che lo ha sempre protetto e amato, è confuso e spaventato. Deve fuggire, nessuno deve conoscere la sua identità o le sue origini, ma entrambi ne ignorano il motivo.
Perché Fred deve nascondersi? Cosa ha fatto di male? E poi l'improvviso timore: quando sarà costretto ad abbandonare un rifugio per un altro, Fred, si ricorderà di portarlo con sé?
Sì, se ne ricorderà sempre, perché nell'incertezza di quella vita passata nell'attesa di riabbracciare la sua famiglia, nella sofferenza del suo cuore smarrito, Orsetto è stato l'unico punto fermo. Il suo migliore amico, sempre al suo fianco, pronto a dargli il conforto di cui aveva disperato bisogno.

"Ogni sera il piccolo Fred mi diceva all'orecchio 
che aveva nostalgia del suo papà, della mamma, dei fratelli,
che era triste stare da solo, 
che il mondo era un posto spaventoso 
e che era fortunato ad avermi con sé 
perché io ero il suo migliore amico. 
Fred mi bisbigliata queste cose, 
mentre parlava si strofinava il viso con la sua manina. 
Ogni tanto gli scendevano dagli occhi piccole e calde lacrime che io gli asciugavo."


Iris Argaman ha scelto il narratore perfetto per parlare ai bambini, e per raccontare questa storia. Tutti amano gli orsetti e tutti i bambini ne hanno probabilmente avuto uno, un compagno di vita inanimato con cui hanno giocato e condiviso segreti, a cui si sono aggrappati stretti nel cuore della notte per allontanare incubi e paure.
Orsetto per Fred Lessing - perché non dobbiamo dimenticare che questa è una storia vera, i cui i protagonisti hanno un nome e un cognome (a parte Orsetto che si chiama solo e semplicemente Orsetto) - è stato molto più di questo. È stato la sua famiglia, è stato la sua casa, il suo modo di dare una forma meno insensata a tutto ciò che gli stava accadendo attorno.
L'autrice racconta ai bambini la tragedia della guerra in modo delicato e comprensibile, ma allo stesso tempo fa notare agli adulti quanto può essere straziante dal punto di vista di un bambino (o di un Orsetto) soffrire senza comprenderne le ragioni. Subire la punizione pur non avendo alcuna colpa.
Fred e Orsetto sono stati coraggiosi e fortunati perché ci sono stati l'uno per l'altro, sempre. 
Leggete la loro storia e leggetela ai vostri bambini e dite loro di tenere stretti i loro orsetti, perché non si può mai sapere quando si avrà bisogno di un amore assoluto e leale come il loro.

Considerazioni:
Ho letto un po' di come è nata l'idea di questo libro, di quest'autrice che, conoscendo la storia di Fred Lessing e del suo famoso Orsetto, avendola letta e avendone sentito parlare in TV, ha deciso di raccontarla, chiedendo preventivamente il permesso al signor Lessing che poi ha, ovviamente, rigirato la richiesta ad Orsetto... perché, sapete, è stato lui ad avere l'ultima parola a riguardo.
Ho trovato molto carina e originale l'idea di lasciare al peluche il compito di voce narrante. In questo modo possiamo osservare gli avvenimenti, da un nuovo punto di vista.
I fatti accaduti durante la Shoah sono ormai noti a tutti, ma è molto differente dare un nome e un cognome a chi li ha vissuti, entrare nella loro vita e conoscerne i sentimenti.
Orsetto ci racconta ciò che vede e ciò che il suo amico umano prova, e lo fa con dolcezza, con un linguaggio semplice, delicato ed estremamente affettuoso e protettivo. L'affetto che prova per il suo amico è commovente e si percepisce in ogni osservazione, in tutte le volte che spera di non essere dimenticato, o che è semplicemente sollevato per l'idea di esserci per lui. 
Orsetto non ci parla in dettaglio di ciò che avviene fuori, nel mondo, poiché anche lui ne è estraneo. Questo non fa che rendere in maniera ancor più veritiera ciò che doveva celarsi nell'animo del suo padroncino.
La storia di Orsetto e di Fred è triste e toccante, ma non è certamente tra le più drammatiche che quel tempo ricorda. Fred, nonostante tutto, può sembrare un "fortunato": non conosce la prigionia in un lager, non entra in contatto direttamente con la malvagità dei nemici, ma conosce abbastanza, più di quanto un qualsiasi bambino dovrebbe conoscere.
Fred, viene strappato dalle braccia della sua famiglia, è costretto a scappare, a nascondersi, a sentirsi, per qualche motivo, sbagliato. Sperimenta la solitudine e la paura.
Il suo silenzioso Orsetto dà voce al suo dolore, dà testimonianza di quel passato così ingiusto e ci invita a non dimenticarlo.
Lo stesso ruolo lo svolgono tutti gli altri giocattoli che, come lui, sono esposti al museo Yad Vashem per la mostra "No child's play", curata da Yehudit Inbar.
Dietro ad ogni orsacchiotto, ad ogni bambola esposta in una teca di vetro, c'è il dolore, la paura, la speranza, le lacrime, e il ricordo del bambino che un tempo li ha posseduti.
Tutti loro sono state vittime della guerra. Tutti loro fanno pensare a quante vittime innocenti hanno vissuto e sono sopravvissute ad un odio più grande di loro. Quei giochi sono testimonianza di sofferenza e ingiustizia, ma anche di grande affetto, innocenza, speranza e amore. 

Ringrazio la casa editrice Gallucci per avermi fornito una copia di questo libro

il mio voto per questo libro

sabato 21 gennaio 2017

Presentazione: "L'Orsetto di Fred" di Iris Argaman

Salve avventori!
Quello che vi presento oggi è un libro molto particolare, un albo illustrato tratto da una storia vera e pubblicato dalla Gallucci Editore in occasione della Giornata della Memoria.
"L'Orsetto di Fred" di Iris Argaman rappresenta un modo concreto per ricordare ciò che è stato, ed imparare dagli errori commessi.
L'autrice, in queste pagine, racconta la storia vera di un Orsetto di peluche e del suo padroncino Fred Lessing
È il racconto di un’amicizia profonda sullo sfondo di anni tragici come ​quelli della Seconda guerra mondiale.
A narrarlo è proprio l’Orsetto, che per tutto il tempo della sua clandestinità ha tenuto compagnia al piccolo Fred dalla tasca del cappotto o sul davanzale di una finestra.
Da Orsetto apprendiamo come e perché i genitori di Fred furono costretti a nascondere il figlio presso altre famiglie, del loro lungo peregrinare e della persecuzione nazista degli ebrei.
Entrambi sono sopravvissuti alla Shoah.
Fred ha poi lasciato l’Olanda e da allora vive negli Stati Uniti, ha sempre conservato il suo orsacchiotto di peluche, inseparabile amico nei giorni terribili in cui fu costretto a lasciare la famiglia per salvarsi la vita, fino a quando lo ha donato alla direzione dello Yad Vashem, perché potesse diventare un simbolo di speranza. 
Oggi l’Orsetto dà testimonianza della sua storia di sopravvissuto allo Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme, dove è custodito come “La Monna Lisa dello Yad Vashem”.


Autore: Iris Argaman
Illustratore: Avi Ofer
Editore: Gallucci Editore
Data di pubblicazione: Gennaio 2017
Pagine: 48
Prezzo: 15,00 €(cartaceo) 7,99 €(ebook)


Trama: 

Alla fine della guerra andammo in America. Fred diventò grande, si sposò ed ebbe dei figli. Un giorno squillò il telefono: 
"Salve Fred, presterebbe il suo orsetto allo Yad Vashem, qui a Gerusalemme? Così i bambini potranno conoscere la sua storia." 
"Debbo chiedere a lui", rispose Fred, "io e l’Orsetto non ci siamo mai separati." 
Poi Fred mi prese fra le mani e mi disse: "Orsetto, tu sei il mio migliore amico. Mi hai sempre protetto nei momenti più difficili. Te la senti di viaggiare?" 
E io risposi di sì.
Autore:
Iris Argaman è nata nel 1967 ad Ashdod, in Israele. Dopo gli studi in Letteratura all’Università di Gerusalemme e di Tel Aviv, ha cominciato a scrivere libri per l’infanzia.

Illustratore:
Nato e cresciuto a Tel Aviv, Avi Ofer e illustratore e regista di film di animazione. Con i suoi lavori ha partecipato a mostre e festival in diversi paesi del mondo. Vive a Barcellona.

Acquistalo su:

giovedì 19 gennaio 2017

Recensione: "L'albero delle bugie" di Frances Hardinge

Titolo: L'albero delle bugie
Titolo originale: The Lie Tree
Autore: Frances Hardinge
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 30 agosto 2016
Pagine: 415
Prezzo: 17,00 €


Trama:
Fin da quando era piccola Faith ha imparato a nascondere dietro le buone maniere la sua intelligenza acuta e ardente: nell'Inghilterra vittoriana questo è ciò che devono fare le brave signorine. Figlia del reverendo Sunderly, esperto studioso di fossili, Faith deve fingere di non essere attratta dai misteri della scienza, di non avere fame di conoscenza, di non sognare la libertà.
Tutto cambia dopo la morte del padre: frugando tra oggetti e documenti misteriosi, Faith scopre l'esistenza di un albero incredibile, che si nutre di bugie per dar vita a frutti magici capaci di rivelare segreti. È proprio grazie al potere oscuro di questo albero che Faith fa esplodere il coraggio e la rabbia covati per anni, alla ricerca della verità e del suo posto nel mondo.

Recensione:
L'albero delle bugie è uno di quei romanzi che acquisisce valore grazie al tessuto storico in cui si sviluppa. Faith Sunderly, la protagonista, dà voce a tutte quelle bambine - e sicuramente saranno state tante - che, nel tempo in cui la donna veniva apertamente ritenuta inferiore all'uomo, si sono viste continuamente sminuite e relegate al ruolo di graziosi trofei da mostrare, o poco più.
Chissà quante di loro pur avendo sogni e aspirazioni, pur ritenendosi intelligenti e degne d'istruzione e delle medesime opportunità dei coetanei maschietti, hanno dovuto rinunciarvi perché l'idea di una donna istruita e competitiva non era nemmeno lontanamente immaginabile.
Faith però non ha mai messo da parte i suoi sogni, figlia del severo Reverendo Erasmus Sunderly, apprezzato e stimato studioso di fossili e storia naturale, ha sempre vissuto e respirato scienza sin da quando era piccolina.
A cinque anni aveva già letto gli scritti di Dickens e la sua fama di conoscenza l'aveva spinta alla fornita libreria paterna, dove aveva appreso nozioni su nozioni, un sapere assolutamente non comune per una signorina
Osservando l'operato di suo padre è nato in lei il desiderio di essere come lui, diventare una vera scienziata, fare scoperte importanti e vedere il mondo.
Nel cuore ha sempre portato il suo ricordo più prezioso, forse il più bello della sua infanzia, quello in cui, in una delle rare passeggiate sulla spiaggia con suo padre - uomo che si è sempre concesso poco alle affettuosità - aveva per caso scoperto il suo primo fossile, e il padre l'aveva elogiata per la prima volta. Era forse stima quella che aveva intravisto nei suoi occhi?
In lei il desiderio di essere apprezzata da lui è probabilmente più forte di ogni cosa. Ed è proprio l'amore incondizionato che nutre nei confronti dell'uomo e il bisogno di essere ricambiata con altrettanta stima e amore la porteranno alla scoperta dell'albero delle bugie.
Così, quando in paese si inizia a vociferare che suo padre sia un truffatore, e quando, poco dopo, l'uomo muore misteriosamente, lasciando il sospetto che si sia tolto la vita perché incapace di reggere il disonore, Faith fa di tutto per riabilitarne il nome.
Non riesce a pensare che l'uomo tanto retto e integerrimo che era suo padre possa aver tradito ciò in cui più credeva: il sapere.
E, anche quando trova le prove delle falsificazioni compiute - da lui stesso messe nero su bianco - Faith cerca ancora di giustificarlo e scagionarlo, e per farlo non guarda in faccia nessuno.
Inizia a pensare che suo padre sia stato ucciso e oltre alla verità desidera la vendetta; e quello strano albero, che si ciba di menzogne, donando in cambio di preziose verità - quello stesso albero che era diventato l'ossessione di suo padre, per il quale egli ha perso tutto - forse può darle le risposte che cerca. 
Un fantasy, ma anche un thriller, ma soprattutto un romanzo femminista che parla di emancipazione femminile e di desiderio di conoscenza e verità.
Di un uomo che mette a repentaglio la sua intera carriera e la sua tanto sudata reputazione per amore del sapere, o meglio, per l'ossessione di avere certezze sulla creazione, sull'uomo e su Dio.
Di un Reverendo che, a causa delle ultime teorie sull'evoluzione, ha dovuto mettere in crisi le sue certezze e ha visto vacillare la sua fede.
Di un essere umano che non riesce ad accettare di essere solo un granello nell'universo, di durare meno di un battito di ciglia nella vastità del tempo.
Di una ragazzina che si trasforma in ciò che non avrebbe mai creduto di essere, pur di difendere chi ama.
Di una figlia che vede lo sgretolarsi, bugia dopo bugia, e segreto dopo segreto, dell'immagine di suo padre e anche di quell'unico, prezioso, ricordo a cui era si era saldamente aggrappata.
Di una piccola donna che prende consapevolezza di quanto l'essere donna sia una condizione limitante, un'eterna battaglia del dimostrare continuamente di essere all'altezza del proprio posto nel mondo.
Un romanzo originale e completo, ricco di mistero e segreti, ma soprattutto ricco di consapevolezze, di dubbi e di verità. Delle ombre e delle luci che albergano in ognuno di noi.

Considerazioni:
Quella de "L'albero delle bugie" è probabilmente la storia più originale che ho letto lo scorso anno.
Leggendo la trama ho sin da subito pensato che l'idea di una pianta, che si nutrisse esclusivamente di menzogne e generasse frutti capaci di rivelare segreti e verità celate ai più, fosse estremamente particolare, ma anche un'arma a doppio taglio.
Se il fatto soprannaturale fosse stato raccontato i maniera diversa, più esagerata, dando troppo risalto alla magia e meno alla ricerca scientifica, il risultato sarebbe stato disastroso, e invece no.
L'albero delle bugie è un particolare soprannaturale inserito in una storia che trasuda verità.
Si è portati, dunque, a badare più al contesto che al "prodigio" compito dalla pianta.
Ciò che personalmente mi ha più colpito e fatto rabbia sono stati l'ingiustizia sociale e il maschilismo, più che quello collettivo (che per quel tempo era molto prevedibile), quello paterno.
Mi ha fatto davvero male leggere il capitolo in cui Faith confessa al padre di essere stata lei ad aver frugato fra le sue cose, e leggere, di conseguenza, una reazione tanto cattiva, spropositata e insensibile. (Una rabbia così l'avevo provata solo durante la lettura di "Jane Eyre", quando la piccola Jane viene maltrattata gratuitamente dalla perfida zia Reed)
Il Reverendo Erasmus Sunderly, rivolge a sua figlia frasi che un padre non dovrebbe mai dire. Tratta Faith, che gli è apertamente devota, come se fosse meno che niente, la insulta, la sminuisce, le dice che non potrà essere altro che la moglie di qualcuno.
Infrange i suoi sogni e spezza il suo cuore senza il minimo senso di colpa. 
Un omuncolo spregevole, e non capirò mai perché Faith, nonostante sia diretta spettatrice del disfacimento, mattone dopo mattone, del pensiero che aveva di lui, si ostini tanto a difenderlo.
Non ho capito nemmeno perché lo preferisse alla madre Myrtle, che non posso dire di aver apprezzato proprio del primo momento, ma di cui ho compreso presto le ragioni del suo comportamento.
E a dirla tutta mi fa strano che, una ragazzina intelligente come Faith, fosse più portata a stimare un uomo anaffettivo ed egocentrico come suo padre, e non fosse riuscita a capire e comprendere la difficoltà di sua madre nell'averlo accanto.
Myrtle è una donna all'apparenza superficiale e civettuola ma, lo si capisce ben presto, è una che fa tutto ciò che è in suo potere per restare a galla e per proteggere i suoi figli.
Eppure è una donna fragile, che soffre e ha sofferto nel sentirsi sempre ignorata dal marito, nel sentirsi sempre trattata da lui come un essere non all'altezza, e nel vedere che la sua unica figlia femmina stesse cominciando a calcare in tutto e per tutto le orme paterne, ignorandola e disprezzandola allo stesso modo.
È Myrtle la vera eroina di queste pagine, non Faith!
La ragazzina è ancora troppo piccola, troppo assetata di conferme, di affetto, di amore, e soprattutto della stima paterna, per potervi rinunciare o per contrastare apertamente le rigide vedute del Reverendo. 
Troppo ingenua per capire, fino in fondo, cosa significhi essere una donna del suo tempo, e ancora nutrita della speranza di poter, in un futuro, cambiare le cose. 
Faith lotta fino alla fine, ma non per dimostrare di riuscire in quello che gli altri uomini hanno fallito, non per la salvezza della sua famiglia (come invece fa, a suo modo, Myrtle), ma per l'amore profondo che, nonostante tutto, ha per suo padre, e per redimere il suo buon nome. 
Dimostrando, quindi, di essere la figlia garbata, fedele, amorevole e sottomessa all'autorità paterna che il padre avrebbe voluto che fosse. 
Sua madre invece è pienamente conscia della sua condizione, e dalla condizione di tutte le donne in quella società maschiocentrica, in cui l'uomo crede di essere intellettualmente superiore al gentil sesso. 
Lei sa che non riuscirà a cambiare le cose e si adatta come meglio può, combatte per tenere la famiglia a galla (non per quello scellerato di suo marito!) utilizzando le uniche  armi che la natura le ha concesso: astuzia, civetteria, malizia e bellezza. Le uniche che l'uomo potrà consentirsi di riconoscere ad una donna senza per questo sentirsi minacciato e/o offeso.

"«C'era del buono in lui» le disse Myrtle in seguito, nel corso di un lungo pomeriggio nel quale parlarono di tutto, gustando una torta che adesso era un lusso. «Se non altro tu e Howard significavate qualcosa per lui.» 
«E tu?» domandò Faith. 
Myrtle scosse il capo. «Mi dicevo che ero fortunata» disse. «Tuo padre non mi picchiava, non beveva e se aveva delle donnine, aveva il garbo di essere discreto. Provvedeva per me e per i miei figli. Provai, anno dopo anno, a essere la sua compagna. Le porte non si aprirono mai Faith. Alla fine persi la speranza. Ah, ma non posso lamentarmi!» 
Myrtle scacciò il passato con una piccola manina delicata. 
«Mi ha reso ciò che sono. Quando tutte le porte sono chiuse, si impara a passare dalle finestre. È la natura umana, suppongo.»

"Mia madre non è malvagia" si disse Faith. "È soltanto un serpente perfettamente assennato, che protegge le sue uova e si fa strada nel mondo nel miglior modo di cui è capace."

È sempre Myrtle, inoltre, colei che comprende il desiderio di sua figlia di essere più di quello che a una donna, in quel tempo, era concesso di essere, ed è lei che la sostiene dimostrandole il suo appoggio incondizionato.
Perché Faith sogna ancora, sogna un futuro in cui qualche ragazzina prendendo un libro in mano troverà, sotto ad un'importante scoperta scientifica, la sua firma, e questo darà a lei e a tante altre come lei la forza di dire "se lo ha fatto lei forse posso farlo anch'io".
Un bel messaggio questo, che mi ha fatto ripensare alla mia amata Charity Tiddler, del romanzo "Miss Charity", un'altra eroina della letteratura femminista che ha lottato contro i pregiudizi per affermarsi come scrittrice, e ha perseguito il suo sogno lavorando, e non smettendo mai di provarci.
Sono questi i bei modelli a cui ispirarsi. Quelli che, anche se per poco tempo, ti fanno pensare che forse nulla è davvero impossibile. 

Ringrazio la Mondadori per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

mercoledì 18 gennaio 2017

Estratto: "Il segreto di Black Rabbit Hall" di Eve Chase

Salve avventori!
Oggi vi propongo un passo tratto dal libro che mi sta tenendo compagnia in questi giorni.
Trattasi de "Il segreto di Black Rabbit Hall" di Eve Chase.
Non l'ho concluso ancora quindi non vorrei fare il passo più lungo della gamba quando dico che lo sto adorando, eppure per ora è questa la parola che descrive il mio attuale stato d'animo (ma conoscendomi so che il mio giudizio potrebbe anche stravolgersi all'improvviso, quindi mai dire mai...)
E' ambientato in Cornovaglia in una grande casa signorile, lontana dal paese e immersa nella quiete della campagna.
E questo forse già basterebbe a giustificare il mio entusiasmo a riguardo *-*
L'estratto che vi presento è particolarmente esplicativo, in quanto rende meravigliosamente la magia che sembra regnare sul posto.
Un luogo che sembra immune dalla scorrere del tempo, immobile e speciale. Un posto dove pare d'essere sempre al sicuro perché nulla sembra poter cambiare a Black Rabbit Hall e nulla sembra poter scalfire la serena e lenta quotidianità della famiglia Alton.
Una descrizione incantevole, che non mi dilungo oltre a spiegare, perché non ve ne è bisogno... leggete il passo e capirete tutto da soli.

La mamma cerca di pettinare Kitty, che si divincola e protesta come sempre, aggrappata allo straccio sporco che è Pezza, la sua adorata bambola senza un occhio. Barney posa a terra il suo barattolo di marmellata pieno di acqua torbida e girini e comincia a calciare una palma contro il muro; i suoi riccioli rosso chiaro che vanno su e giù. Lo schiaffo della gomma sulla pietra ha il rumore di tutti i giorni assolati di primavera che abbiamo passato qui. 
È questo il fatto. So che questa precisa scena - io sulla poltrona di vimini, Toby che dondola le gambe, guarda me, guarda lontano, la mamma che spazzola Kitty, l'odore di biancheria stesa e di alghe, io che desidero qualcosa, forse un biscotto allo zenzero - si ripeterà un altro giorno, così come questo giorno è una replica di quelli che sono venuti prima in altre vacanze. 
Niente cambia molto. Il tempo ha una lentezza sciropposa. La battuta di famiglia è che un'ora a Black Rabbit dura il doppio di un'ora a Londra, ma non riesci a fare nemmeno un quarto delle cose che faresti a Londra. L'altro fatto di Black Rabbit Hall è che quando sei qui è come se ci fossi da secoli, ma quando te ne vai è come se tutta la vacanza fosse durata un solo pomeriggio.

lunedì 16 gennaio 2017

Recensione: "Il GGG" di Roald Dahl

Titolo:  Il GGG
Titolo originale: The BFG
Autore: Roald Dahl
Illustratore: Quentin Blake
Editore: Salani
Data di pubblicazione: novembre 2016
Pagine: 220
Prezzo: 12,90 €

Trama:
Sofia non sta sognando quando vede oltre la finestra la sagoma di un gigante avvolto in un lungo mantello nero. È "l'Ora delle Ombre" e una mano enorme la strappa dal letto e la trasporta nel Paese dei Giganti. 
Come la mangeranno, cruda, bollita o fritta? 
Per fortuna il Grande Gigante Gentile, il GGG, è vegetariano e mangia solo cetrionzoli; non come i suoi terribili colleghi, l'Inghiotticicciaviva o il Ciuccia-budella, che ogni notte s'ingozzano di popolli, cioè di esseri umani. Per fermarli, Sofia e il GGG inventano un piano straordinario, in cui sarà coinvolta nientemeno che la Regina d'Inghilterra. 

Recensione:
È una notte innaturalmente silenziosa quella che vede la piccola Sofia svegliata da un raggio di luna straordinariamente luminoso e impertinente. Nessun rumore nell'orfanotrofio che la accoglie ormai da tempo, nemmeno il minimo scricchiolio del vecchio legno o dei letti arrugginiti, o il docile russare delle compagne. Nulla se non quel raggio di luna che le impedisce di addormentarsi. Così, inforcati gli occhiali e contravvenendo alle ferree regole che vietano di lasciare il proprio letto in piena notte, Sofia si avvicina alla finestra e, scostate le tende, ammira il panorama.
Tutto appare diverso alla luce della luna, le case sembrano più tetre e le ombre più inquietanti... sta giusto pensando a questo quando, nella notte, una figura nera e immensa scivola nel buio, si ferma davanti alle finestre dei condomini vicini per guardavi dentro.
Sofia stenta a crederci ma non sta sognando e quello che sta osservando è proprio un gigante.
Avviene così il primo incontro di sguardi tra una piccola orfanella in camicia da notte bianca, e un vecchio ed enorme gigante di sette metri con orecchie smisurate, vestito con pantaloni troppo corti e un consunto panciotto.
Il gigante a questo punto non può soprassedere al fatto di essere stato visto, per la prima volta in vita sua, da un umano, o come direbbe lui da uno del popollo, così si ritiene in parte costretto e in parte autorizzato a strappar via la bambina dal suo letto e portarla con sé, nel regno dei giganti.
Nonostante lo spavento iniziale Sofia capirà che il gigante non ha intenzioni malevole, perché lui è il GGG, il Grande Gigante Gentile, non si ciba di gente del popollo, ma solo di disgustose verdure chiamate cetrionzoli.
Però, purtroppo, non tutti i giganti sono come lui, anzi, lui è il solo gigante gentile esistente, perché gli altri hanno gusti culinari ben diversi! Quelli come l'Inghiotticicciaviva, lo Stizza-Teste, il Trita-Bimbo, lo Spezza-Fanciulle, farebbero di Sofia un sol boccone!
Ogni notte i terribili giganti si recano in diverse regioni del mondo per saziare il loro famelico appetito e, vi sconvolgerà sentirlo, i loro spuntini prelibati sono, neanche a dirlo, le tenere carni dei più piccini.
Sofia però proprio non ci sta a vedere il ripetersi della scena notte dopo notte, così mediterà un astuto piano con il, ormai, grande (in tutti i sensi) amico GGG.
È così che Roald Dahl dà vita ad un'altra sua eroina, una bimba coraggiosa e decisa che non si fa scoraggiare dalle avversità, anche quando sono infinitamente più grandi di lei.
Sofia infonde coraggio e rende possibile l'impossibile.
Ma il racconto non sarebbe stato altrettanto speciale senza il suo protagonista, il Grande Gigante Gentile che, con il suo linguaggio sgrammaticato e i suoi modi buffi, insegnerà alla bambina che molti pregiudizi nascono dalla non conoscenza o, ancor peggio, dalla presunzione di sapere tutto.
E se in alcuni frangenti il racconto può sembrare troppo forte per il pubblico a cui è rivolto, in altri è proprio la forza delle immagini a rendere chiari i discorsi più profondi tra i due interlocutori.
Quando, ad esempio, Sofia indignata e disgustata, chiede al GGG perché gli altri giganti mangino gli uomini se questi non hanno fatto loro nulla di male, il gigante le risponde che anche gli uomini mangiano i porcellini e anche loro potrebbero porsi la stessa identica domanda.

«Tu dimentica» l'interruppe il GGG «che tra i poppolli c'è tanta gente che scompare di continuo, anche senza che i giganti se li ciuccia. I popollani si fa fuori l'un l'altro molto più spesso si quanto i giganti li divora». 
«Ma gli uomini non si mangiano reciprocamente» disse Sofia. 
«Anche i giganti non si mangia tra loro» disse il GGG «E loro nemmeno si uccide! I giganti non sarà educati, ma non si uccide tra loro. E neanche i coccodrilli si uccide l'un l'altro, e i gattini non uccide gli latri gattini». 
«Però i topi sì». 
«Sì, ma lascia stare i loro concugini. I popolli della terra è i soli animali che uccide i suoi concugini». 
«E i serpenti velenosi non si uccidono tra di loro?» chiese Sofia. Cercava disperatamente di trovare qualche altro essere che si comportasse male quanto l'uomo. 
«I serpenti verminosi non si uccide tra loro» disse il GGG. «E neanche gli animali più feroci, come le tigri e i rinocerotti. Nessuno di loro uccide il suo concugino. Ha tu mai pensato in questo?» 
Sofia non rispose. 
«Io non riesce a capire i popollani» rispose il GGG «tu per esempio è una popollina e dice che i giganti è abominioso e mostrevole perché mangia la gente. Chiaro o scuro?» 
«Chiaro». 
«Ma i popollani si imbudella tutto il tempo tra loro, si sparapacchia con i fucili e va sugli aeropalmi per tirarsi bombe sulla testa ogni settimana. I popollani uccide per tutto il tempo gli altri popollani».
Aveva ragione. Era evidente che aveva ragione, e Sofia lo sapeva. Stava cominciando a chiedersi se davvero gli uomini fossero migliori dei giganti. «Tuttavia» disse, cercando di difendere nonostante tutto i suoi simili, «ciò non impedisce che sia riprovevole che quegli orribili giganti se ne vadano ogni notte a mangiare gli esseri umani. Gli uomini non hanno mai fatto loro nulla di male.» 
«E' quello che dice ogni giorno anche il porcellino. Dice: "Io non ha mai fatto nulla di male agli uomini e allora, perché loro mi mangia?"»

Questo ovviamente non è un invito a diventare vegetariani, ma è comunque utile per insegnare ai piccoli (e anche agli adulti, perché forse servirebbe più a loro), a guardare le cose da più punti di vista e non solo dal proprio.
L'uomo è sempre bravissimo ad elogiare se stesso, il proprio Paese, la propria nazione, il proprio credo, e a sminuire gli altri senza nemmeno provare a conoscerli.
Abilissimo nel fare paragoni, guardare la famosa pagliuzza negli occhi degli altri senza accorgersi della trave che ha nei propri.
La cosa più bella de "Il GGG" è proprio questa, aldilà della simpatia innata che il personaggio ispira, e dell'affetto che susciterà, io spero che gli adulti aiutino i giovani lettori, che si approcciano a questa storia, ad andare oltre quello che, apparentemente, racconta e scovare il suo significato più profondo, perché in questo caso ne vale proprio la pena.

Considerazioni:
Ancora una volta Roald Dahl prende una bambina semplice, povera e infelice e fa di essa l'eroina del suo racconto.
È, questa, una cosa che mi piace moltissimo delle sue storie, egli non affida il compito di salvatore a fate, o maghi, a principi o guerrieri, o ad artefatti capaci di qualsivoglia potere, o più semplicemente a degli adulti. È una semplice orfanella colei che, in queste pagine, combatte la crudeltà e cerca disperatamente una soluzione. 
Non è questo un modo bellissimo per dare fiducia a dei ragazzini? Leggergli storie in cui sono proprio loro quelli che lottano per le giuste cause?
I bambini di Dahl, da Matilde, a Sofia, a Charlie (protagonista de "La fabbrica di cioccolato"), sono ben diversi, ad esempio, dal Pinocchio di Collodi, il famoso burattino che, per imparare la lezione, ha dovuto prima subire diverse minacce e altrettante punizioni.
Dahl mostra direttamente la retta via, non le conseguenze a cui la cattiva strada potrebbe portare, cosicché le sue storie risultano sempre un insegnamento positivo (seppur ricco di fantasia), che un monito minaccioso. 
Tuttavia credo che questa storia non possa essere letta ad un bambino ancora troppo piccolo per capire che, quelli narrati, sono fatti di pura immaginazione, o che vada letta in compagnia di un adulto che rincuori il bambino sul fatto che, ad oggi, non ci sia la minima possibilità di essere catturati, in piena notte, dall'enorme mano di un terribile gigante, poiché essi sono stati già sconfitti, tanto tempo fa, da Sofia e dal GGG ^-^
Scene cruente e sanguinolente a parte (probabilmente troppo forti per il pubblico a cui il racconto è rivolto), il GGG sembra essere pensato proprio per piacere ai bambini che, sono sicura, impazziranno leggendo il suo modo buffo di esprimersi, i suoi modi cortesi e delicati in netto contrasto con la sua statura e, infine, il suo estremo godimento nel "petocchiare". Soprattutto al cospetto della regina! :D
Una storia profonda ma anche tanto divertente, ricca della straordinaria fantasia a cui Dahl ci ha abituati e a cui, probabilmente, molti scrittori hanno attinto per le loro storie.
Dico questo perché, tempo fa, prima di leggere "Il GGG", avevo letto la trilogia del Regno delle Ombre di Maxence Fermine, ma solo ora che ho letto questo racconto di Dahl ho potuto rendermi conto delle somiglianze con "La piccola mercante di sogni", primo capitolo della saga.
Sia il GGG che Lili catturano sogni per far sognare la gente, entrambi li acchiappano con un retino e li rinchiudono in barattoli per non farli sfuggire. Ad entrambi può capitare di prenderne sia di belli che di terribili.
I giganti di Dahl proprio come alcuni abitanti del Regno delle Ombre descritti da Fermine (che parlavano "l'idiolotto"), si esprimono in modo decisamente bislacco.
Che dite? Saranno solo coincidenze? A voi l'ardua sentenza...

Ringrazio la casa editrice Salani per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

venerdì 13 gennaio 2017

Regali (librosi) di Natale 2016 [In my mailbox #23]

Natale è passato e ci ha lasciato con un freddo da paura, addobbi da smantellare, chili da smaltire, abbuffate da dimenticare, e regali che, purtroppo, non sempre rientrano nei nostri gusti.
Noi come ogni anno ci avevamo provato a lanciare l'appello #ANataleRegalaUnLibro, che era un suggerimento, non tanto velato per dire #ANataleRegalateciDeiLibri, ma ahimè il proclamo è rimasto inascoltato.
Nulla di cui stupirsi in realtà, io e Little Pigo conosciamo fin troppo i nostri polli e non avevano grandi aspettative a riguardo, indi per cui abbiamo risolto l'incresciosa faccenda provvedendo da sole a noi stesse.
Come si suol dire "chi fa da sé fa per tre".
A onor del vero il mio ragazzo voleva regalarmi l'edizione illustrata di "Harry Potter e la camera dei segreti", ma gli ho detto di lasciar stare e che avrei usufruito dei buoni Amazon che il blog ha accumulato grazie all'affiliazione.
E, apro parentesi, a proposito di ciò, volevo ringraziare chiunque abbia usufruito dei nostri link per fare i propri acquisti sul succitato store online, e invitare chiunque volesse farci un "regalino" a passare dai nostri link per i futuri acquisti.
Detto ciò... passiamo ai regali... 
Sotto l'albero abbiamo "trovato":
"Lettere di Babbo Natale" di Tolkien. È il primo regalo libroso che ci siamo concesse, un libro che Little Pigo desiderava da tempo, e abbiamo deciso che Natale era l'occasione giusta.
"Harry Potter e la camera dei segreti", nella bellissima edizione illustrata da Jim Kay
"The Doldrums" di Nicholas Gannon, un libro che ho desiderato non appena ne ho scoperto l'esistenza. E fin qui si tratta in tutti e tre i casi di volumi illustrati.
In realtà volevamo prendere un altro titolo ma al momento dell'acquisto, per la solita fortuna che ci accompagna, non era più disponibile da nessuna parte >_<
Non dico di cosa si tratta, perché comincio a nutrire qualche piccola speranza di ritrovare il volume... vi aggiornerò se così sarà :D
E ancora "L'atlante di smeraldo" e "L'atlante di fuoco" di John Stephens, ovvero i primi due volumi della trilogia de "I libri dell'inizio". Per il terzo ci sarà tempo :D
Visto come siamo state generose con noi stesse? XD
E infine, "Harry Potter e la Maledizione dell'erede". Questo, a differenza degli altri, non è stato  un auto-regalo, ma un libro che si è aggiunto a sorpresa, un dono inaspettato ma gradito, da parte di un amico di famiglia.
E con questo abbiamo concluso!
Voi avete trovato qualche libro sotto l'albero? Se sì, quali?


mercoledì 11 gennaio 2017

Recensione: "I racconti degli Speciali" di Ransom Riggs

Titolo:  I racconti degli Speciali
Titolo originale: Tales of the Peculiar
Autore: Ransom Riggs
Illustratore: Andrew Davidson
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 24 novembre 2016
Pagine: 202
Prezzo: 18,00 €

Trama:
Quella degli Speciali è una storia antica, che comincia molto prima dell'arrivo di Miss Peregrine; è una storia che riecheggia misteri e stravaganze, ed è custodita in questa raccolta di racconti curata proprio da uno Speciale, Millard Nullings, il ragazzo invisibile ospite della casa di Miss Peregrine. 
All'interno di queste storie dal retrogusto fiabesco, e talora venate da un'atmosfera gotica, si muovono personaggi fantastici, spesso spaventosi, ma anche divertenti e assolutamente bizzarri: una principessa squamosa dalla lingua biforcuta; una ragazzina spericolata, amica degli incubi; un ragazzo capace di parlare al mare; e una strampalata comunità di facoltosi e raffinati cannibali. Tutti ci accompagnano in un singolare viaggio agli albori della società degli Speciali, trasportandoci nella sala macchine di un universo parallelo e affascinante.

La raccolta comprende i seguenti titoli:
♥ Gli splendidi cannibali
♥ La principessa dalla lingua biforcuta 
♥ La prima ymbryne 
♥ La donna che era amica dei fantasmi 
♥ Cocobolo
♥ I piccioni di Saint Paul 
♥ La ragazza che domava gli incubi 
♥ La locusta
♥ Il ragazzo che sapeva trattenere il mare
♥ Il racconto di Cuthbert

Recensione:
Uno dei maggior pregi di questa libro è l'essere frutto della penna e dell'immaginazione di un unico autore. Normalmente quando si legge una raccolta di racconti, ce n'è sempre qualcuno che si mette in luce e balza su tutti gli altri, per la trama o per lo stile di scrittura.
In questo caso invece si nota senza dubbio una visione di insieme, un progetto ben definito, in cui ogni storia rappresenta un tassello imprescindibile atto a creare un quadro unitario e originale.
Originale, credo sia questa la parola chiave di tutto il libro: ogni vicenda narrata ha una conclusione che va al di là di ogni comune previsione, e che risulta perciò innovativa, e per di più piacevole.
Ogni racconto inoltre contribuisce a raccontarci degli Speciali da diversi punti di vista: se in alcuni sono derisi, bistrattati, e persino puniti, in altri sono loro a reggere le fila di tutto, prendendosi la tanto agognata rivincita. 
E se c'è chi si sente un mostro, un essere aberrante, c'è anche chi non si vergogna delle proprie abilità e ne fa persino sfoggio, mettendole al servizio degli altri.
Talvolta il racconto ci mostra anche il processo di metamorfosi, sia esteriore, ossia il palesarsi del dono e dei cambiamenti fisici, che interiore, ovvero il graduale processo di accettazione della propria natura.
La cosa più bizzarra, ed anche la più crudele, è il constatare come in alcuni casi la minaccia non provenga dai Normali, come si potrebbe pensare, ma dai propri simili, incapaci di vedere nella diversità null'altro se non una maledizione.
Fatto sta che ogni vicenda narrata, per quanto bizzarra e al di là degli schemi, porta con sé un insegnamento, una lezione utile per il lettore, normale o speciale che sia.
Non bisogna dimenticare infatti che, come l'antesignano "Fiabe di Beda il Bardo", con cui ha più di una somiglianza, questo libro fa parte della tradizione e della cultura popolare dei syndrigast, i cosiddetti "spiriti speciali". Queste storie, dapprima orali, hanno rappresentato una tappa importante per l'educazione di tutti i bambini cresciuti dalle ymbryne e protetti negli anelli temporali.
È quindi un enorme privilegio per noi, comuni mortali senza alcuna abilità particolare, poter aver accesso all'oscuro e grandioso passato di una specie così stravagante.
In particolare uno dei racconti, intitolato "La prima ymbryne" ci narra, con estrema naturalezza, dell'antefatto che ha reso inevitabile la creazione di luoghi sicuri come gli anelli. 
Il racconto, pur essendo ovviamente fantasioso, risulta credibile in ogni sua parte, sia quando parla del passato della prima donna-uccello, sia quando ci inizia alla manipolazione del tempo e a tutto ciò che abbiamo imparato con Miss Peregrine.
E se avete letto almeno i primi due capitoli della trilogia a lei dedicata, ricorderete senz'altro che due dei titoli qui presenti, ovvero "I piccioni di Saint Paul" e "Il racconto di Cuthbert", erano già stati decantanti da Jacob e i suoi amici nel corso delle loro avventure.
Bene, se temete di ritrovare qui delle inutili ripetizioni, sbagliate di certo. Entrambi i racconti rivivono qui in una nuova versione, il primo grazie ad un'antica leggenda popolare, e il secondo grazie alla penna di Millard Nullings, che ci delizia con finali a sorpresa e interessanti annotazioni.
Ma tornando ora alle varie storie, come dicevo prima, esse rappresentano diversi intrecci che mirano a dar vita ad un unico tessuto. 
Questo è evidente anche dal tono della narrazione, a volte spiritoso e divertente, altre volte più serioso e persino melodrammatico. 
Gli stessi protagonisti non potrebbero essere più diversi tra loro, tra donne coraggiose e spavalde (come la giovane principessa, la prematura psicoanalista o la stessa prima ymbryne) e uomini altruisti, compassionevoli e assennati (come il gentile gigante e il sensibile ragazzo-locusta), fino ad arrivare alla povera ed insicura amica dei fantasmi, ai furbi cannibali e ai vendicativi piccioni.
Ognuno di loro ci guida, per mezzo dei loro trascorsi, nel difficile mondo di chi deve lottare per farsi accettare ma ancor di più per accettare se stessi. Di chi pensa che un dono non richiesto è pur sempre una condanna e di chi crede invece che anche un castigo inflitto possa essere trasformato in una benedizione, se si riesce a trovare la forza di farlo.
Di chi, speciale o normale che sia, crede di essere nato nel tempo e nel posto giusto, di avere una missione da compiere o un semplice compito da portare a termine. Di chi, anche se pieno di difetti, sa di essere perfetto così com'è.

Considerazioni:
Come per molti di voi, anche per me il primo incontro con i racconti degli Speciali è avvenuto durante la lettura di "Hollow City", secondo libro della trilogia.
Già allora avevo apprezzato molto l'idea di una storia nella storia, e di una leggenda portatrice di ricordi del passato e di indizi per il presente.
Quando ho saputo della pubblicazione della raccolta, non ho potuto che esserne contenta.
Tuttavia, devo ammetterlo, non pensavo che quest'opera mi avrebbe soddisfatto del tutto. Questo perché, in base alle esperienze passate, so che è altamente improbabile leggere dieci racconti e non avere nulla da ridire su nessuno di essi.
Motivo per il quale, man mano che andavo avanti, aspettavo sempre di arrivare al punto debole, alla storia che stona troppo o non convince del tutto. Ed invece non posso che spendere belle parole su un lavoro capace di coniugare un forte estro creativo e dei precetti morali universali.
In più, oltre alle carinissime e utilissime annotazioni di Millard, il libro presenta anche delle splendide illustrazioni ad apertura di ogni capitolo, che portano la firma dell'artista Andrew Davidson e che rendono "I racconti degli Speciali" un piccolo capolavoro da leggere ed ammirare.

Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi fornito una copia cartacea dell'opera

il mio voto per questo libro

lunedì 9 gennaio 2017

Un anno di libri #2016


Salve avventori!
Un altro anno è passato e, come sempre, eccoci alle prese con il bilancio delle esperienze appena trascorse.
Con la rubrica #UnAnnoDiLibri vogliamo ricapitolare le letture che ci hanno accompagnato e che hanno reso le nostre giornate più emozionanti.
Per me, come potete vedere l'anno è stato molto variegato fra letture più e meno positive, mentre posso anticiparvi che, per Little Pigo, il responso è senza dubbio positivo, perché nessuno dei libri da lei letti le ha lasciato un ricordo negativo, o almeno non del tutto.
Ma veniamo ora alle nostre risposte:

Il 2016 di Muriomu

Primo libro letto nel 2016:
♥ "Alice nel paese delle Meraviglie" di Lewis Carroll

Ultimo libro letto nel 2016:
♥ "Adamantino e i segreti di Natale" di Milko Miti

I libri più belli che ho letto quest'anno:
♥ "Abbiamo sempre vissuto nel castello" di Shirley Jackson
♥  "L'ombra del vento"  di Carlos Ruiz Zafón
♥  "La fonte magica" di Natalie Babbitt
♥  "Melody" di Sharon M. Draper

I libri che ho bocciato:
♥ "Nel mio paese è successo un fatto strano" di Andrea Vitali
♥ "Il tredicesimo dono" di Joanne Huist Smith
♥ "Segreto di famiglia" di Mikaela Bley
♥ "Il regista" di Elisabetta Cametti 

I libri più belli da ammirare: 
Ho avuto la necessità di aggiungere questa categoria perché quest'anno ho avuto modo di conoscere dei piccoli capolavori artistici che, se proprio non brillano per la complessità della trama, lo fanno perché sono delle opere d'arte imprigionate (o forse dovrei dire liberate?) fra le pagine di un libro.
♥ "Il Giardiniere notturno" dei fratelli Fan, con le sue bellissime illustrazioni delicate e raffinate.
♥ "La bella addormentata", nella meravigliosa edizione edita Gallucci, ispirata all'opera di Lotte Reiniger e realizzata con la tecnica del paper-cut. Una magia che prende vita, pagina dopo pagina.
♥ "Luolo" di Elisabetta Morandi è fra i tre quello che, oltre ad essere impreziosito da bellissime illustrazioni, vanta anche la storia più complessa e graziosa. Non solo bello da vedere, ma anche da leggere! Non si può resistere al suo piccolo protagonista *-*

La storia più originale:
♥ "L'albero delle bugie" di Frances Hardinge. Ho trovato molto originale l'idea che ha dato vita al romanzo  Non avevo mai letto qualcosa di simile.
"Abbiamo sempre vissuto nel castello" di  Shirley Jackson. Di questo romanzo ho apprezzato l'originalità nella caratterizzazione dei personaggi, del modo in cui ci vengono svelati a poco a poco e... del finale!

I libri che mi hanno stupito positivamente o che avevo sottovalutato:
♥ "L'ombra del vento" Carlos Ruiz Zafón.
Nonostante ne avessi sentito parlare benissimo non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto, anche perché ho imparato a diffidare dei giudizi troppi positivi (vedi cosa è successo con "Colpa delle stelle" o con "Fangirl"). L'esperienza mi ha insegnato che quando una cosa piace quasi a tutti, molto probabilmente non piacerà a me XD
Be' sono contenta di dire che non era questo il caso ^_^

I libri che mi hanno deluso o dai quali mi aspettavo qualcosa di più:
♥ "Sophie sui tetti di Parigi" non è che non mi sia piaciuto, però mi aspettavo qualcosa in più da questa lettura, o probabilmente solo qualcosa di diverso.
Parte della delusione comunque, ne sono convinta, è stata dovuta a mia sorella Little Pigo che me lo ha esaltato tanto. E sì, ogni tanto anche noi abbiamo gusti diversi. Capita di rado, ma capita.
Poi ci sono i libri esaltati tanto da tutti, di cui avevo trovato solo recensioni super positive e che poi si sono rivelati: 
♥ Un romanzo carino ma nulla di più, nel caso di "Fangirl" di Rainbow Rowell;
♥ E una ciofeca nel caso de "Il tredicesimo dono" di Joanne Huist Smith.

I libri più noiosi o che ho fatto fatica a portare a termine:
♥ "La ricetta segreta per un sogno" di Valentina Cebeni
♥ "Il regista" di Elisabetta Cametti
♥ "Nel mio paese è successo un fatto strano" di Andrea Vitali
Tutti per motivi diversi hanno messo alla prova la mia pazienza.
Il primo perché troppo noioso e troppo scontato.
Il secondo perché poco credibile
Il terzo perché inutilmente ripetitivo e assurdo.

I libri più sopravvalutati:
In questa categoria inserisco due libri molto diversi tra loro ma, a mio parere, entrambi sopravvalutati.
♥ Uno è un classico di sempre, estremamente lodato ed eletto a grande capolavoro della fantasia, e i riferisco a "Alice nel paese delle Meraviglie" di Lewis Carroll.
Un libro confusionario e grottesco che, più che narrare una storia, sembra raccontare i vaneggiamenti di un sogno febbrile. Troppo illogico e scollegato per i miei gusti.
Il secondo libro non è un classico della letteratura, ma uno di quelli che ha riscosso un grande (e a mio parere immeritato) successo dalla sua uscita.
♥ Mi riferisco a "Fangirl" di Rainbow Rowell.
Una storia carina, ma davvero nulla di che...
Ho letto che la Rowell è stata definita l'erede di John Green, e il paragone non è poi così lontano dalla realtà.
Seppur sicuramente migliore di "Colpa delle stelle" e dei suoi odiosi protagonisti, in entrambi i casi il clamore che li ha visti emergere dalla massa (tra cui dubito fortemente non ci fossero libri più meritevoli di successo) è lo stesso.
Fortemente sopravvalutati, e legati dal fatto che ambedue girano attorno all'ossessione della protagonista per un libro.

I libri che mi hanno fatto piangere T-T (per l'emozione):
♥ "Melody" di Sharon M. Draper
♥  "L'ombra del vento" di Zafón
Poi non ricordo se ho effettivamente versato lacrime ma sono rimasta profondamente colpita dalla storie di due autrici che ci hanno raccontato il loro modo di affrontare la malattia e mi riferisco a:
♥  Pia Pera con il suo "Al giardino ancora non l'ho detto"
♥  e a Anna Lyndsey con il suo "La ragazza del buio".

La saga più bella:
♥ "Una serie di sfortunati eventi" di Lemony Snicket 
L'ho iniziata quest'anno e per ora ho letto solo i primi tre volumi dei TREDICI che la compongono, ma sono stati tutti una piacevole conferma, tanto che non vedo l'ora di continuarla.
Sono libri davvero geniali per la simpatia e il modo in cui sono scritti. Sa essere estremamente divertente e crudele allo stesso tempo e, cosa assai inusuale, pur essendo scontato l'epilogo di ogni volume (lo scrittore ci annuncia già da principio che tutto andrà nel peggiore dei modi), riesce a non essere mai banale.
♥ Molto carina anche "Fairy Oak" di Elisabbetta Gnone che acquisisce un valore aggiunto per le bellissime nuove edizioni targate Salani. In una parola: Incantevoli
♥ Infine la saga di "Paper Magician" di Charlie N. Holmberg che ho portato a termine quest'anno. Concentra in sé una buona dose di avventura, magia, romanticismo e momenti raccapriccianti, che la rende adatta per accontentare i gusti di tutti.


Le saghe che ho iniziato:

♥ "L'ombra del vento" capitolo che dà inizio alla saga del cimitero dei libri dimenticati. 
Avendo letto solo il primo dei quattro capitoli che la compongono non mi sento ancora di metterla tra le più belle. Però davvero un inizio col botto (come vedete il libro è tra i più belli letti quest'anno).
♥ "Wildwitch. La prova del fuoco" di Lene Kaaberbøl un inizio molto carino per questa saga dedicata al mondo delle streghe selvatiche.

I personaggi che più ho detestato:
♥ Il terribile ispettore Francisco Javier Fumero de "L'ombra del vento"... e dire che da bambino mi aveva anche fatto tenerezza. Ho avuto grande compassione per lui quando si trovava al collegio San Gabriel. Però poi l'ho odiato con tutta me stessa >.<
Un personaggio cattivo, crudele e spietato come pochi altri.
♥ I coniugi Osborn de "L'imprevedibile destino di Emily Fox-Seton" di Frances H. Burnett.
Due personaggi la cui bieca meschinità è ancor più messa in risalto grazie al contrasto con l'indole docile della protagonista.
♥ Chloé la matrigna di Lycke la bimba scomparsa nel thriller "Segreto di famiglia" di Mikaela Bley.
Chloé è una donna imbarazzante. Viziata, stupida, infantile, dispettosa come lo sono i bambini quando sono colpiti dall'invidia.
Mi ha fatto veramente ribrezzo leggere della gelosia di questa donna per la figlia di suo marito, leggere la differenza di trattamento con la quale si approcciava a suo figlio e a Lycke. Una perfetta matrigna in stile Cenerentola.
♥ Il Reverendo Erasmus Sunderly, padre di Faith la protagonista del romanzo "L'albero delle bugie". 
Un uomo maschilista, severo, vecchio stampo e bigotto. Tratta Faith, che gli è apertamente devota, come se fosse meno che niente, le vieta lo studio, la stima e l'affetto. Un pessimo padre e un pessimo uomo, che la ragazzina cercherà invano di riabilitare. 
♥ Tutti i compaesani delle sorelle Blackwood di "Abbiamo sempre vissuto nel castello". 
Mi ha fatto rabbrividire la cattiveria, l'invidia e l'ignoranza con la quale si sono rapportati a due ragazzine indifese e sole al mondo.
♥ A loro aggiungo anche il cugino Charles, di cui ho detestato la presunzione e la supponenza con cui si è sempre relazionato a Merricat.
♥ E infine le perfide compagne di classe della piccola Melody. La loro cattiveria, nei confronti di una ragazzina disabile, non sono proprio riuscita a digerirla. E ancor meno ho digerito gli adulti, tra cui alcuni genitori e insegnanti, che si rapportavano a lei come se Melody fosse una cosa incapace di intendere e volere, e non una persona. Non riuscendo a comprendere che alla sua disabilità fisica non corrispondeva alcuna disabilità mentale. 

I personaggi che più ho amato:
Molti provengo dalle pagine de "L'ombra del vento" (eh sì questo romanzo è sempre presente XD).
Quelli a cui sono più legata, e che mi ha fatto più tristezza abbandonare, sono stati in particolare: 
♥ Il signor Sempere: un padre discreto, riservato, ma buono come il pane. La tipica persona che non mostra il suo affetto a parole, ma a fatti. La scena in cui consegna al figlio la penna tanto bramata, mi ha fatto letteralmente sciogliere in lacrime T-T
♥ Il signor Fermín Romero de Torres: come non affezionarsi a questo strano uomo intelligente, dalla cultura sterminata, un po' saccente, ma anche tanto divertente?
Un uomo sfortunato, che ne ha passate davvero tante, ma che non si è fatto piegare dalle brutture della vita.
♥ Penélope Aldaya: mi ha fatto una gran tenerezza la storia di questa fanciulla la cui unica colpa è stata quella di innamorarsi.
♥ Jacinta: un amore di donna, ho adorato tutto di lei, il suo desiderio inesaudito di diventare madre, e tutto l'amore che poi ha riversato su Penélope, pensandola sempre, fino alla fine dei suoi giorni.
Ma ci sono anche altri personaggi che ho amato in altri romanzi:
♥ Charles, il padre di Sophie in "Sophie sui tetti di Parigi", o meglio colui che l'ha salvata dalle acque dell'oceano e se l'è poi presa con sé. 
Un uomo decisamente stravagante, ma estremamente dolce e altruista. Forse solo un po' troppo permissivo.
♥ La piccola Melody dell'omonimo romanzo. Ho adorato la sua forza, ma anche la sua debolezza. Ho sofferto quando non veniva compresa e ho gioito per i suoi successi.
Mi ha fatto pensare e mi ha fatto diventare una persona migliore. 
♥ Merricat di "Abbiamo sempre vissuto nel castello".
L'ho trovata divertente e spiritosa, ho adorato il suo sarcasmo pungente, le sue battute velenose, i suoi rituali magici per allontanare le sciagure, le sue strane manie, i dispetti perpetuati ai danni del viscido cugino Charles... e sì, ho amato anche la sua follia!
♥ Luolo il dolce fantasmino protagonista dell'omonimo romanzo. Impossibile non affezionarsi a lui.

Un personaggio secondario di cui avrei voluto conoscere molto di più:
♥ A dire il vero avrei voluto sapere di più di un po' tutti i personaggi che hanno preso vita nelle pagine de "L'ombra del vento" di Zafón, da Penélope Aldaya, a Jacinta, alla storia del ricco ed eccentrico finanziere Salvador Jausà e della sua domestica Marisela, accusata da tutti di stregoneria, a quella di Fermín e di tanti altri.
Ogni personaggio in questo romanzo ha una sua storia complessa e affascinante alle spalle di cui avrei voluto sapere molto di più. Penso che si sarebbe potuto scrivere un romanzo per ciascuno di loro. 
♥ E cito ancora Charles il padre di Sophie in "Sophie sui tetti di Parigi". Io l'ho adorato però ho detestato il fatto che l'autrice ci abbia detto così poco di lui :(

Le coppie più belle:
♥ Quella composta da Juliàn Carax e dalla sua amata Penélope Aldaya, de "L'ombra del vento".
Una coppia sfortunata che purtroppo ha avuto vita breve a causa del destino avverso, ma a cui, lo scrittore, mi ha fatto affezionare tantissimo.
Sempre tra le pagine di questo meraviglioso romanzo ho trovato altri rapporti bellissimi a cui mi sono affezionata molto, e non si tratta di relazioni amorose.
♥ Mi riferisco all'amicizia tra Daniel Sempere, il protagonista, e il signor Fermín Romero de Torres;
♥ Al rapporto tra Daniel e suo padre;
♥ E quello dolcissimo tra Penélope Aldaya e la sua governante Jacinta, donna che l'ha amata come una madre.
Per quanto riguarda gli altri romanzi invece:
♥ L'eccentrica coppia di amici formata dal fantasmino Luolo e dal gufo Osvaldo in "Luolo". I due ci insegnano che si può essere amici anche se si è molto diversi.
♥ E ancora una particolare amicizia quella che vede Jacques Papier e la sua sorellina gemella Fleur in "Le avventure di Jacques Papier", dove Michelle Cuevas descrive un rapporto di fratellanza molto più particolare di quanto si possa credere.
♥ Il bellissimo rapporto di affetto e protezione che esiste tra le sorelle Blackwood, Merricat e Connie descritto dalla Jackson. Le ho amate moltissimo insieme, nei loro dialoghi, nei gesti, e nelle attenzioni che si riservavano l'un l'altra. 
♥ Il profondo legame che esiste tra i tre fratelli Baudelaire ne "Una serie di sfortunati eventi", che li rende più forti nonostante le mille disavventure a cui vanno incontro.

La coppia più sopravvalutata:
♥ Senza dubbio quella formata da Cath e Levi di "Fangirl".
Come ho già detto non mi spiego il grande successo di questo romanzetto e, allo stesso modo non mi spiego tutto il "fangirlaggio" (passatemi il termine), che c'è attorno a questa coppia.
Sono una coppia. Punto. Una come tante, niente di trascendentale, esattamente come il libro, carino ma nulla di che.

Concludo con i buoni propositi per questo 2017:
Non continuerò a ripetere ogni anno il proposito di dedicarmi ai romanzi della Austen che mi restano da leggere, perché probabilmente non lo farò XD
Mi propongo solo di continuare a leggere e scrivere. 
Scrivere molto di più. Più post, più pensieri, più rubriche, essere più presente nei vostri blog, e continuare a fare ciò che faccio per il mio, con la stessa identica passione.
E poi vorrei davvero riuscire a concludere il mio racconto... riuscire a riprenderlo in mano e finirlo, se non per gli altri almeno per me stessa.

Mi sono dilungata anche troppo, lascio la parola a Little Pigo, ma non senza augurarvi un felice 2017 ricco di soddisfazioni e tante buone letture!!!













 Il 2016 di Little Pigo

Primo libro letto nel 2016:
♥ "Tutta la magia dei sogni" di Cassie Beasley 
Avevo adocchiato questo libro sul sito della casa editrice, e mi aveva colpito per l'ambientazione circense, a metà strada tra illusionismo e vera magia.
Mi aspettavo un libro fantasioso, adatto soprattutto ai ragazzi, ma ho trovato invece un romanzo profondo, per tutte le età.

Ultimo libro letto nel 2016:
♥ "Il tredicesimo dono" di Joanne Huist Smith 
Volevo concludere con un bel libro natalizio.
Ho scelto il romanzo della Smith, perché molti, che lo avevano letto lo scorso anno, me lo avevano consigliato. Mi aspettavo una lettura emozionante e commovente, ma purtroppo non è stato così.
Diciamo che ho iniziato l'anno in bellezza, e l'ho chiuso in schifezza XD 

I libri più belli che ho letto quest'anno:
♥ "Tutta la magia dei sogni" di Cassie Beasley 
♥ "La vita segreta delle api" di Sue Monk Kidd
♥ "La fonte magica" di Natalie Babbitt 
♥ "Aspettando Bojangles" di Olivier Bourdeaut 
♥ "Hollow City" di Ransom Riggs 
♥ "I racconti degli Speciali" di Ransom Riggs 
In realtà ho letto tanti libri bellissimi e sceglierne solo alcuni è stato difficilissimo. Diciamo che tra tutti, questi sono stati quelli che, per un motivo o per l'altro, hanno lasciato un segno.

I libri che ho bocciato:
♥ "Il tredicesimo dono" di Joanne Huist Smith
Come dicevo prima, nessun libro mi ha lasciato un ricordo totalmente negativo. L'unico che mi ha deluso, da cui mi aspettavo decisamente di più, e che perciò boccerei è "Il tredicesimo dono". 
L'ho letto durante le vacanze natalizie, insieme al gruppo di lettura, e l'ho trovato frivolo, prevedibile e del tutto privo di autenticità. Nulla di più lontano dall'atmosfera calorosa e accogliente e dallo spirito natalizio di cui, immaginavo, fosse intriso. 

I libri più belli da ammirare: 
♥ "Luolo" di Elisabetta Morandi.
Tra i libri da ammirare inserirei senza dubbio i due libri pop-up della Gallucci, ovvero "La bella addormentata - Teatro d'ombre" ispirato all'opera di Lotte Reiniger, e "Viaggio per mare" di Gérard Lo Monaco, entrambi curati nei minimi dettagli e capaci di stupire un pubblico di tutte le età.
Se penso invece ai libri illustrati più belli (tra quelli che ho avuto il piacere di sfogliare ovviamente), non possono non venirmi in mente "Il giardiniere notturno" dei Fratelli Fan, e "Luolo" di Elisabetta Morandi. 
Il secondo ha il pregio di unire il fascino estetico ad una storia tenera ed educativa, che mi ha conquistato subito (ecco perché, se dovessi sceglierne uno solo, la scelta ricadrebbe su "Luolo").
Devo aggiungere però che anche i libri di Ransom Riggs, sia i due della trilogia di Miss Peregrine che "I racconti degli speciali", meritano sicuramente un posto in questa classifica.
I primi due racchiudono fotografie d'epoca affascinanti e inquietanti allo stesso tempo, cosa assai rara, mentre l'ultimo è sapientemente illustrato.

La storia più originale:
♥ "Io sono la neve" di Elizabeth Laban
Anche qui la scelta è stata ardua, nella mia mente si palesavano più opzioni, tra cui "Il ristorante dell'amore ritrovato" di Ito Ogawa, e il secondo capitolo della trilogia de "Il Giardino degli Aranci" di Ilaria Pasqua, che in una mia classifica immaginaria si meriterebbero rispettivamente la medaglia di bronzo e d'argento.
Tuttavia, mentre per quanto riguarda "Il Mondo del Bosco" ho apprezzato davvero la fantasia e il modo in cui la trama è stata sviluppata, per ciò che concerne l'opera di Ogawa, rimane una bellissima idea di partenza che non trova però un risultato finale di altrettanto valore.
Ma veniamo ora a "Io sono la neve" che, come avrete capito, si merita per me il primo posto. Il perché non ha tanto a che vedere con la trama in sé, ma più che altro con il modo con cui è stata messa su carta. 
Tramite l'ascolto di alcuni cd, e grazie all'espediente di un'antica tradizione, l'autrice ha modo di intrecciare passato e presente, e svelarci così poco a poco una vicenda avvenuta solo un anno prima. Un mistero che è ancora sulla bocca di tutti, ma che nessuno conosce per davvero.

I libri che mi hanno stupito positivamente o che avevo sottovalutato:
♥ "Aspettando Bojangles" di Olivier Bourdeaut e "I segreti della casa sul lago" di Kate Morton: il primo è un romanzo di poche pagine ma ricco di estro e fantasia, il secondo invece conta più di cinquecento pagine ma fila liscio come l'olio, regalando un colpo di scena dopo l'altro.
Quando ho iniziato entrambe le letture, non pensavo mi avrebbero coinvolto così tanto.
Anche "Colazione da Tiffany" ha rappresentato una bella sorpresa: essendo un classico, non immaginavo una storia, e anche una protagonista, fuori dagli schemi.

I libri che mi hanno deluso o dai quali mi aspettavo qualcosa di più:
♥ "Il tredicesimo dono" di Joanne Huist Smith 
♥ "Il ristorante dell'amore ritrovato" di Ito Ogawa
♥ "Racconti" di Lev Tolstoj 
♥ "Fuga da Villa del Lieto Tramonto" di Minna Lindgren 
I primi tre hanno rappresentato una vera e propria delusione, rivelandosi molto diversi rispetto a ciò che prometteva la quarta di copertina, ed inferiori alle mie aspettative.
L'ultimo invece è solo leggermente sottotono e monotono, meno brillante rispetto a "Mistero a Villa del Lieto Tramonto", primo libro della serie ambientata ad Helsinki.

I libri più noiosi o che ho fatto fatica a portare a termine:
♥ Fortunatamente, nonostante alcuni libri non mi abbiano entusiasmato, un solo romanzo mi ha annoiato per davvero, ossia "Il ristorante dell'amore ritrovato" che, pur avendo di base una bella trama, si riduce ad essere solo una sfilza di menù e di dimostrazioni culinarie.

I libri che mi hanno fatto piangere T-T (per l'emozione):
♥ "Tutta la magia dei sogni" di Cassie Beasley 
Non so spiegarvi il motivo, ma il finale di questo libro mi ha lasciato con le lacrime agli occhi *-*

La saga più bella e le saghe che ho iniziato:
♥ "Miss Peregrine" di Ransom Riggs 
Quest'anno ho proseguito due saghe, ovvero quella di Minna Lindgren, ambientata nella Villa del Lieto Tramonto, e "Il Giardino degli Aranci" di Ilaria Pasqua. Di entrambe sono al secondo romanzo.
Oltre a questi ho letto i primi due capitoli della trilogia di Miss Peregrine, e anche "I racconti degli Speciali", sempre di Riggs, e devo dire che questa saga mi sta appassionando molto.
Ho già acquistato l'ultimo libro e penso proprio che lo leggerò presto.

I personaggi che più ho amato:
♥ Marcus de "Il Giardino degli Aranci - Il Mondo del Bosco"
♥ Chintzy di "Tutta la magia dei sogni"
♥ Madre e figlio (non hanno nomi) di "Aspettando Bojangles"
♥ Guille di "Un figlio"
♥ Luolo di "Luolo"
♥ Ysobel di "Le anime bianche"
♥ Rosaleen de "La vita segreta delle api"

Un personaggio secondario di cui avrei voluto conoscere molto di più:
♥ Tutti i clienti del Lumachino de "Il ristorante dell'amore ritrovato"
♥ May e Rosaleen de "La vita segreta delle api"
♥ La madre di "Aspettando Bojangles"
♥ William e il giardiniere de "Il giardiniere notturno"

Le coppie più belle:
♥ Lily e Rosaleen de "La vita segreta delle api" 
♥ Ysobel ad Hector di "Le anime bianche"
♥ Marcus e Lucas de "Il Giardino degli Aranci - Il Mondo del Bosco"
♥ Micah e Jenny di "Tutta la magia dei sogni"
♥ Serafina e Braeden di "Serafina e il mantello nero"
Ebbene sì, nessuna storia d'amore appassionata, ma delle forti e bellissime amicizie.

Concludo con i buoni propositi per questo 2017:
♥ Leggere più libri (studio permettendo)
♥ Scrivere le recensioni più in fretta 
♥ Finire le saghe iniziate negli scorsi anni
♥ Implementare la mia collezione di libri di Fannie Flagg 
I primi due buoni propositi non sono proprio nuovi di zecca, ma la riproposizione di quelli dello scorso anno che sono riuscita a portare a termine con successo ^-^v
Ma si può sempre migliorare quindi, se riuscirò a leggere e scrivere di più e più velocemente, sarò ancora più soddisfatta.
L'ultimo, più che un buon proposito, è un desiderio, ma fate pure finta di non rendervene conto XD 

E con questo è tutto, buon anno libroso a tutti!