giovedì 30 gennaio 2020

Recensione: "Harry Potter e la pietra filosofale" di J.K. Rowling

Titolo: Harry Potter e la pietra filosofale
Autore: J.K. Rowling
Illustrazioni: Serena Riglietti
Editore: Salani 
Data di pubblicazione: giugno 2009
Pagine: 293
Prezzo: 16,80 

Trama:
Harry Potter sembra un ragazzino come tanti, se non teniamo conto della strana cicatrice a forma di saetta sulla fronte, e della ancora più sorprendente abitudine di provocare fenomeni inspiegabili, come quello di farsi ricrescere in una notte i capelli, inesorabilmente tagliati dai perfidi zii. 
Ma, in occasione del suo undicesimo compleanno, gli si rivelano la sua vera natura, il suo destino, e il mondo misterioso cui di diritto appartiene. Un mondo dove regna la magia; un universo popolato da gufi portalettere, scope volanti, caramelle al gusto di cavolini di Bruxelles, ritratti che scappano e tanto altro ancora.

Recensione:
Chi non ha mai sentito parlare del maghetto occhialuto, uscito dalla penna di J.K. Rowling? Vuoi o non vuoi, la sua storia è nota a tutti, che sia merito dei libri stessi, dei film, del merchandising, o semplicemente del passaparola. Fatto sta che il magico mondo che si apre al di là del Binario 9 e 3/4, fa ormai parte dell'immaginario collettivo, che da tempo alimenta la fantasia di intere generazioni.
Tutto ciò per dire che sfuggire al radar di Harry Potter è quasi impossibile. Potevo quindi io, dopo tutti questi anni, rinunciare ad intraprendere il viaggio alla volta del castello di Hogwarts?
Certo che no! 
Mi rendo conto pienamente che questa lettura, a vent'anni circa dalla sua pubblicazione, possa sembrare a molti anacronistica, ed il mio parere superfluo, tuttavia sono dell'opinione che ogni goccia nel mare abbia una sua utilità, seppur minima, e che non è mai troppo tardi per fare qualcosa che ci fa stare bene.
Anche perché, a mio parere, questo libro, sicuramente brillante e piacevole per più punti di vista, ha tra i suoi maggiori pregi, quello di riuscire a regalare, sia ai bambini che agli adulti, alcune ore di spensieratezza ed incanto. 
Mentre si legge non si può non sognare di ritrovarsi catapultati lì, sul treno pieno di strampalati dolciumi; nei corridoi ricchi di segreti, fantasmi e quadri parlanti; nelle aule che racchiudono pozioni, artifici, e saggezza e, soprattutto, nella Sala Grande tempestata di gufi portalettere, squisite prelibatezze e banchetti festosi.
Naturalmente più si va avanti, più ci si inoltra in una spirale di mistero, azione e pericoli,  questi ultimi non proprio desiderabili, tuttavia già dalle prime pagine, noi lettori non possiamo che sentirci coinvolti nel tragico destino del piccolo Harry Potter, costretto a vivere con gli odiosi zii e l'ancor più detestabile cugino, i quali non fanno che maltrattarlo o ignorarlo, nel migliore dei casi.
Noi, quanto il ragazzino, non facciamo che sperare in un salvatore misterioso che arrivi improvvisamente a portarlo via da quell'incubo, fino a quando, fortunatamente, le nostre preghiere vengono esaudite.
Che emozione veder atterrare la magica lettera non una, ma decine e decine di volte, e che fastidio nel leggere le macchinazioni di zio Vernon per evitare che il maghetto venisse a sapere la verità! 
Finalmente l'omone buono, Hagrid, approda nella vita di Harry, e dà inizio all'affascinante viaggio che voi tutti certamente conoscete. 
Prima tappa Diagon Alley, perché nessuno può entrare nella prestigiosa scuola di magia di Hogwarts senza avere l'occorrente richiesto.
Devo ammetterlo, questa parte è quella che mi ha divertito di più. Cosa darei per poter scegliere la mia bacchetta (anche se in realtà è lei a scegliere il mago), conoscere il mio animale da compagnia, comprare il primo calderone e tutti gli ingredienti per preparare scoppiettanti intrugli.
Per non parlare poi della quotidianità al castello, con serate tranquille passate nell'accogliente sala comune, magari davanti al caloroso camino; pomeriggi trascorsi sulle rive del lago; partite di Quidditch, lezioni di magia, ed incursioni notturne nei passaggi segreti.
Già adesso, pur essendo adulta, sento il richiamo di Hogwarts forte e chiaro, immagino se, come tanti, lo avessi letto da bambina!
Tralasciando questa digressione un po' troppo personale e leggermente imbarazzante, il romanzo, come dicevo, ha come carta vincente la profusione di dettagli fantastici che ci permettono di sognare ad occhi aperti, ma non solo. La Rowling si è prodigata nel conferire una caratterizzazione profonda ai personaggi, i quali, con le loro personalità ben definite, i loro pregi e le debolezze, ci aiutano ad immergerci nella storia. A partire dal protagonista, sempre così modesto ed insicuro, incapace di raffigurarsi come un eroe, ma anche il simpatico Ron, la giudiziosa Hermione ed il tenerissimo ed ingenuo Hagrid (uno dei miei preferiti).
E che dire di Silente? Con i suoi saggi consigli, le sue burle e soprattutto il suo "pigna, pizzicotto, manicotto, tigre" mi ha conquistato!
Al contrario, come immaginerete, i Dursley, Gazza, Draco Malfoy e i suoi scagnozzi non hanno suscitato affatto le mie simpatie, i tipici bulletti che vorresti far sparire con una formuletta magica! Però, c'è da dirlo, senza di loro la storia non sarebbe stata la stessa.
In generale, più si avanti, più la trama si fa fitta, e all'atmosfera estatica dei primi capitoli, si accompagna un mood più misterioso che prevede maggior azione. Inoltre con il passare del tempo, anche i rapporti personali tra i vari attori in scena si solidificano, diventando progressivamente più forti e più credibili ai nostri occhi.
Perfino le ambientazioni, descritte in modo vivido ed incantevole, via via si fanno più tenebrose, in special modo con l'ingresso nella Foresta Proibita, ma anche nelle battute finali.
Insomma, più caratteristiche che messe insieme, fanno sì che la storia scorra liscia come l'olio e che una volta iniziato il libro, non si riesca più a staccarsi dalle pagine.
Un'ultima cosa importantissima, uno degli aspetti che ho apprezzato maggiormente, è la capacità di veicolare, anche attraverso vicende apparentemente infantili come possono essere quelle degli aspiranti maghi, piccole lezioni di vita e preziosi consigli, oltre che valori imprescindibili quali l'amicizia, la lealtà, la fiducia in se stessi e negli altri. 
In conclusione, dopo aver terminato "Harry Potter e la pietra filosofale", non fatico a capire come questa saga abbia dato vita ad un intero mondo di appassionati, che ad anni di distanza dalla prima pubblicazione, non riescono a dimenticare le emozioni provate la prima volta, e che ciclicamente si rituffano in quelle pagine sognanti, sperando di riviverle, oggi come allora.

Considerazioni:
Confesso, sono una delle poche persone al mondo a non aver letto ancora la saga di Harry Potter! E sia chiaro, non per mancanza di interesse, o snobismo, ma più che altro per la scarsa disponibilità di tempo e opportunità.  
Mi spiego meglio: ho sempre desiderato leggerli, anche perché non mi sono persa un film (gli ultimi due li ho perfino visti al cinema), tuttavia ci tenevo a leggerli se non proprio consecutivamente, almeno a poche settimane di distanza l'uno dall'altra, ma l'impegno scolastico prima, e universitario dopo, non me l'ha mai permesso.
In realtà, due o tre anni fa iniziai proprio questo stesso romanzo per terminarlo un paio di giorni dopo, in tutta fretta. Scelsi questa lettura in piena sessione invernale, per svagarmi tra la preparazione di un esame e l'altro, un'idea non proprio geniale, a dir il vero, perché per tutto il tempo non ho fatto che pensare che stavo perdendo ore preziose che avrei potuto impiegare studiando (sì, sono sempre stata parecchio ansiosa), e perciò non mi sono goduta affatto la lettura.
Perché vi sto raccontando questo? Solo per dirvi che della prima lettura non ricordavo praticamente nulla, e per me, rituffarmi nelle pagine è stato un continuo di emozioni e sorprese (beh, se escludiamo la trama principale, che grossomodo ricordavo, a causa del film).
Mi sono gustata ogni secondo, dall'arrivo alla scuola, alle lezioni iniziali, sino ad arrivare al mistero della pietra filosofale. Credo che la Rowling sia stata geniale nell'ideare tutti quei piccoli particolari, come le cioccorane provviste di figurine mobili, le gelatine ai gusti più disparati, la ricordella, le scope volanti, i gufi postini, i passaggi segreti, che ci aiutano ad immaginare di essere davvero lì sulla scena, con i nostri piccoli amici.
Tuttavia, a mio parere, non proprio tutto è stato reso perfettamente. Alcuni dettagli, niente di importante sia chiaro, sono un tantino contraddittori.
Un esempio? Gli allievi Harry, Hermione, Draco e Neville vengono puniti per essere stati trovati nei pressi della torre d'astronomia, di notte. E qual è la punizione giusta per chi, con ogni probabilità, è sceso dal letto per guardare le stelle?
Ovvio, un giretto nella Foresta Proibita, sempre in notturna, e proprio nel momento in cui è assediata da una o più creature misteriose, intente ad assassinare unicorni. 
Ci rendiamo conto? I ragazzi che andavano spontaneamente in giro in una struttura, almeno teoricamente, sicura come Hogwarts, vengono poi trascinati contro la loro volontà in uno scenario indubbiamente pericoloso, per di più con una supervisione quasi del tutto assente. Mah!
E sempre parlando di sicurezza, che dire della pietra filosofale che viene trasferita da una camera blindata della rinomata Gringott (protetta da un percorso a labirinto, mille incantesimi e fiamme di drago), ad una semplice botola sorvegliata da un cane?
Beh, lo so, ora mi direte che il cane aveva tre teste e che, dopo la botola, erano previste durissime prove, ovvero: 
1) la prova della Sprite, il cui controincantesimo veniva insegnato persino agli allievi del primo anno, come ci riferisce Hermione;
2) la prova di Vitious, che non solo contemplava nella stanza l'effettiva presenza della chiave giusta per proseguire, ma anche dei manici di scopa per poterla afferrare. Un po' come se dei proprietari di una residenza prestigiosa, ti lasciassero le chiavi in giro, ed un biglietto con le indicazioni per recuperarle!
Che poi è in sostanza quello che fa Piton con la prova successiva, quella di pozioni, ma perlomeno in quella serviva un po' di ingegno e di logica. Beh diciamo che gli unici che si sono sprecati un minimo sono stati la McGrannitt e Silente che, con lo stratagemma dello Specchio delle Brame, si dimostra il solo con un po' di sale in zucca XD 
Naturalmente so benissimo che non stiamo parlando di un romanzo storico in cui ogni minuzia deve essere perfettamente in linea con la verità dei fatti, però un po' di attenzione in più non ci sarebbe stata male.
Ciò non toglie che quando un libro è coinvolgente, come in questo caso, gli errori sì si notano, ma fino ad un certo punto. Perché se si è molto presi dalla storia, dai personaggi e le loro tribolazioni, dalle avventure ed i pericoli, le contraddizioni pesano effettivamente poco, perché ciò che conta davvero è solo l'emozione che il libro sa darti, e ciò che rimane con te, una volta chiuse le pagine.

il mio voto per questo libro

lunedì 27 gennaio 2020

Recensione: "Il mio maestro Janusz Korczak" di Itzchak Belfer

Titolo: Il mio maestro Janusz Korczak
Autore: Itzchak Belfer
Illustrazioni: Itzchak Belfer
Editore: Gallucci
Data di pubblicazione: 12 gennaio 2019
Pagine: 64
Prezzo: 6,90 €

Trama:
Immagina un fantastico orfanotrofio in cui regna l’amore e i bambini dettano le regole con responsabilità!
Itzchak Belfer, l’autore di questo libro, racconta gli anni trascorsi nell’orfanotrofio fondato dal pediatra Janusz Korczak, il creatore di un metodo pedagogico basato sulla libertà e sull’uguaglianza, che permetteva ai piccoli ospiti della Casa degli Orfani di gestire la vita quotidiana, risolvere i conflitti e sviluppare i propri talenti.
Korczak, dopo l'ascesa del nazismo, rifiutò di abbandonare i piccoli orfani ebrei al loro destino per mettersi in salvo e morì invece, insieme a loro, nel campo di concentramento di Treblinka. Ciononostante le sue idee e il suo metodo non sono stati dimenticati, al punto che molti dei suoi scritti hanno ispirato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del bambino e, ancora oggi, vengono applicati da innumerevoli insegnanti in tutto il mondo.

Recensione:
Un piccolo libriccino che ha l'onere e l'onore di ricordare una storia importante, ed una personalità altrettanto rilevante, purtroppo ad oggi, poco ricordata.
Stiamo parlando della straordinaria esperienza della Casa degli Orfani, guidata in modo esemplare dal famoso medico e pedagogo Janusz Korczak.
È proprio uno dei suoi studenti a raccontare la vita nell'orfanotrofio, una routine basata sulle responsabilità condivise e sull'unione. Belfer ci parla della loro quotidianità, fatta di gioco ma anche di piccole mansioni da portare a termine nel corso della giornata. Ogni ragazzino, in quella straordinaria abitazione, aveva il compito di prendersi cura dei nuovi arrivati, guidarli passo dopo passo e far sì che seguissero le regole alla lettera. Fino a quando anche questi ultimi sarebbero diventati abbastanza grandi da poter diventare dei mentori a loro volta.
Ma se pensate che i dettami valgano solo per i piccini, vi sbagliate. Perché lo stesso Korczak nel corso della sua vita si era sottoposto più e più volte al giudizio del tribunale, costituito ovviamente solo da bambini. Perché le regole valgono per tutti, nessuno escluso!
In generale quella del maestro Korczak (il cui vero nome era Henryk Goldszmit) è una storia di amore verso il prossimo, un inno al rispetto dei diritti e delle personalità altrui, un racconto pregno di condivisione e collaborazione, armonia e unione.
Un esempio per le scuole e gli insegnanti di oggi che, come i casi di cronaca ci mostrano, troppo spesso dimenticano che i bambini non sono pupazzi da manovrare a proprio piacimento, ma piccoli essere umani con dei propri sentimenti, delle ambizioni, e dei desideri. Gli uomini e le donne di domani che, se cresciuti con affetto e comprensione, non mancheranno un giorno di trasmettere ai loro figli gli stessi valori positivi con cui sono stati tirati su.
Una lettura piacevole ed educativa che, grazie anche alle semplici ed efficaci illustrazioni (ad opera dello stesso autore), e nonostante l'iniziale partenza fin troppo idilliaca, finisce per lasciare il segno.

Ringrazio la casa editrice Gallucci per avermi fornito una copia cartacea del libro

il mio voto per questo libro

mercoledì 22 gennaio 2020

Recensione: “Un'eterna domenica” di Robert Lukins

Titolo: Un'eterna domenica
Titolo originale: The Everlasting Sunday
Autore: Robert Lukins
Editore: Neri Pozza
Data di pubblicazione: aprile 2019
Pagine: 192
Prezzo: 16,50 €

Trama:
Inghilterra, 1962. Il diciassettenne Radford, scortato dallo zio, arriva a Goodwin Manor, un istituto per ragazzi che si sono «messi nei guai». Radford stringe subito amicizia con l’enigmatico West, e la vita a Goodwin Manor offre al giovane, giorno dopo giorno, una fragile pace, mentre, fuori dalle mura dell’edificio, infuria la peggiore tempesta di neve mai registrata da tre secoli a quella parte. 
A vegliare su questi ragazzi ci sono pochi adulti: l’eccentrico Teddy che dirige l’istituto in modo anarchico, Manny, che tiene lezioni di elettronica e la cuoca Lilly. Ma Radford scopre presto che in realtà sono i ragazzi a prendersi cura l’uno dell’altro. Le loro famiglie e la legge non sono state in grado di farlo.
Ma sarà abbastanza, questo senso di comunione, quando la tragedia, all'improvviso, irromperà nelle loro vite, stravolgendo ogni cosa?

Recensione:
Se dovessi definire questo romanzo in due parole userei: poetico ed ermetico.
Appena chiuso mi ha lasciato una grande sensazione di abbandono e di incertezza per le decine di domande a cui non ho ricevuto risposta.
Ed proprio nell'incertezza e nell'attesa di risposte che ha inizio questa storia, con un incipit che lascia davvero tutto all'immaginazione.
Radford e suo zio sono in macchina, in un viaggio che potrebbe essere durato giorni come ore, fuori inizia a nevicare, l’aria è fredda, il gelo fra i due è palpabile e il silenzio assordante.
Non sappiamo perché abbiano litigato, non sappiamo dove si stiano recando, né perché, intuiamo solo che Radford si è ripromesso di non rivolgere la parola allo zio fino all'arrivo.
Arrivati a Goodwin Manor i due si salutano con distacco e ognuno prosegue per la sua strada.
Goodwin Manor, lo capiamo dopo poco, è una casa in cui vengono ospitati a lungo termine i ragazzi difficili, quelli dal carattere problematico o violento, o che hanno avuto qualche problema con la legge. Una specie di riformatorio, senza troppe regole, senza guardie, senza istruttori a cui dover render conto.
A fare gli onori di casa troverà West, un ragazzo della sua età, descritto come un “folletto vivacissimo che sorrideva troppo e si passava le mani tra i capelli con gesti avidi di un sapere segreto”.
La gentilezza e l’allegria spiazzante del ragazzo interferiranno con i suoi piani di mantenersi taciturno e intrattabile fino a fine serata.
Poco dopo farà anche la conoscenza di Teddy, l’enigmatico custode della casa e dei ragazzi.
Ma non c’è nulla che non sia misterioso in queste pagine dove tutto, ogni protagonista, ogni comparsa, e persino la stagione stessa, “il Grande Gelo”(un inverno così freddo e inclemente non si registrava da 82 anni), sembra custodire più di un segreto.
Radford, all’inizio schivo e poco incline a fidarsi e lasciarsi andare, troverà nella Casa, un vero e proprio rifugio e con il tempo inizierà a intenderla come casa sua, un luogo da cui non dover fuggire, ma un posto in cui far ritorno.
L’amicizia con West sarà fondamentale in questo. I due si legano in pochissimo tempo, e quasi in modo inspiegabile se visto dall'esterno.
West vive da tempo a Goodwin Manor, ha già il suo gruppetto di amici, ma Radford diventa un punto di riferimento sin da subito, il che permette al nuovo arrivato di entrare di diritto all'interno del gruppo.
West, Rich, Lewis e Brass, diventano loro il microcosmo del protagonista, un mondo fatto di scherzi, bevute, sigarette, ilarità, ma nessuna confidenza personale, nessun momento intimo in cui ognuno rivela all’altro il motivo di quella forzata reclusione.
E poi c’è Foster, un gigante silenzioso, dall'aria perennemente afflitta ma apparentemente innocua, che viene costantemente provocato da Brass, sicuramente il carattere più fumantino che l’edificio possa vantare.
Il Grande Gelo è anch'esso un grande protagonista del romanzo di Lukins, una presenza fissa e implacabile, che isola la casa e i suoi abitanti dal resto del mondo, li estranea e li reclude in un ambiente sempre più carico di disagi e tensione.
In un clima così, non è strano pensare che gli animi inizino a scaldarsi, i litigi ad aumentare, il nervosismo a crescere.
Un’eterna domenica è esattamente come lo descrive il titolo, giornate monotone tutte uguali, senza stimoli, sempre le stesse facce, gli stessi litigi, lo stesso modo di cercare svago da quei pomeriggi noiosi e freddi.
E la mancanza di rapporti veri e leali, basati sulla conoscenza profonda dell’altro e non solo sulla convivenza, si farà sentire.
Teddy, è il cuore della Casa, cercherà di tenere i suoi ragazzi al sicuro, non dando punizioni o impartendo ordini, ma invitandoli a essere l’uno il sostegno dell’altro. E’ questo quello che si è prefissato: non creare una prigione, ma semplicemente una casa dove ognuno deve prendersi cura dell’altro. Come una famiglia, una famiglia di cui si conosce poco o nulla, però, se non quel poco che si può intuire tra un sospiro e l’altro.
Commovente, dolce, enigmatico e brutale, un’eterna domenica descrive un mondo ovattato, apparentemente sicuro, ma in bilico tra quiete e tempesta, dove basta un nonnulla, per spezzare l’incanto e trasformare il sogno in tragedia.
Un libro poetico ed emozionante, tenero e straziante che indugia sulle problematiche e sulla natura mutevole degli adolescenti e dell’amicizia.

Considerazioni:
Ammetto di aver chiuso questo libro con una certa insoddisfazione. 
Non perché non mi sia piaciuto, anzi, ma perché avrei voluto risposte che non ho ottenuto, avrei voluto leggere ancora dei suoi protagonisti, conoscerli a fondo, sapere il perché e il per come, dei vari comportamenti, conoscere il destino di alcuni protagonisti... in parole povere mi sembra che tutto si sia concluso troppo presto, avrei voluto più pagine, avrei voluto più storie.
Per tutta la lettura ho atteso le pagine in cui il gruppo di ragazzi si sarebbe finalmente riunito in un racconto più intimo e confidenziale, raccontandosi vicendevolmente i motivi della loro reclusione.
Se non da tutti mi sarei aspettata sicuramente che il confronto avvenisse tra Radford e West, questo mi avrebbe permesso di conoscerli meglio e affezionarmi maggiormente a loro. 
Diciamo che forse qualcosa ho intuito, qualcos'altro sul passato di Radfort ci viene brevemente accennato, però avrei preferito leggere, piuttosto che dedurre.
E in questo libro (e questa non è proprio una critica, perché probabilmente sta anche qui la sua bellezza, la sua particolarità, e la sua forza) si deve ricorrere molto spesso alle deduzioni.
Avrei voluto sapere cosa ne è stato dei ragazzi “dopo” l’incidente che ha sconvolto gli equilibri della Casa (su questo non posso dirvi di più), cosa ne è stato di alcuni ospiti che sono improvvisamente spariti nel nulla (Snuffy e Victoria) e cosa ha riservato il destino al timido insegnate di elettronica Manny e alla simpatica cuoca Lillian, e allo stesso Teddy.
Nonostante tutte queste cose non dette, e forse chissà proprio grazie a queste, “Un’eterna domenica” è un romanzo che entra dritto nel cuore, con i silenzi e le fragilità dei suoi protagonisti, le frasi supposte, quelle non dette, l’incredibile affetto che lega i personaggi, sebbene nessuno di essi si sia aperto agli altri svelandosi.
E con lo stesso inspiegabile mistero, mi sono affezionata a loro, pur non conoscendoli, avrei voluto che quel grande inverno non finisse, che il terribile incanto cristallizzato in quell'inverno fosse durato ancora, magari per sempre. In una domenica davvero eterna.

Ringrazio Neri Pozza per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

giovedì 16 gennaio 2020

Recensione: "Elfi al quinto piano" di Francesca Cavallo

Titolo: Elfi al quinto piano
Autore: Francesca Cavallo
Illustrazioni: Verena Wugeditsch
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: 21 novembre 2019
Pagine: 125 
Prezzo: 14,00 € 

Trama:
È quasi Natale quando Manuel, Camila e Shonda, insieme alle loro due mamme Isabella e Dominique, arrivano nella città di R. Prendono possesso della nuova casa in via dei Camini Spaziosi 10, dove i vicini sembrano accoglierli con la diffidenza che gli abitanti della città riservano a tutto ciò che gli è nuovo ed estraneo. 
In compenso la mattina successiva dieci simpatici elfi si presentano a sorpresa a casa loro. Sono stati incaricati da Babbo Natale in persona di trovare una base operativa del Natale per la città di R. e chiedono ai ragazzi di aiutarli a impacchettare i regali. Niente di più emozionante per i tre fratelli che si mettono subito al lavoro. 
Ma il trambusto creato da quella strana catena di montaggio attira l’attenzione della polizia, e gli elfi sono costretti a far scattare il piano B. Ma non tutto andrà come previsto...

Recensione:
Dopo il grande successo di "Storie della buonanotte per bambine ribelli", Francesca Cavallo torna in libreria con un fantastico racconto natalizio, ambientato nella singolare città di R. Lì gli abitanti, da ben cinque anni, e su direttiva del sindaco, cercano di evitare il più possibile ogni contatto con gli adulti estranei alla famiglia.
Solo ai bambini è concesso socializzare, ma sempre nei limiti del necessario.
Così, quando la famiglia Greco Aiden approda ad R, piena di aspettative e speranze per il futuro, non può che rimanerne delusa. Nessuno li accoglie o si avvicina a loro, tutti li guardano con scetticismo e diffidenza, ad eccezione della piccola Olivia, una ragazzina piena di inventiva e coraggio.
Isabella, Dominique e i loro figli sono ormai rassegnati a trascorrere la Vigilia in solitudine, quando una strana lettera giunge in via dei Camini Spaziosi 10. 
Babbo Natale ha bisogno di aiuto! Solo loro cinque, con la collaborazione di dieci simpatici elfi, possono impacchettare i regali per tutta la città prima che sia troppo tardi.
Ovviamente gli inconvenienti non mancheranno, e non saranno solo i doni ed il risultato della missione segreta ad essere in pericolo.
Non vi dirò di più del prosieguo degli eventi, non temete. Vi basti sapere che, grazie alla generosità dei nuovi arrivati, alla collaborazione e alla partecipazione attiva dei bambini disobbedienti, e ad un piano non particolarmente elaborato ma efficace, i cittadini di R cominceranno a capire cosa hanno perso in tutti quegli anni trascorsi in religioso silenzio.
Un bellissimo messaggio di solidarietà e vicinanza, particolarmente importante nei giorni di festa appena passati (ma anche nella vita di tutti i giorni), che ci invita ad aprire la porta ai meno fortunati e ai più soli.
Una storia che, come se non bastasse, oltre a lanciare questa ammirevole esortazione a non chiuderci a riccio di fronte agli stimoli esterni, si fa portavoce di una tematica di estremo rilievo, oltre che di grande attualità. Mi riferisco alle famiglie omogenitoriali, note più comunemente come "famiglie arcobaleno".
Isabella e Dominique, con i loro bambini, ne sono l'esempio lampante. L'amore che lega tutti i componenti è palpabile in ogni momento della lettura, e la quotidianità a casa Greco Aiden è ritratta in modo naturale e genuino. È vero, ad un certo punto, si fa riferimento ad una determinata legge in un dato Stato che non riconosce queste unioni, tuttavia per il resto delle pagine l'amore fra le due donne non desta alcun clamore.
E fatemelo dire: era ora che, in un libro per bambini, venisse dato spazio a quella che è ormai a tutti gli effetti una realtà, una situazione che coinvolge moltissime persone, tra cui gli stessi minori.
È giusto che i più piccoli imparino sin da subito che non vi è nulla di sbagliato nell'amare una persona dello stesso sesso, o nel voler costruire con questa una famiglia. 
È bene che i bimbi che entrano in contatto con chi ha per genitori due mamme o due papà, sappiano che il compagno di classe cresce come tutti, e non c'è motivo di meravigliarsi.
È vitale stoppare sul nascere i pregiudizi, le prese in giro e gli insulti che non sono altro che il sintomo di una cattiva educazione e di un atteggiamento di chiusura da parte degli adulti, troppo impegnati a giudicare, senza conoscerla per davvero, la vita degli altri.

Da bambina era bellissimo guardare le famiglie che popolano i film di Natale sullo schermo della tv, e poi girarmi e trovare la mia sul divano. Crescendo, però, ho scoperto che volevo creare la mia famiglia con un'altra donna invece che con un uomo, e ho iniziato a preoccuparmi che in nessuna delle storie di Natale che avevo letto o visto ci fosse una famiglia come quella che desideravo io. 
Avrei voluto condividere questa preoccupazione con qualcuno, ma ero convinta che ci fosse un motivo segreto per cui le famiglie con due mamme non fossero nelle storie che leggevo e mi vergognavo di chiedere spiegazioni. 
Solo quando sono diventata grande ho scoperto che non c'era alcun motivo e che non avrei dovuto vergognarmi di nulla. 
Alcuni credono che ai bambini non si debba parlare delle famiglie con due mamme e due papà, perché "i bambini sono troppo piccoli per capire"
Ma che cosa c'è da capire? L'amore è una cosa semplice. 
Crescere considerando normali le famiglie diverse dalla propria è importantissimo per creare un mondo in cui ogni bambino si senta accolto e in cui a nessuno si chieda di nascondere parti di sé.

Mi sento quindi di fare un applauso sia alla scrittrice che, forte anche della sua esperienza personale, ha avuto il coraggio di proporre la vicenda poi effettivamente narrata, che alla casa editrice che ha accettato di buon grado di pubblicarla (e non so se tutti avrebbero optato per questa scelta).
E poi la cosa bella è che, nel disegno di Francesca Cavallo, la omogenitorialità non è affatto il fulcro della storia - rappresentato invece, come dicevo prima, dall'importanza della rete sociale e dei rapporti umani - ma funge solo da cornice, che permette poi a noi adulti, eventualmente, di affrontare l'argomento in tutta tranquillità.
Parlando poi del resto, il racconto è davvero carino, originale e ricco di particolari festosi, il che lo rende perfetto da leggere nel periodo di Natale. Inoltre le pagine sono arricchite dalle stupende illustrazioni di Verena Wugeditsch, che oltre ad essere belle da vedere, hanno anche il merito di seguire per filo e per segno ciò che viene narrato.
In considerazione di tutto questo, spiace un po' constatare che la storia, alla fin fine, sia così breve, tenendo conto che la particolare ambientazione della città di R avrebbe meritato maggior approfondimento. Ci sarebbe stato bene uno sviluppo più lento, magari con il sindaco come antagonista, restio al cambiamento, e con l'opposizione di alcuni dei concittadini meno disposti a lasciarsi persuadere.
Invece, forse l'esigenza di fare del libro una favola natalizia, ha fatto sì che gli sviluppi fossero ridotti ai minimi termini ed il finale risultasse affrettato.
Un vero peccato perché già così la lettura è molto piacevole e perfettamente godibile, ma se avesse incluso più disavventure e contrattempi, il romanzo ne avrebbe di sicuro beneficiato.
In conclusione non posso che consigliarvi questo libro che, oltre a rappresentare bene il vero significato del Natale, in modo coinvolgente e brioso, riesce ad introdurre, con serenità, i bambini nella realtà dei giorni nostri. 
E non credo ci sia nulla di meglio di una storia che parla di attualità ma anche di magia, amore, collaborazione e, perché no, perfino di disubbidienza! 

Ringrazio la casa editrice Feltrinelli editore per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

sabato 11 gennaio 2020

Recensione: "La raccolta di Natale di Peter Coniglio" di Beatrix Potter

Titolo: La raccolta di Natale di Peter Coniglio
Autore: Beatrix Potter
Illustrazioni: Beatrix Potter
Editore: Sperling & Kupfer
Data di pubblicazione: 18 novembre 2014
Pagine: 124
Prezzo: 16,90 € 

Trama:
Questo libro racchiude alcuni racconti classici di Beatrix Potter, insieme a nuove storie dedicate al Natale, il tutto arricchito da illustrazioni, lettere dell'autrice, e biglietti d'auguri per le feste. 

La raccolta comprende i seguenti titoli: 

 "La storia di Peter Coniglio"
 "Lo Zucchero di Canna"
 "Il Sarto di Gloucester"
 "La storia di Benjamin Coniglio"
 "L'orologio di Sally"
 "La storia dei coniglietti Flopsy"
 "La storia di due topini cattivi"
 "La Festa di Natale dei Conigli"

Recensione:
Beatrix Potter, nel corso della sua esistenza, ha dato vita a personaggi unici, dallo scalmanato coniglietto Peter e la sua vivace famiglia, allo scoiattolo Nutkin, fino ad arrivare all'ingenua anatra Jemima e ai micini birichini Mittens, Moppet e Tom - solo per citare alcuni nomi.
Intere generazioni di bambini, in tutto il mondo, sono cresciute ascoltando le sue storie, semplici eppure estremamente efficaci.
Una delicata armonia di parole e disegni, quest'ultimi curati nei minimi dettagli, ci hanno condotto per anni in un'affascinante veduta naturale, fatta di boschi, campi arati, laghetti scintillanti, alberi rigogliosi e tane sotterranee. Entrando nel magico mondo della Potter, non si può che rimanerne estasiati, di fronte alla bellezza delle vivide illustrazioni e dei curiosi racconti.
Perché la scrittrice inglese, oltre che essere un'abile disegnatrice (forte dei suoi studi naturali), era anche capace di creare simpatiche vicende, poco articolate è vero, eppure parecchio educative.
Non fanno eccezione quelle incluse in questa raccolta dedicata al Natale, la quale ha il pregio di unire il fascino dei classici senza tempo, ad altre storie meno note, ma non meno piacevoli o meritevoli d'attenzioni.
Abbiamo quindi "La storia di Peter Coniglio", la prima nata dalla penna della naturalista, nonché quella che le ha conferito fama e onori, seguita da altre vicende non proprio conosciutissime, come "Lo zucchero di canna" e "L'orologio di Sally".
In generale, il bello di queste storie è che sanno divertire ed insegnare, dipingere le marachelle in modo buffo, ma anche le inevitabili e fastidiose conseguenze: che dire, il perfetto connubio per un libro destinato ai bambini!
Ne è l'esempio lampante la favola dell'indisciplinato Peter che, contravvenendo ai saggi insegnanti della mamma, entra di soppiatto nell'orto del signor McGregor, rischiando così di finire dritto dritto in forno! 
Come se non bastasse, una volta tornato a casa, si becca una notte di malanni, probabilmente dovuti alle sue pericolose scorribande.
Ben diverso è invece l'intento de "Il sarto di Gloucester" che, sullo sfondo dell'atmosfera delle feste, sembra comunicare l'importanza della generosità e della solidarietà. Una piccola magia, e dei preziosi aiuti che possono arrivare dai fronti più insperati, tipo dei minuscoli minuziosi topolini.
Altri racconti degni di nota sono, a mio avviso, "La storia dei coniglietti Flopsy" - la quale coniuga la vivacità delle disavventure della famiglia di Peter e del cugino Benjamin, all'importanza dello spirito di squadra - e "L'orologio di Sally" (originariamente non illustrata) che parla di sofferenza e sacrifici, ma anche di meritate ricompense.
Una delle mie preferite rimane però "La storia di due topini cattivi", che poi così cattivi non erano mica. Sì forse un po' arrabbiati e dispettosi, ma chi non lo è stato almeno una volta nella vita? L'importante, anche in questo caso è la morale: il saper chiedere scusa per le azioni sbagliate, ed il desiderio di rimediare agli errori commessi.
Insomma una raccolta coi fiocchi, capace di accontentare mamme e bambini, e di appagare la vista di qualsiasi lettore, grazie ai disegni a dir poco stupefacenti, e alla cura dei dettagli.
Inoltre questa edizione natalizia, oltre alle consuete tavole a colori ed in bianco e nero, contiene anche alcune originali corrispondenze personali tra la scrittrice e i primi destinatari dei suoi lavori, ovvero i figli degli amici, ansiosi di conoscere i nuovi resoconti dei coniglietti pasticcioni. A queste si aggiungono delle raffinate cartoline d'auguri, all'epoca in vendita e pronte da spedire che, con la loro coloratissima allegria, contribuiscono a dare a questo libro l'immancabile e gradevolissimo taglio festoso.

il mio voto per questo libro

giovedì 9 gennaio 2020

Recensione: “L’uccellino rosso” di Astrid Lindgren

Titolo: L’uccellino rosso
Autori: Astrid Lindgren
Illustrazioni: Anna Pirolli
Editore: Iperborea
Data di pubblicazione:ottobre 2019 
Pagine: 128
Prezzo: 12,00 € 

Trama:
Dalla penna della grande scrittrice svedese una raccolta - inedita in Italia - di quattro racconti dolci e commoventi, in cui realtà e fiaba si fondono.
Quattro storie con protagonisti, ancora una volta, i bambini e il loro modo di fuggire dalla triste realtà che li circonda.

Recensione:
In questa raccolta Iperborea pubblica, per la prima volta in Italia, quattro brevi racconti in cui, ancora una volta, Astrid Lindgren torna a dare voce ai bambini, i suoi soggetti preferiti. 
Solo tramite loro, le loro voci, le loro speranze e i sogni, l’autrice riesce a costruire piccoli mondi in cui le disgrazie e le amarezze della vita vengono cacciate via attraverso l’immaginazione, la fantasia o la magia.
Basta un uccellino rosso insolitamente sgargiante dal canto particolarmente melodioso; pochi versi di una dolce poesia; una vecchia leggenda narrata da secoli; il dipinto di un misterioso castello lontano, per allontanare la realtà e aprire scenari nuovi.

La raccolta comprende i seguenti titoli:

L’uccellino rosso
Suona il mio tiglio, canta il mio usignolo?
Tum Tum Tum!
♥ Messer Nils di Eka

I racconti sono tutti ambientati in quelli che la scrittrice definisce “I giorni della miseria”, giorni tristi, in cui la povertà sembra davvero regnare ovunque, e non lasciare scampo.
Il grigiore e la tristezza paiono aver contaminato tutto, ed è proprio questo clima che fa da sfondo anche al racconto che dà il titolo alla raccolta.

In “L’uccellino rosso” due fratellini rimasti orfani vengono affidati ad un rude contadino che non li ha affatto a cuore.
Per lui i piccoli Anna e Mattias non sono altro che quattro mani in più per il lavoro, e non li avrebbe mai presi con sé, se non per quello.
I due ragazzini sono così costretti a passare le loro tetre giornate tra un lavoro e l’altro.
Mungere le mucche e tenere pulite le stalle, questi i loro compiti e nessuno spazio per i giochi, nessuno svago da bambini.
La loro infanzia pare essere davvero finita.
L’inizio dell’inverno e l’apertura della scuola dà ai due una piccola speranza di cambiamento, ma anche quella situazione si rivela triste e sconsolata.
Il confronto con gli altri bambini, con i loro vestiti, i loro giochi, e il loro pranzo è impietoso.
Lo sconforto aumenta e ormai anche la speranza di un cambiamento è lontana.
Un giorno gelido come tanti, di ritorno da scuola, Anna e Mattias trovano un uccellino rosso, che con il suo canto melodioso li guida alle porte di Pratofiorito, un luogo incantato, dove sembra essere sempre primavera, e dove decine di bambini giocano felici.

In “Suona il mio tiglio, canta il mio usignolo?” la protagonista è la piccola Malin, una ragazzina di otto anni rimasta orfana e costretta per questo ad andare a vivere in un ospizio per poveri. La bimba è triste, in quel luogo cosi grigio e desolato non riesce proprio a trovare nulla di bello, niente per cui rallegrarsi.
Se almeno avesse qualcosa di piacevole da guardare! Ma anche fuori dalla finestra non ci sono fiori, né alberi, ad allietare le sue giornate.
Un giorno, mentre è a fare delle commissioni, sente per caso gli incantevoli versi di una poesia che recitano “Suona il mio tiglio, canta il mio usignolo”... e da qui la bimba inizia a sognare e sperare. 
Se anche lei avesse un tiglio suonatore da guardare e un usignolo canterino da ascoltatore la sua tristezza finirebbe e tutto sarebbe allegro.

Anche “Tum Tum Tum!” è ambientato nei giorni della miseria, in un piccolo villaggio che vive solo grazie all'allevamento delle pecore. Un disgraziato giorno gli abitanti di Kapela scoprono che tutto il loro gregge è stato divorato dai lupi.
La piccola Stina Maria, una notte, mentre è alla ricerca del bastone di suo nonno, e teme di finire nelle grinfie dei lupi o di qualche altra creatura, finisce prigioniera dei "sottoterrestri", il popolo magico di cui il nonno le ha tanto raccontato.

“Messer Nils di Eka” racconta del piccolo Nils, costretto da giorni a letto dalla malattia.
Mentre fuori è estate e i fratellini giocano all'aria aperta, Nils combatte contro la febbre sempre più alta. Unica consolazione il bellissimo dipinto di un grandioso castello, quella visione risveglia la sua fantasia portandolo in un sogno in cui può finalmente dire addio ai suoi malanni e diventare l’eroe di una straordinaria avventura.

Quattro storie originali e tenere, in cui la desolazione lascia spazio alla speranza, la realtà lascia spazio al sogno e alla magia.
Dolce rifugio o provvidenziale risorsa, la fantasia diventa un grande alleato per questi piccoli eroi, trasformando anche la sorte più cupa e avversa nella più straordinaria delle avventure.

Un libro carino, che racconta piccole favole che non sono le classiche favole a cui siamo abituati. Alcune vanno interpretate, e vi dirò non sono neanche sicura di aver colto il vero senso di tutte. Però è stata sicuramente una lettura piacevole in un’edizione deliziosa, resa ancora più particolare dalle caratteristiche illustrazioni, tutte sui toni del grigio, nero e rosso, di Anna Pirolli.

Considerazioni:
Questa è stata davvero una raccolta curiosa e... strana.
I racconti qui narrati mi hanno ricordato le favole svedesi e islandesi (che ho avuto modo di leggere sempre nelle meravigliose edizioni edite da Iperborea), dove non tutto è chiaro, non sempre tutto torna e spesso quello che dovrebbe essere il lieto fine ha, difatti, ben poco di lieto.
È il caso, ad esempio, del racconto “Suona il mio tiglio, canta il mio usignolo?”, in cui la piccola protagonista spera ardentemente di avere finalmente qualcosa di bello a rallegrare la sua vita e il racconto termina in modo che lei non abbia più... una vita.
Ma cosa c’è di bello in questo? Qual è la morale?
Mi ha fatto pensare un po’ alla storia della piccola fiammiferaia, di Andersen, dove il lieto fine anche lì si risolve con la morte della bambina, che finalmente si ricongiunge con sua nonna morta tempo prima.
Ma era un lieto fine per voi quello?
Cosa c’è di lieto in una bimba che muore congelata?
Ecco, la storia di Malin è più o meno simile.

Più positiva è invece la storia che dà il nome alla raccolta “L’uccellino rosso”.
Anche se qualcosa di poco chiaro c’è anche qui. Perché, una volta trovato quella sorta di paradiso terrestre che è “Pratofiorito”, Anna e Mattias non vi restano definitivamente? 
Perché tornano ogni giorno dal contadino per poi fare ritorno, ogni giorno, a Pratofiorito dopo la scuola?
E perché alla fine del raccontano non scelgono semplicemente di restare anziché chiudere la magica porta alle loro spalle?
Sanno bene che, una volta chiusa, quella porta non potrà più essere aperta. E se qualche altro povero bambino, come è successo a loro, avesse bisogno di quel rifugio? Perché essere così egoisti e togliere la possibilità agli altri?
Anche qui non ho ben chiaro quale sia il messaggio, se ce n’è effettivamente uno.

Il racconto che ho preferito, in un certo senso, è stato “Messer Nils di Eka.
Questo è l’unico in cui un bambino trova rifugio in qualcosa che non ha del magico e del soprannaturale, l’unico in cui ci si può riconoscere.
Quando un bambino è malato, e costretto a letto, può trovare facilmente rifugio nei sogni, nelle speranze. Certo può anche credere nell'esistenza di un luogo magico e incantato dove è sempre primavera, ma difficilmente lo troverà nella realtà.
Quindi sì, per il messaggio di fondo ho preferito questa storia alle altre. Questa in cui il piccolo Nils sogna di essere un eroe e, al risveglio, si ritrova più forte e combattivo più forte e combattivo anche nella sua realtà.
Mi piace l’idea che Astrid Lindgren, attraverso questi racconti, voglia trasformare anche le sorti più meste in avventure magiche e straordinarie, che voglia far diventare la fantasia il più grande alleato per sfuggire alla tristezza.
Non sono certa però della resa, difatti solo un bambino su cinque supera il suo dolore grazie alla propria fantasia. Tutti gli altri sono salvati da forze magiche esterne, forze che vengono in loro soccorso.
Quindi, per questo, non so dirvi se l’intento sia perfettamente raggiunto, però l’ho comunque trovata una raccolta carina e originale.

Ringrazio Iperborea per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

mercoledì 8 gennaio 2020

Un anno di libri #2019


Salve avventori!
Anche il 2019 ci ha abbandonato... e come ogni anno siamo qui a fare il bilancio delle letture che ci hanno tenuto compagnia.
Ecco a voi il nostro #UnAnnoDiLibri.
Quali romanzi abbiamo amato? Da quali ci aspettavamo qualcosa di più? Quali protagonisti ci sono entrati nel cuore?
Be’ ecco a voi le risposte:


Il 2019 di Muriomu


Primo libro letto nel 2019: 
"Pippi Calzelunghe" di Astrid Lindgren
Con questo libro ho sicuramente aperto l’anno in allegria. In Pippi ho scoperto una ragazzina temeraria, coraggiosa, ma anche sfrontata e molto spesso incosciente.
Un libro simpatico, ma i cui messaggi vanno presi con le pinze, perché ecco... non è proprio molto educativo.

Ultimo libro letto nel 2019: 
♥ “IT" di Stephen King
Mi è stato regalato un paio di anni fa e lo volevo leggere da ancora prima, eppure una volta in libreria ero lì che ancora titubavo, la mole mi spaventava decisamente.
Finalmente il 2019 è stato l’anno giusto.
Ho preso coraggio grazie al gruppo di lettura organizzato da Sara di "My Caffé Letterario" e Veronica di "Piccoli momenti di ecstasy"
La divisione del libro in tappe mi ha dato la spinta che mi occorreva per affrontare quelle 1200 pagine.
E, sono davvero felice di averlo fatto :)

I libri più belli che ho letto quest'anno: 
Fortunatamente quest’anno ho letto molti libri belli.
Questi sono i miei preferiti, di diverso genere, ma ognuno mi ha saputo emozionare in modo diverso.
"Gli amici silenziosi" di Laura Purcell
“La bambina che salvava i libri" di Markus Zusak
"Sulle rive del Plum Creek" di Laura Ingalls Wilder
"Al di là del mare" di Lauren Wolk
♥ “IT" di Stephen King

I libri che ho bocciato: 
L’unico libro che non ho apprezzato è stato “La casa dei sogni” di Marzia Bisognin

I libri più belli da ammirare: 
"La ragazza che voleva salvare i libri" di Klaus Hagerup e Lisa Aisato
"Cara Zia Agatha" di Beatriz Martin Vidal
"È tempo di andare" di Kim Sena

La storia più originale: 
♥Se penso alla storia più originale mi viene sicuramente in mente “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” di Stuart Turton.
Un giallo davvero complesso e articolato. Una trama fitta e ricca di personaggi.
Forse un po’ contorto è un po’ troppo confusionario, ma senza dubbio originale.
Inoltre, in questa categoria mi sento di nominare anche:
"Kafka e la bambola viaggiatrice" di Jordi Sierra i Fabra
"Il giardino di mezzanotte" di Philippe Pearce
"Jefferson lo spinoso caso del detective più ricercato del paese" di Jean-Claude MourLevat
Credo che siano tutte storie uniche nel loro genere. Nate da idee geniali.

I libri che mi hanno stupito positivamente o che avevo sottovalutato: 
♥Da ”Hotel Bonbien” di Enne Koens mi aspettavo una storia più infantile e sciocca. Invece ho ritrovato un romanzo che, in modo semplice, racconta le difficoltà dei rapporti familiari, i litigi tra genitori osservati dal punto di vista di chi li vive con maggiore sofferenza: i figli.
♥ Nomino anche la serie de “La casa nella prateria”, che ho iniziato lo scorso anno e che non pensavo potesse piacermi e appassionarmi così tanto.
♥ E infine “Al di là del mare” Lauren Wolk, mi aspettavo, o almeno speravo, in una bella storia, ma non così meravigliosa e certamente non ipotizzavo sarebbe finito tra i libri più belli dell’anno.

I libri che mi hanno deluso o dai quali mi aspettavo qualcosa di più: 
♥ Non credo di essere stata delusa da nessun libro.
Ho bocciato solo quello della Bisognin, da cui, sono sincera, non mi ero mai aspettata chissà cosa. Quindi, a questo giro, nessuna delusione :)

I libri più noiosi o che ho fatto fatica a portare a termine: 
♥ Non ho trovato nessun libro noioso, ma sicuramente “La famiglia Aubrey” di Rebecca West, pur essendomi piaciuto nel complesso, l’ho trovato un po’ prolisso e tedioso in alcuni frangenti.
Soprattutto in quelli in cui l’autrice si dilunga a descrivere la musica.
Ecco, secondo me la musica emoziona se ascoltata, ma sentirne parlare in modo tecnico e arzigogolato, soprattutto per chi non se ne intende particolarmente, non è il massimo.

I libri che mi hanno fatto piangere T-T (per l’emozione):
♥ Mi sono emozionata in tantissimi passi di quasi tutte le letture che ho intrapreso.
Se devo ricordare quelli in cui ho avuto il groppo in gola e che mi hanno fatto versare delle lacrime non posso che nominare “La bambina che salvava i libri” di Markus Zusak. Come non piangere con una storia così?
E anche “IT”, “Gli amici silenziosi” e “Al di là del mare”. Sono tutte letture che mi hanno commossa ed emozionata molto.

La saga più bella e le saghe che ho iniziato: 
“La casa nella prateria”, e ho continuato con entusiasmo la serie Wildwitch

I personaggi che più ho detestato:
♥ Sicuramente Henry Bowers e Tom Rogan due terribili esseri umani descritti da King nel suo “IT”
Sono infatti questi due uomini e le loro azioni scellerate che mi hanno fatto più paura, rabbia e disgusto. Molto più del mostro impersonificato da IT.
♥ Piers Audrey de “La famiglia Aubrey”. Un “padre di famiglia” (se si può definire tale) che è meglio perdere che trovare. Un uomo egoista, ed egocentrico, assolutamente inadatto ad essere padre e marito.
Ho trovato pessimo ogni suo comportamento, il modo in cui abbia mandato ripetutamente in rovina la sua famiglia senza curarsene affatto. La povertà a cui ha costretto le sue figlie, solo per rispondere ai suoi biechi vizi, e l’esaurimento nervoso che ha provocato alla sua povera moglie Clare, condannata alla disperata e costante corsa a mettere toppe agli enormi buchi lasciati da suo marito.
♥ Jacob Marley de “Il segreto del canto di Natale” di Vanessa Lafaye.
Un personaggio noto, ma di cui non sapevamo abbastanza, a cui l’autrice, attraverso le pagine del suo libro, prova a dare una storia.
Ma non aspettatevi di amarlo, di provare pena per lui o giustificazione a ciò che è diventato.

I personaggi che ho più amato: 
♥ Il club dei perdenti di “IT”.
Li ho trovati tutti adorabili da bambini. Ho amato la loro amicizia, ma soprattutto ho adorato Ben Hanscom (il mio preferito in assoluto), Richie Tozier (su cui all’inizio ero dubbiosa, ma che, con la sua innata simpatia ha finito per conquistarmi) e Eddie Kaspbrak.
♥ Ovviamente Nientediniente della serie "Wildwitch". Non ne ho mai abbastanza di lei!
♥ Hans de "La bambina che salvava i libri". A differenza di Piers Audrey, di cui vi ho parlato prima, questo sì che è un Padre con la P maiuscola.

Un personaggio secondario di cui avrei voluto conoscere molto di più: 
♥ Nientediniente! Vorrei sempre sapere di più di lei!
E Kahla (sempre della saga "Wildwitch"), la sua storia ci è ancora ignota. Spero di scoprire presto qualcosa in più di lei (probabilmente nel prossimo capitolo -il quinto- ci verrà svelato qualche tassello in più).
♥ Del libro “Cara zia Agatha”, avrei voluto sapere di più di tutta la storia, un albo illustrato non mi è bastato. A mio parere questa vicenda meritava un intero libro.

Le coppie più belle:
♥ Le sorelle Mary e Rose de “La famiglia Aubrey”.
Le ho amate alla follia. Sono un po’ tremende con la sorella maggiore, questo non lo posso negare, ma ho amato il loro rapporto, il modo in cui si capiscono senza parlare, i piccoli piani che escogitano insieme (anche questi senza dirsi troppe parole).
Un rapporto viscerale e telepatico. Un umorismo sottile e divertente che le lega e le rende ancora più simili e unite.
♥ La piccola Crow e il rude Osh di “Al di là del mare”.
Anche se, a dire il vero, questo è più un adorabile terzetto, a cui non posso non aggiungere la gentile signora Maggie. Nulla sarebbe stato lo stesso nelle vite di quei due, senza di lei.
♥ Hans e Liesel, padre e figlia de “La bambina che salvava i libri” e anche quello Liesel e Rudy, il suo migliore amico.
Sono entrambi due rapporti teneri, dolci ed emozionanti.
♥ Elsie e Rupert Bainbridge, marito e moglie de “Gli amici silenziosi”, un matrimonio che ha avuto vita troppo breve, ma dalle poche frasi che gli sono dedicate mi ha fatto davvero emozionare.
♥ Elsie e Sarah de “Gli amici silenziosi”.
Una coppia molto carina composta da una donna più dura e distaccata (Elsie) e dalla sua cugina acquisita, (Sarah) molto dolce e servizievole.
Due caratteri diversi che, dopo un inizio un po’ burrascoso, si completano diventando l’una l’unico sostegno dell’altra, in una situazione dove ogni cosa sembra avversa.

Concludo con i buoni propositi per questo 2020:
♥ Mi auguro di essere meno pigra in generale XD
♥ Di avere la voglia di fare, e esprimerla in tutto ciò che posso
♥ Non procrastinare.
♥ Pormi degli obbiettivi giornalieri e portarli a termine
♥ Concludete ogni giorno sapendo di aver fatto qualcosa di buono e produttivo
♥ Leggere belle storie, parlarvene e trasmettervi la mia passione

Come sempre mi sono dilungata troppo! Spero di non avervi annoiati.
Lascio la parola a Little Pigo, ma non senza augurarvi un felice 2020, ricco di buone letture!




Il 2019 di Little Pigo

Primo libro letto nel 2019: 
♥ Il primo libro di quest'anno è stato "Il bambino con il pigiama a righe" di John Boyne, un romanzo che, a mio parere, merita di essere letto almeno una volta nella vita, proprio perché capace, nella sua semplicità, di coinvolgere pienamente, e di far riflettere su una delle più grandi tragedie della storia.

Ultimo libro letto nel 2019: 
♥ Si conclude in bellezza, con uno stupendo libro illustrato, ovvero "La raccolta di Natale di Peter Coniglio" di Beatrix Potter. Alcuni racconti sono espressamente ambientati nel periodo delle feste, mentre gli altri sono alcuni dei classici intramontabili della scrittrice inglese. Un gioiellino da non farsi scappare.

I libri più belli che ho letto quest'anno: 
"Cuore ribelle. The blue castle" di Lucy Maud Montgomery
"La stagione delle conserve" di Polly Horvath
"Gli amici silenziosi" di Laura Purcell
"L'evoluzione di Calpurnia" di Jacqueline Kelly 
"Kafka e la bambola viaggiatrice" di Jordi Sierra i Fabra
"Oceano mare" di Alessandro Baricco
"L'amico immaginario" di Stephen Chbosky 

Il libro di Polly Horvath lo definirei delizioso e spumeggiante, uno di quelli che fa divertire, ma anche riflettere ed emozionare. Se potessi, lo consiglierei all'infinito!
Anche "Il castello blu" entra a buon diritto nella lista dei miei libri preferiti: dopo una partenza un po' troppo deprimente, Lucy Maud Montgomery ci regala una storia meravigliosa, incentrata sulla libertà di essere se stessi, e sulla voglia di scoprire la bellezza delle piccole cose e delle grandi occasioni.
"L'evoluzione di Calpurnia", invece, mi ha trasportata nel lontano Ottocento e nel magico mondo dell'esplorazione, mentre i libri di Chbosky e di Purcell sono, a mio avviso, due degli horror più riusciti.
Che dire poi di "Oceano mare"? Ho amato l'atmosfera sognante della locanda Almayer, i personaggi bislacchi e la scrittura poetica di Baricco.
"Kafka e la bambola viaggiatrice", infine, è un racconto ricco di fantasia, in grado di intrattenere grandi e piccini, un libriccino poco noto che meriterebbe maggior attenzione.

I libri che ho bocciato: 
♥ Strano ma vero, quest'anno nessun libro mi ha lasciata insoddisfatta. Certo, da qualcuno mi sarei aspettata qualcosa di più o qualcosa di diverso, ma nessuno mi ha deluso al punto da meritarsi una bocciatura.

I libri più belli da ammirare: 
"Il Natale di Teo" di Katherine Rundell
"La compagnia delle stelle" di Britta Teckentrup
"A volte ritornano" di Autori Vari
"La raccolta di Natale di Peter Coniglio" di Beatrix Potter

La storia più originale: 
♥ Sono abbastanza sicura nel dire "L'amico immaginario" di Stephen Chbosky, un libro davvero emozionante che unisce il mistero dei thriller al brivido degli horror. Si tratta di uno dei rari casi in cui non sono proprio riuscita a capire dove l'autore volesse andare a parare, e quale finale avesse architettato. La lettura è stato un susseguirsi di pathos e colpi di scena.

I libri che mi hanno stupito positivamente o che avevo sottovalutato: 
"L'amico immaginario" di Stephen Chbosky
"Il bambino con il pigiama a righe" di John Boyne
"La sirena e Mrs Hancock" di Imogen Hermes Gowar
"The body" di Stephen King

Dei primi due grossomodo vi ho già parlato, mentre vorrei dirvi che "La sirena e Mrs Hancock" ha rappresentato per me una bellissima sorpresa. Una storia scritta splendidamente, con personaggi ben disegnati e soprattutto ricca di dolore, rimpianti e nostalgia. Mi aspettavo una lettura piena di viaggi per mare ed esplorazioni, invece ho trovato una vicenda tutta incentrata sulle debolezze degli uomini.
"The body" invece, che incarna la mia prima vera esperienza con lo stile di King (se escludiamo "Laurie"), mi ha convinto appieno. Pensavo di trovare pagine di puro horror, invece mi sono imbattuta nel ritratto di quattro ragazzi sfortunati nati in un mondo crudele e anaffettivo.

I libri che mi hanno deluso o dai quali mi aspettavo qualcosa di più: 
♥ Come dicevo prima, nessuno mi ha deluso, ma da un certo punto in poi mi aspettavo qualcosa di più avvincente da "Mia cugina Rachele" di Daphne Du Maurier, romanzo che, per molti altri aspetti, promuovo a pieni voti.
In realtà, sembrerà stranissimo ma questo libro mi ha in parte stupito positivamente, perché non credevo di imbattermi in una scrittura così particolareggiata e coinvolgente, ma mi ha anche lasciato l'amaro in bocca, in quanto, dopo i primi capitoli, diventa tutto abbastanza prevedibile.
Diciamo che sono partita con basse aspettative, poi ho alzato l'asticella, per essere poi costretta a ridimensionarle. In ogni caso leggerò sicuramente altro di quest'autrice.
♥ Anche "Oltre il bosco" mi è piaciuto parecchio per alcuni frangenti, in particolare per il passato della nonna di Alice e le sue storie macabre, ma mi ha convinto poco per i modi di fare dei personaggi principali (ed in particolare della protagonista).
♥ Di "Non ti addormentare" invece ho apprezzato la parte emotiva, ma non la componente thriller (il colpevole è fin troppo scontato).
♥ Da "Miss Charity" invece mi aspettavo non qualcosa di più, ma qualcosa di diverso. Una storia più vivace e spensierata e meno tragica. 

I libri più noiosi o che ho fatto fatica a portare a termine: 
♥ Qui sarò breve: nessuno.

I libri che mi hanno fatto piangere T-T (dall'emozione):
♥ Piangere nessuno, ma mi ha commosso leggere la nota conclusiva del libro "Ogni stella lo stesso desiderio", in cui l'autrice ci parla del vero Guido Passini, lo scrittore affetto da fibrosi cistica che, con il suo estremo coraggio ed il grande attaccamento alla vita, ha ispirato il racconto di Laura Bonalumi.
♥ Anche il finale de "I testamenti", "La stagione delle conserve", "The body" e, non serve dirlo, de "Il bambino con il pigiama a righe" mi hanno commosso e lasciato una certa tristezza addosso.

La saga più bella e le saghe che ho iniziato: 
♥ Sto proseguendo la saga di Wildwitch di Lene Kaaberbøl, che continua ad appassionarmi, mentre ho terminato quella di "The Lock" di Pierdomenico Baccalario. Due serie di libri avvincenti, capaci di intrattenere qualsiasi tipo di pubblico, dai ragazzi a cui sono principalmente rivolti, sino agli adulti, che sentiranno invece il desiderio delle avventure tipiche dei bambini.
♥ Inoltre quest'anno ho letto "Vicky. Profumo di cannella", primo capitolo della "Trilogia dei mondi paralleli" di Dagmar Bach; "Il tempo delle streghe", secondo libro della saga “The Wizards of Once" di Cressida Cowell; e "Oltre il bosco" di Melissa Albert, che se non sbaglio dovrebbe essere la prima parte di una duologia.
♥ Poi tra le letture del 2019 vi è anche "L'evoluzione di Calpurnia" di Jacqueline Kelly che, pur non potendo essere definita una saga, prevede altri due libri successivi, che penso di leggere prossimamente.

I personaggi che ho più amato: 
♥ Penpen de "La stagione delle conserve"
♥ Nientediniente di "Wildwitch. Il risveglio di Bravita"
♥ Valancy di "Cuore ribelle. The blue castle"
♥ Agnes, Becka e zia Lydia de "I testamenti"
♥ Shmuel di "Il bambino col pigiama a righe"
♥ Chris de "The body"
♥ Christopher de "L'amico immaginario"

I personaggi che ho più detestato:
♥ Alice di "Oltre il bosco" che, sfortunatamente, aveva proprio il ruolo di protagonista, e da un certo punto in poi anche Philip di "Mia cugina Rachele", di cui ho mal sopportato l'atteggiamento ottuso e volutamente cieco.
E come non citare il tenente Kotler o il Comandante de "Il bambino con il pigiama a righe"? Beh, per loro non credo serva aggiungere altro.

Un personaggio secondario di cui avrei voluto conoscere molto di più: 
♥ Nientediniente di "Wildwitch"
♥ Tabitha di "Miss Charity"
♥ Penpen e Tilly de "La stagione delle conserve"
♥ Walter de "L'evoluzione di Calpurnia"

Le coppie più belle:
♥ Penpen e Tilly de "La stagione delle conserve"
♥ Olivia e Cobacabana di "The Lock"
♥ Agnes e Becka de "I testamenti"
♥ Kafka e Elsi di "Kafka e la bambola viaggiatrice"
♥ Charity e Mademoiselle Blanche di "Miss Charity"
♥ Chris e Gordie di "The body"
♥ Walter e Calpurnia de "L'evoluzione di Calpurnia"
♥ Elsie e Sarah de "Gli amici silenziosi"
♥ Eleanor e Theo de "L'incubo di Hill House" (perlomeno nei capitoli iniziali)

Se mi conoscete almeno un po', sapete che non vado pazza per le storie d'amore, o almeno non per quelle letterarie. Non a caso qui, tra le mie coppie preferite, trovate sorelle, nonni e nipoti, buoni amici o amiche, e solo una coppia convenzionale, ovvero quella di Lock. Questa volta è stato il corteggiamento serrato di Cobacabana a convincermi, condito con tante battute scherzose e gesti d'affetto.

Concludo con i buoni propositi per questo 2020:
♥ Terminare le saghe iniziate negli scorsi anni
♥ Leggere tutti i libri di Harry Potter
♥ Rileggere i libri della saga di Miss Peregrine già terminati, per rinfrescarmi la memoria, e quelli non ancora letti
♥ Leggere qualcosa in lingua
♥ Aggiornare regolarmente il mio profilo Goodreads

In parte sono vecchi propositi, non andati a buon fine (vedi quelli di Harry Potter e Miss Peregrine)... speriamo che questa sia la volta buona ^-*


E con questo è tutto, buon anno libroso!