mercoledì 15 gennaio 2014

Recensione: "Cuore di ciccia" di Susanna Tamaro

Titolo: Cuore di ciccia
Autore:  Susanna Tamaro
Editore: Mondadori
Data di Pubblicazione: 1992
Pagine: 104
Prezzo: 10,20 €

Trama:
Michele, figlio unico di genitori separati, è costretto a trascorrere le sue giornate nella solitudine e per sconfiggere la noia ripiega sul cibo e fa del frigorifero "Frig" il suo unico grande amico e confidente.
La mamma, acerrima nemica dei chili di troppo, sempre in perfetta forma e a dieta, non riesce a capire come suo figlio possa essere così grasso.
Lei non sa che Frig racconta delle bellissime storie a Michele e che la sua solitudine sembra sparire quando lo apre.
Frig, un giorno, decide di fare di Michele un eroe nominandolo cavaliere con il nome di Cuore di Ciccia.
La mamma decide di rinchiudere Michele all'Istituto Acciughini, un luogo dove i bambini diventano magri come grissini.

Recensione:
Susanna Tamaro ci racconta la storia di questo bambino, Michele, dei suoi problemi di peso legati intrinsecamente alla sua solitudine.
Michele, difatti, sfugge alla noia mangiando e inventandosi un'amicizia improbabile con il suo frigorifero, per sopperire il suo bisogno d'affetto e di attenzioni.
Con estrema sincerità ammetto di non aver compreso lo scopo di questo libro.
È una favola e come tutte le favole è esagerata in alcuni aspetti, ma ogni favola ha una morale e uno scopo, e quello di questa mi sfugge.
La storia è divisa in due parti, una prima che, seppur condita con particolari fantasiosi, conserva il contatto con la realtà, e una seconda parte totalmente surreale che non ha nulla a che fare con la prima (potrebbe sembrare un racconto diverso con protagonista lo stesso bambino).
Una favola andrebbe di norma scritta per un pubblico di bambini, quindi si suppone che fra queste pagine ci sia un messaggio rivolto a loro, ma sinceramente mai la leggerei ad un bambino, specie se ha problemi di peso.
Nella prima parte infatti vediamo la mamma di Michele rivolgersi a lui con termini, che non esagero a definire, agghiaccianti.
Termini che, seppure in una favola, detti da una mamma al suo bambino, risultano pessimi.

E' mai possibile che non ti vergogni?! 
La ciccia ti avvolge dalla testa ai piedi come un tapiro! Sembri una frittella, un bombolone, una mongolfiera, un ippopotamo, un pachiderma, una balena! - Gridava sempre più forte. 
Michele sapeva che da lì a qualche istante sarebbe scoppiata a piangere. Andava così ogni volta. 
E infatti dopo aver detto "mongolfiera" la mamma all'improvviso diventò rossa in faccia, annaspò con le mani in aria, tirò su con il naso ed esplose in singhiozzi: - Tesoro, possibile che non capisci? Quante volte mi hai promesso che non l'avresti più fatto, eh? Me lo prometti ogni volta, e ogni volta lo fai lo stesso! Quante volte te l'ho detto che non si può essere grassi, eh? Non ti vergogneresti se io fossi una donna cannone, eh? E allora perché io non mi devo vergognare? Oh, tesoro, perché non fai uno sforzo per volermi bene? - Oh, mammina, io te ne voglio! - gridò Michele.

Non c'è un solo personaggio per cui poter parteggiare.
La mamma, con i numerosi appellativi offensivi con cui schernisce suo figlio, esternandogli più volte il suo ribrezzo, dicendogli più volte quanto faccia schifo e quanto si vergogni di lui, risulta un personaggio orribile.
Michele che continua imperterrito a disubbidire e a trangugiare l'intero contenuto del frigo, senza minimamente pensare ai sacrifici fatti per disfarsi dei chili persi.
La nonna che sottovaluta e minimizza un problema importante, che andrebbe affrontato, seppur in modo totalmente diverso da come lo affronta sua figlia.
Tuttavia i momenti con la nonna sono quelli più piacevoli da leggere (poche righe ahimè), con lei Michele si sente davvero felice e amato, e pur mangiando in abbondanza, quando è con lei non mette su un etto, poiché ci sono altre cose a distrarlo, le passeggiate, le escursioni, il giardinaggio.
La compagnia della nonna lo salva dal suo essere perennemente lasciato a se stesso.
Nella seconda parte, come dicevo poc'anzi, il libro si trasforma e degenera, se era iniziato male (ma con una speranza di miglioramento) finisce peggio.
La storia si trasforma sempre più in una favola surreale, dove tutto però è assurdo e senza alcun senso.
Le scene a cui assistiamo successivamente (da quando Michele viene letteralmente abbandonato dai genitori in una clinica dimagrante, fino alla conclusione del libro), non hanno alcuna ragione di esistere.
L'incontro con il furetto, con Mr. Kakkolen, la trasformazione di Michele in un pipistrello, la sconfitta dell'orconte, sono tutti avvenimenti che non hanno nulla a che fare con la storia principale.
Il tema della solitudine, i problemi di peso di Michele, l'acidità di una mamma perennemente insoddisfatta da suo figlio e fin troppo sensibile all'importanza dell'apparenza, la risposta alla domanda "che cos'è l'amore?", sono temi che potevano essere approfonditi per dar veramente vita ad un buon libro.
La Tamaro invece sembra mettere da parte le premesse che aveva dato alla sua storia per dedicarsi ad un'altra, che ha come protagonista un mostro, ladro di sogni, a cui la scrittrice attribuisce la causa dello stress collettivo e quindi anche del caratteraccio della mamma di Michele.
Quindi qual è la metafora di questa favola? E a chi è rivolto il libro?
Dato che nella realtà non esiste nessun mostro ladro di sogni, chi è che ha reso la mamma di Michele così insensibile e distante? Così cieca da non accorgersi della solitudine di suo figlio?
Davvero la scrittrice ha scritto questo libro così pieno di insulti estremamente pesanti ed offensivi (resi ancora più cattivi dal fatto che è proprio una mamma a farli al suo bambino), per dei bambini?
Spero seriamente di no, è difatti un libro che mai leggerei ad un bambino, se non per traumatizzarlo a vita.
A chi consiglierei invece questo libro?
A tutte le future mamme per indicare loro come assolutamente non dovrebbero MAI essere con i loro figli (ma spero che nessuno abbia mai il bisogno di una simile lettura per capirlo).
Se proprio devo trovare una morale della favola in questo racconto, è sicuramente rivolta alle mamme e alla eterna competizione esistente fra molte di loro, nella gara a chi ha il figlio più bello, più alto e più bravo a scuola.
Accettate i vostri figli per come sono, aiutateli a migliorare, guidateli nel loro cammino, ed evitate di giudicarli, di plasmarli a vostra immagine e somiglianza e farne una copia di voi stessi.
Lasciateli semplicemente fare quello che li rende felici.

C'è un mistero al mondo, o meglio, ce ne sono tanti, ma uno tra tutti è più importante, ed è questo. Mentre i bambini capiscono sempre cosa vogliono i grandi, i grandi non capiscono quasi mai cosa vogliono i bambini. Credono sempre che i bambini vogliano quello che vogliono loro, invece non è vero: i bambini soltanto per essere gentili ubbidiscono, o almeno fanno finta di ubbidire.

Considerazioni:
Volevo leggere questo libro da quando ero bambina. 
Un passo (quello in cui è presente la nonna di Michele) era riportato su un libro di testo delle elementari di mia sorella Little Pigo, e leggendo quel breve frammento mi ero immaginata tutt'altra storia.
Avevo pensato a questo bambino sovrappeso che, solo attraverso le cure e l'amore di sua nonna, riusciva ad amarsi di più e a risolvere il suo problema di peso, e perché no, anche a ritrovare l'affetto di una mamma un po' troppo presa da se stessa.
Un libro quindi pieno d'amore, d'affetto e di insegnamenti positivi.
Da questa idea che mi ero fatta nasceva la voglia e la curiosità di leggerlo.
Successivamente dedicandomi agli studi e ad altre letture, mi ero quasi scordata di questo desiderio irrealizzato, quando recentemente mi è tornato in mente, ho subito provveduto ad acquistarlo.
Be' come avrete letto dalla mia recensione forse sarebbe stato meglio che il desiderio fosse rimasto tale, e continuare ad idealizzare una storia, che per quanto mi riguarda si è rivelata assolutamente deludente.
Eccetto poche citazioni non riesco davvero, pur sforzandomi, a salvare altro di questo libricino.


il mio voto per questo libro


4 commenti:

  1. Pensa che quando ho fatto il secondo anno di tirocinio, l'insegnante di italiano leggeva questo libro alla classe (seconda elementare). Confesso che spesso mi sono chiesta se mai lo avesse letto prima di proporlo...

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  2. Quando ho letto che stavi leggendo "Cuore di Ciccia" ammetto che mi sono messa ad aspettare con ansia la tua recensione, perchè volevo vedere se il mio sentimento per questo libro era condiviso!

    Io sono una di quei bambini a cui il libro è stato regalato da piccoli (avevo più o meno otto anni) e che da piccola l'ha letto. Sebbene io non avessi nessunissimo problema nè di peso nè in famiglia, l'ho odiato dal profondo del mio cuore! Non penso di averlo mai finito... o se l'ho fatto non lo ricordo. Quando ripenso a quel libro mi sale solo una grande ansia e ricordo la sensazione di stare all'orlo delle lacrime che provavo leggendo i primi capitoli (quelli appunto pieni di insulti). L'ho lasciato nella casa in campagna dove vado in vacanza e siccome l'ho detestato l'ho nascosto così bene che non ricordo nemmeno più dove l'ho messo!

    Credo che chiunque abbia scelto di comprare questo libro l'abbia fatto perchè Susanna Tamaro è una brava scrittrice e si è lasciato un po' traviare dalla sua fama senza porsi nessuna domanda sul libro. La tua analisi è stata perfetta e da me condivisa al cento per cento, sia sulla mancanza di un filo logico che sulla mancanza di una morale... e manca completamente anche quell'atmosfera un po' magica che fa capire ai bambini che quella non è realtà, ma solo fantasia. La me bambina l'ha trovato troppo realistico per pensare a Michele nello stesso modo in cui pensavo ad Hansel e Gretel abbandonati nel bosco....

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  3. Mai letto perchè fino alla tarda adolescenza ho sofferto di problemi di peso e leggerlo non mi avrebbe portato altro che angoscia. Da quello che ho capito è un elogio alla magrezza, la Tamaro è appunto magra come un grissino e non penso comprenda il rapporto tra la solitudine ed il cibo tappabuchi ma solo che essere grassi non è salutare.
    Ora che i miei timori sono fondati lo elimino dall'ebook (già, non volevo leggerlo eppure mi ero lasciata convincere!)

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    1. Non posso dire che la Tamaro in questo libro si scagli contro l'obesità o a favore di uno stile di vita salutare.
      In realtà non posso nemmeno dire di averne capito lo scopo :/
      So per certo però che non lo darei mai in mano ad un bambino.

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