lunedì 13 aprile 2015

Estratto: "Novecento. Un monologo" di Alessandro Baricco

Salve avventori!
Il passo che vi propongo oggi è tratto da un libro piccino piccino ma molto profondo. Mi riferisco a "Novecento. Un monologo" di Alessandro Baricco.
Nelle poche righe qui riportate il pianista Novecento giustifica il suo rifiuto a scendere dalla grande nave che è stata la sua casa, ma soprattutto spiega la sua difficoltà a vivere nel mondo esterno.
Se non l'avete ancora fatto vi invito a leggere questo breve romanzo (di cui vi parlerò prossimamente) o perlomeno a leggere il passo qui sotto XD

Tutta quella città... non se ne vedeva la fine... 
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? 
E il rumore 
Su quella maledettissima scaletta... era molto bello, tutto... e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c'era problema 
Col mio cappello blu 
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino 
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino 
Primo gradino, secondo 
Non è quel che vidi che mi fermò 
È quel che non vidi 
Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi... lo cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata città c'era tutto tranne 
C'era tutto 
Ma non c'era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo 
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. 
Ma se tu... 
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me... 
Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita 
Se quella tastiera è infinita, allora 
Su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio Cristo, ma le vedevi le strade? 
Anche solo le strade, ce n'era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una 
A scegliere una donna 
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire 
Tutto quel mondo 
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce 
E quanto ce n'è 
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla? 
A viverla... 
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita. 
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro.



3 commenti:

  1. Baricco non è un autore che mi ispira particolarmente, ma quest'estratto mi ha incuriosito tantissimo! :)

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  2. Anche io avevo ricopiato nel mio quadernetto delle citazioni praticamente metà libro! Ho amato tantissimo Novecento e questo è uno dei miei passi preferiti!!! *-*

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  3. Baricco a volte mi lascia confusa e insoddisfatta, altre mi coinvolge molto. Di "Novecento" una delle frasi più belle è proprio in quest'estratto... "Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla? ".

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