giovedì 23 novembre 2017

Recensione: "Cati. Una favola di potere" di Rossana Campo

Titolo: Cati. Una favola di potere
Autore: Rossana Campo
Editore: Bompiani
Data di pubblicazione: settembre 2017
Pagine: 224
Prezzo: 14,00 € 

Trama:
Cati ha tredici anni, non si piace, odia tutti tranne la sua mamma un po' punk che non c'è più, e detesta Titti, la nuova perfettissima compagna del papà. 
Nel disordine della sua vita, quando la malinconia e la rabbia sono al massimo, Cati letteralmente inciampa in Seraphine, che ha l'aria di essere una senzatetto ma in verità è una strega. Sarà con questa curiosa guida, e grazie ad altre donne alquanto bizzarre, che Cati scoprirà il potere della Casa della Luna e riuscirà a dare alle sue energie un colore che non sia il nero della ribellione, riversandole come benzina in quella favola di potere che è la sua vita: un posto pieno di nuovi legami e di grandi possibilità.

Recensione:
Si dice sempre "mai giudicare un libro dalla copertina", ma dopo oggi aggiungerei anche "mai giudicare un libro dalle prime pagine". Difatti, se mi fossi basata solo sui capitoli iniziali, avrei di certo stroncato senza mezze misure il lavoro della Campo, tuttavia, più o meno a metà lettura, ecco che arriva la sorpresa: la strampalata Seraphine, che scombina tutti i piani e rovescia completamente il registro della storia.
Per fortuna faccio parte di quella categoria di persone che, vuoi o non vuoi, per linea di principio, e anche a causa di una certa dose di curiosità, non riesce proprio a non terminare un romanzo, per quanto noioso possa essere.
Ed in effetti la vicenda di Cati non è partita nel migliore dei modi. Come avrete dedotto dalla trama, la ragazzina protagonista incarna perfettamente il ruolo della punk indisciplinata che crede di avere tutto il mondo contro. E più che il ruolo, ne incarna proprio lo stereotipo. Parla in modo affettato e artificioso, privo di qualsiasi contatto con la realtà. Sembra quasi che l'autrice abbia pensato "come parlerebbe una tredicenne ribelle, amante della musica punk/rock?" e via quindi con i luoghi comuni.

E come va con gli amici? Hai delle amiche? 
Sì, ho la mia amica, quella deficiente della Ombretta sarebbe la mia migliore amica, diciamo così, ce la contiamo sempre su, e lei ogni tanto viene da me, perché la sua vecchia trinca e a casa sua è un vero bordello... 
Vuoi dire che la madre della tua amica beve? 
Oh, sì, e parecchio, beve di brutto e la mena, dà di matto la sua vecchia!

Per non parlare poi del comportamento di Cati: vive con malessere il suo aspetto esteriore e perciò ritiene, senza alcuna prova effettiva, che tutti la odino o tramino alle sue spalle.
Fatto sta che la prima parte non è altro che una lunga fase di vittimismo gansta style, alternata a sporadici e profondi pensieri sul dolore e lo stare al mondo.
Tutto cambia nella seconda parte, grazie all'improvviso intervento della strega buffa e goffa, che convince l'adolescente problematica a trasferirsi alla Casa della Luna.
Lì assistiamo alla rinascita di Cati, e anche alla nostra, devo ammetterlo. Ci viene descritta un'esistenza nuova, all'insegna del coesistere armonico tra uomo e natura (in realtà donne e natura), della meditazione e della conoscenza di sé, della fiducia nelle proprie capacità e del rispetto delle fragilità annesse.
La nostra protagonista, sempre troppo occupata a riversare la rabbia e il rancore sugli altri e sulla sua stessa persona, imparerà a perdonare chi l'ha fatta soffrire, e a perdonarsi per gli errori commessi.
Inoltre queste pagine sono anche un'occasione per la scrittrice per focalizzare l'attenzione su un altro tema importante, ovvero la forza delle donne e il superamento delle avverse condizioni che, nel corso dei secoli, le hanno spesso viste sottomesse, soggiogate, torturate ed uccise.
Le donne, che siano streghe oppure no, devono ritrovare la fiducia nel loro potere femminile, credere in se stesse e non permettere a nessuno di sminuirle o farle sentire inferiori.

Prima di andare a dormire c'è una cosa che voglio insegnarti. 
Sono stanca! Ho protestato io. 
È una cosa veloce, vedrai. Tirati su. 
Mi sono messa seduta con la schiena dritta e le gambe incrociate sul divano. 
Lei ha detto: Ora tirati un pugno in faccia! 
CHE COSA? 
Hai capito. 
Be', no, non voglio farlo, Seraphine. 
Ho detto tirati un pugno in faccia! 
No, non mi va. Tu lo faresti? 
No, non lo farei. 
Brava, e allora? 
Allora cosa? Io non lo farei perché ho già ricevuto la lezione numero uno, tanto tanto tempo fa. E la famosa lezione numero uno è questa: non dare retta a tutto quello che le persone ti dicono. E non fare qualcosa solo perché qualcuno te lo chiede.

Questa parentesi storica, mista ad un certo ascetismo e a pratiche di brain training, si è rivelata senza dubbio interessante, nonché spunto di riflessione.
Per di più i capitoli ambientati alla Casa della Luna risultano particolarmente eccentrici e ironici, grazie al personaggio fuori dalle righe che è Seraphine, sia presa da sola che assieme alle sue allegre comari, le streghe Circe, Bessie e Janine.
E oltre alla spensieratezza, nella stravagante dimora in via Giuggiola 13, si respira anche l'amore per la terra, le erbe magiche (e anche i loro profumi), e per ogni essere vivente.
E fin qui tutto bene, direte voi. Beh, era quello che pensavo anch'io, ovvero un libro partito da premesse banali e poco stimolanti, per poi approdare a scenari inaspettati, allo stesso tempo densi di allegria e di pensieri profondi.
Sennonché, con un colpo di coda Rossana Campo, per chissà quale motivo, torna al punto di partenza. Cati è davvero cresciuta come persona, soprattutto per quanto concerne la consapevolezza dei pregi e dei difetti che la rendono speciale così com'è, eppure continua a pensare di avere nemici in ogni dove. E la cosa peggiore è che alla fine della fiera sembra avere ragione: la matrigna amante dei cibi poco calorici e del pilates è in realtà una strega cattiva, come anche tutte le altre persone per cui la povera ragazza ha sempre nutrito antipatia.
Non capisco la necessità di riportare ad uno sviluppo elementare (con tanto di battaglia finale, che consiste essenzialmente nel misero lancio di una collanina) una storia che poteva dare, e stava dando, molto di più.
Un vero peccato, perché ad un certo punto il fascino della Casa della Luna mi aveva letteralmente stregato. Ma si sa, gli effetti degli incantesimi non durano a lungo.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Cercherò di essere breve e concisa, anche se il dono della sintesi non mi appartiene.
Come avrete capito l'incipit di questo libro non mi ha colpito affatto, principalmente per due motivi.
Il linguaggio utilizzato, decisamente forzato e, a mio parere, poco credibile.
Poi non so, forse i ragazzi di oggi parlano davvero in questo modo rozzo e grossolano, e magari sono io a non esserne a conoscenza. In ogni caso, in base alle mie esperienze, mi è parso poco naturale, e anche fastidioso da leggere. Tutto qui.
Ci sarebbe poi da aggiungere anche la mancanza di discorsi virgolettati (come potete vedere anche nei passi qui riportati) che non permette di distinguere facilmente i diversi interlocutori, e rende quindi la lettura meno fluida.
Il secondo motivo riguarda invece proprio la trama. Cati ha diversi scatti di ira nei confronti degli altri e di se stessa e non se ne capisce il motivo. Prova rancore per il padre che non ha conosciuto, eppure quando lui mostra interesse per lei, la ragazza rimane indifferente.
E cosa ben peggiore si mostra ostile nei confronti della compagna del padre, "la Titti", rea di averle proposto di fare un po' di palestra o di mangiare del cibo sano. Quanta cattiveria!
E lei non fa altro che rimarcare quanto tutti siano odiosi, quando nella realtà dei fatti tutta quest'avversione non ci viene descritta.
L'unico vero motivo che avrebbe la protagonista per stare male e avercela con il mondo è la morte della mamma, eppure anche questa cosa viene solo accennata.
Ovviamente non è tutto da buttare, anzi, anche in questa prima parte non proprio ben elaborata, talvolta vengono elargite delle perle di saggezza, sullo stato di tristezza e solitudine in cui versa Cati.

Tutti quegli oggetti erano come dei frammenti di un'antica me stessa. Li guardavo e mi dicevo che anche se non ci pensavo tutto il tempo mia madre mi mancava da matti. Quella sensazione era come una lunga frase scritta con l'inchiostro invisibile sul mio cuore e su tutto il corpo, non si vedeva ma c'era, era lì, e bastava poco per farla uscire.

Della seconda parte, che mi ha permesso di rivalutare il libro, vi ho già parlato.
Vorrei aggiungere invece qualcosa sul finale. Cati capisce di essere non solo una strega, ma la predestinata che ha il compito di combattere e vincere contro il nemico, la strega Callista che, tra le altre cose, ha ucciso sua madre (complice per di più la matrigna Titti).
In quattro e quattr'otto vince la sua battaglia e può tornare tranquilla e contenta a casa.
Non capisco come, dalla intensità dei discorsi sulla condizione femminile, si sia passati a questa battaglia epica alla tarallucci e vino.
In realtà sia l'inizio che la fine mi hanno ricordato il libro "Cuore di ciccia" di Susanna Tamaro, con cui ha più di un'affinità (il cibo per integrare la carenza d'affetto, il ricovero in clinica, il processo di metamorfosi e il lieto fine). Con la differenza che quello della Tamaro è indubbiamente un libro per bambini.
Invece "Cati. Una favola di potere" sembra un libro per bambini, camuffato da libro per ragazzi, e nato con le pretese di un libro per adulti. Il risultato è una storia confusa di cui non è ben chiaro il target, e che, in questo modo, sembra non accontentare pienamente nessuno.

Ringrazio la casa editrice Bompiani per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

9 commenti:

  1. Ciao, non conoscevo questo libro: leggendo la tua recensione devo ammettere che alcuni aspetti mi incurioiscono, mentre altri non mi convincono pienamente... peccato per il finale!

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    1. Infatti, ero riuscita a rivalutarlo, ma poi il finale mi ha riportato al principio di partenza.

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  2. "Lì assistiamo alla rinascita di Cati, e anche alla nostra, devo ammetterlo." Ahahah! No, non credo che questo libro faccia per me: la trama è intrigante ma io non sono capace di salvare un libro metà brutto e metà no, perché la metà brutta conterà sempre troppo nel mio giudizio finale :D

    Invece, cambiando argomento: ma niente gdl natalizio quest'anno?

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    1. Io invece l'avevo rivalutato, nonostante le perplessità iniziali.
      Non ho un metodo in generale, dipende se la metà bella mi lascia qualcosa di così forte da superare i difetti. In questo caso non è stato così.

      Per il gdl ci stavamo proprio pensando, a giorni vi diremo ^-^

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    2. Attendo allora: ormai è una tradizione, ci tengo! ;)

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  3. Non conoscevo nemmeno io questo romanzo, ma ho riportato il titolo in Wish list; non si sa mai 😉😉

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    1. In realtà, come dicevo nella recensione, non saprei davvero a chi consigliare questo libro, proprio perché non sono riuscita a riconoscere un target preciso. Ma se tu ritieni possa fare al caso tu, non posso certo dissuaderti XD

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  4. la protagonista non è che mi sta simpaticissima, da come l'ha descritta, ma quella seconda parte del libro mi intriga molto :)

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    1. Infatti nella seconda parte anche Cati non è più così male :)

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