mercoledì 5 giugno 2013

Estratto: "Peter Pan nei giardini di Kensington" di James M. Barrie

Un mese fa circa, ho letto il libro di  James M. Barrie "Peter Pan nei giardini di Kensington".
Il libro in questione è antecedente a quello che narra del più noto Peter Pan, il bambino che viveva nell'isola che non c'è, e nonostante le somiglianze fra i due personaggi non si tratta di un prequel.
Pur presentando un personaggio con lo stesso nome e con la caratteristica di non voler crescere, i temi e il tono adoperati nelle due opere sono decisamente differenti.
Il Peter Pan qui narrato è un neonato di appena una settimana, quello dell'isola invece è un ragazzino già cresciuto.
Anche qui Peter, almeno inizialmente sa volare, sa volare perché tutti i bambini, prima di essere tali, sono degli uccelli, quindi finché Peter non si rende conto di non esserelo più riesce ancora a farlo.
Il testo del romanzo appare per la prima volta all'interno del libro "L'uccellino bianco" pubblicato da Barrie nel 1902 e ne costituiva i capitoli 13-18.
"L'uccellino bianco" è una raccolta di racconti ambientati nei giardini di Kensington, e in quest'opera Peter, non è altro che un personaggio minore tra i vari narrati.
Il libro non ebbe un vasto seguito, successivamente andò in scena l'opera teatrale più nota, ovvero il Peter Pan che tutti conosciamo, da cui poi sarebbe stato tratto il romanzo "Peter Pan e Wendy" il più grande successo dell'autore.
Proprio in seguito a questo gran successo, Barrie, raccolse i capitoli che interessavano la storia del neonato Peter Pan, presenti nel già pubblicato "L'uccellino bianco" (dal cap. 13 al 18) e li ripubblicò in un'opera autonoma e indipendente, dal titolo "Peter Pan nei giardini di Kensington" che è quello che ho letto io e di cui oggi vi presento quello che  a mio parere è il passo più bello.
Presto scriverò anche la recensione.

Il passo che vi presento racconta di quando il piccolo Peter, che anni  prima era volato via dalla sua culla per sorvolare i bellissimi giardini, torna a far visita alla sua mamma con l'intento di restarvici per sempre.
Egli questa volta ha deciso, ha detto addio alle fate, agli uccelli, ai giardini, non vuole altro che tornare fra le braccia della mamma, sentirsi stretto e coccolato fra le sue braccia ed essere baciato dalle sue labbra.
Giunto alla finestra però, avrà l'amara sorpresa, la troverà chiusa, e la scoperta di trovare un altro bambino fra le braccia della sua mamma lo farà fuggire tra le lacrime.
Qui, un'altra somiglianza con la storia del Peter Pan più famoso, anche lui infatti racconta di una visita a sua madre in cui egli osserva da una finestra sua madre e si accorge che questa ha avuto un altro figlio che l'ha rimpiazzato.

E ora vi lascio al dolcissimo passo, che ho trovato davvero commovente e straziante. Buona lettura!!



...Molte notti e anche settimane e anche mesi passarono prima che egli esprimesse alle fate il suo secondo desiderio; e ciò per non poche ragioni. 
Una fu che aveva tanti addii da fare, dovendo salutare non solo i suoi particolari amici, ma anche tutti i suoi luoghi preferiti. Dopo, aveva da compiere la sua ultima traversata, e poi l’ultima davvero, e poi l’ultima di tutte, e così via dicendo. 
Inoltre, vennero date in suo onore un’infinità di feste d’addio; ed infine un’altra ottima ragione fu questa che, dopo tutto, non c’era furia, perché la mamma non si sarebbe stancata mai d’aspettarlo. Veramente, quest’ultima ragione non garbava troppo al vecchio Salomone, perché era un incoraggiamento a procrastinare. Salomone aveva alcune eccellenti sentenze per spronare gli uccelli a compiere senza indugio ciò che dovevano fare, come, per esempio: 
“Non rimettete a domani quel che potete far oggi”; “oggi possiamo e domani chi lo sa?”; “l’occasione non si presenta due volte”; e ora Peter dava allegramente il cattivo esempio col suo spensierato temporeggiare, e non c’è nulla di più pericoloso del cattivo esempio. 
Gli uccelli lo facevano notare gli uni agli altri, e a poco a poco prendevano l’abitudine dell’ozio. Tuttavia, nonostante che si mostrasse così pigro a ritornare dalla mamma, Peter era decisissimo a tornarci. La miglior prova di ciò era la sua prudenza di fronte alle fate. 
Queste avrebbero veduto assai volentieri che egli restasse, per l’egoistico motivo di non perdere in lui un così buon musicista, e a tale scopo cercavano sempre di spingerlo a fare qualche osservazione sul genere di questa: 
“Vorrei che l’erba fosse meno umida”, oppure ballavano fuori di tempo nella speranza che egli le riprendesse dicendo: “Desidererei che andaste più a tempo”. 
Allora esse avrebbero detto che egli aveva ormai espresso il suo secondo desiderio. Ma Peter frustrava le loro insidie, e benché qualche volta gli accadesse di cominciare: “Vorrei...”, pure, fortunatamente, si fermava sempre in tempo. 
Cosicché, quando alla fine disse loro risolutamente: “Adesso desidero di ritornare dalla mamma, e per sempre”, esse dovettero solleticargli le spalle e lasciarlo andare. 
Egli venne in tutta fretta a questa decisione una notte, perché aveva sognato che sua madre stava piangendo e sapeva quale ne fosse il motivo ed era convinto che una carezza del suo diletto Peter le avrebbe subito ricondotto sulle labbra il sorriso. 
Oh!, egli non nutriva il minimo dubbio a tale riguardo, e questa volta gli tardava tanto di essere a nido fra le braccia di lei, che volò dirittamente alla finestra la quale doveva restar sempre aperta per lui. Ma la finestra era chiusa, e v’erano ad essa delle sbarre di ferro, e, gettando dentro lo sguardo, egli scorse la mamma che pacificamente dormiva col braccio avvolto intorno a un altro piccino. 
Peter chiamò: “Mamma! Mamma!..." ma essa non lo udì; e invano egli scosse con le sue piccole mani le sbarre di ferro. 
Dové far ritorno, singhiozzando, ai giardini, e mai più non ha poi riveduto la sua cara mammina. 
Che bravo bambino si era proposto di esser per lei! 
Ah, Peter, Peter! 
Tutti, quando abbiamo commesso qualche grosso sbaglio, come diversamente vorremmo agire alla seconda occasione! 
Ma dice bene Salomone: non si presenta una seconda occasione, almeno per la maggior parte di noi. Quando raggiungiamo la finestra, vi troviamo scritto sopra: Chiusura. 
E le sbarre di ferro sono lì per la vita.



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