giovedì 26 settembre 2013

Estratto: "Lettera a un bambino mai nato" di Oriana Fallaci

Ciao a tutti voi che passate di qui!
Dopo aver letto "Lettera a un bambino mai nato" di Oriana Fallaci (trovate qui la recensione) voglio proporvi un breve estratto che è solo uno dei tanti passi significativi di quest'opera. 
Una delle tante riflessioni che la mamma rivolge al suo futuro bambino parlandogli delle ingiustizie che nella vita lo attenderanno.
Sarà costretto a sottostare ai voleri di altri, non sarà mai libero.
Sarà schiavo anche lui una volta venuto al mondo, di un sistema che ci manovra come burattini, che ci vuole ubbidienti soldatini silenziosi. 
Lavorare, perché non si vive senza quei fogli di carta a cui l'uomo ha dato così tanto valore...
E ora vi lascio al passo, buona lettura!

...Insieme a quelle schiavitù, conoscerai quelle imposte dagli altri e cioè dai mille e mille abitanti del formicaio. Le loro abitudini, le loro leggi. Non immagini quanto siano soffocanti le loro abitudini da imitare, le loro leggi da rispettare. 
Non fare questo, non fare quello, fai questo e fai quello... 
E se ciò è tollerabile quando vivi tra brava gente che ha un'idea della libertà, diventa infernale quando vivi tra prepotenti che ti negano perfino il lusso di sognarla, realizzarla nella tua fantasia. 
Le leggi dei prepotenti offrono solo un vantaggio: ad esse puoi reagire lottando, morendo. 
Le leggi della brava gente, invece, non t'offrono scampo perché ti si convince che è nobile accettarle. In qualsiasi sistema tu viva, non puoi ribellarti alla legge che a vincere è sempre il più forte, il più prepotente, il meno generoso. Tanto meno puoi ribellarti alla legge che per mangiare ci vuole il denaro, per dormire ci vuole il denaro, per camminare dentro un paio di scarpe ci vuole il denaro, per riscaldarsi d'inverno ci vuole il denaro, che per avere il denaro bisogna lavorare. 
Ti racconteranno un mucchio di storie sulla necessità del lavoro, la gioia del lavoro, la dignità del lavoro. 
Non ci credere, mai. Si tratta di un'altra menzogna inventata per la convenienza di chi organizzò questo mondo. 
Il lavoro è un ricatto che rimane tale anche quando ti piace. 
Lavori sempre per qualcuno, mai per te stesso. Lavori sempre con fatica, mai con gioia. E mai nel momento in cui ne avresti voglia. 
Anche se non dipendi da nessuno e coltivi il tuo pezzo di terra, devi zappare quando vogliono il sole e la pioggia e le stagioni. 
 Anche se non ubbidisci a nessuno e il tuo lavoro è arte cioè liberazione, devi piegarti alle altrui esigenze o soprusi. Forse in un passato molto lontano, tanto lontano che se ne è smarrito il ricordo, non era così. E lavorare era una festa, un'allegria. Ma esistevano poche persone a quel tempo, e potevano starsene sole. 
Tu vieni al mondo dopo millenovecentosettantacinque anni la nascita di un uomo che chiamano Cristo il quale venne al mondo centinaia di migliaia di anni dopo un altro uomo di cui si ignora il nome, e di questi tempi le cose vanno come t'ho detto. 
Una recente statistica afferma che siamo già quattro miliardi. In quel mucchio entrerai. E quanto rimpiangerai il tuo sguazzare solitario nell'acqua, bambino!


4 commenti:

  1. Una bellissima citazione, grazie per averla condivisa con noi lettori. Ho letto questo libro della Fallaci tantissimi anni fa quando ero ancora adolescente. E' uno di quei libri che ti rimangono dentro, ti fanno riflettere sulla vita e tante altre cose.
    Ciao e buona domenica

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  2. @MissGabrielle vero, fanno riflettere, arrabbiare, sicuramente restano dentro.
    Grazie per essere passata! ^__^

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  3. Si trova da "secoli" nella mia libreria e ancora non ho trovato il momento giusto per leggerlo

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  4. Un libro molto toccante, intenso, difficile credere che non sia un'esperienza vissuta in prima persona dall'autrice. di altre citazioni ce ne sarebbero...

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