lunedì 30 ottobre 2017

Recensione: "Frida e Diego. Una favola messicana" di Fabian Negrin

Titolo: Frida e Diego. Una favola messicana
 Titolo originale: Frida et Diego au pays des squelettes
Autore: Fabian Negrin
Copertina e illustrazioni: Fabian Negrin
Editore: Gallucci
Data di pubblicazione: 5 ottobre 2017
Pagine: 36
Prezzo: 18,00 €


Trama:
In Messico la Festa dei Morti è una ricorrenza allegra e colorata. Le famiglie preparano teschi di zucchero e piatti tradizionali in onore dei defunti, poi banchettano tra le tombe.
In questo giorno speciale, anche i piccoli Frida e Diego sono impegnati nei preparativi, almeno fino a quando, a causa di un increscioso incidente, approdano per sbaglio al Paese degli scheletri. Riusciranno i due poveri bambini a ritornare nel mondo dei vivi?

Recensione:
Fabian Negrin nel suo bellissimo albo illustrato ci trasporta nell'eccentrico Messico, affascinante per i suoi paesaggi variopinti, e per le sorprendenti tradizioni.
Una di queste ha luogo il due di novembre, ovvero la Festa dei morti.
Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, questa giornata non ha nulla di lugubre e deprimente. Anzi, rappresenta per i messicani un'occasione per radunare le famiglie, e poter sfornare tutti insieme leccornie in onore dei propri defunti.
Non fa eccezione la famiglia Kahlo, che sin dalla mattina si occupa di preparare i piatti tipici della loro terra, nonché i preferiti dell'amato nonno, passato a miglior vita.
Anche la piccola Frida ha un suo compito, ossia procurarsi i calaveritas de azúcar, i famosissimi teschi colorati, fatti di zucchero.
Ed è proprio in una bottega di dolci che incontra per caso il suo amato fidanzatino, Diego Rivera.
Si danno appuntamento la sera stessa, per festeggiare tutti insieme il Día de los Muertos. E, come programmato, la bimba corre tra le braccia del suo Diegito, per trovarlo però tra le braccia di un'altra!
Potete immaginare la sua reazione.
Fatto sta che mentre Frida rincorre il fidanzato per dargli una lezione, e lui corre ancora di più per sfuggire alle sue grinfie, entrambi cadono in quello che, come poi capiranno, è il Paese degli scheletri.
E anche qui è in corso una festa: gli scheletri non fanno che ballare e divertirsi, e sembrano per di più molto lieti di avere nuovi ospiti, tanto da non essere affatto intenzionati a farli andare via...
Questa per sommi capi la trama, fatta eccezione per il finale, che non intendo rivelarvi.
Ciò che colpisce di questo libro però non è tanto la storia ma, come sempre accade con gli albi illustrati, le immagini, che affascinano per i colori vibranti, le atmosfere, i tratti definiti, e le fisionomie marcate e caratteristiche dei personaggi.
Inoltre l'autore, tramite i disegni, ci racconta i riti tradizionali messicani, le specialità culinarie, la vegetazione rigogliosa e gli animali del posto, come la razza di cane xoloitzcuintle, particolarmente amata dall'artista Frida Kahlo.
È un viaggio affascinante quello che ci propone Negrin che non perde occasione per immaginare anche l'infanzia dei due celebri artisti, l'una pittrice e l'altro muralista, straordinariamente simile alla vita adulta.
Non a caso Diego dimostra prematuramente la passione per le donne e soprattutto per il buon cibo, mentre Frida non fa che perdonarlo per le sue marachelle.
Una delle note positive di questo ipotetico ritratto è l'ironia con cui viene delineato il rapporto tra i due, e soprattutto il personaggio del furbo Rivera.
Altra cosa che ho particolarmente apprezzato è stata la scelta di omaggiare l'artista José Guadalupe Posada, con la signora degli scheletri (presente anche in copertina), che riprende quasi alla lettera l'opera più famosa dell'incisore messicano, la "Calavera de la Catrina".
Quello che invece non mi è proprio andato giù è il poco spazio riservato al Paese degli scheletri nella narrazione. Di questo mondo curioso conosciamo poco o nulla, quando credo che qualunque lettore avrebbe voluto saperne di più. E non dimentichiamo che in originale l'opera era intitolata proprio "Frida e Diego al paese degli scheletri", denominazione di fatto poco appropriata (di gran lunga preferibile il titolo italiano).
Ed anche il finale, appare affrettato e poco elaborato.
Sembra quasi che il racconto, con un inizio davvero scoppiettante, sia stato chiuso anzitempo e sul più bello, per mancanza di tempo, fantasia o semplicemente di carta e penna.

Ringrazio la Gallucci Editore per avermi omaggiato con una copia di questo libro

il mio voto per questo libro

2 commenti:

  1. Ma che bello che è questo albo! Mi ricorda un po' la favola sempre messicana che girava come cartone animato lo scorso anno, ma non ricordo più il titolo :( Peccato per il finale, forse l'autore in realtà aveva in mente altro ed è stato frenato?

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    Risposte
    1. Non credo di conoscere questo cartone animato, però mi piacerebbe vederlo. Se ti capita di ricordare il titolo, fammelo sapere ^-*

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