lunedì 5 febbraio 2018

Recensione: "L'isola dei giocattoli perduti" di Cynthia Voigt

Titolo: L'isola dei giocattoli perduti
Titolo originale: Teddy & Co.
Autore: Cynthia Voigt
Illustratore: Fabio Sardo
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: ottobre 2017
Pagine: 224
Prezzo: 16,50 €


Trama:
Teddy è un orsetto senza gambe che ha bisogno dell'aiuto degli altri per spostarsi sul suo carretto, ma viaggia velocissimo con il pensiero e la fantasia: osserva, riflette e cerca ogni giorno nuove domande e nuove risposte. Vive su un'isola in compagnia di un elefante che cucina muffin, un pinguino scontroso e solitario, un serpente sempre affamato e due buffi maialini. 
Teddy è curioso e grazie alla sua voglia di conoscere, scoprire ed esplorare il mondo convince gli altri ad accompagnarlo al di là degli alberi di melo, dove nessuno si è mai spinto, e dove li attende una sorprendente avventura. 

Recensione:
Cynthia Voigt, con il suo libro, ci catapulta in un misterioso villaggio abitato da giocattoli animati.
Non sappiamo perché siano lì, né da quanto tempo. I giorni si susseguono uno dopo l'altro, uguali tra loro, eppure in un certo senso tutti diversi.
Gli scenari sono sostanzialmente gli stessi: la casa rossa dell'orsetto Teddy e dell'elefante Umpa, quella rosa delle maialine Zia e Prinny, la tana del serpente Sid, e la spiaggia sulle cui sponde gli abitanti dell'isola amano trascorrere le loro giornate. In particolare Teddy, il capobanda del gruppo, ed il protagonista della nostra storia. 
Impossibilitato a muoversi autonomamente, avendo perso le gambe, è costretto a contare sull'aiuto dei suoi amici per poter esplorare luoghi ancora sconosciuti o anche solo per andare ad osservare le onde che si infrangono sulla riva ormai nota.
Che si trovi a due passi dal mare, oppure davanti alla finestra della propria stanza, il passatempo preferito dell'orsetto è sempre uno: pensare. 
Teddy, non potendo purtroppo correre e viaggiare da una meta all'altra, utilizza la ragione e la fantasia per raggiungere nuovi posti e superare i suoi limiti.
Ma il giocattolo peloso non si ferma alla sola riflessione e, una volta elaborato un piano, passa all'azione, coinvolgendo tutti gli altri nei suoi buoni propositi.

Teddy si volto un'ultima volta in direzione della spiaggia, poi verso il cielo rosso-arancione-rosa che si allargava dietro i pini. 
L'orsetto lasciò uscire un sospiro di soddisfazione. «Lo sai cos'è domani?» chiese. 
«Domani è quando si fa colazione!» rispose Sid. 
«Domani è un nuovo giorno. E chi lo sa, che cosa potrebbe succedere domani...» disse Teddy.

Questo aspetto non è da sottovalutare, in quanto permette ai piccoli protagonisti di vivere quotidianamente piccole avventure, e a noi lettori di ricevere sempre nuovi stimoli.
Infatti, nonostante le ambientazioni siano fondamentalmente le medesime, tralasciando qualche eccezione, la narrazione non cade mai nella noia, anzi, si è sempre curiosi di conoscere le sorprese racchiuse nei capitoli seguenti.
Ciò è dovuto anche all'aggiunta di nuovi personaggi che andranno a portare fresca linfa vitale ad un gruppo già collaudato. E proprio la caratterizzazione dei protagonisti è uno dei punti di forza del libro: sono pochi, eppure ognuno di essi è indispensabile.
Dalla premurosa Zia al ragionevole Umpa, al goloso Sid e alla dolce piccola Prinny sino ad arrivare al solitario Peng, al vanesio Signor C e alla tracotante Clara, le cosiddette new entry.
Tutti i giocattoli, con i loro pregi e difetti, contribuiscono a rendere la lettura sempre più coinvolgente e fanno sì che, chi legge, possa facilmente riconoscersi in uno o più attori in scena. 
Inoltre, grazie all'indole riflessiva e alla capacità d'introspezione di Teddy, il libro assume una vena nostalgica e malinconica, inusuale in questo genere di racconto.
Per quanto molti eventi narrati siano piacevoli e divertenti, c'è sempre, seppur in secondo piano, il contrasto tra la vitalità di tutti gli isolani ed il senso di inadeguatezza e manchevolezza che, ahimè, attanaglia l'adorabile peluche.
La tematica della disabilità non è affrontata chiaramente, eppure è palesemente presente in più occasioni. La si percepisce non solo nella tristezza di Teddy, ma anche nei pensieri gentili dei suoi amici che non fanno che preoccuparsi di lui e delle sue esigenze.
Ritengo che l'autrice abbia fatto la scelta giusta nel rendere l'handicap fisico uno sfondo più o meno costante, ma non un vero e proprio argomento in primo piano.
Sarebbe stato forse più d'impatto fare dell'orsetto la vittima del destino avverso, e raccontarci per filo e per segno la tragedia che gli ha fatto perdere l'uso delle gambe. Invece la Voigt oltrepassa questo stadio crudele, per raccontarci invece quello immediatamente successivo, ovvero la vita, sicuramente difficile, di chi deve convivere con i suoi limiti motori.
Ma se pensate che questa sia solo una storia amara e triste, vi sbagliate di grosso.
I piccoli amici, con le loro esplorazioni, i picnic, le feste a sorpresa, le lezioni di nuoto ci regalano molti momenti di spensieratezza e relax.
Le loro quotidiane avventure sono capaci di trasmettere al lettore un senso di calma e tranquillità, e anche tanta voglia di stare all'aria aperta.
Per di più in ogni pagina traspare il forte senso di condivisione e accoglienza che caratterizza il gruppo, nuovamente rimarcato dall'arrivo sull'isola del Signor C e di Clara.
I due, inizialmente diffidenti e restii a fare amicizia, troveranno nella calorosa comunità una vera e propria famiglia.
E questa sensazione di appartenenza emerge progressivamente nel corso della lettura, ed è tale da coinvolgere anche il lettore. Mentre si va avanti infatti, si ha sempre di più l'impressione di far parte di quel piccolo villaggio, di cui si conosce le abitudini e i modi di fare. Questo anche grazie alla composizione dei capitoli, suddivisi nella maggior parte dei casi in giornate, caratterizzate sia da eventi straordinari, che da piccoli aneddoti di vita quotidiana, quale può essere un acquazzone o una partita a scacchi.

Era un pomeriggio piovoso. Era stata anche una mattinata piovosa. Il carretto di Teddy era vicino alla finestra della cucina e lui stava guardando fuori, verso le nuvole grigie da cui le gocce di pioggia continuavano a cadere. Era impegnato in una delle sue attività preferite: pensare alle cose e farsi delle domande. Le gocce traboccavano fuori dal bordo delle nuvole, si chiese, o colavano giù dal fondo? 
Avevano paura di cadere nell'acqua, sui sassi, sull'erba, sulle foglie degli alberi? Oppure cercavano di fuggire dalle nuvole che le avevano tenute intrappolate al loro interno, proprio come lui era intrappolato dentro casa tutto il giorno?

Anche il finale, pur avendo un suo preciso significato, non è altro se non la conclusione di un giorno come tanti. Non chiude veramente la storia, perché, dopo di noi, i piccoli amici continuano ad agire, a sognare, a riflettere, in una parola, a vivere.
Per quanto riguarda la scrittura, essa non è eccessivamente semplice e lineare, ma neppure complessa. È tale da non mettere in difficoltà i bambini, ma neppure annoiare gli adulti.
Presenta delle bellissime e suggestive descrizioni che fanno vivere appieno la bellezza e l'imprevedibilità della natura.
Ultimo punto, ma non meno importante, le stupende illustrazioni in bianco e nero di Fabio Sardo, che impreziosiscono una storia che già di per sé brilla di amore, speranza e solidarietà.

Considerazioni:
Ho adorato questo libro sin dalle prime pagine proprio per l'atmosfera suggestiva e familiare che l'autrice è riuscita a creare.
Mi sono affezionata ai personaggi, alla loro storia e ai rapporti interpersonali che man mano si sono delineati. E non parlo solo di amicizia, ma anche della strana esigenza di alcuni dei giocattoli, ed in particolare del pinguino Peng, di trovare i propri spazi, di cercare un'indipendenza, pur sapendo di avere sempre un porto sicuro in caso di bisogno.
Credo che questo sia molto importante, perché mette in evidenza il vero significato dell'amicizia, la consapevolezza di avere qualcuno cui fare affidamento, indipendentemente dalla distanza o dalle avversità.
Questo è evidente soprattutto nelle attenzioni che tutti riservano a Teddy e ai sentimenti che albergano nel suo cuore. I suoi problemi diventano quelli di tutti, perché è così che accade alle famiglie.

Che cosa c'era che non andava in Teddy? 
Forse niente, probabilmente niente. 
Ma di solito Teddy parlava più di tutti gli altri e aveva più idee di cui parlare. 
Quella sera, quando Prinny andò a dormire, sentì la pioggia tamburellare contro il tetto e il vento arrotolarsi intorno alle grondaie della casa rosa, e pensò a Teddy. Ci mise molto più del solito ad addormentarsi.

E sempre parlando di Teddy, come accennavo prima, è lui il vero motore dell'azione e soprattutto del pensiero.
Devo dire la verità, quando ho iniziato questo libro, non credevo di imbattermi in una lettura così profonda, eppure, proprio grazie all'orsetto, "L'isola dei giocattoli perduti" dimostra di essere molto più di un racconto per bambini.
E non mi riferisco solo alla condizione d'infermità in cui versa Teddy, ma anche a tante altre considerazioni generali sulla vita e sul mondo.
Il protagonista infatti, forse proprio per il suo ruolo di spettatore, non fa che farsi domande su ciò che lo circonda, che sia la pioggia che cade, un fiume che scorre, o il fenomeno della marea.

Un'idea nuova che gli era già venuta era questa: quel fiume non era solo un ostacolo da attraversare. Era anche un'altra via lungo la quale viaggiare.

Niente passa inosservato, e quella testolina non fa che elaborare idee e assistere con curiosità allo scorrere del tempo e al trascorrere degli eventi.
Non voglio dilungarmi troppo né dirvi di più del libro, perché mi auguro possiate leggerlo presto,  mi limito a consigliarlo vivamente, soprattutto ai bambini.
Non solo perché racconta una storia intima e delicata, in modo non eccessivamente triste, ma anche perché stimola le domande e i processi mentali che caratterizzano proprio le prime fasi della vita. Perché Teddy non è solo il migliore amico che tutti noi bene o male abbiamo avuto, ma anche il bimbo curioso che un tempo siamo stati. 

Ringrazio la casa editrice Giunti per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

6 commenti:

  1. Le tavole sono bellissime, deve essere anche bello leggerlo. Potrebbe essere paragonato ad una sorta di piccolo principe? Cioè anche quest'ultimoqviene classificato narrativa per bambini ma è molto di più e dalle tue parole mi sembrano simili

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  2. Ciao Little Pigo, sembra davvero una storia carina! Mi piacciono i libri che esprimono diversi significati :-)

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  3. Oddio...spruzza tenerezza da ogni poro! Lo voglio leggere!

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