giovedì 28 febbraio 2019

Recensione: "Noi siamo tutto" di Nicola Yoon

Titolo: Noi siamo tutto
Autore: Nicola Yoon
Editore: Sperling & Kupfer
Data di pubblicazione: 16 maggio 2017
Pagine: 307
Prezzo: 17,90 € (cartaceo)

Trama:
Madeline Whittier è allergica al mondo. Soffre infatti di una patologia tanto rara quanto nota, che non le permette di entrare in contatto con il mondo esterno. Per questo non esce di casa, non l'ha mai fatto in diciassette anni. Mai un respiro d'aria fresca, né un raggio di sole caldo sul viso. Le uniche persone che può frequentare sono sua madre e la sua infermiera, Carla.
Finché, un giorno, un camion di una ditta di traslochi si ferma nella sua via. Madeline è alla finestra quando vede... lui. Il nuovo vicino.
Alto, magro e vestito di nero dalla testa ai piedi: maglietta nera, jeans neri, scarpe da ginnastica nere e un berretto nero di maglia che gli nasconde completamente i capelli. Il suo nome è Olly. I loro sguardi si incrociano per un secondo.
E anche se nella vita è impossibile prevedere sempre tutto, in quel secondo Madeline prevede che si innamorerà di lui. Anzi, ne è sicura. Come è quasi sicura che sarà un disastro. Perché, per la prima volta, quello che ha non le basta più. E per vivere anche solo un giorno perfetto è pronta a rischiare tutto. Tutto.

Recensione:
A prima vista Madeline potrebbe sembrare una ragazza come tante. Intelligente e di bell'aspetto passa gran parte del tempo libero a leggere romanzi e a recensirli sul web. Con un'unica differenza. Lei non può assolutamente uscire di casa.
A causa di una terribile malattia, sin da piccolissima, è stata costretta a trascorrere ogni minuto della sua vita al chiuso, senza nessun contatto esterno, né con il mondo né con le persone che lo abitano.
La ragazza si è ormai rassegnata al suo destino, a farsi bastare quel poco che ha, a rallegrarsi delle briciole di spensieratezza che riesce ad afferrare: le serate cinema con la mamma, i duelli a pictionary o a scarabeo, le chiacchiere con l'infermiera Carla, le lezioni online, i rarissimi contatti con gli insegnanti, ed i suoi amati libri.
Quello che per noi sarebbe niente, per lei è il massimo a cui può aspirare. Fino all'arrivo nel quartiere di una nuova famiglia, e di Oliver, il ragazzo atletico tutto vestito di nero.
Maddie è subito attratta da lui, forse proprio perché è l'espressione perfetta di vitalità e salute, tutto ciò che lei non è mai stata. D'altro canto anche l'aitante Olly rimane incantato dalla misteriosa ragazza alla finestra.
Tra i due nasce immediatamente un feeling, fatto prima di sequenze mimate alla finestra, poi di chat segrete ed infine di incontri clandestini.
Sì perché, nonostante il protocollo vieti alla nostra protagonista qualsiasi contatto con l'esterno, o perlomeno quelli non strettamente necessari, i due adolescenti, con la complicità dell'infermiera, riescono a guadagnarsi qualche ora assieme.
E se la vita di Maddie è cambiata quando ha incontrato per la prima volta lo sguardo di Olly, subisce un vero e proprio scossone quando tra i due nasce un vero e proprio sentimento.

Se la mia vita fosse un romanzo e la si leggesse a ritroso, non cambierebbe niente. 
Oggi è uguale a ieri. 
Domani sarà uguale a oggi. 
Nel Libro di Maddy tutti i capitoli sono identici. 
Fino a Olly. 
Prima di lui la mia vita era un palindromo, sempre la stessa in un verso come nell’altro, tipo «o tra poco parto», oppure «Ivan e le navi». 
Ma Olly è come una lettera estratta a caso, l’enorme X che, gettata in mezzo a una parola o una frase, ne scombina la sequenza.

Improvvisamente quel poco che era tutto il suo mondo non le basta più, né i romanzi che le permettevano di immaginare una vita al di fuori della bolla, né il tempo con le persone che ha sempre amato e che si sono prese cura di lei. Nulla ha più senso se non può condividerlo con il suo Oliver, se non le permette di vivere come tutte le ragazze della sua età.
Così prende una decisione, drastica e pericolosa. Provare ad uscire, rischiare tutto pur di essere felice e normale, anche se solo per pochi giorni.
Naturalmente non vi svelerò cosa succede una volta varcata la porta di casa, posso però dirvi che da quel momento in poi il romanzo prende, secondo me, una piega troppo surreale e, soprattutto poco realistica.
Nella prima parte infatti noi lettori possiamo pienamente identificarci con la povera Madeline, le sue emozioni nel sentirsi in trappola ed i primi batticuori per il ragazzo della porta accanto (in realtà della casa di fronte).
Da una parte vediamo in lei la ragazza malata costretta a privarsi anche delle cose che noi spesso diamo per scontato - come un caffè al bar con gli amici o un giro in bicicletta, per fare degli esempi - dall'altra una comunissima adolescente alle prese con una cotta.
Dunque, per quanto la sua esistenza sia fuori dalle righe, fino a metà libro le pagine sono impregnate di normalità: chat ed incontri segreti con il fidanzato, confidenze e consigli d'amore con l'amica (che in realtà sarebbe l'infermiera), serate di film e giochi con la mamma e pomeriggi sui libri da sola.
Poi di punto in bianco la nostra protagonista, che dapprima aveva paura anche solo di sfiorare la mano del suo ragazzo, decide di fare un salto nel buio, scappando di casa, dicendo addio senza ripensamenti alla persona che l'ha cresciuta e che più la ama, e rischiando così di morire.
Da qui ha inizio un viaggio fatto di avventure estreme e rischi sconsiderati, affascinanti certo, ma ben poco credibili.
Una persona che non ha idea di quali siano gli agenti scatenanti della sua malattia, secondo voi sceglierebbe di provare di tutto, e tutto insieme, giusto per essere sicura di andare incontro a morte certa?
Se ciò che voleva Maddie era un po' di normalità, perché non compiere piccoli tentativi, tipo una passeggiata attorno al quartiere, o un picnic al mare, invece che volare sul primo aereo per le Hawaii? Perché non provare a vivere sul serio e vedere come va, anziché "suicidarsi" per sentire un po' di brivido?
La scrittrice, troppo presa dall'idea di creare una fuga romantica a tutti i costi, mette da parte il ritratto che aveva creato nei primi capitoli - la personalità timorosa di Maddie, il suo amore per la vita, e per la sua famiglia - per inventarsi una nuova ragazza spensierata ed impavida.
Tutto ciò che c'era inizialmente viene alterato, tipo il rapporto con la madre Pauline: ci viene descritto nei primi capitoli come puro e privo di segreti (fino all'arrivo di Olly almeno), una mamma che è anche confidente ed amica, nonché la persona più importante nella vita della protagonista.

Come decorazione, sempre con la glassa disegno sulla superficie diciotto margherite con capolino e petali bianche, e di lato realizzo un drappeggio dello stesso colore. 
«Perfetta», esclama la mamma spuntando da dietro mentre termino l’opera. «Come te.» 
Mi giro a guardarla: sfoggia un sorriso smagliante e gonfio d’orgoglio, ma gli occhi sono lucidi di pianto. 
«Come sei melodrammatica», commento, e le spruzzo un ricciolo di glassa sul naso, con il solo risultato di farla ridere e piangere ancora di più. Di solito non è così emotiva, davvero, ma c’è quacosa nel mio compleanno che la rende sempre incline tanto alle lacrime quanto alle risate. E se lei è tutta lacrime e risate, be’, lo sono anch’io. 
«Lo so», ammette alzando impotente le mani, «sono patetica da far schifo.» Mi stringe in un abbraccio fortissimo, e la glassa mi finisce tra i capelli.

Le scene tra le due sono davvero carine e scherzose, trasmettono un forte senso di familiarità e protezione. Eppure la nostra Maddie, accecata dalla folle passione per il nuovo arrivato, non ci pensa due volte a lasciare sua madre da sola e con il cuore a pezzi, e per di più per tutto il viaggio non manifesta il minimo rimorso per le sue azioni.
D'altro canto anche la storia d'amore tra i due ragazzi pare troppo frettolosa, e perciò poco convincente.
Inizialmente si basa su battute simpatiche in chat, vivaci botta e risposta e poco altro. E fin qui tutto bene. Poi dal primo bacio, la loro diventa una passione tormentata: Maddie non riesce a compiere nessun'azione quotidiana senza pensare ad Olly, passa il tempo ad immaginare di toccarlo, baciarlo e via dicendo.
Ad un certo punto i suoi ormoni sono così in subbuglio che si ha quasi l'impressione di leggere un harmony.

Tornati sulla spiaggia, ci asciughiamo sotto le fronde di un albero. Quando è convinto che io sia distratta, mi punta lo sguardo addosso, ma in realtà siamo una società di mutua ammirazione: anch'io me lo mangio segretamente con gli occhi. 
Indossa soltanto il costume, perciò riesco finalmente a vedergli i muscoli asciutti e lisci di spalle, ventre e torace. Vorrei tanto memorizzare il suo paesaggio corporeo con le mani. Tremo e mi avvolgo nel telo da spiaggia, ma Olly scambia i miei brividi per qualcos’altro e mi si avvicina per poggiarmi il suo asciugamano sulle spalle. La sua pelle odora di oceano e di qualcosa di indefinibile, che fa di lui ciò che è. 
Resto scioccata di fronte al mio desiderio di toccargli il petto con la lingua, di assaporare il sole e il salmastro sul suo corpo. Distolgo a fatica gli occhi dal torace di Olly e lo guardo in faccia. Lui abbassa la testa e mi avvolge nell'asciugamano fino a coprirmi ogni centimetro di pelle, dopodiché si allontana. 
Ho la sensazione che si stia trattenendo. E non voglio che lo faccia, di questo sono sicura.

E la cosa assurda è che lei non è a conoscenza di nulla di concreto o personale sul conto di Olly, se non il rapporto problematico con il padre, che ha intuito da sola sbirciando dalla finestra.
Non sa cosa faceva prima di trasferirsi e dove, cosa combina nel tempo libero, cosa ama mangiare, chi siano i suoi migliori amici, se ci sono state altre ragazze prima di lei ecc. Niente di niente. E, cosa ben peggiore, non le interessa saperlo.
Insomma sembra tanto che l'autrice abbia preso a pretesto la SCID, la malattia della protagonista, solo per creare una storia d'amore strappalacrime per far sognare le adolescenti di tutto il mondo. Ragion per cui ha scelto di andare in volata verso il suo obiettivo finale, l'emozionante viaggio romantico, non assicurandosi prima di mettere le basi per una vera relazione. 
E poi dulcis in fundo il gran finale! Ve ne parlerò meglio più tardi, vi anticipo solo che quando l'ho letto la mia reazione è stata più o meno questa °□°)╯ ┻━┻
In generale per me con questo libro c'erano tutte le premesse per realizzare davvero una bella storia, tuttavia queste non sono state realmente sfruttate per puntare invece su qualcosa di più commerciale, anche se purtroppo visto e rivisto.
Il romanzo non è tutto da buttare, ovviamente. Salverei soprattutto la prima parte, che è scorrevole ma emozionante, capace di far percepire a chi legge gli stati d'animo di Madeline, il suo vivere come in un acquario con vista sull'oceano. In più le pagine sono corredate da alcuni disegni simpatici e autoironici (opera di David Yoon, marito della scrittrice) che smorzano un po' la tensione ed il tono drammatico della trama.
In realtà pur avendo come sfondo una malattia debilitante, "Noi siamo tutto" non giunge mai ad una vera e propria atmosfera tragica, forse perché la SCID è vista proprio come una peripezia che impedisce ai due innamorati di stare insieme, più che come un ostacolo per la vita di Maddie a prescindere.
E forse è questo il maggiore difetto di tutto il libro. Il ridurre una scelta di vita importante ad una prova d'amore. La protagonista non sceglie davvero di abbracciare il mondo, di rischiare la sua non esistenza per un briciolo di normalità ma, come una novella Giulietta, corre dal suo Romeo, incurante delle conseguenze. Sceglie l'amore e la morte, ma non se stessa.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Ho iniziato questo romanzo con una certa riluttanza, temendo di imbattermi nell'ennesimo libro romantico e banalmente patetico. Eppure, sin dalle prime pagine, mi sono ricreduta, trovandomi immersa in un'atmosfera genuina e spontanea, con protagonista una ragazza comune, sveglia, tenace e autoironica, capace di trovare il positivo anche nella peggiore delle situazioni.
Ho subito provato una certa empatia per Maddie, mi sono identificata nelle emozioni e sensazioni espresse pagina dopo pagina.
Poi è arrivato Olly e con il suo ingresso ho temuto che il libro prendesse una brutta piega. Eppure devo dire che anche lui mi ha stupito piacevolmente: non il solito belloccio, con promesse da bacio perugina, ma un giovane qualunque, spigliato e divertente.
Pensavo che il pericolo fosse scampato e invece era proprio dietro l'angolo. Come vi ho detto prima, un rapporto che sembrava non aver nulla di artificiale, diventa purtroppo il solito amore impetuoso che inghiotte tutto con la sua potenza.
Non una storia che cresce col tempo ma che divampa tutto una volta, risultando così poco credibile.
E poi si arriva al viaggio alle Hawaii, con cui la nostra protagonista mette al rischio la propria vita pur di poter stare a stretto contatto con il suo fidanzato.
Non mi è dispiaciuto leggere delle loro avventure in quanto, dal punto di vista letterario, la scelta esotica non può che risultare affascinante. Eppure avrei preferito qualcosa di meno esagerato e azzardato. Qualcosa di più vero e realistico.
Mi duole dirlo ma ad un certo punto ho cominciato a paragonarlo a "Colpa delle stelle", libro che ho bocciato tempo fa senza esitazioni.
Fortunatamente l'opera della Yoon non arriva a tali livelli di fantasia/follia, prevedendo soggiorni offerti da generosi benefattori, ricerche spasmodiche di fantomatici autori, e chi più ne ha, più ne metta, eppure non si discosta neanche così tanto dal suo predecessore.
E se la storia d'amore fra i due ragazzi non mi ha convinto per niente, come avrete sicuramente notato, non è nulla rispetto a ciò che più mi ha infastidito di tutta la lettura, ovvero la freddezza di Madeline di fronte alla sofferenza di sua madre. Sa che lei ha già perso improvvisamente figlio e marito tempo addietro, e che da quel momento non ha fatto che prodigarsi per la sua bimba malata. La vita di Pauline ruota quindi attorno a Maddie, lei è tutta la sua vita, tutto ciò che le rimane, eppure l'impavida adolescente non ci pensa due secondi ad abbandonarla, lasciandole solo un misero bigliettino.
Immaginate lo stato d'animo di una madre, scoprendo che la sua unica figlia, gravemente malata, sta rischiando la vita per fuggire con il suo ragazzo? Riuscite a vedere lei da sola ed in lacrime, mentre visualizza la figlia in punto di morte da qualche parte nel mondo?
Io sì, infatti per gran parte della romantica luna di miele, non ho fatto che pensare alla povera signora Whittier che non faceva che sperare che la sua unica ragione di vita facesse ritorno a casa.
E nel frattempo, cosa trascorreva le giornate la dolcissima e pura Maddie? Si divertiva a destra e a manca, facendo gite, immersioni, pranzi e cene, e senza degnarsi di mandare un misero sms rassicurante alla madre in preda al panico, anzi. Una volta saputo dell'arrivo di Pauline sull'isola hawaiana, cerca di convincerla in tutti i modi a non raggiungerla, per non rovinare il suo fantastico viaggio d'amore. E ricordiamoci che Maddie è sempre stata convinta di avere pochi giorni, se non ore, di vita, fuori dalla bolla. Chi non vorrebbe passare il suo ultimo tempo con le persone che ama? Chi escluderebbe la donna che l'ha amorevolmente cresciuta?
E ora veniamo al finale, a cui accennavo nella recensione.
Mentre con "Colpa delle stelle" ho sempre avuto la netta sensazione che l'epilogo sarebbe stato tragico, in questo caso ho avuto sin da subito la certezza che per i due in un modo o nell'altro ci sarebbe stato un lieto fine. Pensavo ad una miracolosa cura, ma mai avrei immaginato lo scenario da thriller psicologico (anche un po' horror, se vogliamo) creato dalla scrittrice.
Ne apprezzerei pure l'originalità, se non la ritenessi solo una mossa per ricongiungere i due innamorati.
Oliver e Madeline sono destinati a stare insieme, quindi al diavolo la malattia. La SCID non è mai esistita, è solo stata frutto della mente disturbata dell'iperprotettiva Pauline che, non avendo mai superato il lutto, ha deciso di tenere la secondogenita in una gabbia di vetro. Lei è quindi la matrigna cattiva che ha rinchiuso Raperonzolo nella torre, e i due ragazzi nient'altro che gli sfortunati eroi che riescono a far trionfare il loro grande amore sul male.
Ma ci rendiamo conto? L'autrice ha preferito mandare alle ortiche un profondo e duraturo rapporto madre-figlia, pur di garantire alle ragazzine dagli occhi a cuoricino il tanto sperato happy ending!
Potrei dilungarmi oltre, elencandovi tutto ciò che mi ha fatto storcere il naso - si potrebbe difatti aprire un lungo capitolo sulla poca professionalità dell'infermiera Carla - ma non lo farò.
Voglio invece concludere consigliandovi un libro, molto simile a questo per trama (si tratta sempre di un "sick lit", ovvero un romanzo d'amore con protagonisti due ragazzi, di cui almeno uno affetto da una grave malattia) ma di tutt'altro livello - non a caso, al momento, è l'unico libro di questo genere che ho promosso a pieni voti.
Mi riferisco a "Svegliami quando tutto sarà finito" di Robyn Schneider, un romanzo che non usa la patologia solo come pretesto, come spesso accade in letteratura (non per niente l'autrice in questione è laureata in bioetica), ma che, proprio per questo, riesce a regalare emozioni autentiche, che non sfociano mai nel ridicolo e lasciano un ricordo prezioso ed indelebile.

Ringrazio la casa editrice Sperling & Kupfer per avermi inviato una copia cartacea di questo romanzo

il mio voto per questo libro

5 commenti:

  1. Lo scorso anno avevo iniziato a leggere questo romanzo ma l'ho abbandonato prima di terminarlo perché la trama non riusciva a coinvolgermi :/
    Ho dunque provato a guardare la trasposizione cinematografica, e tutto sommato non mi è dispiaciuta! L'unica cosa che però mi ha fatto storcere un po' il naso è stato il finale: l'ho trovato un po' troppo frettoloso e in alcuni tratti superficiale ... ma magari avendo letto il libro prima mi avrebbe fatto un'altra impressione!🙈

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    1. A me il libro è piaciuto sino alla fuga alle Hawaii, da lì in poi è diventato tutto troppo surreale, assurdo e banale. Il finale è ingiustificabile, anzi, ti assicuro che nel romanzo risulta ancora più artificioso che nel film.
      In realtà questo è uno dei rari casi in cui la trasposizione cinematografica rende meglio dell'opera scritta, forse perché nel libro sembra si tratti più che altro di una forte attrazione fisica mentre nel film è descritto tutto in modo più romantico. Poi molte cose solo immaginate, tipo i sogni ad occhi aperti di Maddie, i suoi pensieri, le paure o anche le numerose chat, nel film sono state rappresentate visivamente, rendendo la trama più coinvolgente. Quindi per me il film è carino, il romanzo un po' meno.

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  2. Non ho letto il libro, ma ho visto il film. La storia mi è sembrata molto scialba e quindi non ho mai voluto approfondire con il romanzo :(

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    1. In realtà per me il film non è malaccio, anzi l'ho preferito al romanzo. Però in effetti non è nulla di memorabile.

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  3. Ciao! Anche io ho letto il libro, non è male ma non eccessivamente coinvolgente, una storia carina e scorrevole. Il finale un pochetto assurdo, possibile che nessuno abbia potuto smascherarla prima?

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