martedì 26 maggio 2020

Recensione: "La città senza cioccolato" di Lavie Tidhar

Titolo: La città senza cioccolato
Titolo originale: Candy
Autore: Lavie Tidhar
Editore: Mondadori Ragazzi
Data di pubblicazione: gennaio 2019
Pagine: 232
Prezzo: 17,00 € (cartaceo)


Trama:
Come si può vivere in una città in cui i dolci sono proibiti?
Questo è il mistero che aleggia sulla vita di Nelle Faulkner, abile investigatrice privata, dodicenne, costretta a rispettare la legge del rampante sindaco Thornton, amico delle carote e nemico delle carie. Ma ci sono segreti ben più oscuri di cui Nelle deve occuparsi: un pomeriggio nel suo sgangherato ufficio arriva Eddie De Menthe, dodici anni e mezzo e fama da trafficante di dolci, per chiederle di indagare su un furto.
Dopo poco però anche Eddie scompare nel nulla, proprio mentre i suoi rivali, Frittella Ratchet e Wafer McKenzie, si contendono il controllo del contrabbando di dolci.
Intanto un nemico ben più pericoloso e potente incombe sulla città, pronto a addentare Nelle e i suoi amici come la più squisita tavoletta di cioccolato. 
Quanta astuzia servirà per non farsi inghiottire in un solo boccone?

Recensione:
Una città senza cioccolato!
Una città in cui la vendita e l’assunzione di qualsiasi dolciume e leccornia è vietata per legge.
Ve la immaginate?
Un’ingiustizia, una follia, una punizione amara, una norma assurda che risulta ancora più strana se ad attuarla è una città famosa proprio per la sua grandiosa fabbrica di cioccolato.
La Farnsworth, storico edificio della città, azienda rinomata a livello mondiale che per anni ha rifornito i negozi di tutto il mondo, ha sfamato e deliziato la gente di ogni colore e nazione, e soprattutto ha profumato l’aria della ridente cittadina dove è ambientata la nostra storia.
L’aria in città ha sempre profumato di cioccolato, questa era la sua straordinaria caratteristica. Un profumo da favola che faceva sognare, e nella sua delizia accompagnava i suoi abitanti dalla mattina, al risveglio, alla notte quando poggiavano la testa sui cuscini.

“All'epoca l’intera città profumava di cioccolato. Era un profumo che l’avvolgeva tutta, lo sentivano i ricchi e i poveri allo stesso modo, e proveniva, giorno e notte dalla fabbrica Farnsworth. L’odore del cioccolato. Era ovunque. Sui nostri vestiti e nei capelli e nel tepore dei nostri cuscini quando andavamo a dormire la sera. Lo ricordavo ancora. Era l’odore di mio padre. 
Lui aveva lavorato nella fabbrica e il cioccolato ce l’aveva dentro la pelle, sotto le unghie e fra i capelli. L’odore gli rimaneva attaccato, non importa quanto spesso si lavasse o quanta acqua di colonia si spruzzasse. 
Faceva parte di lui. 
Ora la città profumava solo di fiori e alberi, di pane appena sfornato e caffè e gas di scarico delle auto e sudore, come ogni altra città. 
Ma prima profumava di favola. 
Profumava in modo meraviglioso.”

Ma tutte le cose belle hanno una fine, e la fine della fabbrica e dei sogni che essa regalava, arriva quando viene eletto sindaco il salutista Thornton, uomo rigoroso, dal sorriso bianchissimo, che sembra non abbia mai toccato un solo cristallo di zucchero in vita sua.
Il suo motto è “mangiate la verdura”.
Se gli adulti si sono fatti convincere dalla sua campagna elettorale votata ad uno stile di vita sano e salutare, i bambini hanno invece dovuto subire, inermi, questa direttiva scellerata che gli è piombata tra capo e collo, vietando una delle cose più piacevoli e innocue che la vita può offrire.
“Subire inermi” dicevamo? Decisamente no!
Perché i bambini proprio non ci stanno a vivere senza cioccolata. Così tra i ragazzini iniziano a crearsi piccole bande che si fanno concorrenza contrabbandando cioccolata e dolci.
Tutto inizia come un gioco - gruppi di ragazzini che a scuola si scambiano e rivendono dolciumi acquistati nelle città vicine (quelle in cui la loro vendita è ancora legale) - per poi diventare qualcosa di ben più complesso e serio.
Fino a scatenare una vera lotta tra bande per aggiudicarsi il potere della città.
Tre i fronti principali:
La banda della terribile Frittella Ratchet e delle sue Tenerone
Quella del ricco e solitario bambino viziato Wafer McKenzie e del suo fedele assistente Bobby
E quella, più famosa in città, di Eddie De Menthe.
Ed è proprio quest’ultimo che si rivolge alla dodicenne Nelle Faulkner, una ragazzina che gioca seriamente a fare l’investigatrice privata della sua città, per risolvere il caso che lo ha visto coinvolto... il furto di un orsacchiotto.
Un caso apparentemente innocuo e di facile soluzione che si rivelerà per Nelle più aspro e complicato del previsto.
Senza volerlo, e senza averne idea, anche la nostra piccola detective si ritroverà coinvolta nella lotta tra bande, e anche questa si rivelerà ben più grande e pericolosa di quanto Nelle si aspettasse.
Lavie Tidhar, in queste pagine, dà vita ad un giallo per ragazzi senza esclusione di colpi.
Quella che parte essendo un’indagine investigativa portata avanti da una ragazzina e un contrabbando di dolciumi gestito da suoi coetanei - quindi come se fosse tutto un grande gioco in cui i ragazzini si divertono ad interpretare ruoli da adulti - si trasforma via via, con il proseguire delle indagini, in un affare ben più grosso e pericoloso, dove i primi ad essere coinvolti sono proprio gli adulti.
Quindi ecco che quella che era partita come una storia per ragazzi, con ragazzi come protagonisti, diviene qualcosa di più serio e spietato.
Giochi di potere, inganni, minacce, corruzione... un’avventura davvero più seria e pericolosa del previsto per la nostra Nelle, che comunque si rivelerà all'altezza della situazione, pronta a scoprire il mistero che si cela dietro l’apparentemente innocuo furto di un orsacchiotto.
Un’avventura appassionante, in cui, tra una svolta e l’altra nasceranno anche alleanze e amicizie insospettabili.
Una protagonista forte e decisa, con una grande sete di giustizia, sempre pronta, non solo ad inseguire nuovi casi e nuove piste, ma anche a ristabilire l’ordine e lottare per dare voce alla verità.
Un libro avvincente, forse anche un pochino spietato, che rivela quanto il mondo sia marcio e meschino, e poco o nulla può dimostrarlo meglio, se non una città in cui il denaro e il crimine riescono a insinuarsi anche in ciò che c’è di più semplice e dolce: i bambini e il loro amore per il cioccolato.
E se il mondo per la sete di soldi e potere arriva a vietare anche questo, che mondo è?

Considerazioni:
“La città senza cioccolato” è un ottimo e appassionante libro per ragazzi, un giallo ricco di misteri, segreti, sospetti e sospettati.
Dietro ad un caso che inizia come un gioco, un modo come un altro per passare il tempo, per giocare a fare gli adulti, scopriamo celarsi un mondo fatto di macchinazioni e corruzione che non hanno niente a che vedere con giochi di ragazzini.
Non sono ancora convinta se la svolta criminale che ha preso la storia mi abbia convinta del tutto, forse avrei preferito che questa storia per ragazzi fosse rimasta circoscritta al loro mondo, ad un grande gioco piuttosto innocuo, senza mettere in mezzo tutto il marciume che gli adulti portano nelle cose quando ci sono di mezzo il denaro e il potere.
Perché è questo che Nelle scopre alla fine delle sue indagini.
Gli adulti lo hanno fatto ancora, hanno preso ciò che di più bello e buono c’era nella loro città e nelle loro vite e lo hanno negato, reso illegale, proibito.
Hanno preso il cioccolato, i dolci e tutte le bontà che la fabbrica Farnsworth produceva e gli hanno messo su un marchio rosso, facendole passare per dannose e nocive, quando l’unica verità era che la fabbrica, nella sua assoluta eccellenza, non conosceva rivali.
E si sa, quando una cosa fa invidia, si cerca di imitarla, ma se non ci si riesce, si tenta di distruggerla.
Questo svolta seria nella faccenda ha portato nel libro questi aspetti che esistono, da che mondo e mondo, non lo possiamo negare, ma che fa un po’ strano leggere in un libro per bambini. Adulti che arrivano a spiarli, ricattarli, minacciarli, persino a ingaggiare con loro una dura e pericolosa lotta.
Ma questo è, ovviamente, un mio parere personale.
L’autore ha probabilmente voluto rendere più realistica la sua storia non regalando un finale alla “e vissero tutti felici e contenti”, dove la giustizia trionfa sempre e i criminali vengono severamente puniti.
L’avventura della nostra piccola investigatrice e della fabbrica Farnsworth sembra, infatti, solo apparentemente terminare con un lieto fine, ma il male lo sappiamo, è duro a morire, i cattivi trovano sempre un modo per passarla liscia.
Tuttavia se nel finale l’autore ci ha tenuto a ricordarci quanto la realtà sia differente dai sogni, è nello svolgimento della storia che ho trovato lacune, se così si possono definire.
Ancora non mi spiego, né lo scrittore si è premurato di spiegarlo nel suo romanzo, perché una città famosa in tutto il mondo per la sua fabbrica e la sua cioccolata avrebbe dovuto eleggere un sindaco che ne vietasse la vendita.
Perché i suoi cittadini avrebbero votato per il signor Thornton, pur sapendo che avrebbe, come prima cosa, chiuso la fabbrica, impoverendo la città sia della sua fama che della sua gloria e togliendo lavoro a tutti i suoi numerosi dipendenti?
E’ abbastanza folle se ci pensate, e pensavo che prima o poi l’autore avrebbe giustificato la cosa in qualche modo e invece no, non ci spiega mai cosa ha convinto la cittadina a prendere questa decisione così radicale e insensata.
Tuttavia, basta vedere il mondo reale come va, per rendersi conto che neanche gli adulti sono esenti dai comportamenti irragionevoli e insensati, penso a Donald Trump presidente degli Stati Uniti o qui in Italia alle orde di meridionali smemorati fan di Salvini... chi siamo noi per giudicare?
Ciò che ho apprezzato maggiormente in questo giallo sono stati i ragazzini, il loro saper mettere i rancori da parte e far fronte comune, e soprattutto la sete di giustizia e la maturità della piccola protagonista.
Nelle, come tutti, adora la cioccolata, ogni tanto se ne concede un po’ anche se sa che è vietata, ma ha una profonda consapevolezza di ciò che è giusto e ingiusto, un grande senso di equità, e soprattutto si mostra sempre matura, corretta, astuta e coraggiosa.
Il suo amaro in bocca sul finale, quando con rabbia scopre che non sempre le cose vanno come è giusto che vadano e non sempre i criminali - soprattutto se potenti - vengono punti, è un po’ quello che tutti ci ritroviamo a provare di fronte alle ingiustizie.
Nelle è entrata a far parte del mondo dei grandi, dove non tutto si risolve stringendosi la mano e facendo la pace, quel mondo in cui, tristemente scopri, che quando ti dicevano “chi rompe, paga”, non vale poi per tutti.

Ringrazio Mondadori ragazzi per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

2 commenti:

  1. Ma che bella trama invitante, certo non saprei se regalarlo a un ragazzino

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  2. Sono curioso di leggere l'intera storia della città che proibisce ai suoi cittadini di mangiare dolci ..., unici per la storia.

    Saluti dall'Indonesia.

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