venerdì 18 dicembre 2020

Review Party - Recensione: "Il giardino segreto. La storia del film" di Linda Chapman

Titolo: Il giardino segreto. La storia del film
Autore: Linda Chapman
Editore: De Agostini
Data di pubblicazione: 1 dicembre 2020
Pagine: 256
Prezzo: 14,90 €
Trama:
Per Mary Lennox le storie hanno un potere straordinario. Le basta raccontarne una ad alta voce per superare i momenti difficili. Ma la sua partenza, per l’Inghilterra e la sua misteriosa e sterminata brughiera, sta per cambiare ogni cosa. 
Mary andrà a vivere insieme a uno strano ricchissimo zio che non ha mai visto, e che, di certo, non ha tempo per le storie. All’improvviso, il mondo di Mary inizia a crollare. I suoi genitori non ci sono più, l’amata India, la terra delle storie, è più lontana che mai. Sembra che non ci sia rimedio a nulla. 
Almeno fino a quando Mary non incontra Colin, il cugino che non ha mai conosciuto. E Dickon, espertissimo di natura, di animali, sempre pronto ad ascoltare. Insieme a loro Mary attraverserà il maniero dello zio fino a scoprire un meraviglioso giardino, un luogo incantato che custodisce un segreto, ma… dove è proibito mettere piede. 
Ed è qui che l’avventura inizia. È qui che la storia prende vita. È qui che Mary Lennox troverà la sua vera casa.

Recensione:
Chi non conosce la storia di Mary Lennox e del suo rigoglioso giardino segreto?
Chi non ha sognato di imbattersi per caso in una chiave dorata che dà accesso ad un mondo incantato e solitario, pieno di sole, natura e magia?
Beh, non so voi, ma io ancora oggi immagino quanto sarebbe bello calarsi nei panni della bimba venuta dall'India, per potersi dedicare anima e corpo ad un pezzo di terra incolto e abbandonato, e portarlo così a nuova vita.
Ma il romanzo di Frances Hodgson Burnett non è solo un elogio della vita all'aria aperta, ma anche il racconto di una crescita personale, oltre che la genesi di uno o più legami affettivi.

Le persone salvarono il giardino, almeno quanto il giardino salvò loro.

Ed anche l'opera di Linda Chapman - l'adattamento editoriale della sceneggiatura del film omonimo uscito quest'anno - non differisce molto da esso, anzi riprende fedelmente questo messaggio, pur avendo, per ovvie ragioni, un andamento molto più veloce e una narrazione più snella.
La trama è bene o male quella che tutti conosciamo, tuttavia alcune modifiche sono state apportate al corso degli eventi, ai personaggi (e non sempre in positivo), e alla personalità stessa della protagonista.
E parlando proprio di Mary Lennox, nella nuova pubblicazione, la ragazzina appare meno pretenziosa e arrogante, al punto che viene facile simpatizzare già dal principio con lei. 
Grande risalto è dato poi alla sua solitudine, oltre che al bisogno di sentirsi amata e considerata. Ecco, al contrario del romanzo originale, l'adattamento è più focalizzato sui sentimenti di Mary, e anche nella seconda parte, con l'arrivo del cugino Colin e dell'amico Dickon, la centralità della scena spetta comunque a lei.
Mary ci appare sin dalle prime pagine come un uccellino ferito, solo al mondo e dilaniato dal dolore e dai sensi di colpa. Spedita, controvoglia, in un luogo sconosciuto, in cui nessuno le è amico, lei non fa che raccontare storie a se stessa - neanche fosse la fantasiosa Sara Crewe de "La piccola principessa" - oltre che rimuginare sul ricordo dell'affetto del padre e della noncuranza della madre, entrambi passati a miglior vita.

Era sua madre che, con il volto rigato di lacrime, aveva chiuso di colpo le imposte della propria finestra, escludendo dal suo mondo Mary e il suono della sua risata. La ragazzina ricordava ancora la confusione che aveva provato. A sua madre non piaceva che fosse felice? 
Tornò al presente. La sua vita in India stava già cominciando a sembrarle un passato molto lontano, ma non l’espressione di sua madre quel giorno (e ogni altro giorno che riusciva a rammentare). Mary pensava che quei ricordi non sarebbero mai sbiaditi.

L'ostilità poi della servitù, e l'indifferenza dello zio, di certo non la aiutano. E a tal proposito mi sembra doveroso spendere due parole su Martha, la cameriera della residenza. 
Ne "Il giardino segreto" lei era una delle figure portanti, colei che spronava la protagonista a crescere e maturare, a lasciare da parte la sua supponenza e ad aprirsi agli altri. Ne "La storia del film" invece, la sorella di Dickon ci appare purtroppo poco premurosa nei confronti della povera orfanella, oltre che abbastanza permalosetta. Così presa dalle sue mansioni, da non riuscire a dedicare un pensiero gentile alla nuova arrivata, così concentrata su se stessa da non capire il dolore di chi ha perso tutto.
In realtà la maggior parte degli attori in scena non spicca per sensibilità e delicatezza, anzi, sembrano quasi avere come obiettivo il farci fraternizzare il più possibile con la nostra beniamina. Dallo zio Archie che dice platealmente a Mary che lì non è la benvenuta e che, per di più, non rappresenta altro se non un peso da subire; alla signora Medlock, la governante, che, più di una volta, cerca di cogliere la ragazzina in fallo e sembra provare gusto nel vederla tribolare; sino alla cuoca, la signora Pitcher, la quale, pur non essendo sgarbata come gli altri, non brilla neanche per simpatia e amorevolezza.
C'è da dire invece che Colin, il cugino malaticcio, a dispetto del libro originale, rinuncia abbastanza presto al suo essere arrogante e viziato, al punto da incarnare uno dei personaggi più comprensivi e coscienziosi. Chi se lo sarebbe mai aspettato?
Difatti il trio Mary-Dickon-Colin, accompagnati dal cane Jemima/Hector, rappresentano la nota positiva del racconto, i bambini che ricordano agli adulti quanto sia importante aprire il proprio cuore agli altri, anche quando si ha paura di essere feriti.

«Mio padre non mi ama…» protestò Colin scuotendo la testa. «Se mi amasse, non mi darebbe delle medicine di cui non ho bisogno e non mi terrebbe rinchiuso in camera senza venire mai a trovarmi!» 
Dickon scrollò le spalle. «Le persone si comportano in modo strano, quando soffrono. Proprio come gli animali.» 
Mary pensò a quando Hector si era ferito e le si era rivoltato contro perché era pazzo di dolore. «I lutti cambiano le persone» continuò Dickon. 
«Anche tua madre, Mary. È chiaro da quelle lettere che ti amava, anche se tu la pensi diversamente.» 
«Tu non conoscevi mia madre» ribatté lei. 
 «No.» Dickon esitò un istante. «Ma so che cosa significa perdere qualcuno.»

Tre ragazzini che hanno sofferto ma che, grazie alla loro amicizia e all'azione salvifica del giardino, si rendono conto che bisogna perdonare chi, a causa delle cicatrici che si porta addosso, manca di comprensione o addirittura arreca involontariamente danno a chi ha vicino.
E poi veniamo al fulcro della storia, ovvero il potere benefico del giardino che, reso inaccessibile dopo anni di incuria, muta grazie alle amorevoli mani di chi se ne prende cura, ma allo stesso guarisce le ferite di chi lì mette piede. 
I personaggi cambiano e maturano trascorrendo lì il loro tempo, relazionandosi tra loro ed imparando l'uno dall'altro. Credono si tratti di magia, quando in realtà non è altro che l'azione che la natura da sempre ha sull'uomo, e che l'uomo da sempre ha sui suoi simili.

Considerazioni:
"Il giardino segreto" è da sempre uno dei miei libri preferiti, uno di quelli che ha avuto il merito di avermi avvicinato alla lettura sin da bambina.
Quando ho saputo dell'uscita del nuovo film, e poi anche dell'adattamento editoriale, sono subito rimasta incuriosita.
Immaginavo di trovare qualche variazione nella trama, ma qui di cambiamenti ce ne sono stati parecchi. Devo ammettere che alcuni di questi li ho anche apprezzati, ad esempio la personalità meno tagliente di Mary, o il rapporto meno freddo e distaccato tra lei e la madre, o lo stesso comportamento più maturo di Colin, tuttavia c'è da chiedersi "ha senso rivisitare un classico della letteratura per ragazzi?".
Non saprei dare una risposta definitiva, in quanto il libro della Chapman in sé è davvero piacevole, scorre veloce e ti fa affezionare ai protagonisti e alle loro emozioni.
Tuttavia, considerando che alcuni dei cambiamenti hanno alterato in modo considerevole la storia (basti pensare all'inserimento di presenze ultraterrene e al rapporto affettuoso tra le due inesistenti sorelle Craven), e soprattutto la personalità dei personaggi, non riesco a non domandarmi se l'autrice non avrebbe fatto meglio ad inventare una trama di sana pianta, piuttosto che dare una nuova veste ad un romanzo di inizio Novecento, già perfetto così com'è.
In conclusione, pur avendo apprezzato questa rivisitazione, ci tengo a ribadire che non può in alcun modo né sostituire né eguagliare l'opera originale, che brilla per la bellezza della natura, il percorso di crescita dei protagonisti, e la forza dell'amicizia e dei veri sentimenti.

Ringrazio la casa editrice De Agostini per avermi fornito una copia cartacea di questo romanzo

il mio voto per questo libro

Vi ricordo che, passando dalle colleghe blogger che partecipano al review party, potrete leggere anche le loro recensioni.




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