martedì 19 aprile 2022

Recensione: “Mexican Gothic” di Silvia Moreno-Garcia

Titolo: Mexican Gothic
Titolo originale: Gótico
Autore: Silvia Moreno-Garcia
Editore: mondadori. Oscar Vault
Data di pubblicazione: 2 novembre 2021
Pagine: 348
Prezzo: 18,00 €


Trama:
Noemí Taboada riceve una lettera angosciata e delirante da sua cugina Catalina, che ha appena sposato un inglese altolocato e che implora il suo aiuto. E così si reca a High Place, una tetra dimora sperduta tra le montagne del Messico. 
Noemí è poco credibile nei panni della crocerossina: è una raffinata debuttante, più adatta ai cocktail party che alle indagini poliziesche, ma è anche caparbia, sveglia, e non si lascia intimorire facilmente: certo non dal marito di Catalina, uno sconosciuto dall'aria sinistra ma intrigante; né dal padre, l'anziano patriarca che sembra particolarmente attratto da lei; e neppure dalla casa, che inizia a invadere i suoi sogni con visioni di sangue e sventure. 
Il suo unico alleato in questo luogo inospitale è il più giovane membro della famiglia. Ma forse anche lui ha un oscuro segreto da nascondere. Mentre dal passato riemergono storie di violenza e follia, Noemí viene lentamente risucchiata in un mondo terrificante e seducente al tempo stesso. Un mondo dal quale potrebbe essere impossibile fuggire.

Recensione:
Quando ho letto la trama di questo libro sono rimasta subito incuriosita, per svariati motivi: una lettera con una misteriosa richiesta d’aiuto, una tetra destinazione sperduta tra le montagne, e una dimora sinistra che sembra nascondere oscuri ed inquietanti segreti.
In più l’atmosfera dell’Inghilterra vittoriana, mista al folklore delle leggende messicane, mi era parso un bel mix da scoprire.
Infatti, una volta intrapresa la lettura, ho effettivamente riscontrato che questo insieme di elementi, che mi avevano attirato di primo acchito, era vincente.

Purtroppo la componente messicana è poco presente, se fatta eccezione per il titolo, e per i nomi di alcuni protagonisti, questo romanzo avrebbe potuto benissimo essere ambientato in Inghilterra e nessuno avrebbe notato la differenza.
Quindi, se da questo punto di vista, si è rivelato un pochino deludente, la storia parte bene e si sviluppa in modo appassionante, tenendo il lettore incollato alle sue pagine, nell'attesa di scoprirne tutti i più oscuri segreti.

Una criptica e delirante lettera giunge a casa della protagonista Noemí Taboada, mettendo in serio allarme sia lei che suo padre.
Il mittente è la cugina Catalina, da poco sposatasi con un uomo inglese appartenente ad una rinomata famiglia, e per questo trasferitasi ad High Place, un’antica dimora che si erge isolata sul villaggio circostante.
Nella lettera Catalina chiede aiuto alla cugina, non nascondendo il terribile sospetto di essere vittima di un complotto. Addirittura teme di essere stata avvelenata.

Qui sta forse il primo punto debole della storia, perché pur conscio di tale e gravoso problema, il padre di Noemí, anziché recarsi lui stesso dalla nipote, manda in spedizione sua figlia. Una ragazza ventenne, apparentemente con la testa sulle spalle, ma con una vita fatta di studi, feste, aperitivi, cene e tè esclusivi, non di certo una spia dotata di una grande conoscenza di tecniche di autodifesa. 
Una decisione che ho trovato poco realistica, ma che, a quanto pare, era necessaria allo scopo.

Noemí dunque si mette in viaggio e arriva ad High Place, trovandovi un posto molto diverso da quello che aveva immaginato. Totalmente privo di calore e colore ed immerso nel nulla. Come può sua cugina, una ragazza così solare e allegra, sopportare di vivere in un posto del genere? 
L’atmosfera che si respira è tetra, inquietante, e lugubre. L’aria è pesante, quasi irrespirabile. Sa di rancido, di vecchio di muffa e morte.
La casa sembra essere rimasta ferma nel tempo, non toccata minimamente dal progresso, senza elettricità, senza luce, avviluppata in ragnatele di polvere e segreti.

Anche chi la abita non è da meno, personalità ermetiche, schive, severe e arcigne.
Da Virgil Doyle il marito di Catalina, con i suoi modi fintamente gentili, ma con uno sguardo che tradisce secondi e malevoli fini, a Florence colei che si comporta da padrona di casa, con i suoi modi sgarbati e ostili, al signor Howard, padre di Virgil e capostipite della famiglia Doyle, un uomo inquietante da cui Noemí non desidera altro che tenersi alla larga.
Tutti mostrano una strana e immotivata avversione verso la loro ospite e da subito si evidenzia palese il loro intento di nasconderle più di un qualcosa.

La lettura è appassionante, l’atmosfera gotica affascinante: la casa quasi totalmente immersa nel buio, con i suoi respiri, sussurri, rumori ovattati, e la costante sensazione - che la stessa protagonista costantemente avverte - di non essere mai sola e al sicuro, mi hanno fatto ripensare a “Gli amici silenziosi” di Laura Purcell, un libro che ho trovato perfetto e che ho adorato dalla prima all'ultima pagina.

Purtroppo, per la storia di Silvia Moreno-Garcia non posso dire altrettanto, ma del volume riesco a promuovere solo la prima metà delle sue pagine.
Passata la quale, arrivato dunque il momento di svelare il mistero che i membri della famiglia Doyle nascondono da generazioni, tutto diventa confuso, strano, grottesco e poco chiaro.
La storia ha smesso di convincermi, come lo ha fatto la stessa protagonista.
Per lei, in generale, non ho mai provato una grande simpatia, ma andando avanti con le pagine l’ho trovata sempre meno simpatica e sempre meno credibile. Poco coerente, poco furba, spesso sciocca, inutilmente frivola (chi si metterebbe a pensare a quale gonna abbinare alla camicetta in una situazione di estremo pericolo?), e totalmente apatica e inutile quando c’era da fare qualcosa di pratico e urgente.

Nel complesso un vero peccato perché, davvero, fino a metà libro, mai mi sarei aspettata uno stravolgimento così netto della mia opinione.
Ovviamente, come faccio sempre, ho concluso la lettura e l’ho fatto comunque con la grande curiosità di conoscere il mistero celato dietro le cupe stanze di High Place e dei suoi enigmatici inquilini, per questo non posso assolutamente dire che si sia rivelata una lettura noiosa, però sicuramente deludente. Questo sì.

Ho avuto l’impressione che l’autrice volesse a tutti i costi stupire, creando un enigma originale, macabro e grottesco, ma che il risultato, la spiegazione di tale enigma, non sia stato all'altezza della situazione. Non è stata affatto chiara, né soddisfacente, anzi, ho trovato una storia piena di lacune e incongruenze.
Un vero peccato, ma si sa, da grandi aspettative derivano grandi delusioni.

il mio voto per questo libro


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