venerdì 9 gennaio 2015

Recensione: "Come fu che Babbo Natale sposò la Befana" di Andrea Vitali

Titolo: Come fu che Babbo Natale sposò la Befana
Autore: Andrea Vitali
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: ottobre 2013
Copertina e illustrazioni interne: Gianluca Biscalchin
Pagine: 128
Prezzo: 9,90 €

Trama:
Nel placido paese a bordo lago ci si prepara a festeggiare il Natale, l’aria è carica di una promessa di neve, e gli adulti sono al riparo dal freddo e dai dubbi, confortati dalle loro certezze esistenziali.
“Perché se Babbo Natale esiste nessuno l’ha mai visto?” 
Dalla fatidica domanda di Tom, un ragazzino curioso che non si accontenta delle risposte evasive dei suoi genitori, prende avvio il racconto, che illustra il mondo dei grandi, impacciati e non sempre all'altezza del loro ruolo di educatori. Così Tom e i suoi compagni decidono di cercare la verità per conto proprio, e la vicenda assume risvolti fantasiosi, a tratti comici, fino alla felice soluzione in cui i dubbi infantili trovano le loro risposte, i conflitti si risolvono, e ogni cosa torna al suo posto.

Recensione:
Quella narrata da Vitali in queste pagine ha poco o nulla a che fare con una storia sul Natale.
Dimenticate di leggere l'inizio di una bella e magica storia d'amore tra il più famoso uomo barbuto vestito di rosso e la leggendaria donna con le scarpe rotte, che attraversa il mondo a cavallo di una scopa, perché di loro non c'è traccia in queste pagine.
Probabilmente, i due noti personaggi magici, in qualche modo si saranno pure conosciuti, ma non è questa la storia che Vitali intende raccontarci.
Tutto qui nasce da una domanda che Tom, un ragazzino di dieci anni, pone improvvisamente, durante la cena, ai suoi genitori: "Esiste Babbo Natale? E se esiste perché nessuno l'ha mai visto?".
Una domanda che metterebbe in difficoltà qualsiasi genitore, così come fa con quelli del piccolo protagonista che, non contento della risposta data, si metterà alla ricerca di una propria verità.
In questo percorso di ricerca il lettore ha modo di incontrare vari personaggi, dai comportamenti più o meno stravaganti.
Ogni personaggio, dai più piccoli ai più grandi, mette in luce una diversa caratteristica dell'animo umano: chi la sensibilità, chi la sfiducia, chi la speranza, chi l'insicurezza, chi la bontà e chi l'aggressività.
E, più o meno tutti, evidenziano la frettolosità con la quale, ogni giorno, ci si appresta a dare giudizi a chiunque senza concedersi il lusso di porsi troppe domande.
La facilità con la quale ci apprestiamo a dare etichette, e a imprigionare le persone in gabbie di preconcetti che costruiamo basandoci sul nulla.
E spesso in quelle gabbie imprigioniamo anche noi stessi, rinchiudendoci in una prigione fatta di sfiducia e di sospetto, dalla quale, soli, non riusciamo a venire fuori.
Ed è così che un uomo che ha perso tutto, si ritrova ammanettato in prigione, senza un apparente motivo.
Ed è così che una donna, con la sola forza della sua fede, con la speranza che ha nel prossimo, e con l'amore, riuscirà a ridare a quell'uomo la fiducia che ha perduto.
Questa è l'unica magia descritta in queste pagine.
Un libro che, pur narrando un messaggio importante (almeno questa è la mia personale interpretazione), viene narrato in maniera molto superficiale.
La storia è banalizzata da un racconto che non analizza in personaggi in profondità, ma resta in superficie, facendo trasparire più il lato comico e surreale della storia che l'importanza del messaggio finale.

Considerazioni:
È dallo scorso marzo che possiedo questo libricino, sono stata più volte tentata a leggerlo, perché mi incuriosiva tantissimo e mi aspettavo di trovarci una deliziosa storia sul Natale.
Proprio per questo, ho accantonato il suo pensiero e ho riposto il suddetto libro in uno scaffale altissimo della mia libreria... come si suol dire "lontano dagli occhi, lontano dal cuore".
Sono stata bravissima, devo ammetterlo, ho pazientemente resistito alla tentazione, forte del proposito di leggere il libro nel periodo natalizio.
E appena è scoccato dicembre, terminata la lettura precedente, l'ho subito preso fra le mani.
Ero finalmente pronta ad entrare in una perfetta atmosfera natalizia *-*
Se non che, già dopo poche pagine, ho capito che avrei potuto leggere questo libro anche in piena estate, non sarebbe cambiato poi molto -__-
Quindi si, posso dirlo, è stata una grande delusione, più per le aspettative che io mi ero fatta che per la storia in sé per sé (che comunque non è questo gran capolavoro, anzi).
Scordatevi, se anche voi lo pensate, di leggere la storia di come Babbo Natale sposò la Befana, scordate le renne, il tintinnio dei campanellini, i dolciumi, gli elfi e i balocchi.
Quella che leggerete è una storia, surreale, a tratti buffa e un po' grottesca, che probabilmente mira a mettere in luce la superficialità con cui ci affrettiamo a emettere giudizi ed emanare sentenze.
L'ho trovata nel complesso carina, senz'altro originale, ma non del tutto compiuta.
Molti, forse troppi (per non dire tutti), personaggi semplicemente abbozzati o analizzati solo marginalmente.
Dalla signora Stecchetti con la sua apparente spigolosità, dal direttore Remedio Imperio sensibile e buono, fino alla stessa storia d'amore fra il prigioniero e la cameriera Clotilde, tutto è trattato con trascuratezza, come se nulla di quello che ci viene narrato abbia realmente importanza ai fini della storia, come se la stessa storia non ne avesse.
Ed è così che il lettore rischia effettivamente di relegare nella sua mente questa storia, se non si prende la briga di porsi la domanda: "aveva un senso questo libro?".

il mio voto per questo libro

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