mercoledì 13 settembre 2017

Recensione: "La rivalsa" di Annamaria Alboreo

Titolo: "La rivalsa
Autore: Annamaria Alboreo
Editore: ABEditore
Data di pubblicazione: 1 gennaio  2015
Pagine: 235
Prezzo: 14,90 €

Trama:
Laura Prosperi è una giovane donna con una grande voglia di cambiamento. Quando decide di andarsene dalla casa d'infanzia, condivisa da sempre con i suoi genitori, trova in un palazzo antico di Milano l'appartamento dei suoi sogni.
Non può certo immaginare, tuttavia, in quale modo gli eventi porteranno a cambiare tutto, comprese le sue più profonde convinzioni...

Recensione:
Annamaria Alboreo sceglie il nostro tempo e una caotica Milano come sfondo per la sua storia di fantasmi.
Un antico palazzo, in cui la protagonista sceglie di trasferirsi, diventa teatro di apparizioni, segreti e misteri sepolti nel tempo.
Laura Prosperi è una giovane donna che sta cercando di dare forma alla sua esistenza.
Ha un centro estetico in provincia di Milano, un sogno che ha realizzato contraendo debiti e sacrifici, che la rende soddisfatta ma che, al momento, non vive uno dei suoi periodi migliori; una vita sentimentale su cui nessuno scriverebbe un libro; e una stanza, la stessa che aveva da quando era bambina, a casa dei suoi.
Questo non le basta, cerca una svolta, un cambiamento che possa smuovere le acque ferme in cui si è impantanata e che, col tempo, le porti belle sorprese.
Prende così la decisione di andare a vivere da sola, trovare un appartamento in affitto  e iniziare da lì.
L'appartamento al terzo piano, dell'ala sinistra dell'antico palazzo milanese in Porta Romana, sembra proprio far a caso suo, anzi se ne sente inspiegabilmente attratta e - contro ogni logica - vi si trasferisce.
Le prime strane sensazioni però iniziano sin da subito, quando, ancora prima di mettervi piede, è intenta ad ammirare il palazzo e il suo grazioso giardino, oltre la soglia del cancello.
I fenomeni inquietanti non mancheranno a presentarsi e moltiplicarsi col passare dei giorni. Tuttavia la protagonista, nonostante non abbia contratto nessun mutuo e abbia ogni buon motivo per fare armi e bagagli, non accenna a schiodarsi da lì.
Uno dei motivi che la trattengono, oltre alla strana sensazione che quel posto le appartenga o di essere lei stessa ad appartenergli, ha un nome e un cognome... Marco Giorgi, l'aitante, nonché ricco, nonché figlio del proprietario, che abita al piano di sotto.
Anche Marco, come Laura, da tempo assiste a strani fenomeni, che sembrano essere aumentati di numero ed intensità da quando la ragazza ha preso possesso del terzo piano. 
Non sto a spiegarvi come evolveranno i fatti, ma ovviamente (e banalmente) tra i due nascerà l'amore.
Ecco, immaginatevi ora la situazione: una ragazza e un ragazzo che vivono in appartamenti infestati da spiriti maligni che giocano a spaventarli, nel migliore dei casi, e farli fuori nel peggiore, che riescono, tuttavia - e in tutta calma - a flirtare, avere incontri romantici, notti di passione e innamorarsi. Molto realistico, non credete?
Il realismo, la credibilità, non finirò mai di ripeterlo, sono caratteristiche che vanno ricercate e ricreate in ogni tipo di storia anche, e soprattutto, in quelle fantasy o paranormali. Come si può pensare di essere convincenti se la storia fa acqua da tutte le parti?
La mancanza di credibilità è una delle cose che più mi ha infastidito di queste pagine, quella che più mi ha fatto storcere il naso sin dal principio della lettura (approfondirò meglio i motivi nelle considerazioni) ma, purtroppo, non la sola. 
In realtà, ed è questo che mi ha spinto a giudicare il romanzo in modo tanto negativo, non c'è nulla (eccetto alla bellissima copertina) che riesco a salvare di questo romanzo. 
A partire dalla scrittura, fredda e impersonale; al modo in cui è narrato, distaccato ed invadente; ai protagonisti stereotipati e privi di personalità; fino ai dialoghi fasulli e inutilmente ripetitivi.
Inoltre, e qui sta il mio dispiacere più grande, l'edizione è colma di refusi, così tanti e talmente evidenti che pare impensabile che, rileggendo il romanzo, nessuno se ne sia accorto e abbia provveduto. 
Mi stupisco della poca attenzione data alla pubblicazione, dalla ABEditore, casa editrice famosa nello sfornare gioiellini curati nei minimi particolari, mi aspettavo molto di più.*

Considerazioni:
La prima cosa che mi ha attirato di questo volume, lo ammetto, è stata la copertina. La ABEditore ne sforna sempre di meravigliose, e dato che la bellezza di queste rispecchia (almeno nel caso di questa casa editrice) quella racchiusa nelle pagine, ho creduto che neanche questa volta sarei stata delusa... ma nella vita mai dire mai, ed infatti...
Preciso che io adoro leggere storie di fantasmi, seppur raramente queste mi soddisfino appieno. E' un genere davvero difficile da trattare restando credibili e mantenendo, allo stesso tempo, un livello alto di pathos ed emotività.
Ma andiamo con ordine, già leggendo la sinossi ho storto un po' il naso, una storia di fantasmi ambientata ai giorni nostri, a Milano, come idea non mi faceva impazzire. Per questo genere preferisco ben altre atmosfere, però avevo buone speranze che la lettura mi avrebbe stupito e smentito. 
Però, già dalle prime righe, ho capito che le premesse non erano delle migliori.
Sin da subito posso dire di non aver affatto gradito la forma in cui il romanzo è scritto e raccontato. Le scene vengono narrate da un osservatore esterno che ci descrive i fatti mentre avvengono, in modo distaccato, ma allo stesso tempo invadente. 
Le scene non mi si sono dipinte davanti agli occhi, in modo naturale, come invece mi capita con le altre letture. Ho invece avuto la spiacevole sensazione di ascoltare uno stalker nell'atto di raccontarmi tutto quanto avvenisse sotto ai suoi occhi.

"Anna ha appena parcheggiato l'auto in prossimità del negozio di Laura, recupera il cellulare e la borsa che appoggiato sul sedile del passeggero e apre la portiera. In pochi passi raggiunge la vetrina del centro estetico e guarda verso l'interno dove, immediatamente, incontra il sorriso cordiale di Azzurra. La ragazza le apre la porta e Anna entra andandole incontro."

Quello che ne ho avuto di rimando è stato, per tutta la lettura, un senso di disagio, un distacco che non mi ha mai fatto sentire coinvolta o partecipe degli avvenimenti.
Ma pur mettendoci buona volontà, e cercando di superare questo primo impatto non positivo, il resto non è da meno... anzi!
Una narrazione di questo tipo, così fredda e asettica, sarebbe stata superabile se compensata da una scrittura mirabile, appassionante ed appassionata, ma non ho trovato nulla di tutto questo.
I personaggi sono banali e descritti in modo molto superficiale. Appena nominato un nuovo nome, ci viene subito fatta, in poche e frettolose frasi, la sua descrizione fisica, come a volersi togliere subito il pensiero.

"Le sorride e vede Mary prendere il cellulare dalla tasca del giubbotto in jeans che ha abbinato al pantalone bianco e agli stivali beige. Sotto invece ha una maglietta marroncino chiaro."

Laura Prosperi, è un personaggio che, data la particolare situazione che la vede protagonista (insomma non capita a tutti di avere dei fantasmi in casa), avrebbe potuto essere lo spunto per diverse riflessioni, invece sembra un robot impostato solo su due pensieri: "mi piace Marco" e "oh no! Cosa è stato!?".
Ma questo vale per tutti i vari nomi che troviamo in questo romanzo, da Marco fino all'inutile sensitiva Aida Larsson.
E, a proposito di ciò, veniamo alla storia che, per quanto mi riguarda - come già detto - fa acqua da tutte le parti.
Laura, che ha già problemi economici con la sua attività, sceglie, senza nessuna valida ragione, di indebitarsi ulteriormente prendendo un appartamento in affitto. Non solo! L'appartamento in questione dista 40 minuti dal luogo di lavoro, che prima invece aveva a pochi minuti da casa. Giusto per complicarsi la vita, o meglio, giusto perché alla scrittrice serviva una scusa per farla trasferire.
Una scusa davvero poco credibile però!
E ancora meno credibile è che, nonostante le prime sconvolgenti manifestazioni, la ragazza sia fermamente decisa a restare in una casa di cui è solo affittuaria.
Avrei potuto capire la scelta di restare se proprio non aveva altro posto dove andare, se aveva comprato la casa e non aveva altri risparmi. Ma questa storia, così messa, non ha alcun senso.
È impossibile credere, e lasciarsi di conseguenza trasportare, da una situazione che appare evidentemente forzata. 
Così come forzato appare l'amore improvviso, nato nel giro di due giorni, tra Laura e Marco.
Chi - realisticamente - trovandosi nella medesima situazione, avrebbe avuto la testa per pensare a fare colpo sul vicino?
Per non parlare di come la love-story tra i due si sviluppi in modo del tutto innaturale e sdolcinato.
Sentire un uomo adulto chiamare una ragazza - dopo solo due appuntamenti - "tesoro", "cucciola", "amore", è roba da far sanguinare gli occhi anche ai più fissati con le storielle rosa.
Ed è questa l'impressione finale che tutto il romanzo mi ha lasciato. La desolante sensazione che Annamaria Alboreo abbia preso come pretesto il tema del paranormale  per scrivere dell'ennesima, sciocca, storia d'amore.
Ma purtroppo non ho finito qui...
La storia, parlando di fenomeni inspiegabili, dovrebbe apparire misteriosa, intricata e indecifrabile, o forse la scrittrice credeva davvero che il tutto apparisse così, invece no, o meglio, solo i protagonisti (sensitiva esperta compresa) non riescono a trovare il bandolo della matassa in una storia che era chiara e limpida sin dal principio.
Ma nonostante ciò, l'autrice, alla fine, si dilunga in spiegazioni ripetitive e assolutamente inutili
Immaginatevi quanto possa essere snervante leggere i protagonisti porsi, infinite volte, le stesse identiche domande - "Cosa può essere successo?", "Cosa significa questo?"- quando per voi è tutto così chiaro ed elementare da non necessitare alcuna risposta.
Infine, nota dolente che non posso esimermi da citare, sono stati i refusi, tanti, evidenti e assurdi! Refusi che è impossibile immaginare possano essere sfuggiti ad una revisione.
Per essere chiara: l'apostrofo in quasi tutto il testo è sostituito da ">" quindi, ripetutamente, troviamo battute parole scritte in questo modo: "l>espressione"; "l>uomo" ecc.
Cose che davvero non riesco a spiegarmi, lo farei se si trattasse di qualche caso isolato, ma la cosa si ripete più o meno ogni qual volta ci sarebbe dovuto essere un apostrofo.
Inoltre, cosa che durante la lettura mi ha lasciato sconcertata è stato leggere all'improvviso il nome "Luisa". Voi direte: "cos'ha questo nome di così orrendo?" Nulla, se non fosse che non esiste nessuna Luisa in questa storia!!! Dopo un iniziale smarrimento (ho seriamente iniziato a credere di avere un'amnesia e di aver completamente rimosso il personaggio), ho compreso che si trattava invece della sensitiva Aida Larsson che, in qualche occasione, e non so per quale ragione, viene chiamata Luisa!!!  ╯°□°)╯︵ ┻━┻
Insomma sviste che definire così è un eufemismo grosso quanto una casa.
In definitiva una lettura davvero deludente su tutti i punti di vista.

*AGGIORNAMENTO: La casa editrice mi ha informato del fatto che mi è stata involontariamente inviata una bozza non revisionata. Quindi nella ristampa attualmente in commercio, non troverete i refusi di cui vi ho parlato. 

Ringrazio la ABEditore per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro 

il mio voto per questo libro

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